Tag: Partito Democratico


  • Discolpatevi!

    discolpatevi

    La Giunta per le Elezioni e l’Immunità parlamentari del Senato ha colpito al cuore un’intera comunità, quella della Città di Molfetta, a cui sento di dichiarare la mia più fervida vicinanza per quanto accaduto.

    Ieri sera si è consumata un’ulteriore farsa, ai danni di tutti i cittadini onesti, che amano il proprio territorio e che hanno ricevuto uno schiaffone in faccia, per il NO all’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni a carico del Senatore Antonio Azzollini (NCD), ex-sindaco di Molfetta, indagato per lo scandalo del porto della Città di cui era primo cittadino.

    Un vero schifo a cui dovranno rispondere soprattutto i componenti del Partito Democratico:

    • Stefania PEZZOPANE;
    • Giuseppe Luigi Salvatore CUCCA;
    • Rosanna FILIPPIN;
    • Nadia GINETTI;
    • Doris LO MORO;
    • Claudio MOSCARDELLI;
    • Giorgio PAGLIARI.

    Il relatore, a favore dell’autorizzazione, il Sen. Felice CASSON (PD) si è dimesso, giustamente, dal ruolo, auto-sospendendosi dal gruppo. Si faccia chiarezza e, oltre a far scricchiolare la sedia ai senatori di cui sopra, ci aspettiamo che l’Aula corregga il tiro e autorizzi la richiesta della Procura di Trani.


  • Rispetto. Pluralità. Comunità

    Ho usato parole molto dure contro i FutureDem, contro la loro organizzazione, e quello che pensavo, continuo a farlo – perché credo che di giovanile ce ne sia solo una e che questa abbia tutti gli strumenti per incrementare la partecipazione e il coinvolgimento di nuovi ragazzi – ma una cosa è certa: mi sarei fatto in quattro per dare loro la possibilità di discutere, di fare proposte, di organizzare la scuola che in queste ore si sta tenendo a Canosa.

    Questa è la mia cultura politica. Rispetto, pluralità, comunità.


  • Perdere il lume della ragione

    Mi auguro solo una cosa: che non si arrivi ad una contrapposizione “noi/loro”. Il PD è bello perché è plurale, ma arrivare ad osannare le iniziative di una corrente, considerando le altre solo come polemiche e ridicole, è davvero orripilante. Questo partito sta perdendo il lume della ragione, ormai non c’è più la cultura politica di una volta.


  • Province, una porcata annunciata

    Mentre su Twitter si consuma un piccolo teatrino (vi invito a leggere tutta la discussione)

    Nel ribadire la mia ferma convinzione che problemi di questo genere non possono essere oggetto di tweet ma di serie discussioni attorno ad un tavolo, io credo che bisognerà evitare di mettere in soffitta questo caso, ne ora ne mai, e la voce unica del PD (quello vero) deve invocare le dimissioni di chi è stato il responsabile politico dello scempio accaduto a Taranto, in occasione dell’elezione del nuovo Consiglio provinciale, secondo il disegno di Delrio.

    Oltre a giudicare, per l’ennesima volta, la nuova riforma delle Province come una grandissima porcata, vi invito a leggere il comunicato dei Giovani Democratici Terra Jonica.


  • È stato più forte di me

    Dovevo postarlo. Non sono riuscito a resistere. L’intervento di D’Alema, sul Jobs Act, è stato un fiume in piena e, può piacere o no, uno dei migliori della Direzione di ieri.
    Ha detto cose condivisibili, che non andrebbero scartate a priori solo perché a dirle è l’anti-Renzi per eccellenza, anzi, facciamone tesoro.

    Ovviamente ne sceglierò altri, nel corso della giornata.


  • C’era una volta l’affluenza

    emilia-pd

    Nella Regione simbolo della Resistenza, della presenza storica della sinistra nel nostro Paese, lì dove nacque l’Università più antica d’Europa, laboratorio della cultura europea, lì dove il Partito Democratico ha voluto organizzare la Festa nazionale dell’Unità, lì, in Emilia-Romagna, dove gli iscritti al PD sono più di 70.000, le Primarie – aperte a tutti, iscritti e non iscritti – hanno registrato la partecipazione di 58.119 votanti, a fronte dei 155.000 delle parlamentarie del dicembre 2012 o dei 350.000 delle primarie tra Bersani e Renzi (sempre 2012) e quelle dell’8 dicembre scorso.

    Dovendo leggere i dati, a caldo direi che o c’è stata un’epidemia di virus intestinale, oppure i cittadini dell’Emilia-Romagna hanno pensato a quattro ipotetiche motivazioni per non andare a votare:

    1) Scontato vinca Bonaccini: non ha senso andare a votare e “pagare” per un risultato già scritto in partenza, contro l’ex-sindaco di Forlì, Roberto Balzani;

    2) Bonaccini prima era con Bersani e adesso sta con Renzi: può aver giocato il fattore “credibilità politica” del Segretario regionale, dopo il balzo da Piacenza a Firenze;

    3) O Richetti o morte: il ritiro della candidatura di Matteo Richetti – giustificata dalla presenza di indagini sulla sua persona, quando in realtà alcune sue dichiarazioni avevano lasciato trapelare forti pressioni da Roma – possono aver disperso l’attenzione sulla competizione, facendo sedere comodamente sul divano gli emiliani e i romagnoli per tutta la giornata di ieri.

    4) Il PD non mi stuzzica: tutto questo trambusto sull’art.18, tutti i complimenti di Brunetta e Berlusconi sull’operato del Governo (soprattutto nell’ultimo periodo) possono aver spostato l’immagine (e l’asse) del PD più a destra, allontanandosi dai sentimenti del “popolo delle primarie”, scoraggiandolo ad andare a votare, o incattivendolo, costringendolo a non votare pur di dare un segnale forte al partito.

    Quattro ipotesi a cui se ne aggiungeranno altre e probabilmente sarà così e nessuna di queste è quella giusta, fatto sta che da quel dato dobbiamo ripartire, comprendere cosa abbia potuto portare a questo flop e risolverlo, prima che sia troppo tardi.


  • Svalutare l’Italia?

    E svendere il PD? (aggiungo io)

    A chiederselo è Francesco Cundari, su Left Wing. Dategli una lettura.


  • Primarie da incubo. Viva le Primarie!

    Negli ultimi due mesi, mi sono affezionato ad una serie tv americana, ormai non più in produzione. Parlo di “The West Wing“.
    Nella sesta stagione, va in scena la campagna elettorale per le primarie per i candidati alla presidenza, sia per i repubblicani, che per i democratici. Vi starete chiedendo cosa ci sia di così tanto clamoroso in tutto questo. Bene, niente. Proprio niente, perché negli Stati Uniti le primarie sono un passaggio fondamentale per i partiti, perché sono lo strumento principale per misurarsi e confrontarsi con la propria base. Un dono immenso.

    Ieri, Matteo Richetti ha annunciato la sua candidatura a Presidente dell’Emilia-Romagna, sbaragliando ogni possibile accordo che avrebbe avuto come risultato una possibile candidatura unica. Richetti dice una cosa sacrosanta: i candidati li scelgono i cittadini e non le segreterie di partito (per inciso, la stessa logica varrebbe per i parlamentari).

    Da non-renziano, io sono completamente d’accordo con lui. Sono a favore di primarie sempre e comunque, dove i candidati si possano fronteggiare a viso aperto, senza l’ombra dei burattinai romani, senza doppi giochi, senza nessun tipo di pressione e nessun braccio sulla spalla di qualcuno.

    Non ho mai sopportato l’idea di veder catalogate le persone come “renziani”, “dalemiani”, “bersaniani”, “civatiani”, ecc., ma la cosa mi fa imbestialire quando a farne le spese è il dibattito interno, quando non c’è un briciolo di spessore politico nell’idea che abbiamo del Partito Democratico e del Paese.

    Basta pressioni dall’alto, i leader nazionali di ogni corrente, a partire da Matteo Renzi, lascino che le primarie siano uno scontro alla pari tra tutti i candidati, senza apporre il marchio di quella o questa corrente. Facile vincere se si è sul carro del più forte, magari quando non hai le capacità personali per potertela giocare fino in fondo, costruendo una campagna elettorale basata sui contenuti, su un’idea di governo del territorio.
    Ma diciamocela tutta: il carro cammina e presto comincerà a fermarsi, per presentare il candidato “spumeggiante” a questo o quel ruolo, facendo cadere la maschera dell’ipocrisia che ci ha accompagnato per molto tempo, permettendoci di vedere quello che ha combinato la guerra di posizionamento all’interno del PD, dalle ultime primarie fino ad oggi.

    Ma in tutto questo, un episodio di The West Wing mi ha fatto riflettere: l’importanza del non inquinare il voto, l’importanza dell’imparzialità del Presidente degli Stati Uniti (capo del Partito Democratico americano) dinanzi alla competizione elettorale. Un’imparzialità morbosa, a volte, ma importante, per il bene della democrazia, per il bene del nostro partito e per il bene dei territori che vogliamo, dobbiamo governare.

    Viva le Primarie!

    Ps. sulle primarie pugliesi tornerò a parlarne su questo blog, a breve.