Se la tendenza della Direzione Nazionale del PD rimarrà questa, allora la rabbia sarà tale che quando scriverò il post generale, avrò bisogno di camomilla iniettata direttamente nelle vene. L’autoreferenzialità continua ad essere prevalente, si continua a giustificare il tutto senza trovare la crepa nella propria vasca da bagno. Bersani aveva lanciato, questa mattina un messaggio di consapevolezza della situazione italiana, ma a parte pochissimi, molti continuano a prendersela con gli altri. Per non parlare del pallino “Grillo” che per i prossimi vent’anni, prenderà il posto di “Berlusconi“.
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Torno alla newsletter dopo qualche settimana. E mi scuso del prolungato silenzio. Non volevo invadere la vostra casella di posta elettronica come fanno tutti in campagna elettorale: il nostro filo diretto va avanti in molti casi da anni, non è uno spot per prendere due voti. E dopo – alla luce dei risultati – ho cercato con cura di non finire nel tritacarne delle dichiarazioni e dei pastoni studiati con cura dagli addetti ai lavori. […]
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Ecco i punti che Bersani ha proposto per un governo di emergenza che risolva i problemi urgenti e che riporti il Paese alle urne.
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Processare Bersani è quanto di più ipocrita ci possa essere. Processarlo dopo averlo scelto alle primarie e dopo aver sostenuto con il cuore il Partito Democratico è l’errore più grande che si possa fare ad un partito che oggi vive in una situazione di grande responsabilità. Pier Luigi Bersani ha portato la sua onesta e coerente modalità di intendere la politica. Ha sbagliato la campagna elettorale, ma non può essere il diretto responsabile del metodo. Il processo, quindi, se deve esserci e se deve toccare determinate persone, quelle sono coloro che hanno partecipato alla riunione subito dopo e alla classe dirigente nazionale che lo circonda. Ora tutti uniti e non lasciamo il segretario da solo. La responsabilità tocca anche noi, soprattutto noi.
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“La serietà al governo”. Così era scritto nel 2006 sui manifesti della campagna di Romano Prodi, capo di una coalizione che peraltro di serio aveva ben poco da offrire, composta com’era da una miscela che comprendeva i più vieti demagoghi (Antonio Di Pietro, i Verdi di Pecoraro Scanio) e i più spregiudicati trasformisti (Clemente Mastella, Lamberto Dini, eccetera) […]
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La politica subisce, ad ogni elezioni, una sorta di ibernazione. Ad essere ibernati sono, prima di tutto, alcuni soggetti politici bocciati da queste elezioni. Su quello penso in toto sulle elezioni ho già scritto, ma spero solo che il messaggio sia chiaro. Bisogna cambiare rotta e ad ogni livello il Partito Democratico deve lasciare spazio alle nuove generazioni. Spero che durante il congresso possa esserci un vero passaggio di consegne e chi ha già dato, faccia un passo indietro.
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È tutto uno sfacelo. Dal centrosinistra al cervello di chi ha votato di nuovo il pappone di Arcore, non mi sento di escludere nessuno.
Farò delle piccole considerazioni, ennesime, in una giornata in cui la politica è sulla bocca di tutti e tra una settimana molti si dimenticheranno della sua esistenza o riprenderanno a schifarla, come qualcosa che non gli appartiene.
Il PD ha sbagliato. Sarei uno sciocco se non lo ammettessi. Abbiamo creduto che la gente potesse svestirsi da un (mal)costume portato per vent’anni, che potessero percepire nella coalizione di centrosinistra e in Bersani l’unica forza capace di contrastare i problemi dilaganti che attanagliano il nostro Paese. Invece no.
Invece no, perchè la rabbia ha ingrossato le fila di Grillo e del Movimento 5 Stelle, perchè Silvio Berlusconi ha chiamato a raccolta i suoi elettori con le sue solite promesse da campagna elettorale. Dare ora la colpa agli elettori è quanto mai un errore da non commettere, come in passato, perchè non ci darebbe la possibilità di crescere e di comprendere i nostri errori.
Confidando nella onestà di Pierluigi Bersani, sono sicuro che prenderà atto di tale risultato, emulando ciò che Walter Veltroni fece nel 2009, lasciando il posto ad un nuovo corso nel partito, che non avrà nomi e non avrà tendenze, in quanto prematuro poter definire la linea dell’orizzonte verso cui si affaccerà il PD, fatto sta che per il governo del Paese, dopo Bersani, non può non toccare a Matteo Renzi. Lo dicono i risultati delle primarie e soprattutto lo stesso Segretario e quando la ruota gira, dopo Bettola, deve toccare a Firenze nel dare i natali al candidato premier del Partito Democratico. Questo è inevitabile, senza dubbio la migliore offerta che si possa fare all’Italia, per conciliare il riformismo di cui abbiamo bisogno e la voglia di cambiamento.
Perchè dico queste cose, ora? Perchè ho creduto che l’Italia fosse stanca dei personalismi e del populismo, di schiamazzi e false promesse, ma invece no, Berlusconi e Grillo sono lì, più minacciosi che mai. Il rinnovamento sta anche nel fare mente locale di cosa è stato e trarre le dovute considerazioni, cambiare opinione, senza perseverare, sapendo di aver sbagliato, di aver avuto una idea diversa.
Una cosa è certa: chi chiede le dimissioni dei vertici nazionali e regionali del PD, è più che legittimato a farlo e qui lo ribadisco anche io, ma chi pensa di buttare nel calderone i giovani del partito, ragazze e ragazzi con la passione per la politica ed emozioni che non esitano a manifestarsi, sbagliano di grosso. I giovani del partito sono l’unica ragione per cui il PD, soprattutto in Puglia, non è sceso sotto il 10%. Attenzione perchè qualcuno può farsi male e il ring del congresso è ormai alle porte (anche per scadenza naturale), l’importante è che sia ben chiaro un concetto: a nome del PD non dovrà parlare più nessuno di coloro che oggi risiedono nella segreteria nazionale e che hanno una carriera pluridecennale alle spalle. Ce lo chiede la gente e lo chiede al partito una generazione che è stanca di vedere il proprio lavoro, di mesi, anni e con tanti sacrifici, buttati a mare, per colpa di scarso interesse da parte di alti dirigenti e poca lungimiranza nel prendere decisioni.
Dobbiamo prenderci il partito e ricostruirlo da zero.
A chi ha intenzione di fare l’inciucio con il PDL: sappia solamente che sarà la volta buona per un viaggio di sola andata per l’Africa.
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Pier Luigi Bersani a Lecce, ieri, 16 febbraio 2013.