Tag: Partito Democratico


  • Siamo in un Marini di guai

    Siamo in un Marini di guai

    Mi ero promesso di dedicare in questo blog, soprattutto in un momento così intenso per la mia Città, in vista delle Amministrative, spazio alle problematiche di Noci e a quelle che sono le nostre soluzioni, le nostre prospettive. Lasciatemi però fare delle piccole osservazioni su una notizia che mi ha lasciato sconcertato: la candidatura di Franco Marini a Presidente della Repubblica.
    Ora, siccome il mio pallino è sempre quello e siccome al Quirinale non possiamo metterci chiunque ci passi per la testa, ritengo che quello che raffigurò Sandro Pertini a suo tempo – ruolo da collante tra società fortemente delusa dalla politica e quest’ultima, immersa nel marcio – oggi spetti a qualcun altro, qualcuno che sappia, anche solo con la sua elezione, calmare le acque di questa politica becera e di questo ondata di ribellione scarna di contenuti e ricca di voglia di cambiamento.

    Il Pd così si spacca, ormai ce lo dicono tutti e un tentativo di autoconvincimento non fa mai male a nessuno, certo è che fa male alla storia del nostro Paese e al centrosinistra. Cosa sarà successo in quell’assemblea che ha partorito il nome del ex Presidente del Senato? Bersani avrà preso un colpo di sole? Certo è che non è benefico per il Paese, per la politica, per il Pd.

    Dopo la grande mossa Boldrini-Grasso, ci tocca un Franco Marini che tutto è tranne sinonimo di rinnovamento e soprattutto la risposta che l’Italia si aspetta, almeno da questa mini-legislatura, che io chiamo “di servizio”.

    Vorrei porre fine a questa storia, magari con l’obbligo di mettere in streaming questi “conclave” e cominciare a comprendere le ragioni di tali risultati raccapriccianti. Soprattutto per capire cosa si voglia raggiungere minando l’alleanza con Vendola.

    Cosa dirà la gente, cosa penseranno i cittadini? Queste elezioni politiche dovevano essere il segnale di fumo, per avvertire che le cose stanno per rivoluzionarsi, che la politica deve fare 4 passi in avanti e 2 di lato, perchè procedere non basta, serve dignità e ascolto verso i cittadini e i loro bisogni. In questo momento, l’ascolto sarebbe stato di notevole aiuto.

    Il Movimento 5 Stelle, dopo il rifiuto della Gabanelli, presenta Rodotà, un nome che se pur appartenente ad un’altra era politica, rimane pur sempre un soddisfacente candidato a cui bisognerebbe dar peso, senza pregiudiziali nei confronti di chi lo propone, ma sempre con un occhio di riguardo al Paese.

    Personalmente avrei preferito un Romano Prodi, pacato, molto attento ai problemi economici, una persona che per il suo carattere sarebbe riuscita nell’intendo di riportare la politica a quello status di dialogo e lavoro. Ma se le cose sono messe così, allora io credo che Stefano Rodotà sia la carta da giocare.

    Marini no! Faremmo 10 passi indietro e dopo il 9° c’è il burrone.


  • Essere dipendenti dei cittadini

    Essere dipendenti dei cittadini

    Risuona bene quella esclamazione che ha di certo abbastanza, soprattutto per la concezione stessa della politica. Peccato però che chi ha basato la propria campagna elettorale su ciò, non stia, in realtà, dimostrando tanta coerenza, anzi, forse per niente, anzi, per niente. Punto.

    Ecco a voi un sondaggio fresco di calcolo che dimostra come gli elettori, se pur autori di una situazione politica frammentata come quella attuale, vogliano un governo e vogliono che PD e M5S stiano insieme. Si badi bene che il campione ingloba solo elettori a 5 stelle e della coalizione Italia Bene Comune. Niente pidiellini.

    Anche se sono contro l’elemosina e la vendita delle chiappe ad un comico, credo che se il Paese voglia questo accordo, Grillo deve essere un semplice dipendente dei cittadini e mettere all’angolo le sue manie disfattiste e qualunquiste. Tutto il resto non serve, ecco il sondaggio. Per stasera mi sto zitto.

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  • Cùss’ è li Nùsce

    Cùss’ è li Nùsce

    Ecco il primo spot realizzato dai Giovani Democratici di Noci per la campagna elettorale della coalizione “Noci Bene Comune” per le Amministrative di maggio, per Domenico Nisi sindaco.


  • Il pasticcere delle Puglie

    Oggi si insedia ufficialmente il Parlamento, con la prima seduta plenaria e l’elezione dei presidenti provvisori. Alla luce di tutto questo, io sono felice che l’aula in cui i rappresentanti del Popolo dovranno confrontarsi per dare speranza al Paese, sia stata avviata con qualche scossone, non solo un terremoto 5 Stelle, ma anche generazionale. Peccato che la durata sarà brevissima, forse la più breve della Storia.

    Parallelamente alle scene da “Harry Potter e la pietra filosofale” – precisamente, quando gli studenti arrivano ad Hogwarts e cominciano a guardarsi intorno, con occhi sgranati e fare cauto – c’è la Puglia’s Hell a distanza di qualche centinaia di chilometri dalla Capitale.

    Nichi Vendola, da buon pasticcere, rimpasta la Giunta Regionale, come se bastasse per mettere a tacere le grandi delusioni ricevute all’ultima tornata elettorale, ma ciò che mi lascia più perplesso è, senza ombra di dubbio, la perplessità di molti nel vedere dei montiani entrare in giunta. Sono fasi delicate, da prova di convivenza, ne paga la Puglia e i pugliesi, ma per il resto, a chi importa?

    Che ci siano new entry del PD e aver visto qualche assessore che ha lavorato con dedizione essere allontanato dal Governo Regionale, mi rattrista. In ultima analisi, riferendomi sempre a questo episodio, vorrei capire quale sia la scelta di chi è stato eletto in Parlamento e allo stesso tempo nominato Assessore. Larisposta è positiva, aspettiamo risvolti.


  • Gordon Ramsay al PD

    Gordon Ramsay al PD

    Immaginate il PD come un ristorante e gli attuali dirigenti come dei camerieri e dei cuochi che da anni si muovono in cucina per dar da mangiare ai loro clienti (gli elettori). Posso comprendere che l’esempio del “dar da mangiare” può essere fuorviante, ma immaginate un cibo che arriva a tavola freddo, un servizio ormai “old-style”, soprattutto nel vedere Fioroni con il grembiulino che esce di nascosto per andare al locale di fronte, quello di Monti, cercando disperatamente di unire le due attività. Immaginate voi.

    Un giorno arriva Gordon, si presenta, saluta D’Alema, il caposala, i camerieri presenti, Finocchiaro, Latorre, Franceschini e Veltroni, ormai in pensione ma nostalgico del posto e quindi sempre presente. Entra in cucina, trova il capocuoco, Bersani, suda, fuma il sigaro in cucina. Gordon Ramsay l’osserva e comincia a trascinarlo per tutta la cucina, cercando di fargli capire che Fassina si perde tra i fornelli e che è tutto da cambiare. Bisogna cambiare corso, bisogna cercare di ridare una rinnovata al metodo e non solo al locale. Bene, immaginate una puntata di Hell’s Kitchen e fatevi un’idea di come potrebbe essere il PD trasformato da Gordon. Immagino che qualcuno di voi possa pensare che sia una cretinata, forse lo è, ma immaginate. Come vorresti che sia rinnovato il PD, facciamo finta che la puntata si concluda prima della soluzione offerta dal famoso chef e commentate qui sotto, vediamo cosa vorreste nel Partito Democratico, per considerare quest’ultimo un “locale” di nuovo in corsa.

    PS: a commentare non ci vuole niente, non siate prevenuti.


  • Lezioni di Costituzione

    Qualcuno dia lezioni di Diritto Costituzionale e di Diritto Parlamentare a Beppe Grillo. Dalle sue recenti dichiarazioni pare che il leader del M5S voglia proporre a Napolitano un Governo a 5 Stelle, pur non avendo maggioranza alla Camera e al Senato. Mi chiedo con quanta sincerità dica una cosa del genere. Vorrà forse rinfacciare al Presidente della Repubblica il suo rifiuto a tale proposta e poi farci una campagna elettorale ad hoc su questo? Io non avrei tanti dubbi, ma non vorrei che qualcuno pensasse che io sia malizioso. Certo è che non si può andare avanti così e agli attivisti e sostenitori del Movimento 5 Stelle dico che non devono prendersela se si parla del loro movimento e soprattutto ho una concezione dello stesso non tanto positiva. Non gridate al complotto o alla “tendenza della politica ad essere contro la rivoluzione”, perchè io di rivoluzione non ne vedo ombra, ma come ho già detto ieri, solo tanta disperazione nel Paese. Sarò pure superficiale, ma credo che non sia una dimostrazione di alto profilo quella di Grillo e Casaleggio. Mettere alle strette gli stessi neo-parlamentari a 5 stelle, minacciando il loro allontanamento dal M5S è l’esatta traduzione di un modo di far politica vecchio, becero, dove le persone vengono prima delle idee e dei progetti  comuni. Mi dispiace, ma non è così che si fa la rivoluzione. Le giubbe stellate devono riporre nel cassetto l’antipolitica e ricordarsi che ora non sono più nelle piazze, ma nelle Istituzioni e come tale, c’è bisogno di un comportamento degno di tale posizione.


  • Minacce positive

    Che da Casaleggio arrivino minacce al Movimento 5 Stelle di lasciare se quest’ultimo dovesse stringere un patto di collaborazione per un governo di vitali punti programmatici con il PD, c’è solo da cogliere aspetti positivi. Bloccare il M5S ed impedirgli di assumere responsabilità politiche ricevute, legittimamente, dalle elezioni è un attentato al Paese. Fitch ci declassa in serie B, migliaia di posti di lavoro sono sull’orlo del precipizio e l’Italia aspetta risposte serie e rivoluzionarie, ma è tutto bloccato per una ricerca della coerenza da parte di Grillo e Casaleggio, coerenza basata sul vaffanculo. È questa la novità? È questo il soggetto politico rivoluzionario? Ditemi voi. Qui si piange e basta.


  • Un congresso culturale

    Avevo promesso di fare una mia piccola analisi della Direzione Nazionale PD, preferisco invece sottolineare alcune cose, sempre inerenti a quell’appuntamento, ma che riguardano il concetto stesso di partito, ricollegamendomi ad uno degli interventi più autorevoli della Direzione, quello di Walter Tocci.

    È vero, perchè autolesionarsi in questo modo? Perchè non ammettere che c’è un problema di fondo nel Partito Democratico? Un problema che nessun uomo, nessun segretario potrà risolvere ma che un congresso culturale può definitivamente sistemare, con una rifondazione del concetto stesso del partito e del suo ruolo all’interno della scena politica italiana.

    Si può dare la colpa agli elettori? Assolutamente no. In Direzione Nazionale ho ascoltato per intero le 8 ore di interventi e devo dire che ho trovato molti di questi non in linea con la situazione in cui riversa il nostro Paese e la politica italiana. La presenza massiccia di elettori del Movimento 5 Stelle è la spia, per il PD, in primis, ma per l’intera classe politica italiana, che c’è un grande e grave problema in mezzo a noi: file e file di gente che ha fatto delle istituzioni il proprio lavoro a tempo indeterminato ed oggi, quando la consapevolezza nei cittadini è accresciuta soprattutto per le precarie condizioni in cui riversano centinaia di migliaia di famiglie (in continuo aumento), arrivati al conto dei fallimenti e delle vittorie, i primi sono molti di più (ma dico molto ma molto di più) delle seconde, innescando una reazione del tutto legittima.

    Il PD è stato ciò che ha sempre professato d’essere? Un grande partito popolare? Beh, io credo che le risposte a queste domande le troviate nel video qui sopra. C’è bisogno di uno scossone che faccia maturare l’idea che se le cose non cambiano, verremo tutti quanti spazzati via da una Storia che corre e che non sempre va per la strada giusta.