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  • Sono d’accordo con i Radicali: è necessario che, in Italia, il servizio pubblico cominci ad esserlo a pieno. È necessario che la Rai parli di prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili.

    Basta con la sessuofobia e il bigottismo.

  • Domani, 25 aprile 2012, sarò a Buongiorno Regione su Rai3 – Puglia. Avrò l’onore di rappresentare il Parlamento Regionale dei Giovani e sopratutto una categoria di cittadini in cerca di futuro e certezze, le giovani generazioni.

    Info:
    Mercoledì 25 aprile 2012 ore 07:30
    su Rai3 Puglia – Buongiorno Regione

  • Dopo quasi due settimana di inattività, torno, dopo aver concluso la scuola. Ieri ho visto Annozero, l’ultima puntata di un programma che da 5 anni riempiva i giovedì degli italiani, condotto da Santoro e dal suo staff, un programma che ha visto fulmini e saette cadere sulla propria testa.
    In questo momento così triste per la democrazia non ho fatto a meno di notare, con mia desolazione, che questa bagarre era intrisa di un’incapacità di autocontrollo e di eleganza che ormai sono un’opinione bella e buona per tutti i politici, tranne qualche eccezione, ovviamente.
    La colpa più grande va data ai cittadini che sono ormai immuni e indifferenti dinnanzi a queste oscenità che, come ovvio che sia, arrivano anche all’esterno del nostro Paese e arrivate al di là dei confini nazionali, diventano oggetto di derisione e di critica verso l’Italia.
    C’è l’incapacità del dialogo. Nessuno più riesce a far valere le risposte senza gettare insulti sugli altri e sulla povera gente. Quando un politico di destra si vede offeso, raggirato e deriso dal pubblico, dall’opinione pubblica, non pensa all’ipotetico caso di aver detto una stronzata o di aver fatto qualcosa di incoerente, tanto da far scompisciare la gente dalle risate. Niente di tutto ciò, la colpa è dei comunisti. C’è da ringraziare sul fatto che nessuno rievochi i fascisti, perchè se la sinistra chiamasse fascisti tutti coloro che sbeffeggiano le ideologie riformiste e soprattutto criticano i magistrati, veri tutori della nostra giustizia, allora non farebbero che chiamare per nome una parte politica ormai vuota di senso e di rispetto verso le istituzioni e verso il Popolo e la dignità di un Paese ormai in ginocchio.
    Le conseguenze saranno gravissime, ma ormai peggio di così ci meriteremmo solamente il fallimento dello Stato e la ricostruzione di esso su una base di valori che vanno contro tutto quanto il modo di fare, oggi, politica e di avviare la propria attività di cittadino.
    Se c’è una persona che ho imparato ad odiare è quel Ministro su misura di Brunetta che con quella faccia da coniglio imbottito di segatura cerca di allontanare lo sguardo degli italiani dalla responsabilità del Governo Berlusconi in merito ai problemi di questo Paese che, ormai da tempo, attanagliano il nostro territorio. Ciò che rende ancora più evidente il fallimento di Berlusconi è la durata del suo spettacolo sulla scena politica italiana: lui è ormai un protagonista della politica da ormai 20 anni e i problemi più gravi sono stati tirati in ballo da 10 anni a questa parte, con serie questioni di gestione delle attività amministrative. La sinistra ha la colpa di non essere stata in grado di consegnare nelle mani dei cittadini un progetto valido per il Paese, un’alternativa di governo che avesse l’aria di una risoluzione migliore alla bozza di distruzione che Berlusconi & Co. avevano e hanno tutt’ora nelle loro scrivanie di pelle e camoscio.
    Per buttare giù una muraglia, o scalpelli pietra per pietra, oppure speri in un intervento divino, come un terremoto ed invoco il terremoto della democrazia, che riesca a demolire la fortezza del berlusconismo, perchè il Referendum non sia contro Berlusconi, ma sia a favore della democrazia e dell’autoconsapevolezza che è di natura contro Berlusconi e la sua filosofia di vita.

    Il 12 e 13 giugno, vota 4 Sì per il Referendum.

  • Non concepisco il modo con cui, al giorno d’oggi, certi giornali e televisioni sono sul mercato, entrano nelle nostre case e ci inzuppano di spazzatura.

    Ritengo che la televisione debba essere la prima cosa da modificare, se vogliamo il cambiamento, nel nostro Paese. Tutte le vie di comunicazione devono essere rigorosamente riformulate, basta alla politicizzazione degli strumenti d’informazione, dei mezzi di comunicazione, la Rai deve diventare una SPA, con azionisti del calibro di Giovanni, Giuseppe e nonna Milena, semplici cittadini e telespettatori, con all’interno del Consiglio d’Amministrazione, non esponenti politici, ma rappresentanti delle compagnie teatrali, cinematografiche, sportive, un rappresentante dei piccoli azionisti e un delegato del Presidente della Repubblica come garante del rispetto delle norme costituzionali.

    Tempo perso criticare il budget televisivo di Mediaset, quella è una macchina di propaganda occulta. Rete4, Canale 5 e Italia1 riescono ad inserire nella testa delle persone un semplice concetto: diventate imbecilli. Ora, considerate le poche probabilità di essere popolare per quello che sto per dire, avviso tutti voi che il mio pensiero sulla televisione non ha nessuna differenza se Mediaset o Rai, ora come ora sono allo stesso livello.

    Un programma a mio avviso da eliminare è senza dubbio il “Grande Fratello”. Non è possibile vedere ancora, dopo 11 anni, gente (non tanto comune, tutta con un passato dietro le quinte di qualche spettacolo o raccomandati) rinchiusa in una casa extralusso, all’insegna di chi non si può permettere nemmeno di pagare la luce, con il peggio di trovarsi ogni giorno scene raccapriccianti, di qualcosa che non esiste, tutto finto.

    I giornali, quelli che prima erano considerati “la finestra sul mondo”, ora sembrano più una “finestra sulle strade di Napoli”, per tutte gli argomenti spazzatura, insulti, dossier antiuomo, considerazioni su basi politiche, invece che squisitamente oggettive.

    Internet stava per fare la stessa fine, prima D’Alia (UDC) poi Carlucci (PdL), i politici hanno tentato di infangare l’unico strumento d’informazione che nessuno, forse, riuscirà mai ad imbavagliare. Wikileaks ne è la conferma: un portale d’informazione che ha messo in ginocchio il più potente sistema del mondo, gli USA, è stato minacciato da una parte all’altra, senza mai però essere scalfito, perchè la verità fa male, ed è difficile da nascondere.

    Tanti sono stati e sono tutt’ora, i blog nel mirino dei politici, per una “leggera” antipatia nei confronti dei contenuti che risiedono nelle righe dei loro post, tanti sono gli esponenti di partito o portavoce di ideologie che, chi prima chi dopo, hanno aperto un loro blog, un loro spazio web dove condividere e mettere in vetrina le loro “idee” e i loro progetti. C’è chi ne ha tratto vantaggio, vedi Beppe Grillo, e c’è chi è stato bombardato di insulti e parolacce (a mio avviso meritate), vedi Clemente Mastella.

    Il web prenderà il posto del cartaceo e del tubo catodico, i cristalli liquidi e i led verranno utilizzati principalmente per la costruzione di schermi per computer, tablet e dispositivi informatici. I giornali passeranno sul web definitivamente, e guai a loro a scrivere fesserie, abbandonando il cartaceo, prima di tutto per ragioni ambientali ma anche per ragioni di sopravvivenza (ricerca dei lettori), il New York Times ha annunciato che entro il 2015 passerà integralmente sul web, lasciando il cartaceo.

    La televisione? Che fine farà Minzolini? Il “direttorissimo” camperà fino a quando camperà Berlusconi, dopo di che, addio alla pelata dello slinguazzatore in cravatta. L’esempio di Minzolini è l’esempio chiave di tutti coloro che lavorano in televisione grazie all’aiuto di parenti, amici, conoscenti e amici di amici, con ruoli politici. Il TG1 è il telegiornale filo-governativo per eccellenza, lo è da una vita, lo sarà sempre? Se la RAI rimane politicizzata, certo.

    In una televisione di Stato, quindi pubblica, non bisogna creare due programmi apparentemente uguali, come “Annozero” e “L’ultima parola” solo perchè uno ha un conduttore che fa faville, ma è di sinistra, mentre l’altro di scintille non ne fa nemmeno con l’accendino, ed è palesemente spostato a destra, anche nei suoi modi di porsi con gli esponenti politici.

    Si crea la Par Condicio, status necessario per tutto ciò che è pubblico, ma senza ping pong mediatico e da palinsesto.

    Cosa ne pensate? Riusciremo a vedere un’informazione leale? Ricca di contenuti e non di spazzatura? Io lascio il punto interrogativo.

  • La semplicità utilizzata da personaggi di livello della società ITALIANA, mi lascia pensare che di moralità ce ne sia ben poca, oppure tanta, ma sbagliata. Mauro Masi, direttore generale della RAI, di recente sulla bocca di tutti e anche da qualche altra parte, a causa dei suoi continui interventi al palinsesto, con il tentativo di censurare o di modificare i piani degli autori di programmi come Ballarò, Annozero, Vieni Via Con Me, Report e molti altri. L’Usigrai (Unione Sindacale Italiana Giornalisti RAI) ha avviato un referendum interno all’azienda, riusciendo a chidedere a 1.438 dipendenti dell’azienda televisiva di Stato, con contratto giornalistico, di telecineoperatore e anche con incarichi dirigenziali, cosa ne pensassero del loro DG e chiedendo la sfiducia dello stesso e quindi l’allontanamento dal suo ruolo. Su ben 1.878 aventi diritto, come già detto, ben 1.438 hanno votato per il referendum, avendo come risultato ben 1.314 pareri favorevoli alla sfiducia. Ora ci si chiede cosa accadrà dopo questa votazione interna: sarà tanto onesto Masi da lasciare il suo bel stipendio di 715.000€/anno e di sparire dall’azienda, lasciando il posto a qualcuno che se lo merita e che di certo non censura nessun programma? Dalle sue affermazioni, perdiamo ogni speranza, sempre di mezzo la politica, quando gli sta bene la politica la si tiene su un piatto d’argento, quando invece ci tocca di prima persona, per politica si intende quel modo di fare fastidioso e pieno di parole e sondaggi e di sfiducie. Miciomao Masi deve lasciare il suo ruolo, riusciranno i dipendenti a mandare a casa il loro direttore cens(urat)ore generale? Ai cavilli l’ardua sentenza.

    Complimenti alle forze dell’ordine che hanno arrestato il capo della camorra Antonio Iovine. Peccato che il Governo abbia tagliato i fondi per le intercettazioni e per le stesse forze armate.