Tag: Parlamento


  • Ceci e pietroline

    Ceci e pietroline

    Ddl Anticorruzione, Art. 10.
    Potrei concludere con il precedente brevissimo periodo, questo articolo, ma voglio commentare quella assurda necessità che spinge il Governo a presentare alle Camere un disegno di legge che oltre a regolamentare le pene per chi corrompe nel pubblico e nel privato, pone il divieto d’accesso, ai condannati, in Parlamento.
    “Finalmente!”, direte voi. Purtroppo no.
    Purtroppo non è un aspetto positivo questo, non tanto per il Governo, ma quanto per il nostro Paese, perché mette in luce aspetti negativi della nostra società, che non riesce a respingere, in completa autonomia da leggi e obblighi giuridici, dei condannati dalle cariche pubbliche. Basterebbe un po’ di moralità e di senso del dovere, soprattutto all’interno dei partiti, per evitare che si presentino alle elezioni candidati condannati in via definitiva. Siamo garantisti, certo, ma chi è stato dichiarato colpevole, non può rappresentare i cittadini e per rendere reale questa condizione, non sarebbe servita, in un paese civile, una legge. Per me, questo nuovo capitolo della giustizia italiana, non è al 100% positivo. Mi dispiace molto, ma credo nell’autoregolamentazione, prima dell’intervento dello Stato. Se lo Stato si inserisce all’interno delle scelte dei criteri di candidabilità, vuol dire che i partiti sono stati spogliati della loro funzione, importante, di selezione della classe politica, buona, efficiente, onesta.
    Mi sembra di vivere nella scuola italiana degli anni ’30, quando le maestre (lo Stato), puniva gli scolari (i partiti) dietro la lavagna, con ceci e pietroline (leggi) sotto le ginocchia.




  • Quando i ragazzi sentono il senso di responsabilità: il Parlamento delle nuove generazioni

    La Seconda Repubblica volge al termine? Forse. Prima di confermare un possibile “cambio di rotta”, è necessario sapere quale sarà quella futura. All’orizzonte, poco si intravede, forse perchè ci si aspetterebbe qualcosa di nuovo, ma l’aria fresca e pulitatarda ad arrivare. Tardare non significa non esistere: la longevità dell’attuale classe dirigente ha causato lo scontro generazionale all’interno della politica con, alle rispettive posizioni di guerra, nonnipadri e nipoti, in parole povere tre generazioni.
    I nonni che non vogliono lasciare poltrone e stipendi d’oro, svolgendo, spesse volte, un lavoro disinteressato e poco produttivo.
    I nipoti che stanchi nel vedere il proprio Paese andare alla deriva e il proprio futuro cadere a pezzi, con coraggio e convinzione cercano di buttare giù un sistema che mina, quotidianamente, il proprio futuro.
    I padri che non sono (stati) in grado di inserirsi all’interno del dibattito, se non come continuità di un modello becero e mal strutturato.
    Bisogna affidarsi alle Nuove Generazioni? Forse, sentendomi tirato in ballo, potrei appoggiare con assoluta convinzione questa unica soluzione, indipendentemente da tutto, ma vorrei farvi dei piccoli esempi di “speranza”.
    In Puglia, da ormai otto anni, un gruppo di quaranta studenti, provenienti da tutta la Regione, costituiscono il Parlamento Regionale dei Giovani della Puglia, con tutti gli oneri e gli onori, per non parlare della campagna elettorale e delle elezioni che si tengono ogni anno in tutte le scuole superiori.
    Il compito? Pensare, progettare e presentare al Consiglio Regionale della Puglia, una proposta di legge su un argomento scelto dal PRGP, come, del resto, è stato fatto fino ad ora. Il DiscoBus? Il pulman che passa per i comuni a raccogliere giovani e portarli in discoteca, per poi riportarli a casa, evitando incidenti? La proposta nacque tra i giovani parlamentari; per non parlare della Legge Regionale contro l’esportazione di ulivi secolari, a favore della salvaguardia dell’ambiente e la preservazione del territorio e delle sue caratteristiche.
    Non è un esempio isolato, quello pugliese, che trova un contatto diretto con la Toscanae il suo Parlamento Regionale degli Studenti, anch’esso impegnato nella presentazione di proposte di legge e organizzazione di iniziative per le giovani generazioni.
    Sono questi gli esempi che dovrebbero far sperare in un futuro migliore, con gente competente e massima partecipazione democratica dei cittadini. Le nuove generazioni sentono la responsabilità di ridare dignità all’Italia, più di qualunque governo tecnico o partito politico, basti guardare il massiccio aumento di candidati under 30 che, alle prossime Amministrative, si presenteranno ai cittadini con proposte e idee per il futuro.


  • dal Parlamento_Giorno della Memoria

    Il Parlamento Regionale dei Giovani è convocato in seduta straordinaria il 30 gennaio 2012 ore 11.00 presso laSala Consiliare della Regione Puglia (via Giuseppe Capruzzi 204 – Bari) in occasione del “Giorno delle Memoria”.

    Programma:

    – Saluto Presidente Consiglio Regionale – Onofrio Introna
    –  Introduzione Vito Antonio Leuzzi – Direttore I.P.S.A.I.C
    – Testimonianze, ricordi di militari pugliesi internati (IMI) nei lager   tedeschi dal 1943-45 e presentazione dei volumi e memorie di Carla Giacomozzi, Nuccio Carriero, Vitoronzo Pastore, Luigi Di Cuonzo, Dionisio Altamura, Matteo Fantasia.
    – Intervento di Giorgio Salamanna, Campo di Concentramento di Zemun (Belgrado)


  • Al Parlamento


  • Novae vitae

    Di solito scrivo post di fine anno, facendo un bilancio di 365 giorni passati, sommando gli avvenimenti positivi e anche quelli negativi, mentre ho deciso, per questo 2012, di voler augurare, a tutti, felici 364 giorni (tolto ormai il 1°, passato nel letto a recuperare il sonno del 31 dicembre) con un bilancio del futuro.
    Credo che il 2011, sia passato senza lasciare solchi profondi, sia positivamente che negativamente, ma è stato l’inizio di un percorso fondamentale, giusto o sbagliato che sia, ma importante, perché attraverso ciò, saremo in grado di riprenderci la credibilità, la voglia di essere comunità. La crisi economica attanaglia il nostro Paese più che mai, ma è dovere di tutti noi impegnarci, stringerci attorno al sentimento unitario e di coesione sociale.
    Per me il 2012 sarà l’anno delle scelte importanti: si chiude una pagina della mia vita, le scuole superiori, se ne apre una nuova, l’Università. Non saranno solo queste le sfide che incontreremo, noi nuove generazioni. La politica sta cambiando e chi è dentro organizzazioni o è interessato ad occuparsi di argomenti di pubblico interesse, sa con certezza le difficoltà che il cambio generazione sta incontrando per raggiungere la vetta, per poter realmente considerare la Politica fuori da ogni pericolo di invecchiamento precoce e di perdita di credibilità.
    Il 2012 sarà l’anno dei congressi dei Giovani Democratici, l’anno in cui sapremo se il nostro Paese sarà in grado, o meno, di uscire dalla crisi economica, l’anno delle superstizioni “Maya”. Non sarà noioso, basta volerlo.
    Quest’anno inizia la mia esperienza al Parlamento Regionale dei Giovani della Puglia, fortemente convinto nell’essere interessante e ricco di esperienze, per me inizia una cosa nuova, così come ognuno di voi vorrà dare una svolta alla propria vita, chi in un campo e chi in un altro, ma tutti ci aspettiamo qualcosa di diverso da questo nuovo anno.
    Auguro a tutti voi un felice e sereno 2012, ricco di vittorie, di soddisfazioni e di momenti di crescita.
    Non smetteremo mai di sperare, ma è giunto il momento di realizzare.


  • Di cosa ho paura

    Dopo il risultato del Referendum popolare tenutosi il 12 e 13 giugno (non il 13 e 14 giugno come aveva detto il TG1), si è aperto uno scenario profondo ma ancora più pauroso, all’interno della politica italiana. Stranamente, il caro e vecchio Di Pietro ha scaricato, sul ciglio della strada, il segretario del PD Bersani quando, visto il risultato, aveva palesemente dichiarato che il Governo era isolato e che quindi prima della verifica parlamentare, tanto attesa da tutti, doveva dimettersi, perchè ormai priva di collegamento con la vera espressione della maggioranza degli italiani.
    Ma guardiamo nel dettaglio la situazione: si direbbe che i 4 quesiti referendari erano tutt’altro che contro la persona del Presidente del Consiglio, quale B., tranne l’ultimo, quello sul legittimo impedimento, una noiosissima legge ad personam voluta espressamente dal Cavaliere. Le altre tre domande abrogative riguardavano la politica dell’Esecutivo, sulla quale il Parlamento ha discusso per molto tempo, per non parlare dell’opinione pubblica, scossa da provvedimenti paurosi, ma così tanto paurosi che alla fine Tonino (Di Pietro) ha deciso di avviare una raccolta firme, parallelamente a quella dei comitati promotori dell’Acqua Bene Comune e NO NUKE.
    Pur ritrovandomi nelle parole del Presidente dell’IdV, alla luce dei risultati della consultazione, pari al 57% del quorum (compresi gli italiani all’estero) e con un 95% di “Sì”, quando dice che la vittoria non è del centrosinistra ma del Popolo Italiano che, indipendentemente dal colore politico (ricordiamo che molti leghisti e simpatizzanti ed elettori del PdL si sono recati alle urne), ha espresso un giudizio su 3 argomenti fondamentali per la vita e per il futuro del nostro Paese. Concludendo con un boicottaggio giornaliero alle richieste di dimissioni del Governo, anche se a mio parere le dimissioni sono sinonimo di fallimento e poichè il Governo ha fallito sul piano politico, Berlusconi o no, attacco personale o no, se il Governo viene bocciato su argomenti di grande rilevanza, come il piano energetico nazionale, la gestione delle risorse pubbliche e la giustizia, mi chiedo cosa trattenga la squadra di B. a rimanere lì, o meglio, chi legittima la loro permanenza nelle file governative.
    Come se non bastasse, ora l’ipocrisia intrisa di una disgustosa bugiardaggine invade gli animi dei ministri che, con fare svelto e pimpante, si parano il sedere dicendo che ogni cittadino era stato lasciato libero di scegliere e che, senza rimpianti, verrà abbandonato il nucleare e incentrate le risorse finanziare per lo sviluppo delle rinnovabili. Mi chiedo che fine abbiano fatto tutti i “Romani”, “Scajola”, “Berlusconi” e i “Giannino” che osannavano l’atomo come unica fonte di energia certa, pulita ed economicamente vantaggiosa.
    Ma la situazione mi preoccupa sul piano “popolo-politica”: i diversi comitati si sono dimostrati motore trainante a favore del quorum ma dobbiamo necessariamente dire che la gente politicizzata e coerentemente allineata con le volontà dei diversi partiti sostenitori del referendum c’erano ed erano anche (forse) la maggior parte. Dire, adesso, “i partiti alla larga” mi sembra un po’ eccessivo anche se, oggi come oggi, nessuno meriterebbe un posto in prima fila per prendersi i complimenti per questo risultato, viste le diverse cadute di stile di certi personaggi ben noti a tutti, appartenenti ai partiti di centrosinistra. Ma ricordiamoci che ciò che non va non sono i partiti, ma come vengono fatti questi partiti e il modo di gestirli. La politica è palesemente nata per essere sviluppata da gruppi di persone, associate per ideologie, modi di pensare e di vedere il futuro della nazione. Ipotizzare una politica senza partiti mi lascia pensare ad una prossima anarchia parlamentare, dove all’interno delle due Camere si saranno persone senza un minimo di coordinamento o strapiene di demagogia allo stato puro. Ribadisco ancora una volta la mia volontà nel vedere certe persone appese al cappio democratico (trombate alle elezioni o alle primarie) e rimettere in piedi un progetto nuovo di politica, prima di tutto, e poi di Paese.