Tag: Partito Democratico


  • FutureDem chi?

    FutureDem chi?

    Molti la definiscono la “nuova giovanile” del Partito Democratico, con le sue incoerenze e particolari modalità di democrazia interna. Ecco chi sono i FutureDem, ai raggi X, semplicemente partendo dal loro Statuto nazionale.

    Oggi, Giulio Del Balzo, vice-presidente dei FutureDem (organizzazione politico-culturale, nata sulla spinta dell’ascesa nazionale di Matteo Renzi) cerca di dare consigli (sette, per la precisione) ai Giovani Democratici. Nel mio piccolo, voglio rispondergli, ma lo farò non come semplice “botta e risposta” ma analizzando l’organizzazione da cui provengono queste, legittime, sia chiaro, proposte.

    Ho dato uno sguardo allo Statuto e al Regolamento elettorale dei FD, che trovate qui, direttamente collegato con il loro sito FutureDem.it. Nelle citazioni, dove, tra parentesi c'è "ndr" trovate commenti miei ai singoli casi in esame.

    Il post di Del Balzo, precisa:

    È un’associazione politico-culturale autonoma e indipendente dal Partito Democratico, che, però, non evita affatto di dialogare con tutte le realtà che ritiene importanti per lo sviluppo e la promozione del Paese. […]
    Chi di noi è iscritto al PD o ai GD si sta già impegnando per portare avanti le nostre idee in questi organismi, ma la scelta appartiene a loro (quindi ognuno si assume le proprie responsabilità, ndr).

    Coerentemente con quanto detto, i FutureDem hanno provveduto a scrivere, nella bio del loro profilo Twitter, diversamente.

    fd-twitter-bio
    Siamo giovani, Democratici, con la passione per la buona politica. Lavoriamo per rinnovare il #PD e promuoviamo un progetto liberale per il futuro dell’Italia.

    Tralasciando questo piccolo particolare e tornando alla questione di fondo, la prima proposta parla dell’abolizione delle tessere GD.

    1- abolizione delle tessere GD. Manteniamo invece i circoli locali e rendiamoli luoghi di aggregazione tematici, affinché i giovani che intendono partecipare possano iscriversi e finanziare direttamente il circolo. Organizziamo assemblee regionali tra i responsabili di circolo e selezioniamo i rappresentanti nazionali con primarie aperte.

    Abolire, di fatto, le tessere dei Giovani Democratici, comporterebbe, la scomparsa dei GD, in quanto soggetto interno al PD e che, secondo la Carta di Cittadinanza dell’organizzazione, essere tesserati, significa essere tesserati al PD, salvo diverse indicazioni da parte dell’iscritto sul modulo del tesseramento.
    La presenza di una tessera non è da considerare come una chiusura da parte della giovanile, poiché, anzi, è uno strumento utile, necessario, per avvicinare le giovani generazioni alla vita di partito, non solo per questioni prettamente economiche – la tessera dei GD costa solo 5€, mentre quella del PD, ha un costo minimo di 15€ – ma per una questione di appartenenza, come del resto funziona per ogni organizzazione, compresa quella dei FutureDem, come specificato nell’art.5 del Regolamento elettorale.

    2- cambiamo la terminologia, basta usare la parola “segretario”, sostituiamola con “coordinatore” o “responsabile”. La parola circolo deve prevalere sulla più tradizionale “sezione”, eredità del retaggio verticistico comunista. Vorrei una piattaforma giovanile aperta e orizzontale, un soggetto politico nuovo e attrattivo.

    All’art.2 dello Statuto, i FD si ritengono liberali di sinistra. Nulla in contrario a tutto ciò, ognuno è libero di descriversi come vuole, ma viene facile pensare che la richiesta n.2 di Del Balzo sia dovuta ad una tendenza lontana dall’essere di sinistra, nell’aver paura a chiamare le cose con il proprio nome e mettendosi il fazzoletto sul naso quando si parla di certi argomenti.
    I FutureDem su questo ci hanno lavorato giorno e notte e, da quanto risulta dall’art.10 Statuto, il “vecchio” segretario con annessa segreteria, direzione, ecc. lasciano il posto a: presidente, vicepresidente, direttore, tesoriere, coordinatori territoriali e…rullo di tamburi…soci fondatori.

    L’elezione del presidente e del suo vice, avviene un po’ all’american style: con un ticket “candidato presidente e candidato vicepresidente” e chi raggiunge più voti come coppia, vince. Ma un aspetto interessante si cela dietro l’art.1 comma 2 Regolamento elettorale:

    […] In caso di parità di voti, risulta eletto il ticket con il candidato Presidente più grande di età.

    Un aspetto, questo, in controtendenza rispetto alla stessa proposta fatta dal vicepresidente Del Balzo, esattamente la n.5

    5- Abbassiamo l’età per i ruoli di responsabilità nella giovanile a 25 anni. I più giovani devono essere subito messi alla prova e responsabilizzati. È impensabile che anche nella giovanile i piccoli debbano “attendere il loro turno” perché alcuni trentenni non riescono a trovare spazio nel partito dei grandi.

    Sull’argomento “soci”, vorrei soffermarmi un attimo. All’art.4 Statuto, si parla di una divisione “classista” (chiedo scusa per il termine troppo comunista) degli associati: socio ordinario è colui che ha “dai 14 ai 35 anni di età che si impegnano a pagare, per tutta la permanenza del vincolo associativo, la quota annuale[…]”, poi c’è il socio fondatore, cioè colui che è stato presente durante l’atto fondativo dell’associazione e conserva, nel suo “piccolo”, privilegi, quasi da Ka$ta. Infatti, all’art.24 Statuto, i soci fondatori hanno una carica “a vita“, cioè fino a quando l’organizzazione esiste, essi sono e rimangono soci fondatori e, secondo lo stesso articolo, al 2° comma, “decidono insindacabilmente (sic), entro trenta giorni dalla presentazione del ricorso, sulle decisioni di espulsione e sui dinieghi di ammissione” (in termini tecnici, hanno la funzione di collegio dei garanti, ma quello è elettivo, con cadenza biennale). Cosa succede in caso di eccessivo sforamento di età dei soci fondatori non è dato sapere. I FutureDem, da quanto riportato dallo Statuto, se avranno vita lunga, potranno trovarsi dei soci fondatori di sessant’anni.

    Ma cosa sono questi “dinieghi di ammissione”? Lo Statuto, all’art.5 dice

    L’ammissione dei soci ordinari è deliberata, su domanda scritta del richiedente e controfirmata dal Coordinatore Territoriale, dal Consiglio direttivo, nella persona del Direttore (una sorta di coordinatore di segreteria, con delega al radicamento, ndr).
    Contro il rifiuto di ammissione è ammesso appello, entro 30 giorni, al collegio dei soci fondatori.

    Quindi, accedere ai FD non è facile, c’è un iter burocratico più complesso di quello che ti trovi in banca quando vai ad aprire un conto corrente. Per non parlare dell’attestazione da parte dei genitori per i minorenni (su quest’ultimo io ci vedo una difficoltà di fondo: ma sapete quanti ragazzi fanno politica contro la volontà dei genitori? Io ne conosco parecchi e sono tutti in gamba, ma una domanda mi affligge: può la partecipazione ad un’associazione politico-culturale di un ragazzo, essere sottoposta ad approvazione genitoriale? Dov’è la libertà? Dov’è l’art.18 della Costituzione Italiana?).

    L’ordinaria e straordinaria amministrazione dell’organizzazione, la svolge il Consiglio Direttivo (negli ambienti comunisti verrebbe chiamato  “segreteria” o “esecutivo”, ma è un’altra storia). Composto da soli 7 membri che, stando all’art.1 comma 5 Regolamento elettorale, sono ripartiti tra i trombati alle elezioni presidenziali (è come una municipalizzata, in un certo senso) e i candidati a tale organo, su basi proporzionali ai voti presi come liste.

    Detto questo, come può Del Balzo, proporre, dalla sua posizione, le primarie aperte per le elezioni dei responsabili nazionali, quando la sua organizzazione ha un verticismo da capogiro?

    Alla terza proposta

    3- investiamo su un network giovanile online, dove possano essere consultate le best-practices e iformat utilizzati in altri circoli, dove vengano caricati percorsi di formazione online, sull’esempio degli Young Democrats of America. Apriamo contemporaneamente una piattaforma di crowdfunding, affinché tutta la giovanile e privati cittadini possano finanziare i progetti più interessanti proposti dai giovani del PD. Troveremmo i soldi per far partire delle vere campagne nazionali, che raggiungano direttamente gli 8 milioni di giovani italiani, anziché limitarci a condividere delle grafiche carine sulla pagina Facebook nazionale, raggiunta oggi solo da cinquemila persone.

    non ho intenzione di dare nessuna risposta, semplicemente perché Tania Ruffa, sempre su Ateniesi, ha spiegato per filo e per segno quali sono state le iniziative dei GD a livello nazionale, che portano le “grafiche carine sulla pagina Facebook nazionale” ad un passo verso lo zero assoluto, in termini di importanza, anche se la comunicazione è importante.

    Alla quarta proposta, il numero 2 dei FutureDem dice:

    4- Valorizziamo progetti formativi a lungo termine. Consentiamo ai nostri giovani di fare stage a fianco dei sindaci e degli assessori. Elaboriamo un nuovo modello di politica che consenta di portare a termine gli studi e di apprendere l’inglese ai nostri ragazzi, perché è diffusa la tendenza a premiare chi, al posto di studiare, preferisce trascorrere tutto il giorno al circolo.

    Non è questo lo spirito giusto. Noi non dobbiamo essere degli “aspiranti politici”, che fanno “stage” come se la politica fosse un lavoro e ci fosse bisogno di un’assunzione e del praticantato, ma noi siamo già tra i sindaci e gli assessori, perché molti di noi sono sindaci o assessori o consiglieri comunali. Un modello di politica che consente di portare a termine gli studi c’è già ed è la buona volontà e un minimo di organizzazione personale degli impegni, aprendo al concetto di delegazione degli incarichi e delle responsabilità, già presente nel DNA dei Giovani Democratici. Se poi uno preferisce passare il tempo al circolo o da qualche altra parte, sono fatti suoi, ma di certo è sul campo che si vede la capacità di saper amministrare. Lo dico da ragazzo impegnato al 100% in politica e nel partito, che è un democratico 24h/24 e, soprattutto, in regola con gli studi.

    Sulla quinta proposta mi sono soffermato più sopra.

    6- Facciamo più iniziative che coinvolgano i giovani esterni al partito, e che li rendano interessati alla politica. L’obiettivo non dev’essere quello di tesserare le persone, bensì di farle partecipare.

    Da questa proposta si evince la scarsa conoscenza della giovanile da parte di Del Balzo. Come ho già detto nello scorso post, la giovanile va analizzata nel suo complesso prima di affermare che certe cose funzionano in un determinato modo. È un po’ come leggere un libro: non puoi dire che un libro fa schifo solo dalla copertina. Del Balzo si faccia un tour tra i circoli del Paese e veda come le iniziative ci sono e il tesseramento non è per niente contemplato.

    7- Guardiamo all’Europa. Andiamo a costituire una federazione insieme alle altre giovanili progressiste europee. Se non ci mostriamo all’avanguardia, se non abbiamo il coraggio di innovare e se non anticipiamo le mosse del Partito Democratico, non abbiamo senso di esistere.

    I Giovani Democratici fanno parte di una federazione europea ed hanno anticipato di gran lunga il Partito Democratico, visto che quella federazione è la Young European Socialists, la federazione europea dei giovani socialisti. Dieci passi in avanti rispetto al PD che ancora controbatte sul suo posizionamento in Europa, che ha visto Fioroni minacciare il partito di andar via, se quest’ultimo dovesse entrare nel PSE (mi auguro avvenga subito, così prendiamo due piccioni con una fava,). L’adesione ai Socialisti Europei è un passaggio dovuto per il Partito Democratico e deve essere fatto senza riserve e senza condizionali.

    Perciò, sempre nel mio piccolo, dico grazie per le proposte, ma non sono cose che non avevamo preso già in considerazione o già messe in pratica. Come ho avuto modo di dire più volte, ci sono, in diverse parti d’Italia, situazioni difficili all’interno dei GD, ma in una grande organizzazione questi problemi sono all’ordine del giorno e vanno affrontati, di petto, però, da un’organizzazione così in contrasto con i principi del partito e della sua giovanile, soprattutto per le cariche di responsabilità, io farei attenzione, se permettete, caro Del Balzo, soprattutto quando le tue proposte sono in netta incoerenza con quanto i FutureDem, di cui sei vicepresidente, attuano quotidianamente.

    Guardiamo dentro casa nostra, prima di criticare quella degli altri. La coerenza prima di ogni altra cosa.


  • Il Pd ha ancora bisogno dei Giovani Democratici!

    Il Pd ha ancora bisogno dei Giovani Democratici!

    Stamattina ho letto un articolo fresco di giornata, comparso su Ateniesi.it (la community-blog dei sostenitori di Matteo Renzi), a cura di Dario Ballini. Parla dei Giovani Democratici e di come siano ormai il fallimento, ennesimo, del Partito Democratico pre-Renzi, un fallimento, dice Dario, “tecnico” e “politico”. Proverò a confutare questa tesi con la mia esperienza e ciò che ho potuto vedere e tastare con mano in questi anni di militanza, all’interno del PD e della sua giovanile.

    I Giovani Democratici hanno uno scopo ben preciso all’interno del Partito Democratico, uno scopo che molte volte si è allontanato dalla visione collettiva, ma che rimane viva in molti, ogniqualvolta qualcuno tenta di dissuadere la giovanile per soddisfare proprie ambizioni e/o interessi personali.

    Caro Dario, mi rendo conto che ormai, avendo preso la fortezza, si vuole dettar legge in ogni dove e soprattutto lasciare il segno profondo all’interno dell’organizzazione del partito. È cosa buona e giusta, alla fine Renzi ha vinto per questo, ma guai a porre fine alla giovanile. Sai perché? Perché essa è strumento fondamentale delle giovani generazioni per amplificare le idee e i progetti, nei confronti di un partito che per molto tempo è stato sordo.

    Ti dirò di più: quando fai riferimento ai progetti presentati dai Giovani Democratici, li consideri “pochi” rispetto a non so quale confronto, ma è necessario, se si vuole fare un esame completo del fenomeno e chiederne la fine, studiare attentamente i GD soprattutto sul territorio. Non farmi credere che un’organizzazione politica come il PD (o i GD) debbano essere classificati solo per quello che fanno a livello nazionale. Se così fosse, il PD avrebbe dovuto chiudere i battenti molto tempo fa, ma non l’ha fatto, perché sul territorio il PD funziona e dove amministriamo noi c’è la differenza. Stessa cosa vale per la giovanile: in questi anni abbiamo ottenuto grandi risultati anche noi, non solo i FutureDem (su cui tornerò tra pochissimo).
    In Provincia di Bari (giusto perché parlo di casa mia, ma potrei fare esempi su Napoli, Roma, sulla scuola di formazione nazionale “Alta Partecipazione”, molto seguita e partecipata, e sulle organizzazioni studentesche legate, politicamente, alla giovanile) abbiamo ottenuto straordinari risultati, partendo dal gruppo stesso, folto, dinamico, raggiungendo mete ambite come collettivo, come passo successivo all’impegno “interno” al partito. Parlo dei risultati ottenuti alle elezioni amministrative, dove molti dei Giovani Democratici sono stati eletti, dai cittadini, nei consigli comunali, contrastando la politica del malaffare presente, come di consueto, in molte elezioni locali. Abbiamo ottenuto grandi risultati con la nostra scuola di formazione a Santeramo in Colle, ormai un appuntamento cadenzato e parte integrante del nostro DNA.
    Come se non bastasse, ci siamo impegnati e, con grande senso collettivo, abbiamo eletto la nostra rappresentante alla Camera dei Deputati, risultata prima eletta in assoluto in Puglia, per numero di preferenze alle parlamentarie del PD di Dicembre 2012. Abbiamo ottenuto questo risultato perché la giovanile si è mossa con grande senso di squadra e con un progetto politico ben preciso. La nostra forza sta nella nostra coesione e quando siamo divisi non valiamo nulla, soprattutto come giovani impegnati in politica.

    Se parlo di divisione, non posso non far riferimento al nuovo soggetto politico, partorito dai giovani sostenitori di Renzi (dire “renziani” mi sembra un’offesa, come lo è essere chiamati “bersaniani”, “franceschiniani”, “cuperliani” e “civatiani”. Non riusciamo ad essere qualcuno senza accollarci il nome di una corrente al petto?), i FutureDem.

    Caro Dario, parli dei FutureDem con una notevolissima presa di posizione. Nessun problema, in tal senso, anzi, è giusto che sia così, come io lo sono per i Giovani Democratici, ma la questione di fondo è: se ci si lamenta dei GD, come possono i FutureDem essere da meno? Mi sarei aspettato una soluzione al problema più radicale, più coerente rispetto alla tesi iniziale, un po’ come quella esposta, a suo tempo, da OccupyPD: niente più giovanili e tutti impegnati all’interno del Partito Democratico, senza ulteriori recinti, simboli e nomi.

    Dire che la soluzione ad un’organizzazione giovanile è un’altra organizzazione giovanile, mi è difficile da comprendere, visto e considerato che è ancora presto per dire cosa sono e saranno i FutureDem. Facciamo passare un po’ di tempo e il tutto si assesterà e rivelerà la vera natura del progetto.

    Tempo fa, dissi, dal mio umile ruolo di “militante” della giovanile e del partito, che la sfida più grande per tutti quanti noi era quella di vedere i FD entrare a pieno titolo nei (o non scappare dai) Giovani Democratici e lavorare per un progetto condiviso, per una visione complementare a quella del Partito, non alternativa, come molti credono.

    Se parli di fallimento “politico”, in riferimento al fatto di non aver avuto grande attenzione da parte del Partito Democratico, su tematiche importanti portate avanti dalla giovanile, per poi essere considerate solo in caso di dichiarazioni di qualche avversario politico, come puoi credere che un’altra organizzazione giovanile possa ottenere questo risultato? Corsia preferenziale per chi ha supportato Renzi e che considera l’attuale segretario il proprio mentore politico? Se così fosse, cadremmo non nel “fallimento” politico, ma nello “scandalo” politico.

    Siccome abbiamo cambiato verso e il congresso è ormai finito da tempo, spero che questo mio post non venga bollato come rancoroso per il risultato delle primarie. Ho sostenuto Civati, con fierezza e umiltà ed è tempo di riporre negli annali la battaglia congressuale e di impegnarci per comprendere cosa è giusto per il partito. Tralasciando il metodo della tabula rasa.

    Saluti.


  • Senza emozioni

    Senza emozioni

    Sì, lo so, è troppo lungo, ma vi chiedo di fare uno sforzo se ci riuscite. Leggetelo, anche non tutto in una volta, quando avete un po’ di tempo, leggete un paragrafo, ma fatelo fino in fondo. Mi piacerebbe che tutti voi commentaste qui sotto, cominciassimo a parlare, perché io a scrivere posso passarci anni, ma voglio ascoltare e anche se non sono segretario nazionale di nessun partito o un parlamentare, sono le idee che contano e che ci portano ad ottenere i più bei risultati. Grazie.

    Non so cosa mi sta succedendo, prima avevo molto da scrivere, i pensieri mi frullavano per la testa, dovevo solo guardare lo schermo, pagina bianca e le dita si muovevano da sole per fissare per bene un concetto, due, tre e così via.

    È iniziato il 2014 e quasi non ce ne siamo accorti, i problemi sono sempre gli stessi e non ci rendiamo conto che molto è cambiato dall’anno scorso: a gennaio scorso, al governo, c’era Monti, Berlusconi era in Parlamento, Pierluigi Bersani era il segretario del PD, ci stavamo preparando a vincere le elezioni, il giaguaro era bene in vista. Ci siamo dimenticati il sapone e…come lo smacchi il giaguaro senza sapone?!

    Questo 2014 non mi sta emozionando. Direte voi: “È appena iniziato”, ma certo! Il problema è che ci portiamo dietro una cantilena che va oltre le facce, oltre i nomi, oltre tutto.

    Elezioni annullate dal TAR, come quella in Piemonte, a seguito di firme false presentate da una lista a sostegno dell’attuale Presidente, Cota, mi fanno cadere le braccia. Ma come?! Dove è finita la tenacia dei leghisti, dai marmorei attributi? “Spazzeremo via tutto il marcio” diceva un’omino dagli occhiali rossi e con i baffi (no, non è una di quelle maschere occhiali-baffi che si vendono al supermercato, parlo di Bobo, non Vieri, ma Maroni). Come se non bastasse Matteo Salvini conferma: “Sono giudici di sinistra!”. E beh! Cambia la generazione, ma il concetto persiste.

    Non mi emoziona più niente, tutto è l’eterno ritorno dell’uguale. Cosa c’è di nuovo? Un nome da pronunciare, un modo di operare, ma la strada è sempre quella, puoi camminare a passo svelto, saltellando, ballando un liscio, ma la strada è sempre quella e la meta non cambia.

    Pensavo che il Governo Letta, dopo la fuoriuscita dalla maggioranza di Forza Italia, fosse nelle mani del PD. Mi sbagliavo.

    Il Partito Democratico è una bella automobile, ma ha il vizio di stare sempre dietro alle altre, quasi sempre più piccole e lente e come sempre si schianta sugli ostacoli che le vengono lanciati addosso dalle stesse, per dispetto o per incoscienza da parte del PD. Usciamo dalla metafora e proiettiamoci nella realtà: quello che ha detto Alfano è l’ennesimo autogol che il Partito Democratico mette a segno.
    Non dobbiamo meravigliarci che Alfano sia un bigotto conservatore, radicato nella cultura pseudo-cristiana (pseudo, perché credo che un vero cristiano debba tenere bene a mente il comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso” e lasciare liberi gli uni dagli altri, perché nessuno può vietare a qualcuno di amare una persona o di costruirsi la propria vita come meglio crede), dobbiamo meravigliarci che il PD stia ancora con Alfano e che dopo questa ennesima dichiarazione non lo abbia preso a calci nel culo.
    Sulla famiglia? Beh, credo che non ci siano mezzi termini: va esteso il diritto di sposarsi agli omosessuali, perché il matrimonio deve essere un diritto di tutti, senza preferenze per orientamenti sessuali e altro. Ma come si permette Alfano a difendere la famiglia? Fino all’altro ieri è stato al comando incondizionato di un soggetto che ha tradito la propria moglie millemila volte, sotto il vincolo matrimoniale. Basta cretinate (e indecenze).

    I Giovani Democratici hanno fatto partire una nuova campagna nazionale contro tutto ciò che ci ricorda l’ei fu Gianfranco Fini: via la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi. Contro il razzismo e contro il proibizionismo. Abolire la Bossi-Fini non significa spalancare le porte all’immigrazione, perché alle persone che fuggono dalla guerra, dalle persecuzioni politiche e dalla povertà, con la Bossi-Fini si puliscono il culo (scusate il momento aulico).

    Tenere ancora nascosto, non si sa da chi, il fenomeno della cannabis, ben presente in tutta Italia, è ridicolo. Giustamente, un ragazzo che fuma marijuana ci pensa due volte, perché una volta due persone, uno ormai nell’oltretomba (Fini) e l’altro al governo con il PD (Giovanardi) decisero di fare questa legge. Suvvia! Perché non prendere esempio dagli Stati Uniti? Perché non strappare dalla morsa della criminalità migliaia e migliaia di ragazze e ragazzi e regolamentare il tutto sulla base di leggi virtuose e affidabili?
    Troppo rivoluzionario, meglio arrancare. Come sempre. Nel vuoto più assoluto.

    Non mi emoziono più a leggere un giornale, un titolo su qualche sito d’informazione, mi sembra di aver mandato indietro l’orologio di qualche mese, anno, e di ritrovarmi sempre lì. Litigi, riappacificazioni, “mi dimetto”, “no, ci ho ripensato”, “alle urne!”, ormai un libro già letto e riletto.

    E mi dispiace per Renzi, ma se pur nobile il suo tentativo, non può mascherare il suo piano per l’occupazione con un termine inglese. Abbiamo una lingua bellissima, usiamola! Il piano per il lavoro si chiama “Piano per il Lavoro” e non “Job Act”. Il modo come chiami le cose, rende il concetto della chiarezza delle cose stesse. Mica vado in pescheria e chiedo del “fish”, ma gamberetti, cozze e chi più ne ha più ne metta.
    Insomma, non fa male semplificare il tutto, parlando come mangiamo. Ci siamo ingarbugliati abbastanza nel politichese e nei paroloni, ma non ricadiamo nell’anglo-communication.

    Non mi emozioni più, ma la passione mi fa battere il cuore, con la febbricitante attesa di ritrovarle, quelle emozioni, in qualcosa di veramente rivoluzionario, senza doppi termini e senza cambiare il nome alle cose. Sincero, semplice e allo stesso tempo accattivante.


  • Prospettive per il 2014

    Prospettive per il 2014

    Il primo post del 2014, non lo voglio sprecare nel fare il sunto di ciò che è stato, alla fine lo sappiamo tutti, ognuno ha avuto il suo 2013 e ognuno sa con certezza cosa vorrà dal nuovo anno, appena iniziato. Io sono uno di questi e provo a raccontarvelo, parlando di tutti quanti noi, nel singolo e nel collettivo.

    Innanzitutto, vi chiedo nuovamente scusa se, per l’ennesima volta, ho tralasciato il blog per qualche giorno, ma gli esami e le vacanze natalizie destabilizzano.

    Il 2014 poteva essere l’anno delle elezioni, della caduta del Governo Letta, ma le cose sono andate diversamente da come, qualcuno di noi, sperava, ma ciò non toglie che non è tutto perduto.

    Abbiamo molte sfide davanti a noi, non solo umane, fatte di amicizie, sentimenti, ma le sfide che vorrei evidenziare, sono le sfide collettive, quelle che ci interessano da vicino tutti, nessuno escluso.

    Giovani Democratici: il 2013 è stato un anno all’insegna della crescita politica, dell’ingresso della giovanile nei luoghi fino a qualche tempo prima inaccessibili. Abbiamo eletto molti giovani democratici nel consigli comunali, ma abbiamo anche dei giovani deputati tra i nostri. Questo è un motivo di orgoglio per il lavoro che tutti quanti abbiamo svolto.
    Il 2014 però, sarà un anno difficile, ancora nebuloso, senza nessuna chiara prospettiva interna, ma tutti noi possiamo porre un accento su questo aspetto, costruendo dal basso la prospettiva del nostro partito.
    A livello locale abbiamo diversi compiti da svolgere, partendo da Noci, dove necessariamente contribuiremo con più incisività nell’amministrazione della Città, a strettissimo contatto con il Partito Democratico, di cui facciamo parte tutti e a cui tutti dedichiamo il nostro lavoro, pur stando nella giovanile e pur avendo un simbolo diverso. I Giovani Democratici sono la giovanile del PD, non di un altro partito.

    Elezioni Amministrative di Bari: indipendentemente dalle questioni tattico-politiche, tra chi sceglie il candidato unico e chi preferisce celebrare le primarie per la scelta del candidato sindaco, ciò che importa è porre le nuova sfida elettorale su due piani, distinti ma da tenere a stretto contatto. Il primo è senza dubbio quello del cambio di rotta, del normale mutamento delle politiche, delle persone e del modo di amministrare, con la speranza di vedere un consiglio comunale rinnovato e senza metamorfosi politiche.
    Secondo, non si può credere (per quanto riguarda il centrosinistra), di potersi presentare alla Città di Bari ponendo un muro, un divisorio invalicabile, tra la quasi conclusa Amministrazione Emiliano, durata ben 10 anni, con la futura visione della città barese. Una visione d’insieme è la giusta ricetta per dare chiarezza ai cittadini. Bisogna saper valorizzare ciò che c’è di positivo, e bisogna saper chiedere scusa per ciò che si è fatto male. È un punto di forza, non di debolezza. Ricordiamolo. Colgo l’occasione per fare il mio “in bocca al lupo” a due miei cari amici, Pietro Petruzzelli e Antonio Decaro, per la corsa delle primarie, anche se aspettiamo da quest’ultimo una nota ufficiale che annunci la sua partecipazione.

    Noci: È passato più di mezzo anno da quando Domenico Nisi è diventato il nuovo sindaco di Noci. Molti erano i problemi della nostra Città e ancora molti sono da risolvere, di certo non possiamo pretendere che tutto ciò che per 10 anni non è stato fatto, lo si faccia in sei mesi, ma con una serena nota di certezza, posso dire che andremo avanti. Il Partito Democratico ha celebrato il proprio congresso cittadino e, oltre al segretario, la nuova formazione può vantare moltissimi giovani, tra donne e uomini che, durante le scorse elezioni, hanno dato il loro importante contributo, come candidati o come semplici militanti, raggiungendo il risultato che tutti abbiamo visto. Io sono all’interno del gruppo che lavorerà al bilancio comunale, proverò a dare una mano da lì.
    I Giovani Democratici di Noci stanno lavorando, come sempre, per partorire un nuovo progetto per la Città, certo è che la politica, per tutti quanti noi, non è fatta solo di tattiche e parole, ma preferiamo metterci davanti ad un tavolo e ragionare sul futuro della nostra Comunità, fallendo, certe volte, ma raggiungendo risultati importanti, in altre. Si dovrà necessariamente tener presente la questione dei rifiuti, capire come e quando poter avviare la raccolta porta a porta. Bisognerà costruire un nuovo piano turistico, che abbracci l’enogastronomia con le tendenze territoriali e nazionali, come, ad esempio, il Carnevale di Putignano, creando una rete turistica senza precedenti, in cui Noci con le sue prelibatezze e paesaggi, Putignano con il suo Carnevale, Castellana con le sue grotte ed Alberobello con i suoi trulli, riescano nell’impresa di offrire un pacchetto completo di culture popolari e gastronomiche, oltre che far emozionare per il proprio territorio.

    Blog: Non posso che ringraziare tutti quanti voi per avermi letto, almeno una volta, quest’anno.
    9.355 persone, per ben 13.485 volte hanno visitato davidemontanaro.it, nel 2013, un grazie ad ognuno di voi.
    L’Italia è prima per visite (12.583), seguono gli Stati Uniti (400) e il Regno Unito (103), poi Germania (78), Francia (44), Spagna (34), Belgio (27) e così via, per ben 61 stati in tutto il mondo, anche dal Lesotho.
    Il post più letto è “Breve lettera agli adulti del PD” e devo dire grazie a Pippo Civati per averlo condiviso sul suo blog.
    Tutto questo non può che essere, per me, motivo di orgoglio e un invito a fare di più, sempre di più. Il 2014 sarà un anno di conferme e di stravolgimenti, per tutti e mi auguro che ognuno possa vivere l’anno che sogna. I miei auguri non sono pieni di belle parole, ma solo di una piena apertura alle idee di tutti e di propensione alla realizzazione di progetti collettivi.

    Io da questo 2014 mi aspetto grandi cose, voi fate altrettanto. Auguri.


  • Dichiarazione sull’intervista a Fax di sabato 14 dicembre

    Dichiarazione sull’intervista a Fax di sabato 14 dicembre

    Difficilmente scrivo cose che riguardano il locale o faccio riferimento a giornali locali, su questo blog, ma vorrei precisare un piccolo particolare che, probabilmente per una mancata mia chiarezza espositiva, ha fatto sì che si travisasse un mio ragionamento, pubblicato sabato 14 dicembre sul settimanale di Noci “FAX”.

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    Nell’intervista riporto le mie considerazioni (dove parlo in prima persona singolare) e quelle a nome dei Giovani Democratici (dove parlo in prima persona plurale), tengo a precisarlo.

    Detto questo, volendo fare il sunto dell’articolo, spiego la nostra riflessione in merito al risultato ottenuto da Civati a Noci, arrivando secondo (14,48% contro il 74,11% di Renzi) e sulla posizione che da ora avranno i GD Noci, nel partito, dopo il risultato che ha, quasi plebiscitariamente, scelto Renzi segretario del PD. Cose interessanti, per chi lo ritiene opportuno, ma certo non è questo il nocciolo del problema.

    Successivamente a quanto detto sopra, ho sviluppato delle riflessioni, a titolo personale, sull’affluenza e sul perché quel distacco netto tra Renzi e i suoi avversari (Cuperlo e Civati, per chi ha già rimosso. #sischerza). Nella mia riflessione ho posto un quesito che non ho certo partorito io, ma noti giornalisti, molto più esperti di me nel saper leggere un risultato elettorale e il sistema politico italiano, confermando, senza nessun giro di parole, un processo negativo per il nostro Paese, ma ancor di più per il Mezzogiorno, affermando la presenza incondizionata del voto clientelare o comunque della logica dei “pacchetti di voti” (oltre che di tessere) che ha dato scandalo durante le votazioni “esclusive” per i tesserati, con il boom di tessere (vedi Frosinone, giusto per citarne uno).

    Poiché ritengo, se le mie conoscenze geografiche mi assistono, che Noci sia parte integrante e, credo, con un certo orgoglio (correggetemi se sbaglio), del Mezzogiorno d’Italia, ho ben voluto sottolineare la mia grande speranza di non vedere la mia Città coinvolta e parte di un ragionamento molto più ampio, come quello fatto da molte testate e da inchieste giornalistiche di un certo spessore ed importanza a livello nazionale.

    Perciò mi dispiace che qualcuno possa aver inteso il mio ragionamento come un messaggio inquisitorio nei confronti delle oltre 700 persone che l’8 dicembre sono uscite di casa per dare il loro importante contributo e segnale di Democrazia, che ringrazio personalmente, uno per uno e a cui chiedo scusa, senza timore e senza vergogna – perché ritengo indispensabile la concezione che tutti possono sbagliare e che soprattutto se si vuole essere un punto di riferimento per gli altri e poter lavorare per il bene di tutti, si debba, prima di tutto, guardare negli occhi le persone e chiedere scusa quando si sbaglia qualcosa – faccio le mie scuse, se quanto riportato possa essere sembrato un attacco indiscriminato a tutti. Poi, certo, ognuno è cosciente della propria situazione e ne trarrà le dovute considerazioni.

    Ps. certo, di tutto quello che ho detto, si poteva scegliere un altro titolo, per esempio, ho sottolineato la speranza di una collaborazione tra Renzi e Civati, che non molti sottolineano o che ritengono scontata, ma così non è. Ecco avrei preferito un titolo così: “MI AUGURO UNA COLLABORAZIONE TRA RENZI E CIVATI“. Ma non si può sempre ottenere tutto, però ci tengo a risolvere questo piccolo problema di incomprensione dell’intervista, a causa delle mie parole.

    Ps2. a breve tornerò a scrivere costantemente sul blog, lo studio prima di tutto, non solo per un mio personale tornaconto, ma anche per rispondere alla crisi del Diritto allo Studio a cui dobbiamo dedicarci, come partito e come studenti, dobbiamo rispondere con la politica e anche con l’impegno a formarci e a rispondere con l’arroganza che solo noi studenti abbiamo, nel difendere i nostri diritti.


  • La via maestra

    La via maestra

    Non è solo Prodi a darci una bella notizia, ma anche il Prof. Stefano Rodotà, che lancia questo endorsement a Civati, oggi.

    Non so se esista veramente quell’”area Rodotà” che Pippo Civati generosamente mi accredita. Esiste certamente, invece, un largo mondo politico e sociale con il quale da anni mi sforzo di lavorare per ricostruire una cultura politica perduta e che ha ormai alcuni assi ben visibili – la via maestra della Costituzione e l’etica pubblica, i diritti fondamentali e la dignità delle persone, il reddito di cittadinanza e i beni comuni, l’accesso a Internet e le nuove forme di partecipazione. Proprio su questo terreno, e ben prima delle vicende dell’ultimo anno, proprio con Pippo Civati era nata una collaborazione che davvero mi auguro che possa continuare nel modo più intenso e utile per tutti. E’ la politica del coraggio e dello sguardo sul futuro.


  • Un Prodi in ogni casa

    Un Prodi in ogni casa

    Ci siamo quasi, mancano pochissime ore e migliaia di gazebo apriranno in tutta Italia per celebrare le Primarie del Partito Democratico, per scegliere il futuro segretario e l’Assemblea Nazionale.

    Tra me e me, ho pensato a cosa potervi dire per convincervi, fino all’ultimo, a votare Pippo Civati, domenica. Non è semplice.

    Non è semplice, perché quando parlo del progetto di partito che vogliamo, mi sale la voglia di riscatto e di dignità che è rimasto, per un po’ di tempo, assopito dentro di me.

    Non è semplice, perché il nostro è un progetto grande, che guarda non solo al PD, ma a tutto il centrosinistra e a tutta l’Italia.

    Non è semplice, perché quando senti qualcosa come tuo, cerchi sempre di dirla al meglio e di non lasciare spazio ad errori.

    Non è semplice, perché ci crediamo. Crediamo in un partito che con un colpo di reni si rimette in piedi e ricomincia a camminare, forse, per la prima volta, con dignità e lungimiranza.

    Apprendo con molta felicità e con un grande senso di pace interiore, la notizia del ripensamento di Romano Prodi. Sono entusiasta che il fondatore del PD abbia deciso di ritornare sui suoi passi e di partecipare alle elezioni di questa domenica. Proprio su Prodi, vorrei incentrare il mio appello al voto.

    Il Professore, ha guidato il centrosinistra nelle due uniche tornate elettorali in cui la nostra coalizione, quella dell’Ulivo, ha battuto Berlusconi, nel ventennio che ci precede. L’unico che riusciva a dare al Paese una visione concreta, stabile, arrivando a sconfiggere il populismo che il suo avversario politico alimentava, di giorno in giorno. Una risorsa, un esempio da tenere bene a mente, ma che stavamo per perdere definitivamente, con tutte le nostre responsabilità, quando dichiarò di lasciare tutto e di voltare le spalle al metodo democratico che ha incoronato anche lui, alla guida del centrosinistra.

    Però Prodi ci lancia un messaggio importante, chiaro: non bisogna mai lasciar perdere. Il suo gesto non è stato assolutamente scontato, sia ben chiaro.
    Non è stato scontato perché il PD, quel famoso giorno di aprile, lo ha ferito a morte, con i 101 franchi tiratori che si sono presi gioco della Democrazia, degli elettori, dei militanti e della Storia.

    Ed è questo il mio appello: anche se siete schifati dalla politica, perché magari ha travolto negativamente le vostre vite, vi ha ucciso la speranza, il futuro, non demordete. Sappiate che la politica si occuperà sempre di voi, nel bene o nel male, ma sarà sempre e solo lei a poter migliorare le vostre vite, e a costruire il vostro futuro. Potete voltare le spalle alla politica, ma lei continuerà a decidere su di voi e chi, invece, continuerà a votare e a partecipare, sceglierà per voi.

    Mi auguro che ci possa essere un Prodi in ogni casa e che chi è sfiduciato dalla politica venga a votare questa domenica e lunedì si faccia la tessera del PD, una tessera speciale, la Deluxe.

    E in tutto questo, Pippo Civati cosa c’entra? Se ve lo siete chiesti, avete fatto una giusta osservazione ed io vi rispondo subito: c’entra alla grande e vi dirò di più, è l’unico che c’entra.
    Se volete sapere tutto sulla sua mozione, vi invito ad andare qui, così da poter leggere e riflettere sui temi a voi più cari, anche perché su questi ci si sta confrontando, non nel 100% delle volte, ma abbiamo avuto dimostrazione di come l’unico che ha qualcosa di concreto da dire, sui temi cardine, è Pippo.

    Mi piace pensare che Civati sia la chiave per sbloccare quel circolo virtuoso che ridarà moralità alla politica e senso di responsabilità ad una classe dirigente che di responsabilità non ne ha prese neanche un po’. Sono certo che la scelta su di lui sia una scelta calibrata, che ha fino in fondo la coerenza del cambiamento, cosa che, purtroppo, non c’è altrove.
    Lo accusano di essere radicale nelle sue affermazioni e nel suo progetto. Io mi chiedo che rivoluzione sia, quella che ha paura della radicalità, della forza travolgente della passione.

    Sono più che certo che le cose si cambiano, cambiandole. Senza sconti per nessuno. Per questo, mi appello a voi, affinché possiate votare e scegliere Pippo Civati come Segretario nazionale del Partito Democratico.


  • La sfera di cristallo

    Ho avuto un flash, un desiderio. È stato come se avessi visto in una sfera di cristallo e ho conferma: l’8 dicembre vinciamo. Come me lo immagino? Prima di tutto con Repubblica che titola così:

    pippo-civati-repubblica-edizione-8dic2013-h23-40-dmit

    Poi si riparte per ricostruire il PD, senza discriminazioni, ma con una grande partecipazione di tutti. Il contributo più grande lo daranno i delusi, tesserati con la tessera Deluxe.