Scorcio di vita di Sandro Pertini
Enzo Biagi intervista Sandro Pertini, il quale racconta il suo esilio e il suo incontro con Gramsci. Vi dedico questo video perchè, ogni tanto, il passato può insegnarci tante cose.
Enzo Biagi intervista Sandro Pertini, il quale racconta il suo esilio e il suo incontro con Gramsci. Vi dedico questo video perchè, ogni tanto, il passato può insegnarci tante cose.
Dopo le dimissioni di Mario Monti, dalla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri, nominato dal Presidente della Repubblica, il 16 novembre dello scorso anno, in sostituzione dell’allora dimissionario Silvio Berlusconi, a seguito della crisi che travolse la sua maggioranza e il suo governo. A distanza di poco più di 12 mesi, l’Italia ha, ancora una volta, pendente sulla sua testa, l’incognita che accompagnerà il Paese alle prossime elezioni.
Si candiderà o non si candiderà, fatto sta che, a mio parere, risulterebbe l’ennesimo individuo che, a contatto con la politica, si lascia trasportare, lasciando in disparte la figura di tecnico e di esperto, chiamato a risolvere i problemi della crisi economica in Italia.
A seguire, nel post, il liveblogging di Repubblica.it, in diretta dal Colle, con tutti gli aggiornamenti sulle consultazioni tra Presidente della Repubblica e i capigruppo di Camera e Senato per chiudere definitivamente la pagina del governo tecnico.
Nel pomeriggio, chiuse le consultazioni, Napolitano inconterà i due Marò, detenuti in India ma che per le vacanze natalizie hanno ricevuto la possibilità di poter passare suddetto periodo con le proprie famiglie.
Sarà, ma la politica si sta dimostrando incapace, anche, di avviare una svolta. Sono abbastanza infuriato con chi, fino ad oggi, invocava le dimissioni di Berlusconi, senza se e senza ma, mentre oggi, alla luce delle vicende in atto, critica fortemente un Governo che ancora deve insediarsi e rendere noto il programma. Sono stanco di sentire critiche basate sul nulla, senza un briciolo di proposta alternativa. Le Elezioni? Cosa sacrosanta! Io sono il primo a dire di andare al voto, ma se ognuno di voi, sfoderasse la sua indole da opinionista, capirebbe perfettamente la difficoltosa cerimonia che precederebbe la scelta diretta degli elettori: un’estenuante campagna elettorale, lunga e piena di rancori e pezzi di vecchia politica ancora alle calcagna.
Non sopporto chi spara a zero su tutto e tutti. Anche io ho i miei dubbi sulla funzionalità di un Governo di soli tecnici, tutti appartenenti ad una classe dirigente di non poco conto, ma è anche vero che, ad altri mesi di vuoto totale e di baratro economico, far muovere qualcosa, cercando, ovviamente, di trovare soluzioni condivise dal Parlamento, sia la cosa migliore, per uscire dalla crisi. È ovvio affermare la necessità di prendere decisioni che non siano di stampo esclusivamente tecnico-governativo, e che il Parlamento e quindi tutte le forze politiche possano dire la loro e fare proposte innovative per il Paese.
Un’altra cortesia: con la fine del populismo berlusconiano, spero vada via anche la demagogia della politica italiana. Non è possibile sentire apprezzamenti al Presidente della Repubblica quando richiama la classe politica all’ordine, e poi critiche sulla sua scelta di nominare (strategicamente) Mario Monti, senatore a vita, come messaggio implicito per la costruzione di un nuovo Governo. Napolitano non è un sempliciotto, l’ha dimostrato sempre e sempre lo dimostrerà, non per questo, non lo si possa definire, ancora, più che mai, un uomo di sinistra, responsabile e garante della legittimità istituzionale. Se Napolitano ha posto la sua fiducia nei confronti del Presidente della Bocconi, qualcosa vorrà pure dire. Ci siamo fidati di Napolitano fin’ora, facciamolo anche adesso.
Nel frattempo, pensiamo a creare una vera alternativa, con la speranza che la sinistra maturi un senso di responsabilità e non faccia capricci intestini inutili. Il PD e l’intero centro-sinistra, da domani si riunisca e crei il programma elettorale, faccia le primarie e si prepari al giudizio degli elettori! Ognuno di noi farà la sua parte, in questo periodo storico intenso e che, sono sicuro, sarà riportato nei libri di storia. Tutti siamo bravi a fare la morale, ma mai nessuno si guarda allo specchio.
Chi ha distrutto le prospettive di questo Paese, faccia un passo indietro, a livello nazionale, ma soprattutto, a livello locale! Via dalle poltrone! Dobbiamo spolverarle e ridarle dignità! Via dai partiti, se non si è in grado di essere garanti del rispetto reciproco! Via dalla politica, se non si è in grado di comunicare alla gente le proprie intenzioni! Via da tutto! Spazio a chi, al primo posto, mette la passione per la politica e la Cosa Pubblica! W l’Italia!
Onorevoli cittadini,
si proprio questo, cittadini. Voi siete cittadini chiamati qui ad amministrare la Cosa Pubblica, a rendere migliore il nostro vivere quotidiano, con provvedimenti legislativi e meritocratici. Tuttavia, ho il dovere di dirlo, avete fatto veramente poco, rispetto a ciò per cui siete stati eletti.
Voi non mi conoscete, sono uno studente, un giovane cittadino che, con grande attenzione, segue ogni singola vicenda politica e spera in un cambiamento. Il cambiamento deriva da una voglia di riscatto che i cittadini hanno fatto propria e che ,ora vogliono più che mai, vogliono far esplodere. Faccio parte di quella schiera di persone che nessuno di voi ha mai incontrato, se non per motivi elettorali o personali. Sono un comune cittadino, un cittadino attivista.
Mi sento onorato di essere qui, in questa aula, Montecitorio, eppure sento un terribile imbarazzo nel vedere puntati verso di me, occhi di gente immorale e disonesta, che ha sfruttato e sfrutta tutt’ora il suo ruolo per i suoi sporchi interessi. Questo Palazzo, come anche Palazzo Madama, sono da sempre un faro di democrazia per il nostro Paese, fulcro centrale del sentimento patriottico e democratico che ha sempre caratterizzato l’Italia, dal 1946 ad oggi, pur peccando, spesse volte, di qualità e di decoro istituzionale.
Il mio intervento di oggi è dovuto alla necessità che i cittadini hanno nei confronti della politica, una necessità tinta di nero, per il luttuoso senso di smarrimento che nessuno può scongiurare se non proprio la politica stessa.
La catastrofe politica ha toccato dei punti importanti per il nostro vivere e per la nostra società. Cominciando dalla scuola, fino al lavoro, passando per i numerosi tentativi di scardinare la Giustizia Italiana.
I miei più sentiti ringraziamenti vanno al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e ai lavoratori precari, vero motore dell’economia nazionale.
Questo 2011 sarà un anno che difficilmente dimenticheremo, da una parte per i festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità del nostro bellissimo Paese, ma dall’altra per una vicenda che profuma di libertà, la sfida dei ribelli verso Gheddafi in Libia.
La politica deve riprendere a vivere e far sognare i cittadini. La politica deve necessariamente essere civilizzata, la classe dirigente del nostro Paese non può sentirsi estranea alle vicende che toccano il nostro benessere e il nostro sistema sociale. Chiunque abbia una posizione di rilievo nel nostro Paese deve necessariamente comprendere l’importanza di aprire all’innovazione e di chiudere definitivamente ad aspetti obsoleti come il nucleare, passando anche ad una revisione di riferimenti legislativi di vecchissima data, per ridare respiro alla nostra economia e al nostro spirito d’iniziativa.
E con questo discorso che mi rivolgo a voi, precari, si spera, del Parlamento. Precari perchè quest’aula deve essere per tutti voi un momento di passaggio, un momento di lavoro intenso ma che poi si deve lasciare, per dare spazio ad altri, magari con aspetti diversi e talvolta positivi per la crescita del nostro Paese.
Ho sofferto con tutto me stesso quando, in un determinato momento di questa legislatura, il Sen. D’Alia e l’On. Carlucci, hanno tentato di mettere il bavaglio alla rete e a tutte quante le persone che la popolano. Mai e poi mai, in sintonia con la Carta Costituzionale, si dovrà toccare la libertà di opinione e di parola. La libertà è sacra e il popolo libico ci sta dando una forte lezione di libertà e di riscatto sociale.
Noi siamo italiani, siamo il Paese della Cultura e non possiamo spegnere il fuoco del sapere e dell’arte. Il turismo in Italia è solamente effetto delle meraviglie che custodiamo nel nostro territorio. I cittadini stranieri ci gridano a gran voce di non abbandonare a se stessi, tutte le opere storiche ed artistiche della Nazione.
Siamo pronti al riscuotere il successo? Il tanto sudato premio di tutti gli italiani? Se lo vogliamo tutti, tutti quanti dobbiamo abbandonare il forte attaccamento alle poltrone e dirigere l’immenso egoismo che noi uomini puntiamo su nomine e denaro, su un aspetto comune e di vitale importanza per tutti: la crescita del nostro Paese.
W la Democrazia! W i Cittadini Italiani! W l’Italia intera!