Tag: tony blair


  • Quei discorsi a pagamento

    Non mi piacciono. Per niente. E credo che questa cosa faccia male alla politica, a livello globale, non soltanto locale. Non sono a conoscenza di discorsi a pagamento anche di politici italiani, ma di certo balza agli occhi la vicenda che ha toccato l’ex Primo Ministro inglese, Tony Blair, il quale chiedeva 380 euro al secondo per un discorso contro la fame nel mondo.

    L’argomento sui discorsi a pagamento, ora, lo tira in ballo l’ex Presidente degli Stati Uniti, Bill Cinton, che ha annunciato di finirla con questa pratica qualora sua moglie, l’ex Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, attuale candidata alle Primarie democratiche per la Presidenza USA, dovesse essere la 45° Presidentessa degli Stati Uniti.

    Gesto nobile, direbbe qualcuno, eppure di nobile non c’è proprio nulla, considerato il fatto che, come riportato dal New York Times, il Presidente Clinton ha racimolato un bel po’ di milioni intervenendo a delle convention.

    Insomma, peggio di una comparsa in tv di qualche vecchia stella del cinema o della musica. Gli ex leader mondiali hanno un cachet da capogiro, meglio chiedere un intervento di Mick Jagger, magari alla fine ci canta Satisfaction.


  • Un Miliband Segretario del PD

    Un Miliband Segretario del PD

    Virata a sinistra per i Labour. Da Brighton un messaggio importante alla sinistra europea. Miliband ha gettato nel cestino il New Labour di Tony Blair e ha costruito il One Nation Labour, con una visione politica non più tendente al centro, ma che vuole galvanizzare l’elettorato di sinistra. E in Italia?

    In Gran Bretagna sta succedendo qualcosa di importante, di significativo, che chiunque si candida a guidare il principale partito di centrosinistra, in Italia, deve tenere bene in mente: i Labour hanno virato a sinistra, dopo la parentesi del New Labour di Tony Blair che ammiccava al centro.

    Al timone del nuovo Partito Laburista inglese, dal 25 settembre 2010, c’è Ed Miliband, figlio di un ebreo di origine polacca, socialista, che ha sconfitto il fratello David alla corsa per la leadership del partito.

    Nel corso della Labour Conference 2013, tenutosi a Brighton lo scorso 24 settembre, il leader dei laburisti ha sterzato, con forza, verso sinistra, proponendo un programma elettorale, in vista della competizione per Downing Street del 2015, pressapoco composto da:

    1. congelamento per due anni delle bollette energetiche con un risparmio medio annuale per le famiglie di 300/400 sterline (ma per le imprese addirittura superiore);
    2. battaglia alle sei grandi company del settore energetico (responsabili, per i laburisti, del salasso) che si accolleranno il costo dell’operazione, 4 miliardi di sterline (e sono già sul piede di guerra);
    3. riduzione delle tasse per 1 milione e 800 mila piccoli commercianti, nessuna riduzione invece per le società di capitale e per le multinazionali;
    4. costruzione di 100 mila nuove case (con criteri rispettosi dell’ambiente) e confisca delle terre. I grandi proprietari saranno posti davanti alla scelta: o utilizzi i tuoi possedimenti o le amministrazioni locali potranno espropriare per fini sociali;
    5. taglio della spesa pubblica improduttiva ma più soldi alla sanità pubblica e alla educazione;
    6. diritto di voto ai sedicenni.

    Il New Labour, quindi, è finito. Ora, il One Nation Labour ha deciso che strada intraprendere nella politica inglese ed è forse un campanello d’allarme per tutti i partiti di centrosinistra europei, soprattutto italiani (soprattutto uno, molto impegnato per le diatribe interne tra ex-DC ed ex-PCI, ancora).

    Ma il progetto blairiano, in Italia, non è rimasto, solo, negli annali di storia, perchè qualcuno ne ha rispolverato gli intenti e gli obiettivi, qualcuno che ha deciso di candidarsi alla carica di Segretario nazionale del Partito Democratico con l’obiettivo di spostare il partito più al centro (più di quanto già lo sia, del resto, è tutto dire). Parlo di Renzi, ovviamente, e mi chiedo se Ed Miliband sia un passo avanti rispetto al Sindaco di Firenze, oppure, inevitabilmente, i destini di due partiti “apparentemente apparentati” sono diversi, completamente slegati l’un l’altro. Di risposte ne ho tante, ma confuse, come se mi sembrasse scontato il fatto che un partito di centrosinistra debba preferire curare e rafforzare il suo consenso nella parte più a sinistra dell’elettorato, prima di occuparsi dei “delusi”.

    Certo, apriti cielo: “ma se non intercettiamo gli scontenti del PdL, da dove li prendiamo noi i voti per vincere?”. Domanda posta e riproposta nell’esatto momento in cui qualcuno obietta, ma si lascia scoperto un tasto dolentissimo, difficile da nascondere ma malamente ignorato: con lo spostamento al centro del partito, perderemmo tutta la parte a sinistra dell’elettorato, gettandolo nello scompiglio di una continua proliferazione partitica (per ultimo il nuovo progetto politico di Landini, Rodotà e Zagrebelsky).

    Da Brighton arriva un messaggio chiaro: in tempi come questi, non si possono perdere i valori della sinistra, una sinistra che guarda agli ultimi, ai disoccupati, al sociale, con forza, decisione, determinazione. Ma quindi? Quale sarà il messaggio intercettato dal Partito Democratico? Sarà un New PD o un One Nation PD?
    Dipende da chi vince, ma dipende dalla nostra capacità di collocarci politicamente, regalando, finalmente, al PD, una chiarezza nelle idee e nella prospettiva da presentare al Paese. È poco? Io non credo.


  • Perchè Ed

    Perchè Ed

    Perchè il Regno Unito guarda con attenzione il giovane leader dei Labour?

    Dal suo discorso a Manchester, in occasione dell’annuale conferenza dei delegati del Partito Laburista inglese, Ed Miliband ha lanciato un messaggio lungimirante che, certo, guarda con assoluta convinzione ad una sua candidatura alle prossime elezioni per scegliere l’inquilino di Downing Street, ma l’intento era più grande: far capire agli inglesi che il futuro non è iscritto al Tory di Cameron e che l’inserimento di temi importanti, come l’unità nazionale, il “one nation” ripetuto fino alla nausea, e uno Stato al servizio dei cittadini è la ricetta migliore, assieme ad una maggiore attenzione verso le giovani generazioni e in particolare verso l’istruzione, con un occhio di riguardo verso quella tecnica e professionale, poco valutata, sono la ricetta giusta per ridare slancio alla Gran Bretagna, oggi sotto assedio dalle politiche economiche di Cameron, politiche isolazioniste e poco europeiste.

    Ma Ed Miliband, figlio di un teorico marxista, raffigura oggi quell’esempio di classe politica che sa esprimere con le parole e i gesti la passione e lo spirito che può portare il New Labour oltre il New Labour, nato sulle spalle di Tony Blair e che oggi, dopo una breve parentesi “browniana”, si accinge a trasformarsi in un “translator”, usando un termine inglese, delle necessità della gente.

    La politica può essere frutto di passione ed impegno, così come un leader di un partito non deve necessariamente avere i capelli bianchi, lo dimostra una delle più grandi democrazie di sempre, la Gran Bretagna.

    Guardiamo con attenzione anche oltre la Manica, perchè esempi importanti sono in Europa.