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  • A volte ci fa votare persone che ci offrono 10€ di ricarica telefonica, altre volte non ci fa comprendere il valore inestimabile dell’Università e della sua presenza sul nostro territorio.
    Ladri, vigliacchi, esseri infami, vermi putridi e senza coscienza, avete distrutto un pezzo di Bari, un pezzo importante, un luogo di formazione e di cultura.
    Ricordo benissimo il giorno in cui Giorgio Napolitano inaugurò quella sede. Era un giorno di festa, perché la Facoltà di Scienze Politiche sognava una sua sede, l’Università sognava di crescere, di andare oltre gli stereotipi che per anni l’avevano accompagnata, Bari gridava soddisfazione.

    Oggi il grido è quello di un gruppo di persone con problemi. Dobbiamo comprenderli. Non sanno cosa sia la cultura e l’Università, ecco perché hanno distrutto tutto e portato via tutto il possibile, da uno spazio comune, destinato a chissà quante generazioni future.

    Ma Bari e la sua Università non si piegano. Ripartiamo, senza sosta, senza guardarci indietro.

    Giorgio Napolitano inaugura la sede di Scienze Politiche a Bari Palazzo Napolitano - Sede SCIPOL - DISTRUTTA

     

  • Signor Presidente,
    dopo l’ultima vicenda che ha visto coinvolto il Sen. Silvio Berlusconi, a seguito della sentenza della Corte di Cassazione in merito al reato di frode fiscale sui diritti Mediaset, mi preme lanciarle questo mio umile messaggio, da cittadino, da ragazzo impegnato in politica per passione e non per interessi personali.

    Ho letto con molta attenzione la nota da Lei inoltrata per dare un quadro significativo alla vicenda politica (e non solo) in corso.

    Vorrei soffermarmi sul potere di grazia che Lei, in qualità di Presidente della Repubblica, a seguito della sentenza n.200/2006 della Corte Costituzionale ha ottenuto appieno nelle sue mani.

    Quella sentenza, al capo 6.2, riporta così:

    […] Ciò ha fatto sì, dunque, che l’istituto della grazia sia stato restituito – correggendo la prassi, per certi versi distorsiva, sviluppatasi nel corso dei primi decenni di applicazione della disposizione costituzionale di cui all’art. 87, undicesimo comma, Cost. – alla sua funzione di eccezionale strumento destinato a soddisfare straordinarie esigenze di natura umanitaria. […]

    Quindi, Signor Presidente, per senso dello Stato e lealtà verso i cittadini italiani, siamo chiari, il caso Berlusconi non ha nulla che si possa attribuire ad un mancato rispetto dei diritti umanitari, ne tantomeno alla violazione dell’art.2 della Costituzione. Stiamo parlando di un’azienda che ha frodato e lui ne è il diretto responsabile. La lotta all’evasione fiscale (e alla frode) deve rimanere al centro dell’azione di governo e non si può, per nessuna ragione, fare sconti ad un delinquente come tutti gli altri, per il semplice fatto che questi occupa un ruolo politico nazionale.

    Le chiedo di essere stabilmente ancorato ai principi costituzionali e mi auguro che si possa porre fine a questa vicenda, perchè all’Italia, in un momento così complesso, non interessano minimamente le vicende del pregiudicato Berlusconi. L’opinione pubblica non può e non deve essere soggetta a tali deviamenti.

    Dia l’esempio, Signor Presidente. Dia l’esempio di come in Italia si può realmente sperare in una uguaglianza dei diritti e un pari trattamento dinanzi alla Legge, nel rispetto dell’art. 3 della Costituzione Italiana, principio fondamentale su cui si erge l’intero ordinamento giuridico italiano, sinonimo di progresso e civismo, di garanzie vitali per i cittadini del nostro Paese.

    Dia l’esempio alle giovani generazioni e ad una intera nazione, piegata dalla disaffezione, più che giustificata, verso la politica ma che non si può più coltivare e che bisogna radere al suolo, per ridare ai cittadini speranza e presenza dello Stato.

    Presidente Napolitano, arbitro delle crisi di governo e, se mi permette, controllore della classe politica italiana, classe politica di cui Lei fa parte e da cui, in questo momento, se vuole conservare quella stima profonda che riceve ogni giorno dagli italiani, deve discostarsi, a partire dall’applicazione della Carta Fondamentale a cui noi tutti dobbiamo far riferimento ogni giorno della nostra vita.

    Dia l’esempio, Presidente, ai cittadini onesti, che ogni giorno svegliandosi presto la mattina vanno a lavoro e sorreggono questo Paese, spolpato da una indegna classe politica, oggi ancora presente nel pretendere il timone dell’Italia.

    Ricordo, Signor Presidente, quella lettera di un suo predecessore, Sandro Pertini che durante gli anni di prigionia politica, venuto a conoscenza della richiesta fatta dalla madre per ottenere la grazia, lui si rifiutò, perchè significava perdere l’onore e il senso che la fede politica aveva dato alla sua vita.

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    Penso oggi a quella lettera, a quelle parole ed immagino una situazione capovolta, dove a perdere l’onore e la fede politica che l’ha accompagnata, Signor Presidente, sarà Lei, nell’aprire alla grazia ad un cittadino condannato come molti altri e che giustamente ora, per aver evaso e frodato, stanno pagando con le dovute modalità.

    Cordiali saluti.

  • Ferroni fa bene a scrivere a Napolitano. Lo Stato, con la Spending Review, soffoca le eccellenze del nostro Paese e il gruppo di ricerca che ha scoperto il Bosone di Higgs, per i non addetti ai lavori, la “particella di Dio”, sarà uno dei più penalizzati. Qual’è la motivazione che spinge ricercatori, in ogni campo, ad impegnarsi nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie? La passione? Ma la passione ha bisogno di comprensione e di sostegno. Questo al momento non c’è. Ma è un vizio all’italiana che è ormai presente da molto tempo, che ci sia un governo di falliti o un governo di professori (sottolineo, PROFESSORI, di natura proiettati verso un modo di intendere la formazione e l’istruzione come il massimo impegno per una società). Vorrei proprio capire come mai, soprattutto Profumo, da ex-presidente del CNR, non si sia opposto e non ci sia stato impegno nel promuovere e nell’irrobustire l’istruzione, l’università e la ricerca.

  • Sarà, ma la politica si sta dimostrando incapace, anche, di avviare una svolta. Sono abbastanza infuriato con chi, fino ad oggi, invocava le dimissioni di Berlusconi, senza se e senza ma, mentre oggi, alla luce delle vicende in atto, critica fortemente un Governo che ancora deve insediarsi e rendere noto il programma. Sono stanco di sentire critiche basate sul nulla, senza un briciolo di proposta alternativa. Le Elezioni? Cosa sacrosanta! Io sono il primo a dire di andare al voto, ma se ognuno di voi, sfoderasse la sua indole da opinionista, capirebbe perfettamente la difficoltosa cerimonia che precederebbe la scelta diretta degli elettori: un’estenuante campagna elettorale, lunga e piena di rancori e pezzi di vecchia politica ancora alle calcagna.
    Non sopporto chi spara a zero su tutto e tutti. Anche io ho i miei dubbi sulla funzionalità di un Governo di soli tecnici, tutti appartenenti ad una classe dirigente di non poco conto, ma è anche vero che, ad altri mesi di vuoto totale e di baratro economico, far muovere qualcosa, cercando, ovviamente, di trovare soluzioni condivise dal Parlamento, sia la cosa migliore, per uscire dalla crisi. È ovvio affermare la necessità di prendere decisioni che non siano di stampo esclusivamente tecnico-governativo, e che il Parlamento e quindi tutte le forze politiche possano dire la loro e fare proposte innovative per il Paese.
    Un’altra cortesia: con la fine del populismo berlusconiano, spero vada via anche la demagogia della politica italiana. Non è possibile sentire apprezzamenti al Presidente della Repubblica quando richiama la classe politica all’ordine, e poi critiche sulla sua scelta di nominare (strategicamente) Mario Monti, senatore a vita, come messaggio implicito per la costruzione di un nuovo Governo. Napolitano non è un sempliciotto, l’ha dimostrato sempre e sempre lo dimostrerà, non per questo, non lo si possa definire, ancora, più che mai, un uomo di sinistra, responsabile e garante della legittimità istituzionale. Se Napolitano ha posto la sua fiducia nei confronti del Presidente della Bocconi, qualcosa vorrà pure dire. Ci siamo fidati di Napolitano fin’ora, facciamolo anche adesso.
    Nel frattempo, pensiamo a creare una vera alternativa, con la speranza che la sinistra maturi un senso di responsabilità e non faccia capricci intestini inutili. Il PD e l’intero centro-sinistra, da domani si riunisca e crei il programma elettorale, faccia le primarie e si prepari al giudizio degli elettori! Ognuno di noi farà la sua parte, in questo periodo storico intenso e che, sono sicuro, sarà riportato nei libri di storia. Tutti siamo bravi a fare la morale, ma mai nessuno si guarda allo specchio.
    Chi ha distrutto le prospettive di questo Paese, faccia un passo indietro, a livello nazionale, ma soprattutto, a livello locale! Via dalle poltrone! Dobbiamo spolverarle e ridarle dignità! Via dai partiti, se non si è in grado di essere garanti del rispetto reciproco! Via dalla politica, se non si è in grado di comunicare alla gente le proprie intenzioni! Via da tutto! Spazio a chi, al primo posto, mette la passione per la politica e la Cosa Pubblica! W l’Italia!

  • Non so cosa mi stia prendendo, eppure sono ben cosciente delle mie possibilità e dei miei obiettivi. Non riesco a capire perchè questo 2011 ha come mio primo pensiero i 150 dell’Unità d’Italia.

    Ho una gioia immensa nel sapere che questo anno sarà un periodo speciale per il nostro Paese, 150 anni di stare insieme, 150 anni di condivisione di obiettivi, 150 anni di sconfitte e di vittorie, 150 anni di problemi sociali, 150 anni di speranza civile, 150 anni di Storia, la Storia con la S maiuscola, un arco temporale che ha segnato le vite di tutti noi, e forse il destino del mondo intero.

    La voglia di conoscere, di approfondire, di apprendere cosa realmente è accaduto in questi 150 anni di Italia, mi hanno spinto ad avvicinarmi a testi storici che testimoniano non solo gli avvenimenti ma anche gli umori della gente di quel tempo, la gente del nostro passato, della nostra neo Italia.

    Torino, Firenze, Roma, sono 3 tasselli importanti, 3 solchi profondi che hanno indirizzato la cultura del nostro tempo e della nostra Nazione.

    Quanti hanno dato la loro vita per realizzare il Sogno? Quanti hanno combattuto e hanno trovato la morte in battaglia? Sulle montagne? Sulle colline e sulle pianure della nostra penisola?

    Abbiamo sofferto parecchio, ma l’abbiamo fatto da Italiani, indipendentemente se monarchici o partigiani, l’importante è che desideravamo essere un paese unitario. Al Sud, la Resistenza non è mai stata vissuta realmente, il Sud era prevalentemente monarchico quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia fece i conti con gli occupanti e la cultura che portavano dietro di se.

    L’Italia nella sua Storia, dovrebbe ringraziare la sorte, dovrebbe ringraziare il fatto di essere stata occupata dalle truppe anglo-americane, portatrici di una cultura democratica e di libertà individuale, simbolo madre degli Stati Uniti d’America.

    Tante è l’emozione che mi provocano questi festeggiamenti, io festeggio con sincerità i 150 anni dell’Unità d’Italia, pur essendo in vita da soli 17 anni, mi sento italiano da sempre e, a differenza di chi denigra il Paese, ne vado fiero e potrei gridarlo nel mondo, senza vergognarmi.

    Non mi vergogno affatto perchè, da quando ho appresto e costruito una mia coscienza critica, combatto ogni giorno contro il malessere e il ripudio sociale che c’è intorno. Non mi vergogno perchè ho il coraggio di dire che la politica italiana ha distrutto un’immagine bellissima di questo Paese e che personaggi del calibro di Bossi e Berlusconi, farebbero bene a smammare dalla loro posizione istituzionale, perchè è proprio quel sistema politico che loro occupano ad essere stato sudato con il sangue da chi volle l’Italia unita. Gli errori inimmaginabili di questi due esponenti politici e tutti i loro segugi al seguito, sono proprio l’aver, uno, denigrato e violentemente descritto gesti associati al Tricolore Italiano, aver fatto distinzioni tra settentrionali e meridionali, aver creato un partito che ha come principale obiettivo quello della secessione e della nascita della “Padania”, territorio corrispondente alla valle oltre il Po, terra italiana che ha conosciuto la Resistenza e il sangue di chi ha sofferto ed è perito per dare la possibilità che il Tricolore potesse sventolare dai balconi delle abitazioni e dei monumenti. L’altro, per aver stretto alleanze con certi personaggi e, oltre tutto, per i suoi gravissimi errori politici, giudiziari e sociali, che hanno messo il Paese in una grave situazione, diplomatica, d’immagine e di crescita.

    Il Presidente della Repubblica, garante dell’Unità Nazionale, ha espresso a Reggio Emilia le sue considerazioni in merito e non posso non trovarmi in completo accordo con quanto ha affermato. E’ giusto reagire a tali comportamenti, perchè faremmo del male non solo alla Storia e al ricordo dei patrioti italiani, ma faremmo del male alla nostra libertà, alla nostra appartenenza, al nostro senso civico e al nostro futuro.

    Tornerò ancora a parlare dei 150 anni dell’Unità e con grande piacere.