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Ho usato parole molto dure contro i FutureDem, contro la loro organizzazione, e quello che pensavo, continuo a farlo – perché credo che di giovanile ce ne sia solo una e che questa abbia tutti gli strumenti per incrementare la partecipazione e il coinvolgimento di nuovi ragazzi – ma una cosa è certa: mi sarei fatto in quattro per dare loro la possibilità di discutere, di fare proposte, di organizzare la scuola che in queste ore si sta tenendo a Canosa.
Questa è la mia cultura politica. Rispetto, pluralità, comunità.
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Mi auguro solo una cosa: che non si arrivi ad una contrapposizione “noi/loro”. Il PD è bello perché è plurale, ma arrivare ad osannare le iniziative di una corrente, considerando le altre solo come polemiche e ridicole, è davvero orripilante. Questo partito sta perdendo il lume della ragione, ormai non c’è più la cultura politica di una volta.
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E svendere il PD? (aggiungo io)
A chiederselo è Francesco Cundari, su Left Wing. Dategli una lettura.
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Sin da subito dopo le primarie, ho pensato che essere fautore di una linea politica costantemente in contrasto con la maggioranza (che non avevo votato), non era al caso mio, soprattutto perché – e qui lo dico a tutti coloro che si chiedono come mai – dentro di me c’è un attaccamento forte al Partito Democratico, dovuto proprio al suo spirito, alla sua struttura, al suo dinamismo (mente chi dice il contrario), oltre ovviamente perché mi riconosco a pieno nella Carta dei valori.
Detto ciò, non riesco a capire come si possa strutturare una polemica nei confronti del Presidente del Consiglio, basandosi sulla vicenda che ha coinvolto il padre di Renzi, Tiziano, il quale è stato inserito nel registro degli indagati per una presunta bancarotta fraudolenta. E quindi? A parte che è segno di buon senso, non strumentalizzare, verso i figli, le colpe dei padri e delle madri, ma credo che sia arrivato il momento di incominciare una discussione un pochino più consistente e piena di contenuti. C’è chi lo sta facendo, soprattutto sul lavoro, e va benissimo così. Ma attenzione a non inciampare, soprattutto a chi è esterno al PD e cerca ogni cosa per confutare tesi a sostegno del partito e scelte varie. Criticate il partito, fatelo perché solo così potrà crescere e migliorare, ma fatelo basandovi sui contenuti, su situazioni di circostanza, su un’attenta analisi politica che possa aprire discussioni interessanti.
Amo la politica fatta con buon senso ed elaborazione politica. Mi piace l’idea delle riviste politiche – anche online – dove il dibattito e forte e dinamico. Ve ne consiglio due: Left Wing e EUtopia.
Del resto, occupiamoci in un secondo momento.
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Ieri i Giovani Democratici della Puglia, in risposta a Michele Emiliano (vedi tweet), hanno annunciato la loro massima disponibilità a partecipare alla stesura del programma elettorale del Partito Democratico, in vista delle prossime Elezioni regionali.
@g_minervini scriviamo il programma mettendo insieme i giovani dei Bollenti Spuriti, i GD e tutti i circoli del Pd. Un programma dal basso.
— Michele Emiliano (@micheleemiliano) September 9, 2014
Fin qui, niente di strano, se non fosse per le polemiche nate a seguito dell’annuncio. Polemiche che, devo dirvi la verità, mi hanno lasciato un po’ perplesso e adesso vi spiego perché.
Essenzialmente l’accusa verte sul presunto tatticismo utilizzato dai GD per “tenersi buoni entrambi i candidati” e per ottenere “qualche posto”.
Cosa c’è di strano nel vedere l’organizzazione giovanile del Partito Democratico che collabora, con i dirigenti e la base del PD, alla stesura del programma elettorale del partito a cui appartiene? Veramente non capisco!
L’organizzazione giovanile non può schierarsi con nessun candidato, non lo fa per rispetto delle persone che la compongono, per lo spirito democratico che tutti noi custodiamo. Come può qualcuno imporre ad un altro chi votare?
Abbiamo risposto all’appello di Emiliano perché vogliamo metterci al servizio del nostro partito, del nostro territorio. Nessun tornaconto, nessun doppio gioco, nessuna poltrona da preservare. Sui territori, lì dove abbiamo eletto giovani amministratori, l’abbiamo fatto senza chiedere il permesso a nessuno, l’abbiamo fatto con le nostre forze, con le nostre capacità.
Durante lo scorso congresso nazionale, i Giovani Democratici, in quanto organizzazione, si sono dimostrati neutrali, pur avendo, al loro interno, sostenitori di Renzi, Cuperlo e Civati. Noi utilizziamo una teoria molto semplice: ognuno pensa con la propria testa, si lavora insieme per il partito e la Puglia, ma scelte che riguardano il voto personale e l’individuazione della linea politica generale, non implicano “voti militari”, come è, purtroppo, solito fare in politica. Noi non siamo convinti di quel modo di operare.
Anche per le Regionali del 2015, alcuni GD sono schierati con Emiliano, altri con Minervini. Ed è bello così, perché c’è discussione interna, perché c’è una visione a 360° della politica.
Finite le primarie, il 30 novembre, il PD deve rimanere PD, cioè un partito plurale. Faccio un annuncio shock per chi crede di essere in un sistema politico bipolare: il Partito Democratico italiano, dalla sua ala destra a quella sinistra, dimostra avere diverse sfumature, ma una base ideologico-politica uguale. Non siamo mica come i Democrats americani. Per questo parlare di candidati con programmi “alternativi” mi fa sorridere, perché si può avere una visione differente sulle politiche ambientali, ma non penso a tal punto da non avere nulla in comune. Per questo, si discute e il programma va fatto tutti insieme, perché è di un partito che stiamo parlando, non di un movimento o comitato elettorale di un singolo candidato. Ciò che nascerà dalle primarie, da ogni aspirante candidato presidente, mi auguro possa essere l’uno complementare all’altro. Non dobbiamo disperdere la ricchezza politica che noi custodiamo.
Potremo vincere solo se dopo le consultazioni di fine novembre, avremo la forza di ricompattarci e di lavorare su una linea politica comune, una visione della nostra Regione che ci consenta di far crescere, più di quanto già non sia stato fatto, la Puglia. Chi sarà il candidato guiderà tale linea, ma sarà il vero candidato presidente, solo se avrà la forza di non abbandonare le minoranze. Per questo, PD, SEL e liste civiche avranno la possibilità di dire la loro sul programma e di poterlo costruire insieme.E noi, insieme a loro. Perché siamo parte di loro.
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È come mi sento riguardo le Regionali del 2015, qui in Puglia. A partire proprio dalle primarie del centrosinistra.
Arrivisti e bellimbusti, litigi infantili e chiacchiere, lo spettro di un’alleanza con qualche refuso del centrodestra nel caso di una candidatura di Fitto.
Tornerò su questo argomento e mi perdonerete se non sono così tanto presente. L’Università chiama.
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Con che coraggio torniamo a chiamare le nostre feste, Feste dell’Unità?
Il Partito Democratico doveva metterci l’anima per salvare un simbolo della sinistra italiana. Tralasciando la retorica del rinnovamento e della rottamazione becera e finta, credo serva una linea politica alla costruzione e non alla distruzione. Lo dimostra lo sfascio totale di Sel e con Sel, la condanna a morte ricevuta dall’Unità e un partito che ha bisogno di ritornare partito e non di essere una semplice costola del Governo.