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  • Questo è il video delle consultazioni di Renzi con Grillo. Sappiamo tutti come è andata.

    Mi chiedo, cosa sarebbe successo se Grillo avesse spiazzato Renzi dicendo:

    “ok, Matteo, il governo lo fai con noi. Però manda a fanculo Alfano e quella schiera di coglioni del tuo partito che ti stanno mantenendo il culo pur di avere una poltrona (parafrasando il gergo di Grillo) e lunedì ci sarà una nuova maggioranza PD-M5S e le riforme le facciamo insieme, non con il pregiudicato Berlusconi”

    ipotesi n.1 – Renzi se la filava, perché forse il suo desiderio di fare il governo con Alfano e i destroidi è più forte di lui;

    ipotesi n.2 – Lunedì fiducia del primo governo PD-M5S, con Vice Premier Di Battista (o chi volete voi) e ministri 5S e nuovo corso per l’Italia.

    Conclusioni: purtroppo rimarrà fantapolitica.

  • Siamo al bivio. Quale sarà il futuro del Partito Democratico? Provo un grande malessere, in queste ore, per quella che potrebbe essere la sorte di un progetto che ho amato e che amo tutt’ora. Non bisogna mollare, ma combattere. L’incoerenza lasciamola agli altri. A testa alta, combattiamo per noi, per il PD e per l’Italia.

    È un dolore nuovo, per me, quello che sto provando in queste ore. Una situazione che non avrei mai sperato di dover affrontare, almeno non ora, ma che mi scaraventa contro un muro e mi pone davanti serie difficoltà, serie decisioni da prendere, da analizzare, da pesare e soprattutto una necessaria introspezione, che mi faccia riflettere e comprendere cosa io sia, cosa io voglio dalla politica e, soprattutto, per la politica.

    Pippo Civati ha puntato, contro di me, dei raggi X, costringendomi a vedermi dentro, una scoperta difficile, se ci pensate, non sempre facile da comprendere e d’accettare.
    Perché tutto questo? La risposta è semplice. Perché la situazione politica attuale ha portato ad una bivio: o fiducia o cambio di passo. In questo video, è racchiuso il senso del mio malessere che ho definito psico-politico.

    Mi fermo, mi tuffo nella mente e penso a cosa sia meglio fare. E guardate, per chi crede che questo dolore, che io provo, in questo momento, possa essere sinonimo di insicurezza, si sbaglia di grosso. Machiavelli ci fa capire che l’uomo insicuro è colui che viene travolto dagli eventi, ma qui non si tratta di insicurezza, ma di un sentimento profondo verso un progetto politico, ora minato dagli eventi tragici che accompagnano la politica nazionale, soprattutto il PD, ma che ha un valore immenso, troppo grande da poter sostituire.

    Pippo, come possiamo abbandonare la nave? Abbiamo subito un arrembaggio, ma non possiamo buttarci in mare e non combattere, per salvare una nave che tutti quanti noi abbiamo contribuito a costruire. Come possiamo? Io non lo capisco.

    Lasciare il Partito Democratico, per me, sarebbe un dolore troppo grande e troppo ingiustificabile, che non riesce a trovare pace dentro di me. Aiutiamoci ma non molliamo. Chi ti spinge a questo deve rifletterci. Votare contro la fiducia ad un governo guidato dall’attuale segretario è una sfiducia verso il Presidente del Consiglio, non verso il partito. Sarebbe incoerente con quello che succede negli organi decisionali: allora se votiamo no in Direzione nazionale è anche quello un dissenso sulla linea, dovremmo andarcene ogni volta in cui diciamo no a qualcosa. Se così fosse, dove saremmo ora? Non lanciamoci contro degli aculei che gli altri ci hanno preparato e su cui vogliono vederci finire a velocità fulminea.

    Non darò mai la soddisfazione a chi vuole allontanarci dal partito, falsamente forti nella loro posizione, grazie all’esito delle scorse primarie. Il PD non è un partito personale, ma rischia di diventarlo se molliamo. Non posso accettare una cosa del genere. Io voglio combattere tutti coloro che vogliono vederci alla gogna politica, da dentro, negli stessi luoghi, non a distanza.

    Me ne fotto altamente di quello che pensano i vari troll presenti nella Rete, il PD deve essere la risposta giusta non solo per l’Italia, ma anche per chi vuole fare politica seriamente e con la consapevolezza che solo la responsabilità di un partito grande come il PD può dare.

    Non voglio mollare. Ho troppa rabbia per poterlo fare, ho troppa voglia di riscatto per poter accettare una cosa del genere. Ho troppa voglia di spazzare via l’arrivismo che sta caratterizzando, per molti versi, il partito, in questo momento. Io voglio spazzarlo via, ma non da solo. Ho bisogno di sentirmi parte integrante di una forza pura, piena di passione. Ho voglia di vedere alcuni di quelli che ho incontrato in Assemblea regionale essere messi all’angolo, in netta minoranza, sfiduciati dalla politica, da un PD capace di essere PD.

    Pippo, quale può essere la risposta giusta? Neanche io la so, ed è per questo che, pur non potendo essere di persona a Bologna, questa domenica, mi auguro di poter seguire in streaming e di comprendere quello che succede e magari rispecchiarmi appieno nelle parole di qualcuno che interverrà e dirà le stesse mie cose. Spero possa essere tu, quella persona, Pippo.

    Una cosa è certa, il mio appello, se pur da una posizione di semplice militante, attualmente dislocato in Assemblea regionale in Puglia, è quella di non mollare. Immaginiamo il PD come un grande ring dove, lo scorso dicembre, ha vinto il titolo Renzi, ma un titolo che non è a vita e che si spezza al peso dell’incoerenza palpabile delle proprie azioni. Sono certo che, con la nostra presenza e il nostro lavoro, quell’incoerenza non travolgerà il PD, che sarà capace di auto rigenerarsi, ma spazzerà via solo i responsabili.

    Sono passati solo 2 mesi dalle primarie, la strada è ancora lunga e in salita, ma abbiamo appena iniziato a correre. Ci serve solo forza di volontà e la Storia farà la sua parte.

  • O meglio dire “della minoranza”, al singolare, perché il PD attualmente ne ha una sola, soprattutto dopo l’indecente allineamento di Cuperlo alla linea del Segretario.

    Non ho potuto fare a meno di notare, in giro per i social network, che ormai tutti si sentono segretari del PD e tutti vogliono dettare la linea politica a quello e quell’altro, senza una benché minima idea di cosa significhi pluralità (democrazia è troppo generico e si potrebbe rincorrere nell’emblematico “eh ma..Renzi ha preso un sacco di voti, più democrazia di questa…”).

    Molti politologi e statisti dell’ultim’ora, dopo la presa di Palazzo Chigi da parte di Matteo Renzi, credono che la soluzione migliore, quella giusta, sia cacciare i dissidenti interni.
    Ora, fermatevi un attimo e riflettete sulla gravità in cui sta sguazzando il dibattito interno al Partito Democratico. C’è da mettersi le mani nei capelli.

    Quello che si sta cercando di fare è eliminare l’opposizione interna al PD rispetto alla linea di Renzi. Un vero tocco da nostalgici del fascismo, seppur spostato a sinistra.

    Provo noia ma anche un po’ di compassione per coloro i quali, da ormai un po’ di giorni, non riescono più a dormire sereni e sognare una Smart o una Giulietta fermarsi e caricarli nel portabagagli. #Statesereni! Che diamine! Capisco che molti di voi fino a qualche tempo fa hanno assistito dalla finestra perché “questa politica così nun ce piace“, aspettando il principe azzurro e il suo cavallo alato (più che azzurro è arrivato viola, con la maglia della Fiorentina), ma abbiate la pazienza di capire cosa significhi vivere in un partito non personale. Ripeto, non personale.

    Che poi, vorrei proprio capire quale sia la genialata di quelli più a sinistra del PD che vogliono Civati fuori dal partito, che, peraltro, si aggiungono ai supporters di Renzi (un ossimoro politico). Spiegatemelo, perché io non riesco proprio a concepirlo. Nuovo soggetto? Costola del PD? E che senso ha? Io preferisco combattere all’interno e spaccarmi i denti, piuttosto che rendermi la vita facile (più che vita direi pseudovita).

    Voglio farla breve, ringraziando tutti coloro che mi criticano per il mio “essere più a sinistra del PD” e che mi chiedono il motivo della mia permanenza tra i democratici. Ve lo dico chiaro e tondo, a caratteri cubitali e spero di ripeterlo ogni giorno, così magari convinco qualcuno che la pensa diversamente: il Partito Democratico è la mia casa. Nel PD voglio impegnarmi al massimo, perché è un partito dagli enormi potenziali e che, più di avere una vocazione maggioritaria, direi abbia una vocazione democratica. Se fossi stato in un altro partito, non sarei mai cresciuto politicamente (anche se ho molta strada da fare, ancora) e non avrei quella sana ambizione (parola pericolosa, al giorno d’oggi) di poter essere parte del rinnovamento e non protagonista come qualche Presidente del Consiglio incaricato si crede di essere.
    Andiamoci cauti, la situazione è delicata e va affrontata con il massimo riserbo e la massima serietà. Insomma, se prima il PD era diviso tra ex, oggi c’è una rivalità tra concezioni di partito e non interessi di simboli e correnti. È o non è migliorato il dibattito interno al PD? Perciò basta irritanti predicatori.

    Cercasi persone che vogliono combattere per un’idea di partito e di Paese. Astenersi perditempo e rivoluzionari da tastiera.

    Ps. ecco due esempi di messaggi che ho trovato su Facebook. Due tra tanti, ma giusto per farvi capire a che livello di dibattito siamo arrivati.

    esempio2

    esempio1

    esempio3

    Vorrei un dibattito più serio, è possibile?

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