Tag: Movimento 5 Stelle

  • Scenari di vita quotidiana, in un Paese fuori da ogni rigor di logica, con un PD alle prese con se stesso e l’orgasmo da larghe intese con un partner in piena crisi personale.

    Alfano annuncia la non adesione a Forza Italia e la nascita dei gruppi autonomi a Camera e Senato. E noi? Il centrodestra si è frantumato e ha perso credibilità e il PD? Rimaniamo a guardare, impietositi e magari con occhi da chi queste vicende le ha vissute e le vive ancora. Barzellette, per noi.

    Se avessimo intelligenza, oltre che tattica politica, un minuto dopo avremmo dovuto staccare la spina alle larghe intese e andare alle elezioni, vincerle e governare con un chiaro programma elettorale e con una maggioranza chiara, precisa e soprattutto di centrosinistra.
    Ops! Ma questo non è possibile, attualmente, perché siamo in pieno Congresso e non possiamo avere altre distrazioni. Sarà dopo. Ops! Di nuovo. Il Congresso pare lo vincerà colui che, tra i suoi supporters, ha l’attuale Presidente del Consiglio e buona parte dei killer di Prodi (i restanti sono con Cuperlo). Per scongiurare ogni tipo di dubbio, pare abbia dichiarato di essere pronto a ricandidarsi a Sindaco di Firenze, giusto per capire quale sia l’orizzonte per il PD nei prossimi due anni.

    Diciamo che i 101 continuano ad avere il controllo del partito ed a non ridarlo in mano agli elettori. Ops! Per la terza volta! Pare che il Congresso lo vincerà quello “giovane”, voluto dagli elettori, nuovi o vecchi che siano. Ops! Per la quarta volta! Mi dispiace dirvelo, ma a 38 anni non si è più giovani, si è adulti. Perché se lui è giovane io che cosa sono?

    Ops! Pare che questo Congresso abbia già dei vinti: gli elettori, i militanti, tutti coloro che andranno a votare. Perché? Semplice: così come il fallimento di Bersani con il M5S era tutto architettato per “giustificare” le larghe intese, così il PD, con il prossimo congresso, non otterrà la tanto voluta rivoluzione generazionale (meglio nota come “rinnovamento”), perché la nave partita da Firenze si è trasformata in una scialuppa di salvataggio per i tanti Schettino del PD e sarà solo un tentativo (riuscito) di sopravvivenza.

    Io preferisco nuotare con le mie braccia. Almeno sai che puoi contare solo sulle tue forze e non sull’ipocrisia.

  • Di Traglia e la Geloni fanno danni pure quando scrivono un libro, solo un libro. Alla sua presentazione, c’erano, oltre gli autori, anche Bersani, Quagliariello e Letta.

    Parole da denuncia sono state dette, erano tutti consapevoli del governo con Berlusconi, ma era necessario prendere in giro gli elettori (e i militanti, soprattutto).

    Allibito.

  • Cambiano come il vento, secondo gli umori dei due leader, le posizioni del Movimento 5 Stelle, proiettandolo fuori da ogni processo riformista e quindi fuori dalla Storia del Paese.

    Uno scempio bello e buono. Non tollero chi tentenna, soprattutto se lo fa per i suoi sporchi interessi, sguazzando nella, ormai tanti qui citata, ipocrisia.

    Beppe Grillo torna a farmi ridere, solo che non lo fa in veste di comico, ma di leader di una forza politica.

    Il Movimento 5 Stelle ha votato a favore della mozione Giachetti, tanto sbandierata contro il Partito Democratico, giustamente, che aveva votato a sfavore della sua approvazione, di fatto, lasciando il porcellum dov’era.

    Ora i 5 Stelle tentano di porre i freni ad un ennesimo tentativo di modificare questa legge elettorale, in maniera ipocrita rispetto alle tante dichiarazioni dei “cittadini a 5 stelle” in Parlamento.

    C’è la possibilità di un ritorno al Mattarellum e il movimento di Grillo frena. Le motivazioni sono date dall’esigenza di attendere il feedback degli attivisti che devono visionare la proposta ed emendarla.

    Due cose ribadisco e giro agli attivisti e sostenitori del Movimento 5 Stelle, oltre che a Grillo e Casaleggio:

    a. se i partiti sono fuori dalla Storia, voi siete fuori dai tempi, perché non può essere, per nessuna ragione al mondo, un meccanismo interno di decisione a rallentare il cambio della legge elettorale. Tutto è meglio del Porcellum, potremmo dire in extremis. Tutto. Il Parlamento Italiano deve ritornare ad essere un luogo di eletti e non di nominati dalle segreterie di partito, altrimenti hanno ragione i Simpson quando dicono che il Parlamento italiano è corrotto.

    b. Grillo e Casaleggio sanno con certezza assoluta che l’attuale legge elettorale garantisce la possibilità al M5S di poter contare solo ed esclusivamente sull’immagine che da Roma (o meglio, da Genova) verrà data al movimento, senza dover fare i conti con il territorio e quindi con ogni singolo candidato che, in molte occasioni, si ritroverebbe a doversi confrontare con altri candidati molto più preparati e magari più validi (dirlo non deve essere oggetto di vergogna o un eresia, perché è così!). In parole povere, addio al populismo.

    Ma tolto il porcellum e il populismo, quale peso avrebbe in Parlamento il Movimento 5 Stelle?

    Le parole di Grillo, ora, gli si ritorcono contro:

    1. Rifiutata la possibilità di essere parte di un governo del cambiamento proposto da Bersani, rifiuto che ha portato alla giustificazione politica (come è scritto nello scandaloso libro di Geloni/Di Traglia) del governo delle larghe intese;
    2. Aver bruciato, di fatto (a causa del troppo orgoglio e della poca propensione al dialogo), la candidatura a Presidente della Repubblica del Prof. Stefano Rodotà;
    3. Impantanati in un sistema decisionale interno fittizio, dove su tematiche delicata gli unici a prendere una decisione sono Grillo e Casaleggio, per di più causa di perdita di tempo (vedi la questione sulla legge elettorale);
    4. Soggetti a virus mutante, secondo gli umori del guru, su temi cardine e di estrema attualità (vedi sempre questione legge elettorale).

    Ne ho elencati 4, ma una cosa è certa, a causa di questi enormi problemi, il Movimento 5 Stelle sta uscendo dalla Storia del nostro Paese e forse, non è mai entrato, sul serio.

  • Mediobanca dice che all’Italia restano 6 mesi di autonomia e che dopo dovrà, necessariamente, chiedere aiuto all’Unione Europea per ricevere dei fondi per sostenere la spesa pubblica.

    La Guardia di Finanza, nella sua relazione sui primi sei mesi del 2013, afferma che 1 su 3 non fa lo scontrino e che oltre a sprechi della pubblica amministrazione, il privato non è da meno ed è proprio dai ristoranti, dai bar e dai negozi che l’esempio di cattiva cittadinanza si concretizza e sforna al mese 1 miliardo di evasione e di capitali catapultati all’estero (che ritorneranno se qualche politico “buono” attiverà lo scudo fiscale con trattenuta pari allo 0,000001% della somma, a differenza di altri paesi in cui si arriva tranquillamente al 50%).

    In quale direzione vogliamo andare? Qui c’è un Paese che è, nel suo subconscio, diviso a metà: da una parte i disperati, i disoccupati, i prossimi disoccupati, chi lotta per cambiare e migliorare le proprie condizioni di vita (e la lotta non è solo quella nelle strade, ma quella nelle case, tra le bollette e le spese per i propri figli). Dall’altra parte c’è l’Italia dei furbi, dei vigliacchi e dei pusillanimi, a cui appartiene una fetta consistente della nostra classe dirigente, dalle Alpi all’Etna, senza esclusione di nessun angolo del nostro Bel Paese.

    Con quanta credibilità, oggi, l’Italia si presenta come paese forte, capace di contrastare la crisi economica? La classe politica ha ottenuto quello che voleva: un ennesimo governo del presidente, con tanto di cariche e ministeri. Pur di ottenere una situazione di stallo politico istituzionalizzato, 101 parlamentari del Partito Democratico hanno avuto il coraggio di gettare a mare colui che ha reso, con il suo contributo, il PD possibile e dando loro la possibilità di essere lì, quel giorno, a votare il Presidente della Repubblica. Parlo di Romano Prodi. Aprendo al Governo Letta, frutto di una ennesima e sporca intesa tra PdL e PD, o meglio, tra Berlusconi e il PD, con tutti i rischi annessi e connessi (tra cui quello che oggi si palesa, nei ricatti quotidiani di un uomo ormai giunto alla disperazione e al delirio di immunità).

    Amareggiato e affranto da una situazione irreversibile che solo attraverso un radicale cambio culturale riusciremo a sconfiggere. Quella rivoluzione culturale che Grillo professava non c’è stata, ma nel panorama politico oggi sono presenti gli stessi personaggi di allora, solo adattati alla nuova situazione, e un movimento che si auto-distrugge, mandando a casa chi, tra i parlamentari, dissente nei confronti del leader e non chi ruba o sfrutta la politica per fare i suoi sporchi interessi.

    Se questo sarà il panorama politico dei prossimi mesi e forse dei prossimi anni, non sono assolutamente al servizio di tale politica, ma assieme a molti altri, che credono nella politica partecipata e soprattutto credono nel progetto del Partito Democratico, ricostruiremo le fondamenta di quello che doveva essere (e ancora non è) il partito popolare che doveva rivoluzionare l’assetto politico del nostro Paese. Al prossimo congresso? No, sarebbe troppo tardi. Bisogna incominciare da ora.

  • Siccome siamo molto attenti alla trasparenza e siccome non possiamo non ascoltare quello che rimbomba nelle stanze a 5 stelle, i soliti slogan, per intenderci, è giusto anche andare oltre e capire se effettivamente il Movimento è quello che si auto definisce oppure se ci sono delle incongruità tali da rendere quanto più volte detto da Grillo semplicemente messaggi pubblicitari e di marketing politico.

  • Ecco i sondaggi di Tecnè per SkyTG24 di oggi. Aggiungo alle immagini (sconfortanti) un solo messaggio: il centrosinistra, questo tonfo, se lo merita. Ma se lo meritano ancora di più i responsabili veri di questo sfacelo. I soliti noti, per intenderci.

  • Mi ero promesso di dedicare in questo blog, soprattutto in un momento così intenso per la mia Città, in vista delle Amministrative, spazio alle problematiche di Noci e a quelle che sono le nostre soluzioni, le nostre prospettive. Lasciatemi però fare delle piccole osservazioni su una notizia che mi ha lasciato sconcertato: la candidatura di Franco Marini a Presidente della Repubblica.
    Ora, siccome il mio pallino è sempre quello e siccome al Quirinale non possiamo metterci chiunque ci passi per la testa, ritengo che quello che raffigurò Sandro Pertini a suo tempo – ruolo da collante tra società fortemente delusa dalla politica e quest’ultima, immersa nel marcio – oggi spetti a qualcun altro, qualcuno che sappia, anche solo con la sua elezione, calmare le acque di questa politica becera e di questo ondata di ribellione scarna di contenuti e ricca di voglia di cambiamento.

    Il Pd così si spacca, ormai ce lo dicono tutti e un tentativo di autoconvincimento non fa mai male a nessuno, certo è che fa male alla storia del nostro Paese e al centrosinistra. Cosa sarà successo in quell’assemblea che ha partorito il nome del ex Presidente del Senato? Bersani avrà preso un colpo di sole? Certo è che non è benefico per il Paese, per la politica, per il Pd.

    Dopo la grande mossa Boldrini-Grasso, ci tocca un Franco Marini che tutto è tranne sinonimo di rinnovamento e soprattutto la risposta che l’Italia si aspetta, almeno da questa mini-legislatura, che io chiamo “di servizio”.

    Vorrei porre fine a questa storia, magari con l’obbligo di mettere in streaming questi “conclave” e cominciare a comprendere le ragioni di tali risultati raccapriccianti. Soprattutto per capire cosa si voglia raggiungere minando l’alleanza con Vendola.

    Cosa dirà la gente, cosa penseranno i cittadini? Queste elezioni politiche dovevano essere il segnale di fumo, per avvertire che le cose stanno per rivoluzionarsi, che la politica deve fare 4 passi in avanti e 2 di lato, perchè procedere non basta, serve dignità e ascolto verso i cittadini e i loro bisogni. In questo momento, l’ascolto sarebbe stato di notevole aiuto.

    Il Movimento 5 Stelle, dopo il rifiuto della Gabanelli, presenta Rodotà, un nome che se pur appartenente ad un’altra era politica, rimane pur sempre un soddisfacente candidato a cui bisognerebbe dar peso, senza pregiudiziali nei confronti di chi lo propone, ma sempre con un occhio di riguardo al Paese.

    Personalmente avrei preferito un Romano Prodi, pacato, molto attento ai problemi economici, una persona che per il suo carattere sarebbe riuscita nell’intendo di riportare la politica a quello status di dialogo e lavoro. Ma se le cose sono messe così, allora io credo che Stefano Rodotà sia la carta da giocare.

    Marini no! Faremmo 10 passi indietro e dopo il 9° c’è il burrone.