Oggi gli studenti e i docenti della scuola scendono in piazza per protestare contro il ddl “Buona Scuola”.
Una protesta legittima che dovremmo ascoltare, soprattutto come Partito Democratico.
I criteri del metodo non sono quelli delineati dalla riforma, mancano molte risposte a problemi importanti del mondo della scuola.
A tutti coloro che oggi manifestano dico questo: portate le vostre rivendicazioni nei luoghi opportuni, nelle piazze e oltre le piazze, ma non cadete nella trappola dello sparare nel mucchio, perché non giova alla causa.
La Direzione regionale del PD pugliese ha chiesto il ritiro del DDL, il voto è stato unanime.
Ognuno lavori per migliorare questa riforma in ogni suo punto, ognuno nei luoghi in cui preferisce battersi.
Se lo chiede Manuelache, oggi, ha partecipato alla manifestazione studentesca organizzata dalla sua scuola. Un messaggio forte che ci proietta nel vero problema della nostra civiltà: il vuoto eterno di una generazione perduta.
T.S. Eliot li chiamava “Hollow Men” ed aveva ragione: uomini e donne da riempire di immondizia, a piacimento dei potenti. Ma c’è chi resiste e combatte e la luce un giorno tornerà a risplendere.
Come si apprende dai vari giornali, la struttura pare sia stata utilizzata per ospitare soggetti ricollegati agli enti e società sopra citate e che soprattutto si sia deviata l’utilizzazione di un servizio messo su per gli studenti universitari, a prezzi agevolati con servizi di prima necessità, per lo studio e la vita dello studente fuorisede.
Non mi soffermo sul merito della questione, ma ci tengo a precisare un piccolo particolare, forse ennesimo ma importante, che non può passare innosservato: tutto ciò è semplicemente un fatto di cultura politica.
Se il Comune di Bari acconsente all’utilizzo alternativo di quelle strutture, vuol dire che l’autore di tale autorizzazione non ha a mente il valore di quell’agglomerato, delle possibilità che può dare a 600 studenti fuorisede e che di certo si affianca ad un sistema di diritto allo studio già risicato sul territorio.
Attenzione a quello che fate. Non siamo un paradiso del diritto allo studio: se ora incominciamo a convertire gli spazi per altre finalità, siamo a cavallo. Ma ovviamente noi vogliamo differenziarci sempre. Poi ci lamentiamo che il Sud venga schernito quotidianamente. Un pò di coerenza: ciò che la politica ha ormai perso da tempo e va riconquistata. Di certo, non con queste persone.
Vi rendo noto un appello di studenti universitari, attraverso una sezione de La Repubblica.
Il 21 e 22 maggio ci saranno le elezioni al CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari), un organo di estrema importanza, che lo ha visto protagonista nelle discussioni con il Ministro Profumo per le recenti riforme universitarie e di recente quella sulla suddivisione dell’Italia in tre macro aree, con differenziazione di calcolo del reddito massimo consentito per la partecipazione al bando delle borse di studio, la quale suddivisione vedeva il Sud fortemente penalizzato.
Se vi va, vi invito a firmare questo appello, se volete approfondire, sempre su questa pagina trovate ulteriori informazioni.
Si tratta di una semplice adesione, non vi verrà chiesta alcuna forma di contributo oltre 2 semplici minuti per compilare il modulo online e firmarlo!
Ulteriore attacco al welfare studentesco da parte del Governo Monti, in particolare, ad opera del Ministro Francesco Profumo. Per concludere in ‘bellezza’, il MIUR ha pensato di ridimensionare la distribuzione delle borse di studio, attraverso una rimodulazione dei criteri di assegnazione, diminuendo la soglia massima consentita per risultare idonei nell’assegnazione della borsa.
Partiamo con ordine: in Puglia, ad esempio, il bando per l’assegnazione delle borse di studio comprendeva una suddivisione in due fasce: Fascia “A” con reddito inferiore o uguale a 11.500,00 €, con relativa priorità in caso di individuazione dell’assegnatario; poi la Fascia “B” con reddito compreso tra 11.500,01€ e 17.000,00€, con una leggera contrazione dei servizi economici a disposizione dello studente rientrante in questa fascia. (altro…)
Università, ricerca, istruzione superiore, al centro di ogni possibile dibattito politico? Giammai, sono in pochi, forse unici a parlare del ruolo fondamentale che ha nel nostro Paese l’istruzione, la coalizione Italia. Bene Comune è l’unica, non ci sono altre risposte.
Devo dirvi la verità credo che per molto tempo il settore della formazione ha interessato i governi precedenti, tutti con un ministro che voleva lasciare il proprio cognome accanto alla parola “riforma”. Ora è giunto il momento di creare un progetto collettivo.
Non sono per l’ennesima volta buone parole da svendere in tv o in qualche teatro, ma è, secondo me, la ricetta migliore.
Un ministro non avrà mai il ricco bottino di esperienze che ricercatori, docenti e studenti, insieme, hanno sulle proprie spalle, neanche i loro consiglieri e sottosegretari, tutti quanti lontani anni luce dalla realtà reale degli atenei e delle scuole. (altro…)
“L’impegno politico, a quasi 20 anni, è uno spreco di energie e di tempo, ti rovini solo la gioventù e la vita. Lascia fare ai grandi.“, dicono i grandi “luminari”, sbagliando amaramente.
Sarò noioso con questo post? Me ne scuso, non andate oltre queste parole, se volete, ma sentivo la necessità di esternare quelle motivazioni che mi hanno spinto, tempo fa, a non essere più uno spettatore, ma a rimboccarmi le maniche per dare il mio contributo, sbagliando o facendo la cosa giusta.
La disperazione all’ombra dell’ultimo sasso e della prima manganellata.
E anche questa volta i giornali hanno avuto la loro vittoria. Le manifestazioni e le rivendicazioni dello scorso 14 novembre sono state coperte dalla violenza. La violenza non solo fa male, boicotta le idee. Se solo non ci fossero stati gesti violenti a partire dagli studenti, forse non saremmo qui a parlare di fumogeni lanciati dal Ministero della Giustizia, ma sicuramente avremmo discusso su cosa fare, dopo aver sfilato per centinaia di strade italiane. Invece siamo qui, a contare i feriti, ad aprire inchieste su chi e come ci sia stata la possibilità di utilizzare un palazzo istituzionale per disperdere, con lacrimogeni, la folla di studenti che correva per la strada.
L’Italia ha bisogno di una cura dimagrante, dimagrire dalla travolgente e parassitaria visione del mondo come una telenovelas, dove ci sono i buoni, i cattivi e gli sconosciuti. Mai che si parli di quello che vivono gli studenti. Gente che parla e parla senza mai sbattere la testa un quotidiano, su un portale d’informazione, su un blog di studenti che raccontano la loro vita quotidiana.
Vedo tanta gente intorno a me, tante e forse anche troppa che non conosce l’argomento su cui vuol dare un giudizio, ma la bocca non la si può tappare a nessuno, questo mai! Bisogna impegnarsi.
La vera rivoluzione è essere diversi, non presentarsi con nessun’arma, nessuno scudo, nessun casco e nessuna benda. Tutti allo scoperto, innocui, indifesi. Chiediamo a gran voce il numeri identificativo sul casco degli agenti: cosa sacrosanta. Ma se lo chiediamo è non per poter mettere alla gogna qualcuno, ma per evitare che ne vada di mezzo tutto il corpo di polizia, allora anche noi dobbiamo smetterla di incappucciarci. A volto scoperto e senza vergogna, se si vuol essere diversi da chi è dall’altra parte della barricata. Ma senza scudi e coperture, perchè gettano nella bolgia delle critiche gli studenti che sono scesi in piazza, armati di una sola cosa: uno striscione e le loro pallottole sono le idee, il modo di guardare al Paese.
L’impegno nasce da chi ha voglia di credere. Chi non crede è dispensato da qualsiasi forma di impegno. Ma chi crede e si impegna ha anche il dovere di coinvolgere chi non crede ad un’Italia migliore, fargli capire che andar via dall’Italia, non è poi un gesto di superiorità, ma di disperazione e forse, ma non solo, di ingratitudine, verso quel Paese che ti ha formato e che ti ha dato gli strumenti per farlo.
Se uno studente è in gamba e svolge la sua nuova attività professionale, dopo la laurea, o il diploma, con capacità di spicco, con passione e dedizione, quelle persone sono da convincere a rimanere. L’Italia ha bisogno di noi e senza le generazioni del futuro il Paese muore e muore la speranza che chi ha dato la vita per l’Italia, ha riposto in ogni suo gesto.