Sarà, ma la politica si sta dimostrando incapace, anche, di avviare una svolta. Sono abbastanza infuriato con chi, fino ad oggi, invocava le dimissioni di Berlusconi, senza se e senza ma, mentre oggi, alla luce delle vicende in atto, critica fortemente un Governo che ancora deve insediarsi e rendere noto il programma. Sono stanco di sentire critiche basate sul nulla, senza un briciolo di proposta alternativa. Le Elezioni? Cosa sacrosanta! Io sono il primo a dire di andare al voto, ma se ognuno di voi, sfoderasse la sua indole da opinionista, capirebbe perfettamente la difficoltosa cerimonia che precederebbe la scelta diretta degli elettori: un’estenuante campagna elettorale, lunga e piena di rancori e pezzi di vecchia politica ancora alle calcagna.
Non sopporto chi spara a zero su tutto e tutti. Anche io ho i miei dubbi sulla funzionalità di un Governo di soli tecnici, tutti appartenenti ad una classe dirigente di non poco conto, ma è anche vero che, ad altri mesi di vuoto totale e di baratro economico, far muovere qualcosa, cercando, ovviamente, di trovare soluzioni condivise dal Parlamento, sia la cosa migliore, per uscire dalla crisi. È ovvio affermare la necessità di prendere decisioni che non siano di stampo esclusivamente tecnico-governativo, e che il Parlamento e quindi tutte le forze politiche possano dire la loro e fare proposte innovative per il Paese.
Un’altra cortesia: con la fine del populismo berlusconiano, spero vada via anche la demagogia della politica italiana. Non è possibile sentire apprezzamenti al Presidente della Repubblica quando richiama la classe politica all’ordine, e poi critiche sulla sua scelta di nominare (strategicamente) Mario Monti, senatore a vita, come messaggio implicito per la costruzione di un nuovo Governo. Napolitano non è un sempliciotto, l’ha dimostrato sempre e sempre lo dimostrerà, non per questo, non lo si possa definire, ancora, più che mai, un uomo di sinistra, responsabile e garante della legittimità istituzionale. Se Napolitano ha posto la sua fiducia nei confronti del Presidente della Bocconi, qualcosa vorrà pure dire. Ci siamo fidati di Napolitano fin’ora, facciamolo anche adesso.
Nel frattempo, pensiamo a creare una vera alternativa, con la speranza che la sinistra maturi un senso di responsabilità e non faccia capricci intestini inutili. Il PD e l’intero centro-sinistra, da domani si riunisca e crei il programma elettorale, faccia le primarie e si prepari al giudizio degli elettori! Ognuno di noi farà la sua parte, in questo periodo storico intenso e che, sono sicuro, sarà riportato nei libri di storia. Tutti siamo bravi a fare la morale, ma mai nessuno si guarda allo specchio.
Chi ha distrutto le prospettive di questo Paese, faccia un passo indietro, a livello nazionale, ma soprattutto, a livello locale! Via dalle poltrone! Dobbiamo spolverarle e ridarle dignità! Via dai partiti, se non si è in grado di essere garanti del rispetto reciproco! Via dalla politica, se non si è in grado di comunicare alla gente le proprie intenzioni! Via da tutto! Spazio a chi, al primo posto, mette la passione per la politica e la Cosa Pubblica! W l’Italia!
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Mi compiaccio quando vedo gente che la pensa come me, sopratutto quando questi sono ad un livello più alto e riescono a fungere da “altoparlanti” verso la classe dirigente attuale. Di cosa sto parlando: ovviamente di politica e ovviamente dell’azione comune che Civati, la Serracchiani e tutti gli aderenti a “Il nostro tempo” stanno portando avanti. Che si scherzi sul fatto che risulterebbe essere una pseudo-corrente, la 17^, per l’esattezza, non duole alla pancia, se di satira si tratta, ma che si possa scherzare su un fatto reale come questo, mi lascia alquanto amareggiato, non tanto per la battuta, ma per la reale situazione in cui vive il PD.
Mi chiedo cosa comporterebbe se, in un futuro non molto remoto, il Partito Democratico che risulta, ad oggi, il primo partito in Italia, andasse al governo di questo Paese. Un ministero per corrente? E gli alleati? Sinceramente spero che il PD, a livello nazionale, trovi la giusta via, cosa che incomincia ad intravedersi, grazie al lavoro, di non poco conto, del Segretario Bersani, unico, al momento, in grado di tenere unito il partito sulle diverse tematiche.
Cosa buona e giusta, direbbe qualcuno, vedere le nuove generazioni pretendere spazio, certo! Cosa altrettanto buona sono le convention organizzate per proporre temi, argomenti e problemi al vaglio dell’opinione pubblica. Ma cosa non rende questi movimenti, due tra questi, quelli di Civati, per l’appunto, e quello di Renzi “il rottamatore”, non credibili? Il modo con cui alcune cose vengono esplicate.
Presi gli argomenti trattati dal sindaco fiorentino, analizzati su un piano puramente politico e senza troppe emozioni al seguito, hanno come risultato un plebiscito di consensi, parlando di cambio generazionale, politiche sociali al passo con i tempi, per non parlare di quelli di Civati e della Serracchiani, dove basta vedere chi ha organizzato, per scorgere un bagliore di speranza in tutto ciò. Non che io sia un “Democratico per davvero” o un “civatiano”, ma penso che se il partito fosse pieno di tanti civati, serracchiani e giovani disposti a tutto pur di servire il proprio Paese e il proprio territorio, al PD si interesserebbero oltre il 50% dei cittadini.
E se a darci conferma del disastro attuale, arriva la notizia del possibile aumento dell’età pensionabile a 67 anni, beh…credo proprio che un esame di coscienza dovremmo farcelo, se non riusciamo a crescere nei sondaggi, mentre il partito di B. scende e tutta quanta la fiducia al Governo, da parte dei cittadini, ha un deficit di dieci punti percentuali e più, rispetto al passato.
Dobbiamo rilanciare il partito, partendo dal contatto diretto con la gente. Se c’è un motivo per cui la politica ha perso consensi e fiducia da parte dei cittadini è perché questa non riesce a figurarsi più come ponte tra il problema e la soluzione dello stesso. Non fermiamoci mai, attendiamo con ansia un confronto serio, ricordando però, che l’errore più grande per noi nuove generazioni, sarebbe quello di fare di tutta l’erba un fascio. Non bisogna mandare via le persone per l’età fisica, ma per l’età mentale. Chi non riesce più ad offrire idee innovative per il Paese, faccia un passo indietro. -
Ieri si è tenuta a Roma la Notte della Rete, una manifestazione a favore della libertà di parola, contro la decisione dell’AGCOM sulla censura di internet. Molti i partecipanti, altrettanti gli internauti che, da più di 200 siti e blog, hanno seguito l’evento in live.
Tra i diversi interventi, c’era l’IdV, con Di Pietro, SeL, la Bonino e tanti altri esponenti politici. Manca qualcuno? Il PD? No, il Partito Democratico c’era, attraverso un messaggio scritto da Bersani, nella quale descrive la rete “ossigeno della democrazia”. Tutto qui? E beh, penso proprio di si. C’era Pippo Civati, che è forse uno dei pochi della direzione nazionale ad usare internet ed avere un blog, aggiornato quotidianamente. Ma Civati non ha l’onere di farsi portavoce dei progetti locali che il partito porta avanti nei territori. Non è accettabile che il progetto sull’Open Source pugliese, costruito e portato in Consiglio Regionale dal PD, venga sbandierato da un coordinatore nazionale di Sinistra Ecologia Libertà, con l’accostamento all’interesse che Vendola ha con lo sviluppo dell’informatica e delle nuove tecnologie (ricordo che Vendola ha firmato un patto con la Microsoft e la Microsoft non ha Open Source). Un compito fondamentale che la classe dirigente del partito non porta più avanti è il raccogliere, descrivere ed elogiare quelle grandi azioni sul territorio che, a mio avviso, potrebbero poi essere sviluppate su scala nazionale e/o riutilizzate in altri territori e regioni.
Bisogna essere consapevoli di questi progetti, e tornando a Stefano Esposito, verrebbe da dire: la linea del partito la si costruisce dalla base. -
Entrando su facebook, questa mattina, ho trovato un post di un mio amico della rete, il quale mi segnalava una vicenda a dir poco squallida, tra un deputato PD e alcuni cittadini, sempre sul social network sopra citato.
Si discute degli scontri in Val di Susa e della presenza dei Black Bloc, confermato dalla polizia e dalla parte pacifista dei manifestanti. Fin qui tutto bene, ma se entriamo nei particolari, troviamo una caduta di stile, che più che caduta, sembra uno sprofondamento abissale, sul comportamento cardine, che ogni parlamentare (almeno), dovrebbe seguire e fare proprio.
Su “Lettera Viola”, viene riportata la vicenda tra Stefano Esposito, deputato PD del Piemonte, il quale ritiene legittimo offendere singoli cittadini che esprimono il proprio parere su questioni di grande rilevanza, come la TAV e i privilegi parlamentari. Qui l’articolo.
Se dovessi esprimere una mia opinione sull’accaduto, ritengo inaccettabile un comportamento di questo genere, ne da un parlamentare, ne da un comune cittadino. Qui si parla di difendere i principi della nostra Costituzione: libertà di pensiero e di parola. “Fallito” è chi non ha la capacità di dialogo, pur ricoprendo un ruolo di così grande importanza. La politica, e quindi la persona che esercita questo dovere, deve ritrovare quella grande capacità di mettersi a confronto con i cittadini, ponendo in discussione tutto e tutti, ma senza attaccare nessuno. Dovremmo ritornare a quei principi delle poleis greche, dove le assemblee avevano una disposizione ciclica ed ognuno parlava, senza interrompere nessuno (vedi talk show) e con il rispetto verso chi la pensa diversamente da se.
Navigando sul sito del parlamentare in questione, saltano fuori, come un pugno in un occhio, i toni polemici che vengono utilizzati su pareri, proposte democraticamente presentate da parte di altri esponenti di partito, come quella di Ignazio Marino, in merito al referendum popolare sulla TAV: “Il Senatore Ignazio Marino deve essersi svegliato da un lungo letargo“, ribadendo la necessità di rispettare la linea di partito, “Sarebbe consigliabile evitare di parlare di cose che non si conoscono o quanto meno informarsi prima sulla posizione del proprio partito“. Come militante del PD e come esponente della giovanile di partito, a livello territoriale, vorrei vedere parlamentari ribadire un rispetto dell’unità su temi di forte rilevanza, più della TAV, come la scuola, l’università e la ricerca, che magari potrebbero contribuire, se sviluppate, la nascita di nuove tecnologie, migliori della TAV, che accontentino tutti. La necessità di trovare una linea unica e condivisa o la si evidenza sempre, oppure no. Non è un optional.
Con le polemiche non c’è serietà, ma solo protagonismo ossessivo e violento. I cittadini, di questo, se ne stanno accorgendo, faremmo bene a prendere esempio dalla base, anzi, io mi sento alla base. -
Ieri sono stato ospite di una conferenza pubblica, organizzata dal PD di Gravina in Puglia, sulle politiche giovanili e sullo sport. Ho parlato di Wi-Fi e di come le nuove tecnologie potrebbero dar vita ad un nuovo modello di sviluppo per i comuni. Il Wi-Fi è sinonimo di un cambiamento involontario, dovuto alla presenza massiccia di persone e di informazioni nel Web. I cavi sono ormai un optional ma non per questo bisogna arrendersi all’idea di vedere l’Italia cambiare le infrastrutture, a partire dalle connessioni. Internet, oggi, necessita di accessibilità universale e soprattutto di efficienza: basti pensare alla grande capacità che la fibra ottica ha di introdurre, nelle case degli italiani, una connessione veloce, efficiente e senza problemi di collegamento. Peccato, però, che nel nostro Paese, il Governo abbia deciso di dirottare 30 milioni di euro dallo sviluppo della banda larga (dei 100 destinati inizialmente) al digitale terrestre, attraverso un maxiemendamento al Decreto Milleproroghe. Sarebbe interessante scoprire le giustificazioni che gli autori di un gesto ignobile, contro lo sviluppo tecnologico in Italia, darebbero a tal proposito. Ma sull’internet “senza fili” c’è chi ci campa e fa propaganda, come il ministro su misura, Brunetta, il quale dichiara di voler inserire il Wi-Fi nelle scuole entro il 2012: ora, mettere il wi-fi nelle scuole è forse una delle priorità nello sviluppo di queste tecnologie, perchè è giusto avviare un nuovo modo di insegnamento e di apprendimento attraverso le nuove tecnologie, ma è anche vero che le scuole sono in pessime condizioni, dal punto di vista tecnologico e quindi è improbabile al 99% che ci possa essere un minimo passo in avanti in questo campo, ma del resto, la scuola non sfrutterebbe il Wi-Fi, perchè incapace di gestire la situazione con gli studenti, non concedendo ai ragazzi la possibilità di usufruire della rete (anche perchè nei compiti in classe accadrebbe di tutto), anche per una insufficienza di strumenti necessari per poter collegarsi al web tramite i nuovi router.
I comuni devono essere i primi a sviluppare tecnologie di questo tipo, dando una possibilità in più allo sviluppo economico-sociale dei propri cittadini, perchè installare una rete Wi-Fi pubblica, significa gestire il settore dell’advertising e della comunicazione, garantire un servizio efficiente di informazione a livello comunale, mettere in diretto contatto istituzioni e cittadini in giro per le strade della città. Volete degli esempi? Internet gratis per delle vie piene di negozi significherebbe, da parte di questi, poter fare pubblicità e inserire offerte in tempo reale, così da attirare gente e far girare l’economia. Wi-Fi pubblico nelle strade e nelle piazze di una città? Se c’è un problema, il comune potrebbe inserire sul sito del comune un settore reclami o uno sportello informativo online diretto, dove il cittadino che è per strada può inviare informazioni dettagliate sul problema. Oltre questi piccolissimi suggerimenti c’è il crescente numero di utenti di internet e soprattutto l’aumento di lettori di e-newspaper, ovvero i quotidiani “stampati” su file e acquistabili ad una cifra dimezzata, rispetto al costo tradizionale.
Lo sviluppo è importante, le politiche giovanili parlano per natura di questo argomento, ecco perchè è importante comporre, quanto prima possibile, un’agenda digitale per l’Italia, da sviscerare e mettere in atto in ogni singolo pezzo di questa Penisola. -
L’Italia è in pericolo. L’Italia è in serio pericolo. La società è allo sbaraglio. I cittadini vedono il proprio reddito scendere a vista d’occhio(-2,7%). I giovani vedono il loro lavoro (precario) sempre più lontano, la disoccupazione giovanile è salita al 29%, dato storico. Il Parlamento non ha più poteri, il dittatore con il passamontagna ha ormai sradicato il senso di quei posti, dove si è fatta l’Italia, dove sono nati i veri progetti per lo sviluppo del Paese. La paura è tanta, non si riesce a comprendere da che parte stare. Il senso dell’umiltà è ormai scomparso, non c’è nemmeno più la dignità di ammettere di aver sbagliato. Tutto questo è stato sostituito dalla superbia e dalla faccia tosta di negare la realtà, di negare le parole trascritte dalle intercettazioni. Le televisioni sono impantanate in un contesto melmoso, fatto di servitù politica e di lecchinaggio a tutto spiano. Annozero fa un unico errore: lascia troppo spazio a puttane e papponi e non si occupa di sondare il territorio, di effettuare un’indagine giornalistica degna di una trasmissione da 7 milioni di telespettatori. L’alternativa al berlusconismo doveva essere il centro-sinistra, ma qui pare essere la nuova destra di Fini. Che dolore atroce al popolo riformista di sinistra, che dolore atroce a chi ha creduto in un progetto. L’ipocrisia è in tutti noi, ognuno di noi ha qualcosa dentro di se che lo rende impocrita, purtroppo, nel momento meno opportuno. Il centro-destra italiano è stato mangiato vivo da Berlusconi, ma la sinistra è stata divorata in un sol boccone dall’anti-berlusconismo. Il Partito Democratico perde sempre consensi, pur perdendo credibilità anche il PdL e la Lega. Il partito più grande d’Italia ha un nome e governerà il Paese nella prossima legislatura, si chiama il Partito dei Cittadini Incazzati, il partito degli astensionisti. Gli astensionisti sono coloro che affrontano la situazione con un forte gesto politico, molto di più di quello che sembra. La situazione è paradossale, in un sistema democratico, basato di forti divergenze tra destra e sinistra, se una parte perde consensi, l’altra ne trae vantaggio, facendo suoi i voti degli scontenti. In Italia è tutto diverso, come sempre. Il grande centro, in realtà è una farsa, un’orgia politica, nata con l’unico scopo di portare i partiti che la compongono al Governo. Un partito che durerebbe 10 min, 6 se all’interno c’è anche il Partito Democratico. La sensazione di smarrimento nel più grande partito di sinistra è forte, a dimostrarlo sono anche i Giovani Democratici di Tivoli, con la loro lettera di addio al PD e l’annuncio del passaggio a SeL. Dovrei parlare di partiti? I partiti sono troppi e troppi rimarranno fino alla caduta della Seconda Repubblica. La Prima è stata la Repubblica delle coalizioni post-elezioni, la Seconda quella del leader al comando della coalizione. Ma dopo cosa accadrà? Si avvierà un nuovo processo, o si ritornerà indietro? Ci sarà una Terza Repubblica? Quella fondata sulle idee e sui progetti comuni o si ritornerà alla Repubblica della DC e del compianto PCI? Il consenso pare essere l’unico pane dei partiti. Tutto viene fatto esclusivamente per quello, ma se una determinata mossa, magari positiva per il Paese e per rilanciare, ad esempio, l’economia è impopolare, non si fa. Meglio il populismo, meglio sparare fesserie a tempo record. Tutta l’Europa si prende a braccetto per risollevare l’economia del continente, per salvare l’Euro dalla speculazione, ma l’Italia preferisce parlare, solo ed esclusivamente, di giustizia. Chissà per quale motivo. Io sono stanco di sentir parlare di lodo, legittimo impedimento, leggi ad personam, voglio sentir parlare del mio futuro. Voglio accendere la tv, guardare Ballarò e sentir parlare Bersani del futuro dei ragazzi di questo Paese, voglio sentir dire da un esponente dell’opposizione di essersi stancato di parlare di puttane, consigliere regionali e ministre. Voglio sentir dire da un esponente dell’opposizione che se il programma ha come tema i fatti personali del premier, lui non parteciperà alla trasmissione. Voglio sentir dire questo, voglio capire da che parte stare. I cittadini si stanno mobilitando, il 13 febbraio a Roma e in tutta Italia ci sono state manifestazioni per la salvaguardia dei diritti e della dignità delle donne. Io amo le donne. Amo il loro modo di essere, di saper interpretare il mondo. L’uomo senza la donna è perso. Se Dio creò la donna da una costola dell’uomo, significa che senza quella costola noi crolleremmo all’istante, come invertebrati. In tutta la Penisola, c’è una raccolta firme in corso, per chiedere le dimissioni di Berlusconi. Anche qui andiamo divisi. Anche qui il PD ha i suoi moduli e Rifondazione Comunista i suoi. Ma perchè sono sempre gli stessi a fare queste cose? I cittadini sono stanchi! L’Italia dei Valori e Sinistra Ecologia e Libertà hanno aderito all’iniziativa firmando i moduli dell’altro partito, senza creare dei propri moduli, con testi differenti e con una matrice politica un po’ diversa. Pensate che i cittadini siano contenti nel vedere questo scempio? Io sputerei per terra. L’ipocrisia di chi guida è tanta. I paraocchi di chi è alla base, immensi. Non ci accorgiamo che chi chiede sacrifici, non ha mai sentito la necessità di dare l’esempio. Il predicare bene e razzolare male, porta ad un’unica strada, quella della fine. Berlusconi ne è l’esempio, il 6 aprile sarà processato e se fino a quel momento, non si sarà fatto una legge ad personam, sarà la fine per colui che, più di tutti, ha preso in giro l’Italia. Dall’altra parte del Mediterraneo sta accadendo qualcosa di bellissimo. I dittatori sono schiacciati dal Popolo, con la P maiuscola. Anche in Iran e Algeria è iniziata la rivoluzione. Dobbiamo avere coraggio e soprattutto capacità di credere in qualcosa di remoto, ma che prima o poi potrà toccarci e cambiare la nostra vita. W l’Italia. W il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. W il Sud. W il Nord. W il Centro. W le Isole. W Noi. W chi ha voglia di cambiare.
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Caro segretario Bersani, chi ti sta scrivendo è un ragazzo, un semplice studente di periferia che come tutti, malgrado i tempi, ha dei sogni nel cassetto e vorrebbe vedere un Paese pronto a prendere per mano progetti di vita, iniziative e farli diventare realtà, una realtà per tutti. Ho deciso di scriverti questa lettera, una iniziativa che molti altri miei compagni, anzi, nostri compagni, hanno preso, cercando di lanciare un messaggio che però, peccato, nessuno ha saputo percepire. Eʼ scontato dirti che il mio timore più grande è quello di vedere, ogni giorno di più, il Partito Democratico, il mio partito, il partito di milioni di italiani, essere piegato in due dai dolori forti che dirigenti, ad ogni livello, alimentano senza esclusione di colpi. Ecco, è di quei milioni di italiani che, nonostante tutto, sostengono ancora un sogno iniziato quasi 3 anni fa, di cui ti vorrei parlare . Eʼ iniziata male la strada del PD, nessuno lo può negare, abbiamo perso le politiche del 2008, ma non tanto facili sono stati i primi chilometri percorsi, non a causa di ostacoli piazzati lì dalla parte politicamente avversa, ma per colpa di qualche corridore che, pur di arrivare prima degli altri, ha fatto sgambetti a tutto il gruppo. Ma sappiamo essere fieri di appartenere alla sinistra italiana? Una cultura politica, invidiabile da tutti, tramandata da un partito storico, quale il Partito Comunista Italiano, non può affiancarsi ad una cultura cosiddetta “centrista”. Il centro non esiste. In qualsiasi cosa, si è o di sinistra o di destra. La via di mezzo mi fa paura, sembra quasi un paradiso fiscale della politica, dove non interessa da che parte vieni, lʼimportante è che sei lì, con loro, ad aspettare che qualcuno ti corteggi, unʼammucchiata insomma. Che termine brutto, soprattutto in questo periodo. La Presidente Bindi, quando va in televisione, con estrema tranquillità e sicurezza dice che le prossime politiche le vinceremo ad occhi chiusi. Siamo destinati a vincere. Tutto ciò mi incuriosisce, ma temo la smentita, non dai giornali, ma dal Popolo. Pensi sia questo il PD vincente? Pensi sia veramente questa lʼalternativa a Berlusconi e al berlusconismo? Pensi che basti unʼorgia (termine molto usato dalla politica negli ultimi mesi) di alleanze? Ma guardatevi! Anzi, guardiamoci! Eravamo coloro che, tempo fa, quando Rutelli abbandonò il partito dicevamo: “Eʼ la sua fine. Non saprà dove andare. Il suo progetto politico non avrà seguito. Il suo amore verso il PD era finto, sin dallʼinizio.”. Cʼera anche chi lo chiamava traditore. Ora, anno 2011, siamo noi a corteggiare i centristi. Ma forse non ricordate che tra i suoi leader, il “grande centro” ha proprio il vecchio co- fondatore del PD. Bersani, sii autonomo, anzi, non lo essere. Non lo essere perchè devi dar retta alla vera componente forte del partito. DʼAlema? Assolutamente no. I vertici devono solo fungere da amplificatori, da esecutori del volere della base. I circoli esistono per questo: nascono e vivono progettando ed analizzando la politica locale, vivendo lʼItalia del lavoro nelle fabbriche, della scuola a pezzi, del futuro distrutto, dellʼimmigrazione, del terrore leghista. Tutti insieme, questi circoli costituiscono il PD. Il vero PD. Si proprio così, il “vero”, perchè quello che si vede in tv e sui giornali non è altro che un ologramma deformato. DʼAlema vuole assolutamente andare alle elezioni con lʼUdC. Letta dice che il partito è prontissimo ad appoggiare un governo fatto da Tremonti o da Maroni. Ma le sentite le parole quando le pronunciate? Ma pensate mai a noi? Semplici tesserati? Siamo stanchi di dover difendere la dignità del simbolo del Partito Democratico e tutto ciò che rappresenta, di giustificare e coprire montagne di vostre eresie. Siamo stanchi di sentirci presi in giro quando, parlando di politica con nostri amici, diciamo di essere tesserati. Sta per incominciare il tesseramento 2011. Pensate ci sarà un incremento delle tessere? Se continuate di questo passo ci saranno solo un numero esorbitante di sostenitori indignati, e tanta, tanta amarezza. I tanti fallimenti che dalle primarie di Milano e Cagliari, per citarne due, sono venuti fuori, non penso siano solo riferite ai vertici regionali e locali, credo che sia uno schiaffo moralealla vostra linea politica. Confusa e non chiaramente di sinistra, anzi, per certi versi, per niente di sinistra. Ecco cosa vogliamo, un Partito Democratico di Sinistra. Che sia guida della coalizione di centro-sinistra e non di “centro”, che guardi allʼItalia dei Valori, a Sinistra Ecologia e Libertà. Se credi, caro Bersani che non sia così, organizziamo dei referendum interni, quelli veri, quelli delle scelte politiche, quelli che contano. Forza, vediamo chi ha ragione. Vediamo se i Democratici dʼItalia vogliono essere di sinistra o di centro. Vediamo se ci sarà coerenza politica o una mercificazione del voto e delle alleanze.
E così come lʼItalia è impantanata nel berlusconismo, così il PD è ingarbugliato in una frenetica confusione politica. Così come Berlusconi deve andar via dal governo del Paese, assumendosi le sue responsabilità, anche qualcuno dei nostri dirigenti deve avere lʼaccortezza di far nascere, finalmente, il vero Partito Democratico, lasciando la propria poltrona e aprendo una nuova svolta interna. Se non cambiamo noi, non cambieremo lʼItalia.
Davide Montanaro
un semplice tesserato
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Rivedendo le dichiarazioni di voto al Senato, del DDL Gelmini, mi fa riflettere su quanto ci sia di anti-politico nella politica stessa. Palazzo Madama aveva assunto le sembianze di uno stadio, o di un pollaio, fate voi.
La senatrice Finocchiaro (vedi video) viene assalita dai senatori della maggioranza, mi chiedo se c’è differenza tra questi gesti e gli attacchi fatti alla sede della Lega e alla sede del PD Sicilia (di cui vorrei parlarne un attimo), in questi ultimi giorni.
Penso sia necessario approfondire la questione “violenza” in politica, penso che un principio cardine della politica debba essere il rispetto del diverso e di ogni singolo individuo. Ciò che è accaduto alla Finocchiaro non è solo da attribuire a quel momento: penso sia necessario diffondere questo significato a tutto quanto il sistema politico italiano e comprendere quanto ci sia di simile, ogni giorno, nel nostro Paese. Partendo dal gesto alla Finocchiaro, fino ad arrivare allo scherzo, poco simpatico, fatto durante la notte del 30 dicembre a Nichi Vendola. Quanto sta accadendo in questo periodo, in Italia ovviamente, è allucinante, solo a pensare che stiamo per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia e che abbiamo allo stesso tempo ministri facenti capo ad un partito, la Lega Nord, che di Unità ne vuol sentir parlare poco o niente, anzi per nulla al mondo.
Cosa dovrebbe essere il Parlamento? Mi chiedo a cosa servano due Camere, due Aule Parlamentari, se non a portare la voce del Popolo nei luoghi del potere. I Cittadini non eleggono nessuno per fare i bifolchi doppio-giochisti in un seggio del Senato. La maggioranza al Senato declinava un senso di smarrimento o di totale assenza del sistema nervoso centrale e di tutto quanto il buon senso che, almeno il politico deve avere.
Attentato alla sede del PD della Sicilia e della sede provinciale dello stesso partito palermitano: solo un cenno ai telegiornali, il Tg1 non lo nomino nemmeno, quello è un organo di propaganda o, termine alternativo, macchina di “slinguazzamento” politico da parte di uno pseudo direttore, non che servo di B., tanto per cambiare. E Maroni? Oggi sui giornali nazionali, titoloni gridavano “Maroni: Attentato alla Lega è attentato alla democrazia”, mi chiedo dove siano andati a finire le dichiarazioni del Viminale e/o direttamente del suo titolare, riguardo l’attentato alla sede del Partito Democratico della Sicilia, non è attentato politico quello? Non è attentato alla democrazia, anche quello?
“Ogni nazione ha il governo che si merita“, così diceva Joseph de Maistre ed io ci aggiungerei anche “il politico rispecchia i suoi elettori“, peccato però che la nazione in questo caso si chiami Italia e soprattutto il popolo (attivo ed elettore) che le da consistenza sia infuriata per la perdita del proprio futuro e soprattutto senza uno stipendio di 15.000 € (alla Camera) e 17.000 € (al Senato), e un iPad sotto l’albero di natale, offerto dal buon Paese senza lacrime.
Buon 2011 a tutti. A chi gli fa piacere.