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  • Non ho alcuna intenzione di fare campagna elettorale al fianco di chi ho combattuto e continuo a combattere sul piano politico e umano (perché è anche di questo che si tratta).

    NCD in Campania pare abbia stretto un accordo con il PD e mi è parso di leggere anche il nome della mia Regione. L’ho letto oggi su Il Manifesto e spero sia un errore del giornalista. Lo spero.

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  • Ieri i Giovani Democratici della Puglia, in risposta a Michele Emiliano (vedi tweet), hanno annunciato la loro massima disponibilità a partecipare alla stesura del programma elettorale del Partito Democratico, in vista delle prossime Elezioni regionali.

    Fin qui, niente di strano, se non fosse per le polemiche nate a seguito dell’annuncio. Polemiche che, devo dirvi la verità, mi hanno lasciato un po’ perplesso e adesso vi spiego perché.

    Essenzialmente l’accusa verte sul presunto tatticismo utilizzato dai GD per “tenersi buoni entrambi i candidati” e per ottenere “qualche posto”.

    Cosa c’è di strano nel vedere l’organizzazione giovanile del Partito Democratico che collabora, con i dirigenti e la base del PD, alla stesura del programma elettorale del partito a cui appartiene? Veramente non capisco!

    L’organizzazione giovanile non può schierarsi con nessun candidato, non lo fa per rispetto delle persone che la compongono, per lo spirito democratico che tutti noi custodiamo. Come può qualcuno imporre ad un altro chi votare?

    Abbiamo risposto all’appello di Emiliano perché vogliamo metterci al servizio del nostro partito, del nostro territorio. Nessun tornaconto, nessun doppio gioco, nessuna poltrona da preservare. Sui territori, lì dove abbiamo eletto giovani amministratori, l’abbiamo fatto senza chiedere il permesso a nessuno, l’abbiamo fatto con le nostre forze, con le nostre capacità.

    Durante lo scorso congresso nazionale, i Giovani Democratici, in quanto organizzazione, si sono dimostrati neutrali, pur avendo, al loro interno, sostenitori di Renzi, Cuperlo e Civati. Noi utilizziamo una teoria molto semplice: ognuno pensa con la propria testa, si lavora insieme per il partito e la Puglia, ma scelte che riguardano il voto personale e l’individuazione della linea politica generale, non implicano “voti militari”, come è, purtroppo, solito fare in politica. Noi non siamo convinti di quel modo di operare.

    Anche per le Regionali del 2015, alcuni GD sono schierati con Emiliano, altri con Minervini. Ed è bello così, perché c’è discussione interna, perché c’è una visione a 360° della politica.

    Finite le primarie, il 30 novembre, il PD deve rimanere PD, cioè un partito plurale. Faccio un annuncio shock per chi crede di essere in un sistema politico bipolare: il Partito Democratico italiano, dalla sua ala destra a quella sinistra, dimostra avere diverse sfumature, ma una base ideologico-politica uguale. Non siamo mica come i Democrats americani. Per questo parlare di candidati con programmi “alternativi” mi fa sorridere, perché si può avere una visione differente sulle politiche ambientali, ma non penso a tal punto da non avere nulla in comune. Per questo, si discute e il programma va fatto tutti insieme, perché è di un partito che stiamo parlando, non di un movimento o comitato elettorale di un singolo candidato. Ciò che nascerà dalle primarie, da ogni aspirante candidato presidente, mi auguro possa essere l’uno complementare all’altro. Non dobbiamo disperdere la ricchezza politica che noi custodiamo.
    Potremo vincere solo se dopo le consultazioni di fine novembre, avremo la forza di ricompattarci e di lavorare su una linea politica comune, una visione della nostra Regione che ci consenta di far crescere, più di quanto già non sia stato fatto, la Puglia. Chi sarà il candidato guiderà tale linea, ma sarà il vero candidato presidente, solo se avrà la forza di non abbandonare le minoranze. Per questo, PD, SEL e liste civiche avranno la possibilità di dire la loro sul programma e di poterlo costruire insieme.

    E noi, insieme a loro. Perché siamo parte di loro.

  • È come mi sento riguardo le Regionali del 2015, qui in Puglia. A partire proprio dalle primarie del centrosinistra.

    Arrivisti e bellimbusti, litigi infantili e chiacchiere, lo spettro di un’alleanza con qualche refuso del centrodestra nel caso di una candidatura di Fitto.

    Tornerò su questo argomento e mi perdonerete se non sono così tanto presente. L’Università chiama.

  • Non pubblico da molto tempo su questo blog e spiegherò le ragioni. Lo farò raccontandovi cosa stiamo facendo in questo periodo e cosa, in particolare, mi porta ad essere lontano da questo spazio di condivisione di idee al mio e, soprattutto, vostro servizio.

    Ho iniziato a militare nel Partito Democratico, entrando nella sua giovanile, i Giovani Democratici, nel 2010. Sono passati ormai 4 anni da quel giorno e devo ammettere che tanto è stato il lavoro svolto finora, diverse vittorie collettive ci hanno segnato, anche diverse sconfitte. Ad oggi contiamo una vittoria di non poco conto, un prosecuzione di quello che abbiamo iniziato con Liliana Ventricelli, nostra rappresentante alla Camera dei Deputati, una ragazza di 28 anni, da più di un anno Deputata della Repubblica, eletta grazie alle Parlamentarie del PD di dicembre 2012, risultando la prima degli eletti in Puglia.

    Oggi questo progetto di rappresentanza si allarga, grazie all’impegno di moltissimi, tra ragazze e ragazzi, grazie alla testardaggine che ci contraddistingue e che ha portato la giovanile ad ottenere dei propri candidati all’interno delle liste del Partito Democratico, in tutta Italia, alle Elezioni europee.

    Alle elezioni del 25 maggio prossimo, ci sono ragazzi, come noi, candidati. Per il collegio Nord-occidentale (Liguria, Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta) c’è Brando Benifei, per il collegio Sud (Puglia, Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria) ci sono Roberta Capone e Stefano Minerva.

    Stefano, 28 anni, di Gallipoli, è balzato agli onori della cronaca per la vicenda che l’ha visto protagonista, nata dall’ultima Direzione nazionale del PD, quando si è visto aggettivare come “errore di battitura” e cancellato con un colpo di spugna dalla lista.
    Abbiamo messo in moto una campagna virale che ha prodotto i suoi risultati, più di 900 firme raccolte nell’arco di 48 ore, la base del partito, elettori e dirigenti ed eletti del PD si sono schierati senza se e senza ma a difesa della democrazia e della rappresentanza, oggi insita nella figura di Stefano Minerva, come espressione del territorio ma anche come simbolo di meritocrazia, di un ragazzo che ha girato in lungo e in largo l’Italia, specialmente il Mezzogiorno, come dirigente della giovanile, mettendosi al servizio della Comunità, sempre e comunque.

    A breve sarà online il sito di Stefano, incomincerà la campagna virale sui social e per le strade sentirete parlare di questo giovane Minerva, dall’accento salentino ma con la testa proiettata in Europa, per il Mezzogiorno e la sua gente.

    #voglioMinerva deve entrare nella TT di Twitter, perché non possiamo perdere l’occasione di farci rappresentare da un ragazzo senza interessi personali, con la passione che gli scorre nelle vene e che è fortemente percettibile dalle sue parole.

    Questa occasione non possiamo lasciarcela fuggire, dobbiamo impegnarci a fondo per rompere gli argini e invadere con le idee un’Europa che deve cambiare, senza populismi, personalismi ed euroscettici, ma con la forza dei progetti collettivi e delle rappresentanze vere.

    Come potete immaginare, in quanto responsabile della Comunicazione dei Giovani Democratici pugliesi, le mie forze sono tutte dirette verso la campagna elettorale di Stefano, in primis, e verso quella dei tantissimi ragazzi che quest’anno si candideranno nei propri comuni, come consiglieri comunali. Per questo pubblicherò in modo sporadico, fino al 25 maggio. Seguiteci, tuttavia, sui social, sulla fan page di Stefano e quella dei Giovani Democratici. Sul sito dei GD Puglia e su quello di Stefano (che pubblicheremo a breve).

    Nessuno di noi è solo. Possiamo isolarci, ma un progetto ambizioso e forte come il nostro si incrocerà sempre con la vita degli altri.

    Benedetto Croce, durante il discorso inaugurale del 1° Congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale, tenutosi a Bari il 28 e 29 gennaio 1944, diceva:

    Signori,
    Questo nostro è un convegno politico; e nessuno meno di me, che ne ho tenacemente difeso nel campo dottrinale l’autonomia e l’originalità, può pensare di prendere la parola per negare l’ufficio e l’importanza della politica nella vita dei popoli come degli individui.
    Senza politica, nessun proposito, per nobile che sia, giunge alla sua pratica attuazione.

    Queste parole mi hanno emozionato, hanno lasciato un solco profondo dentro di me. Con questo spirito ci mettiamo al servizio dei cittadini e dei nostri territori.

    Possiamo farcela, forza!

  • in Puglia, con un po’ di buona volontà e collaborazione, c’è sempre una possibilità in più.

  • Oggi si insedia ufficialmente il Parlamento, con la prima seduta plenaria e l’elezione dei presidenti provvisori. Alla luce di tutto questo, io sono felice che l’aula in cui i rappresentanti del Popolo dovranno confrontarsi per dare speranza al Paese, sia stata avviata con qualche scossone, non solo un terremoto 5 Stelle, ma anche generazionale. Peccato che la durata sarà brevissima, forse la più breve della Storia.

    Parallelamente alle scene da “Harry Potter e la pietra filosofale” – precisamente, quando gli studenti arrivano ad Hogwarts e cominciano a guardarsi intorno, con occhi sgranati e fare cauto – c’è la Puglia’s Hell a distanza di qualche centinaia di chilometri dalla Capitale.

    Nichi Vendola, da buon pasticcere, rimpasta la Giunta Regionale, come se bastasse per mettere a tacere le grandi delusioni ricevute all’ultima tornata elettorale, ma ciò che mi lascia più perplesso è, senza ombra di dubbio, la perplessità di molti nel vedere dei montiani entrare in giunta. Sono fasi delicate, da prova di convivenza, ne paga la Puglia e i pugliesi, ma per il resto, a chi importa?

    Che ci siano new entry del PD e aver visto qualche assessore che ha lavorato con dedizione essere allontanato dal Governo Regionale, mi rattrista. In ultima analisi, riferendomi sempre a questo episodio, vorrei capire quale sia la scelta di chi è stato eletto in Parlamento e allo stesso tempo nominato Assessore. Larisposta è positiva, aspettiamo risvolti.

  • Nichi Vendola ha deciso di rimanere in Puglia a fare il presidente di regione anzichè fare le valigie e partire per la Capitale. Un gesto responsabile, non c’è alcun dubbio, anche se qui, in questa regione, di cocci da raccogliere ce ne sono tanti e si spera che entro il 2015 il tutto venga ricostruito, come nuovo.

  • È tutto uno sfacelo. Dal centrosinistra al cervello di chi ha votato di nuovo il pappone di Arcore, non mi sento di escludere nessuno.

    Farò delle piccole considerazioni, ennesime, in una giornata in cui la politica è sulla bocca di tutti e tra una settimana molti si dimenticheranno della sua esistenza o riprenderanno a schifarla, come qualcosa che non gli appartiene.

    Il PD ha sbagliato. Sarei uno sciocco se non lo ammettessi. Abbiamo creduto che la gente potesse svestirsi da un (mal)costume portato per vent’anni, che potessero percepire nella coalizione di centrosinistra e in Bersani l’unica forza capace di contrastare i problemi dilaganti che attanagliano il nostro Paese. Invece no.

    Invece no, perchè la rabbia ha ingrossato le fila di Grillo e del Movimento 5 Stelle, perchè Silvio Berlusconi ha chiamato a raccolta i suoi elettori con le sue solite promesse da campagna elettorale. Dare ora la colpa agli elettori è quanto mai un errore da non commettere, come in passato, perchè non ci darebbe la possibilità di crescere e di comprendere i nostri errori.

    Confidando nella onestà di Pierluigi Bersani, sono sicuro che prenderà atto di tale risultato, emulando ciò che Walter Veltroni fece nel 2009, lasciando il posto ad un nuovo corso nel partito, che non avrà nomi e non avrà tendenze, in quanto prematuro poter definire la linea dell’orizzonte verso cui si affaccerà il PD, fatto sta che per il governo del Paese, dopo Bersani, non può non toccare a Matteo Renzi. Lo dicono i risultati delle primarie e soprattutto lo stesso Segretario e quando la ruota gira, dopo Bettola, deve toccare a Firenze nel dare i natali al candidato premier del Partito Democratico. Questo è inevitabile, senza dubbio la migliore offerta che si possa fare all’Italia, per conciliare il riformismo di cui abbiamo bisogno e la voglia di cambiamento.

    Perchè dico queste cose, ora? Perchè ho creduto che l’Italia fosse stanca dei personalismi e del populismo, di schiamazzi e false promesse, ma invece no, Berlusconi e Grillo sono lì, più minacciosi che mai. Il rinnovamento sta anche nel fare mente locale di cosa è stato e trarre le dovute considerazioni, cambiare opinione, senza perseverare, sapendo di aver sbagliato, di aver avuto una idea diversa.

    Una cosa è certa: chi chiede le dimissioni dei vertici nazionali e regionali del PD, è più che legittimato a farlo e qui lo ribadisco anche io, ma chi pensa di buttare nel calderone i giovani del partito, ragazze e ragazzi con la passione per la politica ed emozioni che non esitano a manifestarsi, sbagliano di grosso. I giovani del partito sono l’unica ragione per cui il PD, soprattutto in Puglia, non è sceso sotto il 10%. Attenzione perchè qualcuno può farsi male e il ring del congresso è ormai alle porte (anche per scadenza naturale), l’importante è che sia ben chiaro un concetto: a nome del PD non dovrà parlare più nessuno di coloro che oggi risiedono nella segreteria nazionale e che hanno una carriera pluridecennale alle spalle. Ce lo chiede la gente e lo chiede al partito una generazione che è stanca di vedere il proprio lavoro, di mesi, anni e con tanti sacrifici, buttati a mare, per colpa di scarso interesse da parte di alti dirigenti e poca lungimiranza nel prendere decisioni.

    Dobbiamo prenderci il partito e ricostruirlo da zero.

    A chi ha intenzione di fare l’inciucio con il PDL: sappia solamente che sarà la volta buona per un viaggio di sola andata per l’Africa.