Tag: ndrangheta


  • La rottamazione della mafia

    Roberto Saviano, intervistato da Repubblica, lancia l’allarme: i clan si stanno rinnovando, nuove generazioni prendono posizione nelle famiglie mafiose di Bari. Un male non ancora debellato.


  • Soldati mandati al fronte

    Soldati mandati al fronte

    Tanti sono i sindaci schierati contro la mafia, in Sicilia, in Calabria, in Campania e non solo. Tutti lasciati soli, come soldati mandati al fronte. La maggior parte di loro sono donne. Grandi donne. In un Paese piccolo, culturalmente.

    Leggo con profondo rammarico l’intervista, di oggi, su Repubblica, a Maria Carmela Lanzetta, per sette anni sindaco di Monasterace, nella Locride calabrese.

    Maria Carmela è stata un amministratore perseguitato dalla ‘ndrangheta, lasciata sola a combattere per la propria terra.

    Dice che neanche il PD è stato in grado di dare un giusto apporto alla causa, nobilissima e importantissima, per un territorio che cerca il riscatto e di liberarsi dalla morsa letale della malavita.

    Le istituzioni sono assenti su quei territori e questo è più che assodato, la Lanzetta è una dei tanti amministratori locali che ha denunciato questo enorme problema, ma la logica del “mal comune mezzo gaudio” non è assolutamente applicabile, tantomeno non si può accettare che gli organi centrali lascino le periferie a morire dei loro problemi, senza un dovuto interessamento e concretizzazione degli slogan contro la criminalità organizzata che si sentono dire da destra e sinistra. Nessuno escluso, forse, qualcuno più di qualcun altro.

    Denuncia la nomina della Bindi a presidente della Commissione Antimafia e fa bene. Fa bene perché una personalità senza un briciolo di conoscenza e esperienza nel campo della lotta alla criminalità organizzata è qualcosa di assolutamente dannoso per il nostro Paese e per la credibilità delle Istituzioni Repubblicane.

    Critica il PD per essere impreparato sulla mafia e sulla lotta alla criminalità organizzata. Questo mi duole molto. Il Partito Democratico ha, al fronte, schierati amministratori locali pronti a difendere la propria terra, mettendo a repentaglio la propria vita, come la Lanzetta (che gira con la scorta).

    I cittadini di quei territori vogliono il proprio riscatto, elegge delle sentinelle contro la mafia, ma le sentinelle da sole non possono fare nulla, perché la criminalità organizzata è più grande di quanto si possa immaginare.

    Il prossimo PD, quello che nascerà da dopo le primarie dell’8 dicembre, dovrà mettere in cima alle proprie priorità la questione della lotta alla malavita. Almeno parliamo di questi problemi di grande rilevanza, visto che il rinnovamento pare essere ormai solo un miraggio a suon di slogan. Almeno per ora, almeno con determinate persone.


  • C’è Politica e politica

    C’è Politica e politica

    Che la politica non sia tutta uguale era più che scontato. Che le persone non siano tutte uguali, anche e direi per fortuna. Ma che il modo di intendere il mandato elettorale o un ruolo istituzionale, da quanto sta accadendo in tutta la Penisola, a me sembra essere diventato usuale. Essendo studente, al primo anno, di Giurisprudenza, proprio oggi rileggevo appunti e manuali e la parola “consuetudine” rimbombava nella mia mente. Così come nel Diritto, la consuetudine è “un comportamento costante ed uniforme (diuturnitas), tenuto dai consociati con la convinzione (opinio iuris) che tale comportamento sia doveroso o da considerarsi obbligatorio*nella politica potremmo tradurla in “fanno tutti così, perchè proprio IO devo fare un passo indietro“.

    Il Lazio: unico caso di dimissioni, molto a sfondo propagandistico, direi, (vedi i manifesti comparsi per Roma e dintorni) con la foto ritoccata della Polverini e una frase da CatWoman “Questa gente la mando a casa io. Ora facciamo pulizia!”) ma che diventa un sasso lanciato in un oceano immenso, in cui le merde galleggiano e la gente comune precipita a fondo, come se ad averci traghettato fin qui fosse uno Schettino della politica, o forse è così, anzi, è proprio così, l’Italia ha sempre avuto uno Schettino che la traghettava. Da 20 anni a questa parte abbiamo circumnavigato l’isola dell’illusione, rimanendo impavidi davanti agli abusi della classe politica, fino ad entrare in collisione con la realtà.

    La Lombardia: la fortezza degli inquisiti e incarcerati. Pare che Formigoni stia pensando di ritirarsi in barca, con Cota che lo segue a nuoto, ma queste sono favole, perchè il “Merkel” italiano, non tanto per l’austerity nel sangue, ma quanto per il colore delle giacche, barcolla ma non molla. Niente e nessuno lo smuove da lì, eppure spero in una smentita colossale  leggendo un Ansa, da un momento all’altro (#preparolospumante).

    Torniamo a noi. Che le regioni italiane, ad una ad una, si stiano sfracassando al suolo a colpi di atti giudiziari, poco importa a nessuno se non ai soliti “comunisti”, ma che le aliquote IRPEF diminuiscano o che l’IVA aumenti quello lo percepiamo e anche tanto, visto che ci interessa in prima persona e tocca la nostra quotidianità. Ma il resto? Il resto non fa parte del nostro vivere quotidiano? E beh! Che domande! Certo che no! Se il Consiglio Regionale della Lombardia ha membri che hanno pagato l’ndrangheta per avere voti ed essere eletti, questo poco importa. Poco importa ricordarsi delle autoblu utilizzate per scopi personali, o di elicotteri che principescamente atterrano alla Festa del Peperoncino e da dentro usciva la nuova CatWoman e chi più ne ha, più ne metta. Non mi basterebbe il blog, per elencare tutti gli episodi (scoperti).

    Credere nella politica non è una cosa semplice, se si è osservatori e simpatizzanti di un partito politico o di un movimento, ma credere che ogni nostro singolo contributo possa cambiare le cose, è dovere di ogni cittadino. Credere nel cambiamento, oggi, conviene. C’è chi sale sul carro dei rampolli, c’è chi ha il cavallo a mollo nello stretto e chi invece rimane seduto sul divano, guardando ciò che passa la casa.

    Ma la vera sfida rimarrà quella di fare la differenza, nella storia della politica e nel modo di far politica.