Tag: università

  • Dalle pagelle scolastiche on line al taglio dei finanziamenti agli enti di ricerca, passando per le tasse universitarie. La Spending review “colpisce” anche scuole, università e ricerca, ma non com’era previsto nelle prime bozze del documento. L’azione “sotterranea” dei sindacati e di singoli gruppi ha addolcito l’amara pillola della revisione della spesa che mira a razionalizzare le risorse dello stato ed evitare il default. Alcune delle misure più dure sono state cancellate o modificate nelle ore successive alla conclusione del consiglio dei ministri di ieri mattina ed ora è possibile fare, con il decreto pubblicato in gazzetta, un primo resoconto di tutti i provvedimenti che riguardano scuola università e ricerca scientifica. Alla fine, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, Francesco Profumo, è riuscito a limitare i danni.

    Scuola. La novità più importante per alunni e famiglie riguarda la pagella e l’iscrizione all’anno scolastico 2013/2014. A decorrere dal prossimo anno scolastico “le iscrizioni alle istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado per gli anni scolastici successivi avvengono esclusivamente in modalità on line” attraverso un apposito applicativo che il ministero metterà a disposizione delle scuole e delle famiglie. Sempre da settembre, “le istituzioni scolastiche ed educative redigono la pagella degli alunni in formato elettronico”. Addio per sempre, quindi, alla vecchia pagella cartacea. “La pagella elettronica – recita il decreto – ha la medesima validità legale del documento cartaceo ed è resa disponibile per le famiglie sul web o tramite posta elettronica o altra modalità digitale”.

    I genitori che volessero comunque una copia cartacea del documento dovrà farne specifica richiesta alla scuola. Ma il processo di dematerializzazione lanciato dal governo riguarderà anche i docenti e gli alunni. “A decorrere dall’anno scolastico 2012/2013 le istituzioni scolastiche e i docenti adottano registri on line e inviano le comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico”. Non sarà più possibile per gli alunni somari nascondere i brutti voti e le assenze ai genitori né contraffare la firma in pagella. Per attuare questa mezza rivoluzione, le scuole dovranno organizzarsi “con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Insomma, niente soldi in più per le scuole per la “rivoluzione on line”.

    Docenti in esubero. Novità in vista anche per i docenti esubero, per quelli permanentemente inidonei per motivi di salute, per i cosiddetti insegnanti tecnico-pratici e per gli insegnanti italiani che insegnano all’estero. Per i docenti che a seguito della riforma Gelmini hanno perso la cattedra ( in esubero) si aprono le porte delle supplenze anche di qualche giorno. In questo modo il governo intende evitare che qualcuno dei 10 mila insegnanti in esubero possa rimenare “disoccupato” ma ugualmente pagato dallo stato. A settembre, i docenti senza cattedra verranno utilizzati, in ambito provinciale, sulle supplenze che sarebbero dovute andare ai precari. Coloro che sono in possesso del titolo di specializzazione su sostegno o che hanno iniziato il percorso di formazione potranno avere accesso anche alle supplenze di sostegno.

    I docenti che per motivi di salute non possono più insegnare saranno “declassati” d’ufficio ad Ata: amministrativi e tecnici di laboratorio. I docenti tecnico-pratici, la cui figura è stata abilita nel 1994, e coloro che sono transitati dagli enti locali allo stato con una qualifica diversa da quelle previste dall’ordinamento statale, “transita (anche questi ultimi d’ufficio) nei ruoli del personale non docente con la qualifica di assistente amministrativo, tecnico o collaboratore scolastico, in base al titolo di studio posseduto”. Inoltre, il contingente del personale docente comandato presso il ministero degli Affari esteri verrà ridotto da 100 a 70 unità e i 1.400 insegnanti italiani in forza nelle scuole italiane all’estero vengono più che dimezzati: passeranno a 624.

    Con queste tre manovre, la scuola italiana avrà più docenti, amministrativi, tecnici e bidelli e potrà evitare di pagare supplenti per la copertura dei corrispondenti posti. Ma non solo. I bilanci delle scuole verranno tenuti sottocchio attraverso una disposizione di cassa che costringerà le scuole a versare presso la Banca d’Italia i propri fondi e a non intrattenere più singoli rapporti con singole banche. E le supplenze brevi – da un giorno a qualche settimana, ma in casi eccezionali anche tutto l’anno – saranno soggette ad un monitoraggio per scovare le “istituzioni che sottoscrivono contratti in misura anormalmente alta in riferimento al numero di posti d’organico dell’istituzione scolastica”.

    Un intervento “pesante” soprattutto quello sui docenti che insegnano all’estero “da sempre importante fattore di presidio della cultura italiana nel mondo”, a parere di Francesco Scrima, leader della Cisl scuola, che “manterrà comunque alta la vigilanza e l’iniziativa nella fase di conversione in legge del decreto, convinta che la concertazione con le parti sociali e le sedi negoziali devono essere fortemente valorizzate se davvero si vuole un’efficace revisione della spesa, e non un’ottusa e ingiusta politica di tagli lineari”. Per la Flc Cgil il decreto sulla spendine review è la solita “mannaia sui servizi pubblici” a carico dei cittadini e del lavoratori.

    Stretta sui compensi ai “vicari”. Infine, stretta anche sui compensi ai vicari dei dirigenti scolastici. Fino a quest’anno, i vicepresidi o i vicari delle scuole elementari e media, per assenze del dirigente scolastico superiori a 15 giorni, percepivano la cosiddetta retribuzione per “mansioni superiori”. E siccome il preside va in ferie in estate per più di due settimane, il compenso scattava per tutti e 10 mila vicari in forza nelle scuole italiane. Ma l’anno prossimo cambia tutto. Al vicario non spetterà più questo compenso, potrà essere remunerato per le sue fatiche aggiuntive soltanto con i soldi del fondo d’istituto. E per le visite fiscali, il ministero ha stanziato 23 milioni di euro che ripartirà alle regioni che non dovranno più chiedere alle scuole il pagamento delle visite di controllo in caso di malattia.

    Università. Anche l’università entra nella Spending review e gli studenti sono sul piede di guerra. Al centro della contesa, quelle università che sforano il tetto massimo di tassazione universitaria a carico degli studenti. Come anticipato da Repubblica alcune settimane fa, le università che sfornano il 20 per cento previsto dalla legge – fra “contribuzione studentesca” e fondo di finanziamento ordinario – sono tantissime – il 59 per cento – e in alcuni casi, come è avvenuto a Pavia, il giudice ha condannato l’ateneo a restituire il maltolto agli studenti. Ma dal prossimo anno le cose cambieranno.

    In futuro, il conteggio della “contribuzione studentesca” sarà effettuato prendendo in considerazione soltanto quello che verseranno gli studenti italiani e comunitari iscritti entro la durata normale dei diversi corsi di studio. Non verranno conteggiate le tasse versate i fuori corso, che oltre ad ammontare al 40 per cento del totale degli iscritti sono quelli che sborsano di più. Ma non solo. Il denominatore del rapporto tasse versate dagli studenti/Fondo di finanziamento ordinario cambierà con il più favorevole “trasferimento statale”, che include altre somme. Per gli studenti si tratta di “una truffa”. Perché limitando il conteggio delle tasse versate ai soli studenti in corso e dilatando il finanziamento complessivo sarà difficile che le università continuino a sforare il 20 per cento. E tutto “ritorna a posto”.

    Le università che dovessero comunque sforare saranno tenute a trasformare gli introiti “non dovuti” in borse di studio. Circostanza che viene definita dagli studenti come una “beffa”. “Una sanzione – spiega Luca Spadon, portavoce nazionale Link – Coordinamento universitario – che sa di beffa e che risulta essere  un ulteriore assist ai rettori per continuare a far pagare agli studenti gli effetti dei tagli operati dalla legge Gelmini e mai ristorati da questo Governo”. Ma almeno il paventato taglio di 200 milioni sul Fondo di finanziamento ordinario è sparito. Ma la nuova norma, secondo gli studenti, “apre ad una pericolosissima liberalizzazione delle tasse e dei contributi universitari, come già in passato richiesto e sostenuto dalla Crui e da alcuni partiti italiani”.

    Per l’Unione degli studenti, che hanno patrocinato decine di ricorsi al Tar per costringere gli atenei a restituire le tasse pagate in più, quello del governo Monti è un “omicidio premeditato dell’università pubblica”. “Siamo il terzo paese per tasse universitarie in Europa – dichiara Michele Orezzi – e nonostante questo il Governo punta a cancellare il limite della tassazione e consentire aumenti sconsiderati dei contributi pagati dagli studenti. La verità è che se fino ad oggi gli studenti potevano fare ricorso per bloccare gli atenei con tassazioni eccessive, ora l’unico vincolo per le università fuori legge sarà quello di destinare dei fondi a qualche borsa di studio, neanche necessariamente per studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi”.

    Assunzioni. E all’università sarà possibile assumere ma con parsimonia. “Per il triennio 2012/2014 il sistema delle università statali, può procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato e di ricercatori a tempo determinato nel limite di un contingente corrispondente ad una spesa pari al venti per cento di quella relativa al corrispondente personale complessivamente cessato dal servizio nell’anno precedente”. Una quota che sale al 50 per cento nel 2015 e al cento per cento nel 2016. Del previsto taglio del trasferimento alle università private non sembra esserci traccia nel decreto, mentre spuntano 90 milioni per il diritto allo studio universitario falcidiato dal governo Berlusconi negli anni precedenti.

    Ricerca. A guardare il testo definitivo del decreto-legge sulla revisione della spesa pubblica c’è da tirare un respiro di sollievo. L’ipotesi di sopprimere una serie di istituti di ricerca è stata al momento scongiurata. L’unico istituto che verrà soppresso è l’Inran (l’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione). Le sue finzioni saranno assorbite dall’Cra: il Centro per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura. L’Inran fino ad oggi ha svolto “attività di ricerca, informazione e promozione nel campo degli alimenti e della nutrizione ai fini della tutela del consumatore e del miglioramento qualitativo delle produzioni agro-alimentari”, si legge nel sito internet. Ma, se parecchi istituti di ricerca restano in piedi, arrivano tagli – relativi ai soli istituti dipendenti dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – per 19 milioni nel 2012 e 102 milioni per il biennio 2013/2014.

    Sarà l’Istituto nazionale di Fisica nucleare (meno 9,1 milioni nel 2012 e 24,4 nel 2013 e nel 2014) il più penalizzato. Segue, nella classifica degli istituti di che contribuiranno di più al risanamento del bilancio dello stato, il Cnr che complessivamente 38 milioni di euro in tre anni. E i tagli ai budget colpiranno tanti istituti: l’Agenzia spaziale italiana, l’Istituto nazionale di astrofisica, l’Ingv – l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – quello di Oceanografia e geofisica sperimentale e e anche l’Invalsi: l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema d’istruzione. In tutto, il taglio sui bilanci dei centri di ricerca – anche quelli dipendenti da altri ministeri – ammonterà a 210 milioni.

    [da Repubblica.it]

  • C’è bisogno di un colpo di coerenza. Il Partito Democratico non approvi la Spending Review del Governo Monti, per una questione di coerenza.
    200 milioni di euro che verranno tolti all’Istruzione Pubblica, precisamente alle università, per poi essere dirottate alle scuole private. Mi sembra di aver già visto provvedimenti del genere. Ora basta! Non è un grido di insensata rabbia il mio, sono cosciente dell’ipocrisia che sta dilagando nel mondo politico, ma vedo anche schiavismo allo stato puro di un governo ormai alle prese con il clientelismo e con una visione delle cose totalmente disconnessa con la realtà e il nostro ordinamento giuridico.
    Esempio principale, non può non essere la Fornero con il suo “il lavoro non è un diritto”, forse bisogna ricordarle l’articolo 4 della Costituzione Italiana, la Carta delle Carte, che il nostro Paese scrisse dopo un lungo periodo di sofferenze e libertà negate.
    Ora il Commissario Enrico Bondi, con la sua revisione di spesa, ci dice che il problema della nostra difficile situazione economica, deriva dal finanziamento all’istruzione, ma come se non bastasse, questi soldi non vengono eliminati dalle voci di spesa, ma spostati ad un’altra destinazione: “ISTRUZIONE PRIVATA”.
    Cito un articolo della Costituzione: Art. 33 comma 3 – “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo stato“.
    Il Governo Monti può essere anche un governo di tecnici, professionisti e esperti di settore, ma di certo, sulla Costituzione sanno solo il titolo.

  • La riforma sul merito, del ministro Profumo, ha molti aspetti oscuri: nella scuola superiore si vuole premiare il merito attraverso “l’elezione dello ‘studente dell’anno’”, con 30% di sconto sulle tasse del primo anno universitario con, in più, una card per sconti di diverso tipo. Come se non bastasse, premi per i docenti e ricercatori universitari. Le risorse passano dagli studenti ai docenti, già stipendiati. Mi chiedo cosa abbia intenzione di fare il Ministro in merito alle borse di studio ancora non consegnate e alla scarsissima copertura delle stesse, in riferimento al numero di studenti con diritto di borsa di studio. Ognuno faccia il suo dovere. Gli studenti sono il fulcro delle scuole e delle università, le riforme devono toccare i loro interessi, devono migliorare la loro vita studentesca, colpendo gli agenti frenanti e degradanti della stessa – assenteismo, poca professionalità, servizi scadenti, assistenza zero, poca preparazione del personale amministrativo.
    Le domande che mi pongo, inoltre, riguardano casi particolari: come interviene il Ministero, su un ragazzo, con problemi economici – che non gli fanno vivere la vita da studente con armonia e tranquillità necessari per concentarsi sugli studi -, ma soprattutto con dei genitori che superano di pochissimo il reddito minimo per accedere alle borse di studio? Ma non basta: e se a tutto questo aggiungiamo un ragazzo meritevole, ma che non raggiunge di un punto, la media richiesta per accedere al merito? Una riforma deve prevedere tutto, non solo i casi “eccellenti”, considerando che qualcuno di questi potrebbe essere fittizio.

  • Di solito scrivo post di fine anno, facendo un bilancio di 365 giorni passati, sommando gli avvenimenti positivi e anche quelli negativi, mentre ho deciso, per questo 2012, di voler augurare, a tutti, felici 364 giorni (tolto ormai il 1°, passato nel letto a recuperare il sonno del 31 dicembre) con un bilancio del futuro.
    Credo che il 2011, sia passato senza lasciare solchi profondi, sia positivamente che negativamente, ma è stato l’inizio di un percorso fondamentale, giusto o sbagliato che sia, ma importante, perché attraverso ciò, saremo in grado di riprenderci la credibilità, la voglia di essere comunità. La crisi economica attanaglia il nostro Paese più che mai, ma è dovere di tutti noi impegnarci, stringerci attorno al sentimento unitario e di coesione sociale.
    Per me il 2012 sarà l’anno delle scelte importanti: si chiude una pagina della mia vita, le scuole superiori, se ne apre una nuova, l’Università. Non saranno solo queste le sfide che incontreremo, noi nuove generazioni. La politica sta cambiando e chi è dentro organizzazioni o è interessato ad occuparsi di argomenti di pubblico interesse, sa con certezza le difficoltà che il cambio generazione sta incontrando per raggiungere la vetta, per poter realmente considerare la Politica fuori da ogni pericolo di invecchiamento precoce e di perdita di credibilità.
    Il 2012 sarà l’anno dei congressi dei Giovani Democratici, l’anno in cui sapremo se il nostro Paese sarà in grado, o meno, di uscire dalla crisi economica, l’anno delle superstizioni “Maya”. Non sarà noioso, basta volerlo.
    Quest’anno inizia la mia esperienza al Parlamento Regionale dei Giovani della Puglia, fortemente convinto nell’essere interessante e ricco di esperienze, per me inizia una cosa nuova, così come ognuno di voi vorrà dare una svolta alla propria vita, chi in un campo e chi in un altro, ma tutti ci aspettiamo qualcosa di diverso da questo nuovo anno.
    Auguro a tutti voi un felice e sereno 2012, ricco di vittorie, di soddisfazioni e di momenti di crescita.
    Non smetteremo mai di sperare, ma è giunto il momento di realizzare.

  • [Comunicato Stampa]

    La scuola ha bisogno di rinascere e di vivere!

    Ormai non cʼè nulla di nuovo, le scuole italiane vivono, ancora una volta, una insopportabile situazione di degenerazione sociale e civile, frutto della Riforma Gelmini e di un piano di Governo inesistente e privo di soluzioni, irrilevante nella salvaguardia del Diritto allo Studio e della difesa dellʼumiltà dei soggetti in formazione.
    Noi Giovani Democratici di Terra di Bari condanniamo quanto accade in tutte le scuole dʼItalia, ma soprattutto, in tutte le scuole della Provincia di Bari. Testimonianze allucinanti, informazioni scomode a chi vede questʼazione di riformulazione dellʼIstruzione, come un passo in avanti: ci sono scuole dove il numero degli studenti per classe, impedisce il regolare svolgimento delle lezioni, togliendo spazio ad un aspetto fondamentale dellʼinsegnamento produttivo, ovvero il monitoraggio dellʼapprendimento, per ogni singolo studente, garantendogli il necessario supporto in caso di bisogno.
    Se gli studenti sono portati a dover fare dei turni per sedersi ai banchi di scuola, a causa del sovraffollamento delle classi (ci sono classi di 32 alunni, in spazi piccolissimi), crediamo sia giunto il momento di dire, con estrema chiarezza, che la Scuola Pubblica Italiana merita un progetto nuovo, basato sul principio della libertà del formarsi e di poter accedere ad ogni grado di studi, con qualità e determinazione, non tralasciando la sicurezza degli studenti e di tutto il personale scolastico.
    Le ragazze e i ragazzi sono i primi a vivere questo dramma. In un momento storico come il nostro, dove la crisi economica attanaglia ogni giorno di più il nostro Paese, in una situazione di forte sbandamento sociale, economico e politico, la base della società dovrebbe ritrovarsi nel vero cemento che unifica il Paese: la cultura e la formazione personale. Un soggetto formato è in grado di scegliere il proprio futuro, ma la scarsa propensione allʼinnovazione non garantisce, a nessun sistema dʼistruzione, di poter offrire unʼadeguata preparazione agli studenti. Il Governo prenda atto della degenerazione: il Ministro dellʼIstruzione, dellʼUniversità e della Ricerca lasci, per una volta, il palazzo e si diriga verso le scuole pubbliche, sommerse dai problemi e aggravate da situazioni ingestibili e a dir poco umilianti. Non si possono negare fondi alla scuola, quando essa li utilizza per garantire servizi, da quelli di prima necessità, fino alla formazione extracurriculare, molto importante per una preparazione mirata delle nuove generazioni. I finanziamenti PON stanno per terminare, la scadenza è il 2013: cosa accadrà alla scuola fino ad allora? E soprattutto come si gestiranno gli impegni scolastici, non appena la UE concluderà lo stanziamento del denaro? Questo autunno sarà importante: tutti gli studenti prendano atto del loro stato di essere soggetti in formazione e della gravità in cui vive la scuola italiana. Ora basta, è arrivata lʼora di darci da fare e di costruire il nostro futuro! Lo pretenderemo!

    Davide Montanaro
    Responsabile Scuola
    Giovani Democratici “Terra di Bari”

  • Ricevo e pubblico una lettera di sfogo di Oriana De Palma, studentessa della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bari.

    “Sogno la laurea non tanto per raggiungere un obiettivo, quanto per uscire dall’inferno.”

     

    Sono iscritta alla facoltà di giurisprudenza di Bari da cinque anni e i miei ricordi positivi sono ben pochi, salvo quelle eccezioni che di solito confermano la regola.

     

    La mia denuncia è forte, la mia delusione ancora più forte: credo nella mia facoltà, l’ho scelta perché sono una ragazza che ama la giustizia e la legalità. Penso che se frequentata per bene possa dare tutti gli strumenti non solo per conoscere il mondo in cui viviamo, ma anche per migliorarlo. Ecco perché ogni giorno, da cinque anni, da pendolare, frequento assiduamente tutte le lezioni, sono in regola con gli esami e ho una media alta.  Ed ecco perché la mia rabbia tocca livelli altissimi quando proprio nella facoltà in cui questi valori dovrebbero trionfare, essi vengono del tutto affossati.

     

    Tanti, troppi sono gli episodi che ho vissuto in questi cinque anni, tante le ingiustizie che ho dovuto subire, tanta la maleducazione ed arroganza che ho dovuto sopportare.

     

    Citando solo alcuni di questi episodi, potrei raccontare dei professori che fumano in aula durante le lezioni, degli studenti derubati delle loro cose mentre sostengono gli esami senza che ci sia nessuno ad evitarlo, della prenotazione degli esami ancora in modo cartaceo, dei docenti fantasma che delegano interi corsi ad assistenti molto spesso incompetenti ma con cognomi rinomati. Per non parlare delle volte in cui bisogna sostenere esami avendo davanti esaminatori troppo concentrati a parlare al telefono per ascoltare il candidato, le volte in cui sbagliano a trascrivere il voto d’esame sul verbale (e alle volte dimenticando proprio di farlo, così da essere costretti a ripeterlo)e le volte in cui si è costretti ad andare nello studio legale del professore a cui si è chiesta la tesi per avere informazioni sulla stessa perché quest’ultimo non è mai presente agli orari di ricevimento.

     

    Il culmine poi quando, dopo estenuanti attese per sostenere un esame (che arrivano anche a 10 ore rigorosamente senza pausa pranzo) nell’attesa della professoressa esaminatrice, in un’aula senza aria condizionata in piena estate, ci si ritrova a sostenere l’esame con un altro docente, di cattedra diversa ma padre della professoressa fantasma, che esamina i candidati sfogliando i nostri stessi appunti perché ovviamente ignaro del programma del corso.

     

    Ma si può chiamare questa “università”? Solo meno della metà dei professori che ho avuto in questi cinque anni posso davvero reputarli tali, la maggior parte non hanno mai mostrato (quando si degnavano di presentarsi a lezione) un minimo di interesse nell’insegnamento; alle volte ho sentito il peso del sacrificio cui erano sottoposti nel venire a farci lezione, come se ci facessero un favore.

     

    Per non parlare poi dei dipendenti di dipartimento, delle segreterie e della presidenza: al di là di quei pochi che lavorano con grandissima serietà e competenza, non ho quasi mai trovato impiegati disponibili, che sapessero darmi le informazioni che cercavo, per non parlare della loro arroganza e assoluta maleducazione.

     

    Insomma, a parte le piacevolissime eccezioni, che come già detto prima, purtroppo non fanno altro che confermare la regola, nella facoltà della dea della giustizia, di “giusto” c’è ben poco.

     

    La mia indignazione e la mia rabbia poi crescono in maniera esponenziale vivendo questi episodi, quando ricordo a me stessa che ero tra quei tantissimi studenti che fortemente difendevano e difendono tutt’ora a spada tratta l’istruzione pubblica da quelle riforme che togliendo ossigeno pian piano alla scuola pubblica non fanno altro che incentivare le iscrizioni a quelle private.

     

    Quasi mi son pentita di essermi schierata per la scuola pubblica. Mi chiedo cosa ne sarebbe di tutte quelle persone che in quella facoltà non sanno/non vogliono lavorare se fossero state dipendenti di un’azienda privata. Mi chiedo se non sarebbero già state licenziate, o almeno se avrebbero ricevuto una sanzione disciplinare dal capo.

     

    Mi chiedo se tutte queste persone, professori e impiegati, si rendano conto che con il loro comportamento non fanno altro che prestare il fianco a chi vuole distruggere l’istruzione pubblica. Con i tagli a quest’ultima ovviamente i servizi che le scuole pubbliche potranno offrire saranno più scadenti di quelli delle private: chi ci lavora dovrebbe far di tutto, con le risorse a propria disposizione, per garantire servizi di livello il più possibile pari rispetto a quelli delle private, almeno dal punto di vista dell’efficienza e responsabilità, della serietà e dell’onestà e perché no, alle volte anche semplicemente lavorando con il sorriso sulle labbra e con la massima disponibilità, se le finanze non offrono di più.

     

    Io credo fortemente nell’istruzione pubblica, voglio credere fortemente nel diritto di tutti a vedersi garantita un’istruzione pubblica. Mi domando però, se la lotta che molti studenti e ricercatori, me compresa, stanno facendo da un anno a questa parte la condividono anche coloro che in quelle strutture ci lavorano. Mi domando se c’è troppo garantismo e se ci sono troppe poche sanzioni nel servizio pubblico. Mi chiedo anche però, se sia giusto che tutto debba ridursi alla paura della sanzione, o se si può ancora far appello al buon senso dei lavoratori. La mia è una speranza.

     

    Nel frattempo non vedo l’ora di laurearmi. Per lo meno per scappare dall’inferno dell’università, prima di cadere in quello del mondo del lavoro.

     

  • L’esodo ha preso il via. Il sud è il forno e il nord la tavola da pranzo. La fabbrica dei cervelli ha cominciato ad esportare pacchi interi di ingegnoso senso del dovere. Il meridione perde, il settentrione vince. Ma ora la deliziosa tentazione di scappar via di casa, non lascia scampo nemmeno prima dell’università. Prendiamo i singoli casi: Puglia -6.425 immatricolazioni in meno rispetto al 2009, Calabria -5.380, Campania -4.411, Sicilia 2.718, Basilicata – 2.455, Sardegna -1.193, Molise -483. La Puglia soffre di più. La Puglia ha più cervelli con le valigie pronte e la voglia di sbancare negli occhi. Sono 7.551 i giovani pugliesi che trovano alloggio e una seggiola all’università. E gli universitari ormai agli sgoccioli? Cosa progettano? Dopo un sondaggio, si è giunti ad un risultato spaventoso: il 50,9% dei ragazzi di età compresa tra i 25 e 34 anni vogliono andare all’estero e la maggior parte di loro ci riesce, perchè negli altri paesi, europei e non, in tempo di crisi economica si investe nella cultura, nella ricerca e non come il Governo Berlusconi ha pensato di risolvere la questione italiana: tagliando sulla scuola, borse di studio, ricerca e cultura. L’Italia è un botteghino per lo spettacolo televisivo, ma una prigione senza finestre per lo sviluppo tecnologico e scientifico. Le università perdono iscritti, sappiamo bene a cosa porta: accorpamento=morte dell’università più piccola. La disoccupazione giovanile è in continuo aumento, nel primo mese del 2011, il tasso di presenza di giovani senza un lavoro è arrivato al 29%, mai così alto. E cosa sono i provvedimenti del Governo? A cosa punta la politica italiana? Ad una modifica costituzionale? Bene, ma cosa? L’art. 41, l’articolo più innoquo del mondo e con cosa? Inserire nell’articolo: “tutto ciò che non è vietato è libero” e quindi? C’era bisogno di scriverlo!? Fatto sta che il Paese è in un continuo affanno, bisogna ringraziare la buona volontà dei cittadini lavoratori. I veri salvatori della Patria sono proprio loro, i lavoratori. Se ci fossimo fermati nell’attesa che la politica svolgesse il suo ruolo, a quest’ora saremmo ai livelli più bassi d’Europa, forse anche sotto la Grecia e il Portogallo. W l’Italia! E il 17 marzo sarà festa nazionale per tutti. Con o senza Lega, anzi, senza Lega che è meglio.

  • Oggi nel nostro liceo abbiamo sviluppato quello che considero il modo migliore per crescere: INFORMARSI.

    Abbiamo suddiviso l’assemblea in due parti, una al classico e un’altra allo scientifico, divisa in 2 parti in modo da ospitare tutte le classi.

    In entrambe le assemblee ho notato molto interesse nell’argomento e soprattutto la voglia di sapere e di conoscere, necessaria per dire con assoluta trasparenza che si vuole manifestare e protestare in merito alla riforma.

    Come rappresentanti d’Istituto abbiamo fatto ciò che era meglio per tutti: chiedere il vostro parere, democraticamente.

    Abbiamo deciso di fare questa assemblea straordinaria per darvi la possibilità di essere informati, di poter sviluppare delle conoscenze in ambito legislativo e soprattutto di farvi un’opinione in merito.

    Siamo stati criticati per non aver sviluppato la cosa prima, mi chiedo con che faccia, chi critica, viene da noi dicendo questo: non poteva evidenziare la cosa LUI giorni prima? Abbiamo tanti di quei problemi amministrativi e pragmatici all’interno della scuola, come rappresentanti d’istituto, che è quasi impossibile farla come si deve, visto che non esiste posto che permette l’ospitalità di almeno 400 persone.

    Come già annunciato stamattina, c’è stato QUALCUNO, il quale si è pure contraddetto davanti a tutti, che gioca con il fuoco: sta facendo girare voce che sono stato contraddetto ad ogni singola cosa che dicevo, che le persone si rivolgevano nei miei confronti in modo esuberante, gridando e dicendo che non capivo un c***o, che non abbiamo informato i ragazzi, che ho detto solo ed esclusivamente str*****e.

    Lascio perdere tali atteggiamenti, licenziando la cosa con una semplice motivazione “io gli ipocriti li uso come zerbini”.

    Da tutto questo è emerso che la maggior parte dei ragazzi riteneva opportuno rivotare, e aggiornare il sondaggio fatto questi giorni, bene: lunedì tutti i rappresentanti di classe faranno questo aggiornamento, ma da quanto è emerso, la situazione non sembra sia cambiata di molto.

    Dal classico è emerso che c’è chi vuole occupare, bene: nessuno vi vieta di farlo, ma vogliamo le firme dei maggiorenni.

    Soprattutto condanno fortemente l’atteggiamento di qualche rappresentante che, presente da solo, non ha nemmeno considerato i propri rappresentanti e ha portato risultati falsati, solo perchè lui era favorevole alla manifestazione e all’occupazione, senza sapere nemmeno di cosa si stesse parlando e che oggi, confermando quanto appena detto, era presente saltuariamente alla conferenza sulla riforma di oggi.

    Tutto questo è servito, almeno per noi è sembrata una iniziativa che sicuramente ha dato i suoi frutti. Non mi sono mai lamentato di nulla e tengo a precisare che tutte quante le diffamazioni accese da parte di qualche gruppo presente sia allo scientifico ma soprattutto al classico, non farà altro che evidenziare quanto di scarno ci sia nei loro pensieri e nelle loro opinioni, perchè fronteggiare una persona sulle falsità significa che l’oggetto della diffamazione si sta comportando esattamente al contrario di quanto sostenuto da queste persone. Noi rappresentanti abbiamo il dovere ma soprattutto abbiamo la voglia di mettere sullo stesso piano i due plessi, ma gli studenti ce lo permetteranno? O continueranno a mettere benzina sul fuoco? O saranno gli antagonisti di questo accorpamento? O avranno risentimenti nei confronti dei loro compagni dello scientifico? Sappiate cari diffamatori, che qualsiasi cosa voi diciate non riuscirà a schernirci e ne tanto meno a schernirmi personalmente, anzi, mi rafforza e mi fa capire che non devo mollare e andare avanti, per non lasciare che la scuola degeneri. Come? Attraverso una grande dose di democrazia e di capacità nell’ASCOLTARE, molto importante per un ruolo di questo genere.

    Concludo con una frase di Dino Basili “Non è scandaloso avere una verità oggi e una domani. È scandaloso non averne mai”.

    Grazie a tutti coloro che hanno reso prezioso il nostro lavoro, grazie!

    SE VOLETE RIVEDERE LA PRESENTAZIONE ECCOLA QUI

    https://www.davidemontanaro.it/riformappt/riforma.html

    tutti i dati sono stati presi dalle fonti di informazione scolastica presenti su internet, potete controllare