Tag: guglielmo minervini

  • Caro Guglielmo Minervini, io proprio non capisco.
    Mi sono stancato di tutte le strumentalizzazioni che si fanno in campagna elettorale. Strumentalizzare ogni cosa a favore della propria parte è avvilente. Queste primarie le vivo con estrema passività, perché non c’è quel pathos che ho avvertito in altre competizioni. Io mi impegno, come ho sempre fatto, in prima linea, mettendoci la faccia, e le mie scelte non sono e mai saranno scontate, ma vedere queste continua retorica mi fa davvero male, perché conferma la mia tesi.
    Un fatto accaduto nel 2009, che non dovrebbe essere una novità – ti consiglio di venire nella mia facoltà di Giurisprudenza – oggi esce sui giornali e parte la gara a chi fa la voce più grossa. Ne ho piene le tasche di questa contrapposizione buoni/cattivi. Non c’è “La Forza” buona e quella cattiva, non c’è. Dovrebbero, e dico dovrebbero, esserci tre proposte di Puglia che hanno catalizzato un sostegno trasversale con, anche, posizionamenti strumentali.
    Chi ha sbagliato deve pagare, e io sono il primo che vuole vedere conclusa la stagione del nepotismo accademico (lo vivo sulla mia pelle, ad ogni esame), anche (e soprattutto) se queste magagne arrivano dal nostro partito, ma basta strumentalizzare.
    Non mi sembra che all’ultimo Congresso regionale ci sia stata una proposta alternativa a quella di Michele Emiliano. Probabilmente a quel tempo faceva comodo a tutti, oppure, poco interessa, di fatto, il partito e la sua gestione.

  • Mentre su Twitter si consuma un piccolo teatrino (vi invito a leggere tutta la discussione)

    Nel ribadire la mia ferma convinzione che problemi di questo genere non possono essere oggetto di tweet ma di serie discussioni attorno ad un tavolo, io credo che bisognerà evitare di mettere in soffitta questo caso, ne ora ne mai, e la voce unica del PD (quello vero) deve invocare le dimissioni di chi è stato il responsabile politico dello scempio accaduto a Taranto, in occasione dell’elezione del nuovo Consiglio provinciale, secondo il disegno di Delrio.

    Oltre a giudicare, per l’ennesima volta, la nuova riforma delle Province come una grandissima porcata, vi invito a leggere il comunicato dei Giovani Democratici Terra Jonica.

  • Ieri i Giovani Democratici della Puglia, in risposta a Michele Emiliano (vedi tweet), hanno annunciato la loro massima disponibilità a partecipare alla stesura del programma elettorale del Partito Democratico, in vista delle prossime Elezioni regionali.

    Fin qui, niente di strano, se non fosse per le polemiche nate a seguito dell’annuncio. Polemiche che, devo dirvi la verità, mi hanno lasciato un po’ perplesso e adesso vi spiego perché.

    Essenzialmente l’accusa verte sul presunto tatticismo utilizzato dai GD per “tenersi buoni entrambi i candidati” e per ottenere “qualche posto”.

    Cosa c’è di strano nel vedere l’organizzazione giovanile del Partito Democratico che collabora, con i dirigenti e la base del PD, alla stesura del programma elettorale del partito a cui appartiene? Veramente non capisco!

    L’organizzazione giovanile non può schierarsi con nessun candidato, non lo fa per rispetto delle persone che la compongono, per lo spirito democratico che tutti noi custodiamo. Come può qualcuno imporre ad un altro chi votare?

    Abbiamo risposto all’appello di Emiliano perché vogliamo metterci al servizio del nostro partito, del nostro territorio. Nessun tornaconto, nessun doppio gioco, nessuna poltrona da preservare. Sui territori, lì dove abbiamo eletto giovani amministratori, l’abbiamo fatto senza chiedere il permesso a nessuno, l’abbiamo fatto con le nostre forze, con le nostre capacità.

    Durante lo scorso congresso nazionale, i Giovani Democratici, in quanto organizzazione, si sono dimostrati neutrali, pur avendo, al loro interno, sostenitori di Renzi, Cuperlo e Civati. Noi utilizziamo una teoria molto semplice: ognuno pensa con la propria testa, si lavora insieme per il partito e la Puglia, ma scelte che riguardano il voto personale e l’individuazione della linea politica generale, non implicano “voti militari”, come è, purtroppo, solito fare in politica. Noi non siamo convinti di quel modo di operare.

    Anche per le Regionali del 2015, alcuni GD sono schierati con Emiliano, altri con Minervini. Ed è bello così, perché c’è discussione interna, perché c’è una visione a 360° della politica.

    Finite le primarie, il 30 novembre, il PD deve rimanere PD, cioè un partito plurale. Faccio un annuncio shock per chi crede di essere in un sistema politico bipolare: il Partito Democratico italiano, dalla sua ala destra a quella sinistra, dimostra avere diverse sfumature, ma una base ideologico-politica uguale. Non siamo mica come i Democrats americani. Per questo parlare di candidati con programmi “alternativi” mi fa sorridere, perché si può avere una visione differente sulle politiche ambientali, ma non penso a tal punto da non avere nulla in comune. Per questo, si discute e il programma va fatto tutti insieme, perché è di un partito che stiamo parlando, non di un movimento o comitato elettorale di un singolo candidato. Ciò che nascerà dalle primarie, da ogni aspirante candidato presidente, mi auguro possa essere l’uno complementare all’altro. Non dobbiamo disperdere la ricchezza politica che noi custodiamo.
    Potremo vincere solo se dopo le consultazioni di fine novembre, avremo la forza di ricompattarci e di lavorare su una linea politica comune, una visione della nostra Regione che ci consenta di far crescere, più di quanto già non sia stato fatto, la Puglia. Chi sarà il candidato guiderà tale linea, ma sarà il vero candidato presidente, solo se avrà la forza di non abbandonare le minoranze. Per questo, PD, SEL e liste civiche avranno la possibilità di dire la loro sul programma e di poterlo costruire insieme.

    E noi, insieme a loro. Perché siamo parte di loro.