Tag: Repubblica

  • Marco Bracconi, su Repubblica, scrive che i bamboccioni esistono veramente e ne da una piccola descrizione, un ritratto sociologico.

    Io non so quanto possa essere giusto utilizzare queste etichette, ma di certo c’è un problema di fondo che va analizzato in ogni sua parte.

    L’ISTAT ha pubblicato il dato sulla disoccupazione in Italia: 13,6% in tutto il Paese, per poi vedere che tra i giovani arriva al 46%, per non parlare del 61% di giovani meridionali che sono alla ricerca (o meno) di un lavoro.

    Lo ripeto qui, ma su questo blog ne ho discusso parecchio: il problema va oltre un semplice ritratto sociologico dell’individuo, c’è un virus letale che circola nel nostro Paese da molto, moltissimo tempo. Questo virus è il lavoro nero che strappa chiunque da qualsiasi controllo dello Stato, nascondendo, dallo sguardo degli uffici di collocamento, dell’ispettorato del lavoro, persone costrette a vivere in situazioni quasi da schiavitù, con paghe infime, nessun diritto e l’umiliazione di non potersi costruire una vita.

    Che ci siano ragazzi abbandonati a loro stessi e che abbiano gettato la spugna ancor prima di incominciare, è scontato, ma è quanto più urgente cambiare rotta e per farlo bisogna strappare tantissimi lavoratori dal mondo del nero, punire chi non regolarizza il lavoro, chi ne approfitta. Magari, non con una lotta armata (anche se lo Stato ha tutte le armi a disposizione per monitorare e sconfiggere il fenomeno, vedi Agenzia delle Entrate), ma con una serie di provvedimenti utili a suscitare nei datori di lavoro (e nei prestatori di lavoro) l’interesse verso la convenienza della regola.

    Ma sarà questa la risposta giusta? O forse in questo Paese l’unica via possibile alla sopravvivenza è quella di abbassare la testa e accettare tutto ciò che ci troviamo davanti?

    Se è così, bisogna correre, più veloci che mai, verso un nuovo sistema di sostegno alle imprese, lavorando con una filosofia ben precisa: se migliora la vita dei cittadini, lo Stato non può che trarne beneficio, anche nel grigiore dei conti economici. È così, dobbiamo capirlo. Punto e basta.

  • Ho avuto un flash, un desiderio. È stato come se avessi visto in una sfera di cristallo e ho conferma: l’8 dicembre vinciamo. Come me lo immagino? Prima di tutto con Repubblica che titola così:

    pippo-civati-repubblica-edizione-8dic2013-h23-40-dmit

    Poi si riparte per ricostruire il PD, senza discriminazioni, ma con una grande partecipazione di tutti. Il contributo più grande lo daranno i delusi, tesserati con la tessera Deluxe.

     

  • Ok, faccio parte di quell’ala “anti-progressista” del Partito Democratico che non vuole assolutissimamente sentir parlare di presidenzialismo e di riforme costituzionali.

    Berlusconi non vede l’ora di poter mettere mani sull’elezione del Presidente della Repubblica, ma ancora di più sulla Costituzione, quel Documento laicamente sacro che più volte gli ha messo il bastone tra le ruote, quando era lì pronto a farsi leggi ad personam.

    Il presidenzialismo che tutti oggi sentiamo, non vuole essere come il vero presidenzialismo all’americana, dove il voto popolare è indirizzato ad eleggere i grandi elettori che poi a loro volta dovranno eleggere il Presidente degli Stati Uniti, ma è un semi-presidenzialismo alla francese, dove c’è l’elezione diretta del Capo dello Stato che ha poteri consueti a tale ordine istituzionale e con la nomina di un Presidente del Consiglio dei Ministri che sia responsabile dinanzi al Parlamento.

    Fin qui, cosa c’è di male? Nulla, nella teoria tutto è fattibile, peccato però che in Italia le cose siano un po’ diverse dagli altri paesi sopracitati: il Presidente della Repubblica Italiana, oltre ad essere capo supremo delle Forze Armate, presiede il Consiglio Superiore della Magistratura e nomina i giudici della Corte Costituzionale (per un massimo di 1/3 del totale), oltre che altre importanti funzioni, tra le quali, la più volte dimostrata posizione di arbitro delle crisi di governo (l’Italia, di questo, ne sa qualcosa). Organi istituzionali e funzioni di vitale importanza che tracciano un segno di garanzia fondamentale per il nostro Paese che distruggerlo sarebbe un errore mortale per la nostra Repubblica.

    Voglio lasciarvi un messaggio della Prof.ssa Lorenza Carlassare, docente emerita di Diritto Costituzionale presso l’Università di Padova, presente nella nuovissima, scintillante, commissione dei 35 saggi (e 7 relatori) che ha minacciato di dimettersi ancor prima del suo insediamento, in quanto perplessa, molto direi, sulle riforme costituzionali che il Governo Letta e il Parlamento intendono portare avanti in modo abbastanza celere (tempi scanditi dall’art. 138 Cost. a parte):

    Se vedo che questi argomenti trovano sordi gli altri io immediatamente mi dimetto.

    ma soprattutto

    Cambi alla forma di governo assolutamente no, perché non si possono scaricare sulla Costituzione le incapacità della classe politica, i partiti hanno perso la bussola e hanno dimenticato tutto quello che c’è nella Costituzione e che in qualche modo già segnava un programma. Io vorrei che la attuassero la Costituzione.

    Quale sarebbe la mia alternativa? Rafforzare il governo e i rapporti di questo con il Parlamento, ma non snaturare i principi costituzionali per il capriccio di qualcuno o per l’incapacità di molti, anzi, moltissimi.

    La sfida più grande: cambiare la politica e chi oggi detiene il potere e lasciare intatta la Costituzione. Anche perchè se uno è incapace, puoi anche cambiare la forma, ma sempre incapace rimane. Giusto per rimanere in tema con la Prof.ssa.

    Aspettiamo con ansia i risvolti del caso.

  • da “la Repubblica.it[clicca qui]

    di Davide Montanaro
    Presidente Parlamento Regionale Giovani Puglia

    Il Sud non ha bisogno di nessuno, ma di credere in se stesso.

    Non c’è scossa che tenga per un popolo che ogni giorno combatte su più fronti le proprie battaglie, si alza all’alba e da il suo contributo al Paese e ne esce sconfitto, perchè bollato come il responsabile della crisi e fautore della criticità in cui riversa l’Italia da tempo.

    Il Sud non è quello che racconta chi, sentendosi Dio sceso in terra, pensa che l’intervento dall’alto possa far emergere quell’energia necessaria per accendere il motore del riscatto e ripartire.

    Il Mezzogiorno d’Italia ha bisogno di credere nelle proprie capacità, nelle proprie risorse. Se oggi J.F.K. fosse qui, in Italia e si fosse trovato davanti ad una platea di meridionali, avrebbe sicuramente esordito dicendo: “non chiedetevi cosa possa fare l’Italia per il Mezzogiorno, ma chiedetevi cosa possa fare il Mezzogiorno per l’Italia” e da qui nasce l’intento di ricostruire, di sentirsi responsabili del futuro del proprio territorio, della propria nazione.

    Dalla Puglia alla Sicilia, passando per la Campania e la Sardegna, un immenso laboratorio si estende nel Mediterraneo, piantando le radici nello sviluppo di nuove idee, sostenendo l’innovazione che riesce a coniugare territorio all’interesse generale del Paese. In Puglia, ad esempio, Principi Attivi e Bollenti Spiriti sono solo piccoli ma grandi esempi di come la buona politica possa rendere un’idea innovativa il modo per rivalutarsi e distruggere quell’idea malsana e poco realista di un Sud piegato dalla raccomandazione e dai favoritismi, focolaio di un sistema corrotto e corrosivo per l’intera Penisola.

    Migliaia di ragazze e ragazzi sono lì, dove nessuno avrà mai il coraggio di essere, perchè nel Sud il riscatto è iniziato e la scintilla è arrivata dalla lotta alle mafie, fronteggiando a volto scoperto la criminalità organizzata.

    Parlare di meritocrazia, oggi, significa non aver compreso che prima della meritocrazia c’è l’uguaglianza di base che in Italia non c’è, a partire dalle scuole e dalle università.

    Io voglio poter studiare al Sud ed essere considerato preparato e pronto al mondo del lavoro quanto uno studente del Nord o di chi, meridionale, ha avuto la fortuna di poter frequentare una università del Nord.

    Per l’ennesima volta c’è chi crede che il Sud sia un blocco unico, con stessi problemi, con un modo di agire e pensare che è insito dentro ogni singolo meridionale, ma in realtà la situazione è molto complessa nel suo modo di presentarsi.

    Ora basta. Ecco perchè il Mezzogiorno d’Italia ha scelto Pier Luigi Bersani, perchè c’è bisogno di un messaggio netto, che parli di credibilità, orgoglio ritrovato e tanta voglia di crescere, partendo dalla formazione di una nuova classe dirigente che guardi negli occhi i problemi del proprio territorio e si sappia fronteggiare con il resto del Paese, perchè l’Italia parte dalle Alpi e finisce a Lampedusa e si è uniti nella buona e nella cattiva sorte, sempre.

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  • L’Italia è in pericolo. L’Italia è in serio pericolo. La società è allo sbaraglio. I cittadini vedono il proprio reddito scendere a vista d’occhio(-2,7%). I giovani vedono il loro lavoro (precario) sempre più lontano, la disoccupazione giovanile è salita al 29%, dato storico. Il Parlamento non ha più poteri, il dittatore con il passamontagna ha ormai sradicato il senso di quei posti, dove si è fatta l’Italia, dove sono nati i veri progetti per lo sviluppo del Paese. La paura è tanta, non si riesce a comprendere da che parte stare. Il senso dell’umiltà è ormai scomparso, non c’è nemmeno più la dignità di ammettere di aver sbagliato. Tutto questo è stato sostituito dalla superbia e dalla faccia tosta di negare la realtà, di negare le parole trascritte dalle intercettazioni. Le televisioni sono impantanate in un contesto melmoso, fatto di servitù politica e di lecchinaggio a tutto spiano. Annozero fa un unico errore: lascia troppo spazio a puttane e papponi e non si occupa di sondare il territorio, di effettuare un’indagine giornalistica degna di una trasmissione da 7 milioni di telespettatori. L’alternativa al berlusconismo doveva essere il centro-sinistra, ma qui pare essere la nuova destra di Fini. Che dolore atroce al popolo riformista di sinistra, che dolore atroce a chi ha creduto in un progetto. L’ipocrisia è in tutti noi, ognuno di noi ha qualcosa dentro di se che lo rende impocrita, purtroppo, nel momento meno opportuno. Il centro-destra italiano è stato mangiato vivo da Berlusconi, ma la sinistra è stata divorata in un sol boccone dall’anti-berlusconismo. Il Partito Democratico perde sempre consensi, pur perdendo credibilità anche il PdL e la Lega. Il partito più grande d’Italia ha un nome e governerà il Paese nella prossima legislatura, si chiama il Partito dei Cittadini Incazzati, il partito degli astensionisti. Gli astensionisti sono coloro che affrontano la situazione con un forte gesto politico, molto di più di quello che sembra. La situazione è paradossale, in un sistema democratico, basato di forti divergenze tra destra e sinistra, se una parte perde consensi, l’altra ne trae vantaggio, facendo suoi i voti degli scontenti. In Italia è tutto diverso, come sempre. Il grande centro, in realtà è una farsa, un’orgia politica, nata con l’unico scopo di portare i partiti che la compongono al Governo. Un partito che durerebbe 10 min, 6 se all’interno c’è anche il Partito Democratico. La sensazione di smarrimento nel più grande partito di sinistra è forte, a dimostrarlo sono anche i Giovani Democratici di Tivoli, con la loro lettera di addio al PD e l’annuncio del passaggio a SeL. Dovrei parlare di partiti? I partiti sono troppi e troppi rimarranno fino alla caduta della Seconda Repubblica. La Prima è stata la Repubblica delle coalizioni post-elezioni, la Seconda quella del leader al comando della coalizione. Ma dopo cosa accadrà? Si avvierà un nuovo processo, o si ritornerà indietro? Ci sarà una Terza Repubblica? Quella fondata sulle idee e sui progetti comuni o si ritornerà alla Repubblica della DC e del compianto PCI? Il consenso pare essere l’unico pane dei partiti. Tutto viene fatto esclusivamente per quello, ma se una determinata mossa, magari positiva per il Paese e per rilanciare, ad esempio, l’economia è impopolare, non si fa. Meglio il populismo, meglio sparare fesserie a tempo record. Tutta l’Europa si prende a braccetto per risollevare l’economia del continente, per salvare l’Euro dalla speculazione, ma l’Italia preferisce parlare, solo ed esclusivamente, di giustizia. Chissà per quale motivo. Io sono stanco di sentir parlare di lodo, legittimo impedimento, leggi ad personam, voglio sentir parlare del mio futuro. Voglio accendere la tv, guardare Ballarò e sentir parlare Bersani del futuro dei ragazzi di questo Paese, voglio sentir dire da un esponente dell’opposizione di essersi stancato di parlare di puttane, consigliere regionali e ministre. Voglio sentir dire da un esponente dell’opposizione che se il programma ha come tema i fatti personali del premier, lui non parteciperà alla trasmissione. Voglio sentir dire questo, voglio capire da che parte stare. I cittadini si stanno mobilitando, il 13 febbraio a Roma e in tutta Italia ci sono state manifestazioni per la salvaguardia dei diritti e della dignità delle donne. Io amo le donne. Amo il loro modo di essere, di saper interpretare il mondo. L’uomo senza la donna è perso. Se Dio creò la donna da una costola dell’uomo, significa che senza quella costola noi crolleremmo all’istante, come invertebrati. In tutta la Penisola, c’è una raccolta firme in corso, per chiedere le dimissioni di Berlusconi. Anche qui andiamo divisi. Anche qui il PD ha i suoi moduli e Rifondazione Comunista i suoi. Ma perchè sono sempre gli stessi a fare queste cose? I cittadini sono stanchi! L’Italia dei Valori e Sinistra Ecologia e Libertà hanno aderito all’iniziativa firmando i moduli dell’altro partito, senza creare dei propri moduli, con testi differenti e con una matrice politica un po’ diversa. Pensate che i cittadini siano contenti nel vedere questo scempio? Io sputerei per terra. L’ipocrisia di chi guida è tanta. I paraocchi di chi è alla base, immensi. Non ci accorgiamo che chi chiede sacrifici, non ha mai sentito la necessità di dare l’esempio. Il predicare bene e razzolare male, porta ad un’unica strada, quella della fine. Berlusconi ne è l’esempio, il 6 aprile sarà processato e se fino a quel momento, non si sarà fatto una legge ad personam, sarà la fine per colui che, più di tutti, ha preso in giro l’Italia. Dall’altra parte del Mediterraneo sta accadendo qualcosa di bellissimo. I dittatori sono schiacciati dal Popolo, con la P maiuscola. Anche in Iran e Algeria è iniziata la rivoluzione. Dobbiamo avere coraggio e soprattutto capacità di credere in qualcosa di remoto, ma che prima o poi potrà toccarci e cambiare la nostra vita. W l’Italia. W il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. W il Sud. W il Nord. W il Centro. W le Isole. W Noi. W chi ha voglia di cambiare.