Tag: petrolio

  • Il profitto ha portato l’uomo a non curare più l’ambiente, quindi a non prendersi cura di casa propria. Pensate voi, come se, per guadagnare, affittasse la vostra casa a qualcuno e quel qualcuno cominciasse a rompere muri e suppellettili.
    A pensarci bene, nulla è più simile ad una devastazione: per nessuna cosa al mondo, il deturpamento dell’ambiente, può essere giustificato.
    Da quanto riportato su delle documentazioni, pare che il petrolio presente nel sottosuolo marino dell’Adriatico, vicino alle coste pugliesi, sia una quantità pari a quella consumata dall’intero Paese, in un solo mese. Inoltre, la qualità del greggio è classificata come “scadente”. A questo punto, mi viene spontaneo, rispondere ai tifosi dell’oro nero: se ci fosse stato un guadagno consistente, e come dite voi, le piattaforme fossero state installate a 20Km dalla riva, come mai, tutte le istituzioni pugliesi, dalla Regione, ai Comuni, passando per le Province, hanno aderito alla manifestazione del 21 gennaio? Una bandiera indegna, quella dell’ecologia? E perché?
    Mettiamo da parte la logica del guadagno e siamo un pochino più lungimiranti, non solo sul piano economico, ma sul piano ambientale ed ecologico.

    IO IL 21 GENNAIO 2012 SARO’ A MONOPOLI, IN DIFESA DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO.

  • Sforzi da gigante, dell’uomo progressista ed innovatore, vengono attaccati da messaggi di “allerta” dell’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries), associazione internazionale di tutti gli Stati esportatori di petrolio, tra cui ricordiamo l’Iran, Iraq, Indonesia, Ecquador, Emirati Arabi Uniti, Libia e altri Stati, prevalentemente africani e orientali. L’OPEC ha paura di vedere il proprio PIL (prodotto interno lordo) diminuire di gran lunga rispetto alle aspettative precedenti, che vedevano, addirittura, un aumento di esso entro il 2030. Il PIL scenderà dal 24% al 44% entro il 2050, in base a cosa? La risposta è molto semplice e per i paesi occidentali, segno di svolta epocale, frutto di battaglie e di trattati ecologici: l’utilizzo di combustibili naturali a basso tasso d’inquinamento, di altri prodotti chimici, insomma, tutto ciò che non sia petrolio (o carbone, si spera). Il prezzo del greggio, attualmente (datato a 12 ottobre 2010) è di 81,74 $/barile, ma, l’OPEC spera in un rialzo entro il 2020, dovuto ad un consistente sviluppo economico, tra gli 85 e i 110 dollari al barile, per poi passare ai 138$ al barile entro il 2030. Fin qui tutto bene ma, considerando le previsioni negative, il prezzo del petrolio non salirebbe oltre i 50-60$ al barile entro il 2020, per poi passare ai 70 dollari al barile entro il 2030. Il concetto di sviluppo, ormai radicato nei difficili rapporti con il territorio internazionale e soprattutto, considerando la forte dipendenza dei paesi arabi, africani e alcuni indo-europei all’estrazione del petrolio, presente nel proprio territorio, ci fa pensare a come l’economia sia incentrata sull’esportazione di greggio e soprattutto in base all’andamento del prezzo di esso. Dobbiamo sviluppare il concetto, difficile ma possibile, di una terza rivoluzione industriale, altrimenti precipiteremo assieme al petrolio e al declino di organizzazioni internazionali di controllo di export di greggio.