Tag: Italia

  • Che brutto esempio.

    La Gran Bretagna costruirà un muro alto 4 metri e lungo più di 1km, nei pressi di Calais, vicino al “The Jungle”, il campo profughi a nord della Francia. Non so come abbia potuto, il Governo francese, permettere la sua costruzione.
    Donald Trump, dall’altra parte dell’Atlantico, vuole costruire un muro tra Stati Uniti e Messico.
    Al Brennero l’Austria schiera più di 2000 soldati al confine e sospende la disponibilità per l’accoglienza dei profughi.

    La mia generazione sta ricevendo esempi disgustosi da quella precedente, quella dei nostri genitori. Esempi di intolleranza, di populismo forsennato, di ignoranza e piccolezza umana che assocerei, con molta facilità, ai periodi più bui della nostra Storia.

    Salviamoci! Salviamoci da tutto questo! Guardiamoci allo specchio, piuttosto. Ma non guardiamo coloro che oggi governano con tanto odio e tanta paura del prossimo.

  • Prima la politica. Poi, semmai, le armi. Non il contrario.

    Come non essere d’accordo con la posizione assunta dal nostro Paese riguardo l’intervento militare in Siria, Iraq e Libia.
    Responsabilità significa porre questioni politica prima di quelle militari e il nostro Paese sta dando lezione di politica estera a tutta l’Europa e a tutto l’Occidente.

    Non è assolutamente accettabile che la Francia possa considerare sua prerogativa quella di chiamare alle armi un altro Paese membro dell’UE, richiamando il Trattato di Lisbona dopo aver infranto ogni tipo di accordo internazionale, quando ha deciso, all’epoca, di bombardare la Libia assieme al Regno Unito, senza un piano ONU.

  • vendola-pietro-ferrero-190585

    Cara Sinistra,
    ho deciso di scriverti perché non faccio altro che pensare a te dopo quello che è successo in Grecia e, soprattutto, dopo la reazione arrivata dal nostro Paese.

    L’altro giorno, mi soffermavo proprio su un quesito che ti riguarda: ma esiste un progetto simile a Syriza (o Podemos) in Italia, che abbia qualcosa di più di un semplice nome in comune? La risposta che mi sono dato è stata negativa e la reazione che ho generato in alcuni (non tutti, per fortuna) è pressappoco sintetizzabile in: “hai le idee un po’ confuse, curati”, “ma cosa ne capisci tu di politica?”, “ma vai a fare in culo tu e il PD!”.
    Mi fermo qui, cara Sinistra, perché non voglio tediarti più di tanto su certi argomenti, ma una domanda voglio porla io a te, adesso: come posso io “vivere in casa” con chi non ci pensa due volte prima di insultarmi? Come posso io sperare che un percorso comune con certe persone possa portarci lontano? Ma, soprattutto, come posso fidarmi di chi ha cambiato casa, inesorabilmente, almeno una decina di volte negli ultimi venti anni? Che razza di coinquilino è?

    Vedi, cara Sinistra, c’è una parte di te che mi reputa corresponsabile della tua agonia, perché parte di un partito che, a detta sua, è il principale artefice. Mi chiedo, e correggimi se sbaglio, se i veri responsabili del tuo malessere sono, invece, coloro che hanno stracciato le tue vesti, per poi accorgersi dell’inutilità di quel piccolo pezzo di stoffa che si sono ritrovati in mano e ripresentarsi, con la faccia come il culo, alla tua porta, chiedendoti di ricucire quel vestito – perché bisogna unirsi contro quella merda del vicino di pianerottolo.

    Perdonami, cara Sinistra, ma se dovessi tuffarmi in un ricordo d’infanzia, direi che la favola di Pinocchio parla chiaro: non bisogna fidarsi del Gatto e la Volpe. E questo insegnamento lo voglio condividere con te, perché credo possa servirti, di questi tempi.

    Vedi, cara Sinistra, voglio salutarti con un ultimo pensiero. Tu mi appartieni ed io appartengo a te. Lo so, ci sono molte persone gelose e, ne sono certo, cominceranno ad insultare, a dire che non è vero e che sono un impostore, ma non è così. Te l’assicuro.
    Cara Sinistra, ormai ti vesti con degli stracci, hai un vestito che cade a pezzi, hai toppe ovunque. Ma perché ti tratti in questo modo? Perché continui a convivere con chi ti ha ridotto così? La violenza non deve essere mai tollerata e con chi ti maltratta devi chiudere ogni tipo di rapporto, devi denunciare i responsabili. Fallo, prima che sia troppo tardi.

    Io, dal canto mio, non resto a guardare. Sentirsi parte di te, cara Sinistra, significa ben altro di tutto ciò, significa non fermarsi mai, essere prudenti, volenterosi, combattivi ma con il rispetto di chi ci è accanto. Significa essere testardi, ed io lo sono. Ecco perché ti chiedo di non cambiare casa o pianerottolo, ma ti chiedo soltanto di cacciare di casa chi abusa di te e di abbattere quel muro di cartongesso che ci divide. Ma non vestirti né da greca né da spagnola, sii una bellezza acqua e sapone.

    Tuo,
    Davide.

  • Per una volta, lasciamo le tastiere al proprio posto e leviamoci quella rabbia che ci fa dire cose, molte delle volte, esagerate e cattive sul nostro Paese.
    Ci sono tante cose che non vanno (ma che sono risolvibili), altre che funzionano e anche tanto, ma nessuno ha la voglia di sottolinearle, nessuno sembra più intenzionato a parlar bene della propria Nazione.

    Ecco alcune cose di cui andar fieri. Gridatelo al mondo.

  • burki-schengen

    Dopo gli ultimi attentati di Parigi, alla sede di Charlie Hebdo e ad un supermercato nel quartiere ebraico della capitale francese, la politica europea si interroga su quali possano essere le misure da adottare per rafforzare la sicurezza nel Vecchio Continente e soprattutto nei paesi membri dell’Ue.

    Marine Le Pen, leader del Fronte Nazionale francese, assieme ad altri esponenti dei partiti nazionalisti d’Europa, puntano il dito contro l’accordo di Schengen, siglato nel 1985 a Schengen (Lussemburgo), per l’appunto, inizialmente solo da Francia, Belgio, Lussemburgo, Germania, Paesi Bassi e Principato di Monaco.
    Dopo un’evoluzione e assestamento dell’accordo e delle modalità di attuazione, che vede come punto di arrivo/partenza il 19 giugno 1990 (con la firma degli stessi Stati iniziali, più altri) e l’entrata in vigore nel 1995, ha visto nel corso del tempo l’adesione di tutti gli altri Paesi membri (l’Italia ha aderito nel 1990, con entrata in vigore nel 1995) con, tuttavia, due grandi assenti – il Regno Unito e l’Irlanda, che hanno mantenuto il controllo di frontiera.

    Quali sono gli obiettivi di tale accordo?

    • Abolizione dei controlli sistematici delle persone alle frontiere interne dello spazio Schengen.
    • Rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne dello spazio Schengen;
    • Collaborazione delle forze di polizia e possibilità per esse di intervenire in alcuni casi anche oltre i propri confini (per esempio durante gli inseguimenti di malavitosi);
    • Coordinamento degli stati nella lotta alla criminalità organizzata di rilevanza internazionale (per esempio mafia, traffico d’armi, droga, immigrazione clandestina);
    • Il rafforzamento della cooperazione giudiziaria mediante un sistema di estradizione più rapido e una migliore trasmissione dell’esecuzione delle sentenze penali;
    • Integrazione delle banche dati delle forze di polizia (il Sistema di informazione Schengen, detto anche SIS).

    Insomma, l’accordo di Schengen è simbolo dell’integrazione europea, abbattimento delle frontiere interne e sostegno alla libera circolazione dei cittadini in tutto il territorio dell’Unione europea. Eliminarlo o rivederlo significherebbe gettare nella spazzatura il progetto di una Europa unita e libera, lasciando in piedi solo l’economia comune che, a dirla tutta, è ben poca cosa rispetto a quello che immaginarono i Padri e le Madri fondatori. Come lo stesso Manifesto di Ventotene testimonia.

    Rivedere Schengen significa, per essere schietti, far vincere i fondamentalismi, quelle ideologie che vedono nel progetto europeo un muro invalicabile tra la pace e la guerra tra popoli tanto voluta.

  • E svendere il PD? (aggiungo io)

    A chiederselo è Francesco Cundari, su Left Wing. Dategli una lettura.

  • Avete presente quelle scene dei film in cui le secchiate d’acqua servono per svegliare le persone? Bene, immaginate che a dormire sia l’Italia e a buttare il secchio d’acqua sia l’Europa. Peccato per il sonno pesante del nostro Paese, perché a quanto pare non sia servito a nulla.

    Di cosa parlo? Dell’ennesimo schiaffone che noi italiani ci siamo presi in questo ultimo periodo. Uno schiaffone più che meritato, come sempre.

    L’Unione Europea tira le somme e rileva che la corruzione di tutti gli Stati membri costa, in tutto, 120miliardi € circa e a fare da capolista c’è proprio l’Italia, con i suoi 60miliardi (e pensare che abbiamo pagato l’IMU per racimolare due miseri miliardini).

    Bruno Manfellotto, su L’Espresso, riporta alcuni dati relativi alla percezione del fenomeno della corruzione da parte degli italiani: 97 su 100 sono convinti che la corruzione aumenti e si diffonda; 88 che senza raccomandazioni o spintarelle non sia possibile godere di alcun servizio pubblico; 64 che la politica sia lo strumento indispensabile per fare business (!!!).

    I dati sono drammatici, non c’è bisogno di analizzarli a fondo per capire quale sia la reale situazione del nostro Paese, certo è che sulla corruzione c’è stata e c’è molta retorica e non ho mai visto nessuno tentare il colpo grosso contro la corruzione e, poiché è strettamente legata a questa, l’evasione fiscale. Non saranno due blitz della Guardia di Finanza a Cortina a spaventare gli evasori o, peggio, due dichiarazioni in Parlamento per far abbassare la soglia del fenomeno da “dilagante” a “sporadico” o per di più il famigerato redditometro. C’è bisogno di un cambio di cultura, un cambio che passi dal piano politico, poi giuridico e successivamente si radichi nella quotidianità dei cittadini.

    Lunedì, durante Radio Locale, intervistando il Dott. Anastasia dell’Osservatorio “Antigone” di Roma, oltre a parlare della Fini-Giovanardi (peraltro dichiarata incostituzionale, poco fa), abbiamo approfondito la questione delle carceri e delle pene spropositate. Ecco, se c’è una cosa spropositata (al ribasso) è proprio il sistema punitivo per i corrotti, corruttori ed evasori. A dirlo non sono io, ma Stefano Livadiotti, giornalista de l’Espresso che, dal suo ultimo libro (che vi consiglio) “Ladri – gli evasori e i politici che li proteggono” (Bompiani, 2014) dice:

    In Italia un dato ufficiale sull’evasione neanche esiste. Ma secondo il britannico Richard Murphy, fondatore di Tax Justice Network e inserito da “International Tax Review” nell’elenco delle 50 persone più influenti al mondo in materia di fisco, i soldi sottratti ogni anno alle casse dello Stato sono 180,2 miliardi di euro. Una cifra al cui confronto il paio di miliardi necessari a far saltare l’Imu sulla casa, dei quali si è ossessivamente parlato per un anno, sono bruscolini. Ma in Italia la lotta all’evasione è solo una farsa Basta pensare che su quasi 5 milioni di contribuenti sospetti i controlli veri sono appena 200 mila, come ha rilevato la Corte dei Conti. Che i pochi colti con le mani nel sacco possono contare sul vantaggio di una giustizia tributaria ridotta a un colabrodo, dove per il primo grado di giudizio occorrono 903 giorni. Che anche chi viene riconosciuto colpevole alla fine la fa franca: solo l’1,7 per cento delle denunce per reati tributari porta a un arresto. Il risultato è che il fisco si è visto sottrarre in 12 anni 808 miliardi e di questi ne ha recuperati la miseria di 69. E la cifra forse è pure gonfiata.

    Perciò, quali sono i migliori strumenti per combattere e sconfiggere, veramente, la corruzione e l’evasione fiscale? Tutto ha un perno su cui poggia, tutto ha una colonna portante, l’evasione e la corruzione sono sorretti da una politica bigotta, pronta a minimizzare il dibattito sulla legge elettorale e a studiare, con la minuziosità degna di una squadra di statisti, a tutti gli escamotage possibili pur di farla franca su qualcosa, pur di ottenere un vantaggio rispetto al resto del Paese, con i privilegi e con l’ultimo scandaloso provvedimento che ha previsto l’abbassamento delle aliquote al 18,7% sugli stipendi parlamentari (un lavoratore, in media, si vede applicata una quota di 39,4%, praticamente più del doppio delle tasse!).

    Parlo così, come se fossi l’ultimo grillino o dissidente di non so quale linea politica, ma in realtà sono solo agguerrito. Crederete mica che la battaglia la si faccia a mani vuote! Io ho una sola arma a disposizione ed è la rabbia che porto con me e dentro di me, perché non accetterò mai di essere cittadino di uno Stato di corruttori e che cola a picco ogni giorno di più (checché ne dica Letta!). Ma la mia, è una rabbia positiva, lucida, piena di grandi propositi e intrisa di passione. Non andrò via dal mio Paese, ma se dovremo viverci, credo sia arrivata l’ora di sottrarre l’Italia da una caduta inevitabile verso la condanna a morte, con i suoi boia, i truffatori dello Stato e degli onesti cittadini. Non è retorica, ma realtà. Guardatevi le spalle (ed anche avanti).

    [GARD]