Tag: ipocrisia

  • Sta accadendo quello che sospettavo da tempo: la gente, liberata dal virus Berlusconi, ha espulso, assieme a questo, tutto ciò che le avrebbe permesso di percepire una situazione degenerativa, all’interno della società che lo circonda. Sembra un racconto fiabesco. Capovolto.

    C’era una volta un “bel paese”, così lo chiamavano, forse per il sole, forse per il mare, forse per il tesoro immenso che esso racchiudeva tra i suoi confini. Ma il “bel paese” aveva vissuto un momento orrendo, fatto di dolore, sangue, bastoni, olio di ricino e censura, quasi a toglierli il respiro. Quei momenti, dopo due decenni, scomparvero, le nuvole corsero via, il sole tornò ad illuminare e far splendere il “bel paese”, fino a quando, ciò che nacque dalla fine del baratto, – pare la chiamassero moneta -, aveva fatto gola a chi organizzava la vita del “bel paese”. Politici, li chiamavano, eppure questi preferivano la moneta al “bel paese”, fino a quando un imprenditore decise di scendere in campo per rimettere le cose apposto. Per tanti anni, l’imprenditore aveva promesso e ripromesso, ottenendo solo qualche favore per se e per i suoi compari. La gente capì l’inganno e con striscioni, parole ed immagini, scese per le vie del “bel paese”, cominciò a comprendere i propri errori, tanto da vedere nell’imprenditore, l’unico e vero male dei loro giorni. Dopo due decenni, anche l’imprenditore decise di allontanarsi. Andato via, la maggior parte dei cittadini del “bel paese” pensava che tutto era ormai finito. Giorni lieti attendevano il “bel paese”, di certo, più lieti di prima, ma la “crisi delle monete” era ancora lì, più forte di prima.
    Da quel momento, i cittadini del “bel paese” erano così felici, che nessuno pensava di controllare il “bel paese”. A festeggiare il momento, non erano solamente i cittadini, ma anche coloro che sguazzavano nell’ombra dell’indifferenza.
    Quei gruppi bui, grigi, neri, non persero attimo e uscirono allo scoperto. La gente li vedeva, c’era chi si ribellava, ma veniva messo a tacere, con scarso successo, dagli indifferenti e da chi prendeva tutto alla leggera, perchè aveva un compito importante: ridare vigore alla moralità del “bel paese”. Peccato che la moralità è cosa antica. Si doveva far riferimento a personaggio di un tempo lontano, come un certo ex-presidente di nome Sandro, il quale nella sua vita aveva liberato il bel paese, assieme ad altri suoi compagni e compagne, da un uomo spregevole, dalla faccia perennemente arrabbiata, l’amante dell’olio di ricino e del manganello. Nacquero i tuttologi, che cincischivano su qualsiasi cosa, pur di dire la propria. Con i tuttologi cincischianti il bel paese andò allo scatafascio.

    La gente pare conoscere il mondo, ma in realtà conosce solo ciò che vive e a volte, nemmeno quello. Se solo ci fosse memoria storica, nel bel paese, tutto andrebbe per il verso giusto.

  • Da un po’ di giorni, su internet, è comparso un gruppo, un blog e un profilo twitter di un precario che, licenziato dopo 15 anni dal Palazzo di Montecitorio, ha deciso di svelare i privilegi della casta.
    Fin qui nulla in contrario: era palese la valanga di servizi a carico dei cittadini che, da molto tempo a questa parte, la politica sfrutta e sin troppo.
    Ma c’è un aspetto da non sottovalutare: questa azione di protesta è stata lanciata solo dopo aver ricevuto questa batosta lavorativa, mentre prima tutto era tranquillo, si viveva con la conoscenza dei fatti, ma mai parlato e svelato niente. 200.000 iscritti nel gruppo di Facebook e tantissimi commenti di leggitimo disgusto da parte di molti cittadini, ma non è accettabile vedere un’azione del genere, solo dopo essere licenziato, come ripicca. E se l’uomo in questione non fosse mai stato licenziato? Si sarebbe mai permesso di pubblicare queste cose? Io direi proprio di no, ma allora, dov’è la legittima attribuzione di un plauso a questo cittadino? A mio parere non ci sarebbe un modo per apostrofare questo comportamento, come eroico e di alta rilevanza sociale.
    In Italia esiste una filosofia triste, individuabile in ogni contesto e in ogni dove: “fin quando mi danno, io non do fastidio”, e potrei posizionarla al centro dello status del nostro Paese, dove per anni tutto passa sotto il naso dei cittadini, ma fin quando nessuno viene travolto da qualche problema, si lascia scorrere, inesorabilmente.
    La vendetta è sinonimo di rancore nei confronti di qualcuno, ma certe questioni sarebbero più lodabili se tirate in ballo per un senso civile e sociale, anziché di risposta ad un torto ricevuto.