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  • Cinque indagati per presunte tangenti e truffa ai danni della Regione Puglia. L’accusa pende sulla testa delle Ferrovie Sud-Est, la linea ferroviaria che collega la Città di Bari con il Sud-Est della regione, fino al Salento. Una situazione grave che merita di essere chiarita subito.

    Tempo fa abbiamo avviato una petizione per sostenere le esigenze dei tantissimi pendolari che, nel giro di qualche giorno, si sono ritrovati i biglietti con un costo maggiorato, per fasce chilometriche, senza ricevere alcuna spiegazione.

    In Regione, l’Assessore regionale ai Trasporti, l’Avv. Gianni Giannini, con massima disponibilità, ci ha illustrato cosa aveva portato all’aumento del costo delle corse, annunciando che molto presto, a programmazione conclusa, la Regione avrebbe incominciato a studiare un progetto virtuoso, positivo per i pendolari, in merito alla tariffazione.

    Quello che apprendo oggi è un colpo al cuore, oltre per la gravità del fatto, ma anche perché rende più difficile poter sperare in un virtuosismo del trasporto nel Sud-Est. Pensare di poter lucrare sulle esigenze della gente è cosa ormai diffusa in politica e, riconfermata ora, anche nella classe dirigente, quella che gestisce i servizi pubblici, se pur con struttura aziendale di stampo privato (per dirla breve, con la partecipazione della Regione, ma con autonomia nelle scelte economiche – vedi il caso Sud-Est).

    Questa bomba ad orologeria arriva qualche ora dopo un altro grande scandalo, questa volta in Lombardia, sempre per tangenti ai danni della Sanità e dell’Expo.

    Ritorno con il dire che possiamo fare qualcosa per ridurre quasi a zero questo fenomeno: maggior controllo delle Istituzioni sulle aziende che gestiscono i servizi pubblici, pene severe e trasparenza assoluta dei capitoli di spesa, a partire dall’acquisto di beni utili (vedi treni, ad esempio) sino ai salari dei dirigenti e dipendenti.

  • Non penserete mica che da questo articolo usciranno parole di sconforto per quanto sta accadendo nella politica italiana, in questi giorni, vero?
    Lo sconforto è effetto di uno stupore, peccato che non mi stupisca facilmente di questi avvenimenti, soprattutto riguardo certi soggetti, a noi ben noti. La politica ha sempre destato sospetti da Tangentopoli ad oggi, passando per la II Repubblica (che ancora non è finita, a differenza di quanto si dica), su corruzione e intrallazzi, non è del tutto sbagliato, a quanto pare.
    Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Renzo Bossi, per gli amici “il trota”, getta marciume sui giovani, coinvolto nello scandalo “finanziamento familiare” della Bossi Family. Come? Direte voi, semplice: la “stabilità morale” dell’ereditiere fittizio della Lega non può che mirare alle gambe di quella schiera di giovani che, impegnandosi quotidianamente, lanciano un appello importante al Paese: rinnovamento, non solo anagrafico ma soprattutto di idee. Al “figlio d’arte”, di questo, poco importa, oppure è troppo impegnato nel pagare le rate della macchina e l’affitto della propria abitazione, per pensare al resto. Non tralasciando del tutto la sua possibile incapacità nel comprendere di cosa si stia parlando.
    Una “carriera” stroncata sul nascere, quella di Bossi Jr., il quale potrebbe rischiare grosso se si dovessero confermare i capi d’accusa verso la famiglia Bossi. Il carroccio ormai perde ruote e un “driver change” è ormai alle porte, Maroni già con il casco in testa.
    Dobbiamo pulire la politica dal pattume, incominciando da chi predica bene e razzola male, dagli incoerenti e presuntuosi, da chi mette la propria persona prima di qualsiasi interesse collettivo. Facciamo questo grande passo e potremo metter fine al fuoco che alimenta l’antipolitica, integrando le forze civili in una sinergia utile per il Paese.

    Ps: Bossi Jr. Jr. (Roberto Libertà, ndr) stava pianificando il suo ingresso in politica, ora che è stato condannato (per aver buttato un secchio con candeggina su un militante del PRC, ndr), è pronto a schierarsi tra le fila della Lega.