Sulle note di “Nessun dorma“, sull’onda dell’emozione che un faro di Italianità nel mondo, Pavarotti, ha sempre trasportato e alimentato, sul dolore che accompagna l’Italia nei festeggiamenti dei 150 anni dall’Unità d’Italia, vi scrivo oggi, 17 marzo 2011. Solo una frase, solo una. Il resto vien da se. Auguri a tutte le italiane e a tutti gli italiani. Di qualsiasi eta, religione, orientamento politico, colore della pelle, senza nessuna distinzione.
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Noi siamo da secoli / Calpesti, derisi, /Perché non siam popolo, / Perché siam divisi. Goffredo Mameli
Se son queste le parole che ci toccano, vuol dire che da quando Mameli compose il Canto degli Italiani, ad oggi, non è cambiato nulla. La xenofobia intestina è una brutta cosa. Siamo l’unico Paese dell’Unione Europea ad essere governato da un partito che vuole la secessione. Mi chiedo chi stia sbagliando, se a commettere un grave danno siano i leghisti, oppure la gente del sud che vota Bossi. L’amarezza si accentua quando, vergognosamente, si scopre che una buona fetta dell’elettorato del carroccio sono proprio loro, i meridionali emigrati al nord per lavoro. L’ipocrisia e l’amor di patria sono inversamente proporzionali al nord, al centro e anche al sud. Il sentimento non accende più gli animi, a sentire il peso del conflitto siamo proprio noi, il futuro. Ebbene si, è proprio il futuro a dover pagare le conseguenze di questo odio profondo. Come si comportano i ragazzi su questi temi? La maggior parte di loro è completamente disinteressato, ma c’è anche una parte che guarda al disprezzo. Sono i figli di questa cultura, di questo modo di essere provincialistico, senza un senso di affetto nei confronti di ciò che è storia, passato e soprattutto fondamento di una nazione.
Ora la battaglia è indiretta. L’orco è uscito dalla foresta e la strega dalle mani di forbici è con lui. Il 17 marzo non vogliono chiudere scuole e uffici. Non vogliono dare ai cittadini il diritto di festeggiare il compleanno della Nazione. E’ come se si vietasse ad un figlio di festeggiare il compleanno di un genitore, improponibile e disumano.
La questione si fa più complessa quando, senza che nessuno lo sottolineasse fermamente, ad impedire festeggiamenti in onore dell’Unità Nazionale, è proprio un Ministro della Repubblica, proprio così, della Repubblica, mica della Padania. Ma la secessione è in atto da troppo tempo, la secessione tra la gente vera e questi finti “statisti”. Il tempo delle banane è finito, ora inizia il tempo delle mele, guai per tutti i venditori di banane, tempo di crisi.
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Non so cosa mi stia prendendo, eppure sono ben cosciente delle mie possibilità e dei miei obiettivi. Non riesco a capire perchè questo 2011 ha come mio primo pensiero i 150 dell’Unità d’Italia.
Ho una gioia immensa nel sapere che questo anno sarà un periodo speciale per il nostro Paese, 150 anni di stare insieme, 150 anni di condivisione di obiettivi, 150 anni di sconfitte e di vittorie, 150 anni di problemi sociali, 150 anni di speranza civile, 150 anni di Storia, la Storia con la S maiuscola, un arco temporale che ha segnato le vite di tutti noi, e forse il destino del mondo intero.
La voglia di conoscere, di approfondire, di apprendere cosa realmente è accaduto in questi 150 anni di Italia, mi hanno spinto ad avvicinarmi a testi storici che testimoniano non solo gli avvenimenti ma anche gli umori della gente di quel tempo, la gente del nostro passato, della nostra neo Italia.
Torino, Firenze, Roma, sono 3 tasselli importanti, 3 solchi profondi che hanno indirizzato la cultura del nostro tempo e della nostra Nazione.
Quanti hanno dato la loro vita per realizzare il Sogno? Quanti hanno combattuto e hanno trovato la morte in battaglia? Sulle montagne? Sulle colline e sulle pianure della nostra penisola?
Abbiamo sofferto parecchio, ma l’abbiamo fatto da Italiani, indipendentemente se monarchici o partigiani, l’importante è che desideravamo essere un paese unitario. Al Sud, la Resistenza non è mai stata vissuta realmente, il Sud era prevalentemente monarchico quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia fece i conti con gli occupanti e la cultura che portavano dietro di se.
L’Italia nella sua Storia, dovrebbe ringraziare la sorte, dovrebbe ringraziare il fatto di essere stata occupata dalle truppe anglo-americane, portatrici di una cultura democratica e di libertà individuale, simbolo madre degli Stati Uniti d’America.
Tante è l’emozione che mi provocano questi festeggiamenti, io festeggio con sincerità i 150 anni dell’Unità d’Italia, pur essendo in vita da soli 17 anni, mi sento italiano da sempre e, a differenza di chi denigra il Paese, ne vado fiero e potrei gridarlo nel mondo, senza vergognarmi.
Non mi vergogno affatto perchè, da quando ho appresto e costruito una mia coscienza critica, combatto ogni giorno contro il malessere e il ripudio sociale che c’è intorno. Non mi vergogno perchè ho il coraggio di dire che la politica italiana ha distrutto un’immagine bellissima di questo Paese e che personaggi del calibro di Bossi e Berlusconi, farebbero bene a smammare dalla loro posizione istituzionale, perchè è proprio quel sistema politico che loro occupano ad essere stato sudato con il sangue da chi volle l’Italia unita. Gli errori inimmaginabili di questi due esponenti politici e tutti i loro segugi al seguito, sono proprio l’aver, uno, denigrato e violentemente descritto gesti associati al Tricolore Italiano, aver fatto distinzioni tra settentrionali e meridionali, aver creato un partito che ha come principale obiettivo quello della secessione e della nascita della “Padania”, territorio corrispondente alla valle oltre il Po, terra italiana che ha conosciuto la Resistenza e il sangue di chi ha sofferto ed è perito per dare la possibilità che il Tricolore potesse sventolare dai balconi delle abitazioni e dei monumenti. L’altro, per aver stretto alleanze con certi personaggi e, oltre tutto, per i suoi gravissimi errori politici, giudiziari e sociali, che hanno messo il Paese in una grave situazione, diplomatica, d’immagine e di crescita.
Il Presidente della Repubblica, garante dell’Unità Nazionale, ha espresso a Reggio Emilia le sue considerazioni in merito e non posso non trovarmi in completo accordo con quanto ha affermato. E’ giusto reagire a tali comportamenti, perchè faremmo del male non solo alla Storia e al ricordo dei patrioti italiani, ma faremmo del male alla nostra libertà, alla nostra appartenenza, al nostro senso civico e al nostro futuro.
Tornerò ancora a parlare dei 150 anni dell’Unità e con grande piacere.