Ieri, ad un’intervista al TG3 – Linea Notte, ho visto un Marchionne cambiato (d’aspetto). Forse con il 2012, gli anni si fanno sentire per tutti. Oppure è un operazione di marketing? O meglio ancora, un messaggio subliminale? Certo, barba incolta e voce rauca, quasi stanca, per molti potrebbe essere sinonimo di troppo lavoro. A quanto pare gli Stati Uniti stanno stressando l’Ad della Fiat-Chrysler (o della Chrysler, ormai è sempre lì). Oppure ad averlo ridotto così è stata la Camusso? I sindacati fanno rizzare i capelli all’ultra pagato manager dell’auto. Sarà, ma anche gli operai cominciano ad avere la barba, in attesa di risposte per il proprio posto di lavoro. Intanto lui si prepara alla buona uscita del 2015.
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Pare essere evidente. La questione dell’ecologia è associabile ad un concetto di ipocrisia pura. Per giorni abbiamo ascoltato i problemi dei lavoratori FIAT, ci siamo sentiti parte integrante, chi più chi meno, del mondo operaio, ci siamo preoccupati del futuro dell’azienda italiana per eccellenza, la Fabbrica Italiana Automobili Torino.
Abbiamo sentito nostra la voglia di riscossa, abbiamo ascoltato, visto con estrema sensibilità e curiosità la vicenda. Chi criticava Marchionne, chi ne faceva una statua in suo onore. Ma di statua, al ricordo perenne, bisognerebbe farla all’ambiente e alla sua difesa.
Di difesa dell’ambiente, nell’agenda politica ne vedo poca o niente. In questi quasi 3 anni di governo, di ecologia, di sviluppo del territorio e della salvaguardia della morfologia ne abbiamo sentito solo in campagna elettorale, durante questo triennio nulla.
Si pensa a dar soldi e a puntare i riflettori sull’automobile, solo quando c’è un caso palesemente politico, ma non quando dovremmo parlare di ecosostenibilità e di mobilità.
La mobilità dovrebbe essere al centro dell’interesse pubblico: la questione principale dell’avanzamento sociale ed economico di un paese, sta anche nel sapere creare nuove forme di vivere, nuovi modi di produrre energia, nuovi modi di progettare una città.
La città è il cuore della civiltà, questo è poco ma sicuro. Il fulcro centrale del sistema umano, del mondo intero, è fondato sullo scambio di culture, di denaro e di idee, che passa da città a città, da provincia a provincia, da stato a stato.
Come ci muoviamo nei centri abitati? Come affrontiamo uno spostamento da un punto ad un altro di una metropoli? Pensiamo, forse, basti costruire piste ciclabili e creare aree pedonali?
Per nuovi modi di collegamento, dovremmo assolutamente prendere in considerazione internet, l’autostrada dell’informazione. Da molto tempo a questa parte, il lavoro telematico potrebbe essere la soluzione migliore ad una diminuzione del traffico nelle strade. Il lavoro tramite terminali, da casa, risulterebbe essere il modo migliore per decimare il traffico nelle ore di punta, per ridurre l’inquinamento.
L’automobile deve essere bruciata, o almeno, progettata ex novo. E’ arrivato il momento di lasciare da parte il senso dell’auto come uno svago, come una bamboniera. La vettura deve avere una posizione strumentale e prettamente finalizzata ad uno spostamento semplificato. Dovremmo passare da una progettazione dissennata di interni con sedili di pelle rossa, verde, blu, nera, gialla, impianto audio “eccellente”, frigobar e televisioni attaccate allo schienale delle poltrone e chi più ne ha più ne metta, ad un parto strabiliante di strutture ecosostenibili, con due obiettivi principali: no-inquinamento e sicurezza.
Un esempio è la macchina a impianto GPL, ad Idrogeno o la poco famosa, purtroppo, auto ibrida che fino ad un determinato numero di giri del motore funziona ad elettricità, per poi passare al benzina, mentre l’elettrico si ricarica dall’energia sprigionata dalla combustione del carburante.
Ecco una parte importante della mobilità: progettiamo un nuovo modo di pensare lo spostamento, il viaggio, la viabilità.