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Non ho mai utilizzato il mio blog per esprimere pareri sulla vita delle persone, ma forse, dopo lunghi periodi di sofferenza interna, di inevitabile dolore, dovuto ad un senso di smarrimento e di desolazione che il mondo intorno a me trasmette al mio cervello, ritengo sia arrivato il momento di alzare la voce, oltre che la testa. Vorrei fare delle piccole riflessioni sul senso di civiltà, un senso che ormai molti hanno perso, o forse credono di avere, sbagliando ovviamente. In questo mio post, potrò sembrare piuttosto confusionario, forse troppo generico, ma è ciò che mi frulla nella testa in questo momento.
Da tutto ciò che faccio, dico e penso, non so se posso ritenermi un “politico”, forse perchè a vivere in Italia, al termine politico viene associata la figura del ladro e del doppio giochista, non hanno tutti i torti coloro che fanno questo tipo di discorso. Mi basta pensarmi un semplice studente che, razionalizzando la sua vita, riesce ad occuparsi di un compito di tutti, ma che pochi sviluppano: migliorare la cosa pubblica. Cavolo! Vorrei poter parlare di politica senza essere preso in giro, in questo Paese. Vorrei potermi definire un politico, di quelli veri, di quelli normali.
Tralasciando le leggi della fisica, una cosa è certa: le merde galleggiano sempre. Il mondo è una grande vasca, piena di squali e di meduse. Se non sei merda non galleggi, almeno è questo quello che ci vogliono far credere, è questo ciò che noi stiamo contribuendo a far crescere. Siamo giunti ad un sentiero tortuoso di sentimenti e di frenetica voglia di contrasto con il nostro vicino. Non abbiamo più la voglia di creare una società comune, pensiamo che il giusto sia prevaricare sugli altri, assoggettare il comune sentire, in base ad una propria visione delle cose. Quanti orrori commettiamo ogni giorno, tantissimi.
Si pretende il rispetto, giusto o sbagliato che sia, ma il rispetto rende l’uomo sicuro di se. Si pretende che le persone si scusino e/o ammettano di aver sbagliato e di aver fatto un buco nell’acqua, ma non siamo mai stati così ipocriti, come in questo caso. Pretendiamo dagli altri ciò che noi non faremmo mai: chiedere scusa e magari, ammettere di aver sbagliato anche quando nessuno se n’è accorto. Che cosa orribilante.
La critica. Che grande argomento. Il saper criticare è l’arte innata dell’uomo. Siamo nati con il forcone in mano, peccato che sul bastone non ci siano spine, sarebbe stato molto più interessante. Critichiamo chi sentiamo essere inferiore a noi. Che grande idiozia. Nessuno sa che l’inferiorità non esiste, o forse a saperlo sono davvero in pochi. Nessuno comprende quel senso di collocamento sociale delle persone: nella vita ognuno fa un mestiere diverso, ognuno fa il mestiere che più gli piace o che gli riesce meglio. Proprio da questa caratteristica, dobbiamo riconoscere una particolarità: il mondo è una bicicletta a tanti pedali, tutti diversi tra loro: non possiamo pretendere di saperli far muovere. Ogni uomo ha il suo pedale, ogni uomo sa far girare uno meglio dell’altro. L’autostrada prima o poi finisce. Prima o poi usciremo da una strada comune, che tanto ci ha fatto sentire stretti. Prima o poi ognuno imboccherà una strada secondaria che lo porterà a destinazione: il proprio futuro e la propria realizzazione. La critica su una determinata questione è inesistente e il criticato non dovrebbe nemmeno sentirla, perchè il criticante è al 101% criticabile per un’altra questione, nei peggiori dei casi, sulla stessa su cui siamo stati attaccati.
Nel mondo moderno, siamo giunti ad avere la faccia tosta di pretendere il cambiamento. Che bello. Finalmente. Un po’ di normalità. Peccato però che, una buona parte delle volte, si pretende il cambiamento, ma un cambiamento preteso dagli altri, con il beffardo volto di chi, senza se e senza ma, si reputa una persona degna di nota, per la sua originalità e perfezione sociale. Prima di pretendere il cambiamento dai potenti, pretendiamo il cambiamento da noi stessi, da chi ogni giorno vive la sua vita per le strade di una città, di un paese, per le aule di una scuola, di un’università, negli ospedali e negli uffici. Pretendiamo il cambiamento da noi, cittadini comuni, da noi Popolo.
Altro cancro della società è l’invidia. Il verde è il colore più diffuso tra i giovani, e non tanto meno tra i meno giovani. Persino l’apertura di un blog, come questo, può causare invidia e ricerche di scuse e di descrizioni inverosimili, pur di screditare un progetto, secondo me bellissimo. Come può non essere bello il potersi confrontare con gli altri? Io non lo so e ne tanto meno voglio saperlo.
Vogliamo parlare della scuola? Ma non della scuola come ordinamento, ma qualcosa oltre l’aspetto giuridico e sociale. Per molti la scuola è sinonimo di numeri, voti, giudizi. Questa riforma non fa nulla per evitare questo accatastamento. Senza una sensibilizzazione nel utilizzare e nel avviare nuovi modi di apprendimento, la scuola risulterà essere un luogo dove andare, farsi interrogare e prendere un numero. Auguri a chi prende 10, ma un consiglio vivissimo: non credo che fuori, nella società, ciò che conta siano i voti smaglianti. Per poter andare avanti in un Paese come questo, in una società come quella attuale, serve solo una cosa: camminare con le spalle al muro.
Ora scusatemi ma vado a pedalare. Non ci sono per nessuno, almeno che non decidiate di salire in corsa e di muovere il proprio pedale, senza puntare il dito.
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L’Italia è in pericolo. L’Italia è in serio pericolo. La società è allo sbaraglio. I cittadini vedono il proprio reddito scendere a vista d’occhio(-2,7%). I giovani vedono il loro lavoro (precario) sempre più lontano, la disoccupazione giovanile è salita al 29%, dato storico. Il Parlamento non ha più poteri, il dittatore con il passamontagna ha ormai sradicato il senso di quei posti, dove si è fatta l’Italia, dove sono nati i veri progetti per lo sviluppo del Paese. La paura è tanta, non si riesce a comprendere da che parte stare. Il senso dell’umiltà è ormai scomparso, non c’è nemmeno più la dignità di ammettere di aver sbagliato. Tutto questo è stato sostituito dalla superbia e dalla faccia tosta di negare la realtà, di negare le parole trascritte dalle intercettazioni. Le televisioni sono impantanate in un contesto melmoso, fatto di servitù politica e di lecchinaggio a tutto spiano. Annozero fa un unico errore: lascia troppo spazio a puttane e papponi e non si occupa di sondare il territorio, di effettuare un’indagine giornalistica degna di una trasmissione da 7 milioni di telespettatori. L’alternativa al berlusconismo doveva essere il centro-sinistra, ma qui pare essere la nuova destra di Fini. Che dolore atroce al popolo riformista di sinistra, che dolore atroce a chi ha creduto in un progetto. L’ipocrisia è in tutti noi, ognuno di noi ha qualcosa dentro di se che lo rende impocrita, purtroppo, nel momento meno opportuno. Il centro-destra italiano è stato mangiato vivo da Berlusconi, ma la sinistra è stata divorata in un sol boccone dall’anti-berlusconismo. Il Partito Democratico perde sempre consensi, pur perdendo credibilità anche il PdL e la Lega. Il partito più grande d’Italia ha un nome e governerà il Paese nella prossima legislatura, si chiama il Partito dei Cittadini Incazzati, il partito degli astensionisti. Gli astensionisti sono coloro che affrontano la situazione con un forte gesto politico, molto di più di quello che sembra. La situazione è paradossale, in un sistema democratico, basato di forti divergenze tra destra e sinistra, se una parte perde consensi, l’altra ne trae vantaggio, facendo suoi i voti degli scontenti. In Italia è tutto diverso, come sempre. Il grande centro, in realtà è una farsa, un’orgia politica, nata con l’unico scopo di portare i partiti che la compongono al Governo. Un partito che durerebbe 10 min, 6 se all’interno c’è anche il Partito Democratico. La sensazione di smarrimento nel più grande partito di sinistra è forte, a dimostrarlo sono anche i Giovani Democratici di Tivoli, con la loro lettera di addio al PD e l’annuncio del passaggio a SeL. Dovrei parlare di partiti? I partiti sono troppi e troppi rimarranno fino alla caduta della Seconda Repubblica. La Prima è stata la Repubblica delle coalizioni post-elezioni, la Seconda quella del leader al comando della coalizione. Ma dopo cosa accadrà? Si avvierà un nuovo processo, o si ritornerà indietro? Ci sarà una Terza Repubblica? Quella fondata sulle idee e sui progetti comuni o si ritornerà alla Repubblica della DC e del compianto PCI? Il consenso pare essere l’unico pane dei partiti. Tutto viene fatto esclusivamente per quello, ma se una determinata mossa, magari positiva per il Paese e per rilanciare, ad esempio, l’economia è impopolare, non si fa. Meglio il populismo, meglio sparare fesserie a tempo record. Tutta l’Europa si prende a braccetto per risollevare l’economia del continente, per salvare l’Euro dalla speculazione, ma l’Italia preferisce parlare, solo ed esclusivamente, di giustizia. Chissà per quale motivo. Io sono stanco di sentir parlare di lodo, legittimo impedimento, leggi ad personam, voglio sentir parlare del mio futuro. Voglio accendere la tv, guardare Ballarò e sentir parlare Bersani del futuro dei ragazzi di questo Paese, voglio sentir dire da un esponente dell’opposizione di essersi stancato di parlare di puttane, consigliere regionali e ministre. Voglio sentir dire da un esponente dell’opposizione che se il programma ha come tema i fatti personali del premier, lui non parteciperà alla trasmissione. Voglio sentir dire questo, voglio capire da che parte stare. I cittadini si stanno mobilitando, il 13 febbraio a Roma e in tutta Italia ci sono state manifestazioni per la salvaguardia dei diritti e della dignità delle donne. Io amo le donne. Amo il loro modo di essere, di saper interpretare il mondo. L’uomo senza la donna è perso. Se Dio creò la donna da una costola dell’uomo, significa che senza quella costola noi crolleremmo all’istante, come invertebrati. In tutta la Penisola, c’è una raccolta firme in corso, per chiedere le dimissioni di Berlusconi. Anche qui andiamo divisi. Anche qui il PD ha i suoi moduli e Rifondazione Comunista i suoi. Ma perchè sono sempre gli stessi a fare queste cose? I cittadini sono stanchi! L’Italia dei Valori e Sinistra Ecologia e Libertà hanno aderito all’iniziativa firmando i moduli dell’altro partito, senza creare dei propri moduli, con testi differenti e con una matrice politica un po’ diversa. Pensate che i cittadini siano contenti nel vedere questo scempio? Io sputerei per terra. L’ipocrisia di chi guida è tanta. I paraocchi di chi è alla base, immensi. Non ci accorgiamo che chi chiede sacrifici, non ha mai sentito la necessità di dare l’esempio. Il predicare bene e razzolare male, porta ad un’unica strada, quella della fine. Berlusconi ne è l’esempio, il 6 aprile sarà processato e se fino a quel momento, non si sarà fatto una legge ad personam, sarà la fine per colui che, più di tutti, ha preso in giro l’Italia. Dall’altra parte del Mediterraneo sta accadendo qualcosa di bellissimo. I dittatori sono schiacciati dal Popolo, con la P maiuscola. Anche in Iran e Algeria è iniziata la rivoluzione. Dobbiamo avere coraggio e soprattutto capacità di credere in qualcosa di remoto, ma che prima o poi potrà toccarci e cambiare la nostra vita. W l’Italia. W il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. W il Sud. W il Nord. W il Centro. W le Isole. W Noi. W chi ha voglia di cambiare.
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Il golpe in Italia è in atto da tanto tempo. Non si tratta di un golpe militare, ma forse neanche politico. Il colpo di stato è in atto e a dargli consistenza è il cambiamento morale e psicologico dei sottomessi, gli italiani.
Siamo a gennaio 2011 e, purtroppo, avvenimenti che non vorremmo più vedere come ribellioni di stampo politico e militare, sono all’ordine del giorno e non si stancano mai di nascere. La questione è semplice: in Italia qualcosa (o qualcuno) ha dato in pasto alla nullità il cervello dei cittadini.
Altri avvenimenti, non tanto meno dolorosi, collocati nel loro ambito e nella loro circostanza, sono su tutti i giornali. Mi chiedo cosa tenga sulla poltrona i milioni di cittadini italiani che, costantemente, vengono inondati di immondizia mediatica e politica: D’Addario e Berlusconi, Ruby e Berlusconi, insomma, zoccole e Berlusconi, inchieste, lodi, critiche alla magistratura, tagli alla cultura e alla scuola, teatri e cinema che chiudono, lavoro in continua diminuzione. Cosa altro deve accadere per arrivare ad un colpo di stato (psicologico) degli uomini e delle donne di tutta la penisola?
Quando ci sarà il risveglio, ovviamente prima possibile, ad occhi aperti avremo la stessa situazione di chi è emigrato all’estero e torna nella sua vecchia patria, trovando tutto diverso, tutto distrutto, tutto cambiato, tutta un’altra “favola” (per modo di dire).
La società odierna è frastornata da un ingaggio prismatico dei sistemi informativi, di giornalisti che, spogli del loro umile ruolo di reporter, diventano dei veri e propri soldati armati di penna e registratori. A volte sanno fare il loro dovere, altre volte diventano servi del potere.
Se ci fosse un golpe in Italia, da parte dei cittadini, i primi ad essere eliminati (lascio a voi immaginare la modalità di sgombero) sarebbero Berlusconi e tutti i suoi lecchini, Bossi e Lega al seguito, Emilio Fede e il TG4, Lele Mora e Micio Macio Corona, Minzolini, Bruno Vespa, tutta la redazione di Studio Aperto e i loro cani parlanti, tutta quanta l’attuale classe dirigente di questo Paese, insomma, riprendendo una citazione di Garibaldi, “fatta l’Italia, ora facciamo gli italiani” direi che il verbo fare indichi snaturare gli italiani dal berlusconismo e dal menefreghismo, accaparrandoci il buon senso e la voglia di cambiamento.
Arriverà questo cambiamento? Non arrendiamoci.
Domani alle ore 15:30
diretta radio “IL TIMBRO“
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Cosa ne sarà del Nostro Paese tra 20 anni? Io, qualche volta, me lo chiedo e mi interrogo su quali saranno le differenze da quello attuale. La società come si muoverà? Come si svilupperà il nostro sistema scolastico? Come saranno le televisioni? E soprattutto, esisteranno ancora? O verranno rimpiazzate da altro? Come saranno le giovani generazioni tra 20 anni? Precarie e sofferenti come quelle attuali? Ma la domanda più grande, su cui ruotano tutte le altre domande prima esposte, è: come sarà la politica tra 20 anni?
20 anni fa, pressapoco risalente tra il 1992/1994, secondo alcuni commentatori, nacque la Seconda Repubblica: un cambiamento repentino, improvviso della vita politica del Nostro Paese, fomentato da continui terremoti giudiziari da parte di Tangentopoli.
Conosciamo tutti la storia della S.R. e soprattutto conosciamo cosa la distingue dalla prima: i nomi dei partiti. Basta, direte voi? Secondo me, per il mio modesto parere, ritengo che la seconda dalla prima si differenzia solamente da un concetto: ora è il leader a scegliersi il partito, oppure esistono partiti ad immagine e somiglianza dei loro leader, come si suol dire, non è il partito ad essere l’apice della persona, ma è la persona l’apice del partito.
Il Popolo delle Libertà è l’esempio concreto di un partito destinato a scomparire, non appena Berlusconi uscirà di scena. Ecco perchè si sta tentando di portare la figlia-manager in politica, ciò che conta è il cognome, ciò che conta è personalizzare una politica ormai morta. Saremo in grado di cambiare noi, prima di cambiare il resto? La classe politica attuale, in sincronia con la psicologia generale del nostro modo di essere, si riempie di parole, di ottime citazioni: “…cambieremo il Paese”, “…con noi per la novità della politica e per una vera speranza di cambiamento”. Casini afferma che è il più corteggiato della politica, bene, prima cosa vorrei capire dov’è la novità del terzo polo, poi vorrei sapere come e quando sarà deciso colui che porterà avanti la “carretta” [cit. Bersani], o meglio, la terza carretta. In natura tutto è diviso in due caratteristiche, tutto è in coppia, gli opposti sono due: buio e luminoso, cattivo e buono, nero e bianco e così via. Se la destra è una merda, la sinistra non di certo da meno (allo stato attuale), mi chiedo cosa sia il centro. Se il “centro” è tra la destra e la sinistra, vuol dire che ha un po’ di uno e un po’ dell’altro, quindi è una totale merda, una merda a due colori, la peggiore.
Come pensano i ragazzi di oggi, ma soprattutto, come guardano tutto questo le giovani generazioni? I prossimi dirigenti, i prossimi politici, i prossimi protagonisti di questo Paese ormai allo scatafascio? Ritengo sia necessario fare una cosa, prima di qualsiasi altra, convincere noi stessi che siamo importanti, siamo gli unici che possono cambiare le cose, che possono ridare credibilità a questa politica marcia e maleodorante. Crediamo in noi stessi, altrimenti nessun’altro lo farà veramente.
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Da quanto tempo non sento parlare di giovani da parte dei politici, da parte del Governo, da parte delle classi dirigenti. I “cittadini del futuro” sono solo un pretesto, pretestoso, per cambiamenti repentini, volti alla trasformazione della società, ma tutto questo senza vedere e pensare agli interessi degli stessi. Uno spiraglio di luce arriva dagli Stati Uniti: Obama ha commentato con parole commosse e tristi i casi di suicidio di ragazzi omosessuali – vittime dei bulli, a causa della loro scelta sessuale. Il messaggio di Obama, a mio parere, indica due aspetti principali, 1 – guarda ai giovani con forte interesse e soprattutto con grande democrazia, 2 – non discrimina gli omosessuali, anzi li aiuta e li spinge a non aver paura. La lotta al diverso, in Italia, è oggetto di propaganda politica, basti vedere la Lega con le sue idee anti-islamiche e anti-meridionali. In Italia la situazione tra i giovani non è tanto distinguibile da quella citata prima: la discriminazione molte volte è motivo di superbia e di snobbaggine, particolarità delle nuove generazioni e soprattutto delle nuovissime. Considerando le vecchie tradizioni, Obama ha ormai infranto il tabù del potere, un potere che si era presentato distante dalle necessità dei cittadini, che non riusciva a captare i problemi della società, non solo dal punto di vista economico e sociale, ma anche dal punto di vista interpersonale che, senza ombra di dubbio, deve essere sempre al centro dell’attenzione della politica. Impariamo da questo grande uomo cosa sia, veramente, fare politica dal basso puntando in alto.
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Ieri alla Camera si è votata la fiducia al governo Berlusconi. 342 voti favorevoli e 275 contrari, una maggioranza risicata che vede, senza ombra di dubbio, il Governo appeso ad un filo. Un filo finiano.
Sono contento e mi riconosco al 100% con quanto ha detto Bersani nel suo intervento. Napolitano ha dichiarato che “la legislatura deve continuare“, bene, ma io penso che la legislatura camperà a stento fino alla primavera, perchè anche se B. vuole raggiungere la fine della legislatura, Bossi spinge ad andare al voto.
Il segretario PD Bersani, dopo aver sentito le parole di B., ha descritto il discorso del Premier come debole e “reciclato”. Il berlusconismo sta per finire? Io penso e spero di si, perchè non è possibile avere un Paese che per vent’anni non ha parlato di se ma di un personaggio “sfruttatore” della politica per affari personali. Cosa significa che “Berlusconi non è sceso in politica per affari suoi ma per cambiare il Paese”? Ma chi vogliamo prendere in giro? Cosa ha fatto Berlusconi da quando è al governo di questo Paese? Condoni, scudo fiscale, lodo Mondadori e ha tentato e tenta tutt’ora di creare una legge che lo favorisca nei processi in cui è indagato. Sinceramente tanti cambiamenti non ne vedo e non gli ho mai visti. Ha ragione Bersani quando parla di “chiusura di una pagina vecchia“? Prima di girare pagina, quella successiva deve essere pronta, pulita e sana per poterci scrivere la storia di questo Paese. Abbiamo la penna? Nera?! No…rossa è meglio…bene! Forza! Dettiamo il nostro futuro.