Sono d’accordo con i Radicali: è necessario che, in Italia, il servizio pubblico cominci ad esserlo a pieno. È necessario che la Rai parli di prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili.
Basta con la sessuofobia e il bigottismo.
Sono d’accordo con i Radicali: è necessario che, in Italia, il servizio pubblico cominci ad esserlo a pieno. È necessario che la Rai parli di prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili.
Basta con la sessuofobia e il bigottismo.
Una piccola nota, dopo una giornata terribile: ho rivisto il video in cui Travaglio fa un excursus sulla carriera di Pietro Grasso – legittimo, è pur sempre un giornalista ed ospite di Santoro – ma non mi piace la posizione che assume Travaglio. Ho sempre sostenuto che fosse un bravo giornalista e forse, per come racconta le cose, effettivamente lo è, ma non è il giornalista che vorrei vedere in quei momenti e in quei posti.
Mi spiego meglio: credo che Travaglio assuma un atteggiamento che, tranne per i fans sfegatati e attivisti del M5S (è un dato di fatto, non gridate al complotto massonico), non è degno di un soggetto che mira a giudicare più che a raccontare, che punta al commentare con enfasi i fatti, alterandone le forme.
Decisi tanto tempo fa di non vedere più Santoro in TV, sin dai tempi dell’ultima stagione di Annozero e di certo, ora, non seguo più Servizio Pubblico, perchè alla mia sensibilità, dipinge la politica e quanto si fa quotidianamente, sempre con un occhio alla procura e l’altra al marcio. Non credo che si possa definire baluardo del giornalismo questo e non quando invece si racconta la vita nelle piazze, nelle strade, cominciando a dare peso agli sforzi che ogni giorno vengono compiuti da chi la politica la fa per passione, togliendo tempo alla propria vita privata per impegnarsi su un obiettivo comune.
Mi dispiace, ma non penso che questo possa essere la vera risposta ad un Paese che chiede informazione basata sulla semplice regola del “prima dico le cose come stanno e poi se è commento”. Ora non assillatemi con “Travaglio non è mai stato condannato in tutti quei processi per diffamazione in cui è stato chiamato a rispondere”, bravi, ma per me rimane sempre un giornalista “scaduto” che prima o poi comincerà a criticare anche se stesso.
PS: per non parlare della faccia tosta con cui non si ammette l’autogol nell’aver ospitato Berlusconi in studio. Ora basta.
Servizio Pubblico ci ha propinato per mesi la teoria del “governo tecnico = golpe”, che Monti era il nemico comune, per destra e sinistra, perchè la gente vedeva i tecnici con diffidenza ed era lì che bisognava scavare per ottenere consensi. Ma oggi è apparsa una cosa strana sui social network: un disegno, realizzato dalla redazione di Michele Santoro, di un possibile governo “tecno-piacione” che fa gola a molti e vomitare altri, che solletica la pancia dei nostalgici e dei delusi dalle lauree gianniniane.
Una linea di principio tale disegno ce l’ha? Io non lo so, certo è che vedere, nella stessa squadra di governo, Zingales all’Economia e Landini al Welfare, mi lascia un po’ perplesso. Un Rodotà che di esperienza ne ha fatta molta e che immischiarsi in una poltiglia politica come quella attuale lo renderebbe vulnerabile da qualsiasi angolo e gli brucerebbe quelle probabilità (ancora non quantificabili) di correre per il Quirinale.
Milena Gabanelli all’Istruzione è un azzardo voluto, forse perchè nessuno comprende la natura della scuola e di cosa realmente c’è bisogno. A parte che la giornalista di Report la vedrei più come Presidente RAI, di una RAI senza partiti (lo spero), e al MIUR una persona che dal punto di vista professionale e per scelta di vita si ritrova a contatto con il mondo della scuola, dell’istruzione, dell’università, della ricerca e dulcis in fundo degli studenti, magari lasciando perdere certi casi clinici (vedi Profumo).