Da che parte sta l’Italia? Il nostro Paese non ha un piano energetico ben definito e non lo si può biasimare, visto che neanche l’UE conosce una linea comune sulla produzione e consumo di energia. Il Regno Unito si accinge a ritornare al nucleare, per combattere il surriscaldamento globale (perchè lo ritengono il modo meno costoso per ridurre le emissioni) e dall’altro la svolta della Merkel che, tempo fa, annunciò l’abbandono definitivo del nucleare da parte della Germania.
L’Italia ha preso una decisione chiara, dovuta all’ultimo referendum abrogativo che ha sancito il no degli italiani al nucleare, ma, come sempre, la classe politica non ha contatto con i cittadini ed è una mina vagante, anche sul piano energetico.
Dopo il risultato del Referendum popolare tenutosi il 12 e 13 giugno (non il 13 e 14 giugno come aveva detto il TG1), si è aperto uno scenario profondo ma ancora più pauroso, all’interno della politica italiana. Stranamente, il caro e vecchio Di Pietro ha scaricato, sul ciglio della strada, il segretario del PD Bersani quando, visto il risultato, aveva palesemente dichiarato che il Governo era isolato e che quindi prima della verifica parlamentare, tanto attesa da tutti, doveva dimettersi, perchè ormai priva di collegamento con la vera espressione della maggioranza degli italiani.
Ma guardiamo nel dettaglio la situazione: si direbbe che i 4 quesiti referendari erano tutt’altro che contro la persona del Presidente del Consiglio, quale B., tranne l’ultimo, quello sul legittimo impedimento, una noiosissima legge ad personam voluta espressamente dal Cavaliere. Le altre tre domande abrogative riguardavano la politica dell’Esecutivo, sulla quale il Parlamento ha discusso per molto tempo, per non parlare dell’opinione pubblica, scossa da provvedimenti paurosi, ma così tanto paurosi che alla fine Tonino (Di Pietro) ha deciso di avviare una raccolta firme, parallelamente a quella dei comitati promotori dell’Acqua Bene Comune e NO NUKE.
Pur ritrovandomi nelle parole del Presidente dell’IdV, alla luce dei risultati della consultazione, pari al 57% del quorum (compresi gli italiani all’estero) e con un 95% di “Sì”, quando dice che la vittoria non è del centrosinistra ma del Popolo Italiano che, indipendentemente dal colore politico (ricordiamo che molti leghisti e simpatizzanti ed elettori del PdL si sono recati alle urne), ha espresso un giudizio su 3 argomenti fondamentali per la vita e per il futuro del nostro Paese. Concludendo con un boicottaggio giornaliero alle richieste di dimissioni del Governo, anche se a mio parere le dimissioni sono sinonimo di fallimento e poichè il Governo ha fallito sul piano politico, Berlusconi o no, attacco personale o no, se il Governo viene bocciato su argomenti di grande rilevanza, come il piano energetico nazionale, la gestione delle risorse pubbliche e la giustizia, mi chiedo cosa trattenga la squadra di B. a rimanere lì, o meglio, chi legittima la loro permanenza nelle file governative.
Come se non bastasse, ora l’ipocrisia intrisa di una disgustosa bugiardaggine invade gli animi dei ministri che, con fare svelto e pimpante, si parano il sedere dicendo che ogni cittadino era stato lasciato libero di scegliere e che, senza rimpianti, verrà abbandonato il nucleare e incentrate le risorse finanziare per lo sviluppo delle rinnovabili. Mi chiedo che fine abbiano fatto tutti i “Romani”, “Scajola”, “Berlusconi” e i “Giannino” che osannavano l’atomo come unica fonte di energia certa, pulita ed economicamente vantaggiosa.
Ma la situazione mi preoccupa sul piano “popolo-politica”: i diversi comitati si sono dimostrati motore trainante a favore del quorum ma dobbiamo necessariamente dire che la gente politicizzata e coerentemente allineata con le volontà dei diversi partiti sostenitori del referendum c’erano ed erano anche (forse) la maggior parte. Dire, adesso, “i partiti alla larga” mi sembra un po’ eccessivo anche se, oggi come oggi, nessuno meriterebbe un posto in prima fila per prendersi i complimenti per questo risultato, viste le diverse cadute di stile di certi personaggi ben noti a tutti, appartenenti ai partiti di centrosinistra. Ma ricordiamoci che ciò che non va non sono i partiti, ma come vengono fatti questi partiti e il modo di gestirli. La politica è palesemente nata per essere sviluppata da gruppi di persone, associate per ideologie, modi di pensare e di vedere il futuro della nazione. Ipotizzare una politica senza partiti mi lascia pensare ad una prossima anarchia parlamentare, dove all’interno delle due Camere si saranno persone senza un minimo di coordinamento o strapiene di demagogia allo stato puro. Ribadisco ancora una volta la mia volontà nel vedere certe persone appese al cappio democratico (trombate alle elezioni o alle primarie) e rimettere in piedi un progetto nuovo di politica, prima di tutto, e poi di Paese.
La democrazia ha i denti di carta. Riesce a mordere al primo colpo, ma in difesa è debole. Eravamo partiti in quarta, ce l’avevamo messa tutta e alla fine avevamo raccolto firme e informato milioni di cittadini, tutti quanti per il referendum sull’acqua, sul legittimo impedimento e sul nucleare, ma ora qualcosa è andato storto. Non credo che sia oggetto di stupore l’attività che il Governo sta portando avanti per disintegrare la fortezza popolare sulle decisioni abrogative come appunto il Referendum. E’ evidente che la situazione porti ad un’unica soluzione: pretendere di votare comunque l’abrogazione delle leggi in vigore o di cambiare (in tempo) il Referendum da abrogativo a consultivo. Perchè non farlo? Perchè non provarci? E’ senza dubbio la via migliore. Non possiamo dipendere dalle voglie di Berlusconi, che peraltro conosciamo molto bene e sappiamo essere contro qualsiasi forma di intromissione democratica.
Se il Referendum diventasse consultivo, riusciremmo in 2 mesi a impiegare meno lavoro di quello che stiamo facendo ora, per un semplice fatto: il Referendum abrogativo ha quell’anomalia di dover votare SI per dire NO e molte volte le persone anziane o poco informate comprendono il contrario, votando diversamente da quello che pensano. Perciò diventerebbe il semplice, ma non banale: “Volete il nucleare in Italia? SI o NO?”, “Volete l’acqua pubblica in Italia? SI o NO?”, “Volete garantire il legittimo impedimento ai membri del Governo? SI o NO?”. Credo che basterebbe un semplice ragionamento, applicabile anche da un bambino di scuola elementare, per capire cosa è meglio votare, il giorno delle urne.
Purtroppo questo è un blog “di provincia”, mi piacerebbe che questa idea arrivasse anche a chi ha raccolto le firme, a chi ha speso tutto se stesso per organizzare raccolta adesioni in tutta Italia e che oggi ha costituito i comitati referendari, i coordinamenti di propaganda per il SI (vi ricordo che ci sono 4 SI per questo Referendum, considerando anche quello sul Nucleare. Parlo del SI per l’abrogazione dell’atomo, uno per il legittimo impedimento, due per l’acqua pubblica). Sarebbe una contromossa sensazionale, potremmo mobilitare le parti sociali e farcela. L’unica cosa che bloccherebbe il tutto sono le schede già in stampa, ma visto che a sprechi andiamo abbastanza forti, credo che uno spreco, per una battaglia nobile come questa, sia più che giustificato.