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  • Perchè il Regno Unito guarda con attenzione il giovane leader dei Labour?

    Dal suo discorso a Manchester, in occasione dell’annuale conferenza dei delegati del Partito Laburista inglese, Ed Miliband ha lanciato un messaggio lungimirante che, certo, guarda con assoluta convinzione ad una sua candidatura alle prossime elezioni per scegliere l’inquilino di Downing Street, ma l’intento era più grande: far capire agli inglesi che il futuro non è iscritto al Tory di Cameron e che l’inserimento di temi importanti, come l’unità nazionale, il “one nation” ripetuto fino alla nausea, e uno Stato al servizio dei cittadini è la ricetta migliore, assieme ad una maggiore attenzione verso le giovani generazioni e in particolare verso l’istruzione, con un occhio di riguardo verso quella tecnica e professionale, poco valutata, sono la ricetta giusta per ridare slancio alla Gran Bretagna, oggi sotto assedio dalle politiche economiche di Cameron, politiche isolazioniste e poco europeiste.

    Ma Ed Miliband, figlio di un teorico marxista, raffigura oggi quell’esempio di classe politica che sa esprimere con le parole e i gesti la passione e lo spirito che può portare il New Labour oltre il New Labour, nato sulle spalle di Tony Blair e che oggi, dopo una breve parentesi “browniana”, si accinge a trasformarsi in un “translator”, usando un termine inglese, delle necessità della gente.

    La politica può essere frutto di passione ed impegno, così come un leader di un partito non deve necessariamente avere i capelli bianchi, lo dimostra una delle più grandi democrazie di sempre, la Gran Bretagna.

    Guardiamo con attenzione anche oltre la Manica, perchè esempi importanti sono in Europa.

  • Avete ragione, non ho ancora espresso un mio parere in merito alla Guerra in Libia, cercherò di farlo adesso.

    Penso che non sia il momento di fare i moralisti, prima di tutto, e credo che, mai come ora, la coesione nazionale sia più che necessaria. L’effetto boomerang sarà inevitabile, se non per ragioni di sicurezza territoriale, lo sarà per ragioni prettamente economiche.

    A sfilarci i contratti stretti con la Libia, sarà la cara Carlà Brunì e consorte, il caro Sarkozy che pur di riconquistare i cuori della destra francese, in vista delle Presidenziali del 2012, ha premuto l’ONU affichè ci fosse un’azione di guerra per “tutelare i civili”, questa è la motivazione di tali bombardamenti. La cosa di cui dovremmo preoccuparci è essenzialmente una: siamo sicuri che stiamo facendo del bene al Popolo Libico? E se si, lo stiamo facendo “a pennello”? Se ci fa tanto scalpore una fan di Gheddafi che sputa sulla foto del Raìs, dopo il massacro a Misurata, poniamoci la domanda se qualche ribelle abbia sputato sulla bandiera francese, americana e inglese, dopo i diversi bombardamenti che hanno spazzato via, purtroppo, vite di persone “contro-Gheddafi”.

    Ma la curiosità, mi porta a domandarmi chi prenderà il potere in Libia, nel post-Gheddafi. Saranno veramente i componenti del Governo di Bengasi a prendere il controllo politico ed economico o le truppe Total colonizzatrici della Francia pianteranno la propria bandierina sulle coste libiche? Questo è tutto da vedere: se da un lato la Coalizione Internazionale si sta facendo garante della libertà di un Popolo, ormai distrutto dal dittatore che dal 1969 controlla e governa il Paese, dall’altro vediamo un’insieme di Nazioni pronti ad accaparrarsi il bell’oro nero, pasto succulento di tutte le nazioni più sviluppate.

    Eppure, io una delusione lo avuta: Obama ha avviato una nuova guerra durante il suo mandato, che strano caso è l’America? Forse è necessario avviare un conflitto internazionale, per essere considerati Presidenti degli Stati Uniti, ufficialmente? Credevo che il sogno di una ritirata delle truppe alleate dall’Iraq e dall’Afghanistan iniziasse ad essere realizzabile, ma dalle ultime vicende, traspare un semplice senso di sfruttamento e di potenziamento di interventi militari nella valle dell’Oro Nero.

    Ma guardiamo la cosa da un semplice punto di vista: cosa è stato fatto in Iraq? in Afghanistan? In Iraq è stato rovesciato il regime di Saddam Hussein, benissimo, ma ora chi c’è? Ci sono i cittadini Iracheni alla guida di quel Paese? O ci sono gli Americani? Stessa cosa potrebbe succedere in Libia, bisogna fare molta attenzione. Ecco perchè è necessario che ci sia qualche Paese o qualcuno di molto rilevante, sul piano internazionale, che ricordasse al Presidente della Repubblica Francese le sue parole, durante i diversi comunicati ed interviste rilasciate minuti prima e dopo l’avvio dei rais.

    Attendo con ansia l’esito della guerra, e soprattutto, vorrei tanto sapere quanto durerà questo intervento di “pace”. Obama dice poche settimane, la storia dice anni.