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  • Lettera aperta ai Cittadini di Noci

    Cari cittadini di Noci, è appena trascorso un anno, il 2010, un anno difficile, a causa della crisi economica che ha colpito il nostro Paese. Noci, da sempre, è stata un faro nel mediterraneo, per i suoi aspetti economico-sociali, ma purtroppo qualcuno sta rovinando tutto ciò che, nel corso del tempo, è stato messo su dalla storia nocese. I Giovani Democratici sono nati in questo anno travagliato, e abbiamo subìto anche noi un forte scossone politico quando, da un momento allʼaltro, la maggioranza e tutto il Consiglio Comunale è passato da una forte stabilità ad uno stato di crisi. Ci siamo chiesti cosa fosse meglio per Noci: se due sagre e qualche evento culturale allʼanno, oppure rendere lo sviluppo, ad ogni livello, una priorità nella nostra cittadina. Abbiamo sviluppato un progetto bellissimo, il Wi-Fi gratuito per tutto il paese, segno di una civiltà in fase di espansione, di un cambiamento radicale delle poesie di vita prodotte allʼinterno dei confini del nostro Comune. Abbiamo pensato anche, che fosse meglio per tutti rivolgere uno sguardo a quella palazzina dietro la villa comunale, con un forte sentimento di affetto verso tutti noi, verso la cultura e lo sviluppo sociale. Creando una sorta di bacino di idee, siamo giunti alla conclusione che quel progetto (museo dei ragazzi), così comʼè è uno spreco, o comunque, potrebbe essere perfezionato eliminando aspetti inutili e arricchendolo di un senso profondo di umanità ma ancor più di amore verso la cultura, lʼarte e la crescita sociale di tutti i ragazzi di Noci. Abbiamo sofferto quando, non ancora chiaramente illustrato, le strade del nostro paese sono state invase da pale meccaniche e da macerie, per far fronte allʼincremento della fogna bianca. Tutto positivo, a vederla così, peccato però che dopo nemmeno due settimane di lavoro, tutto il manto stradale, sopra i canali, ha ceduto provocando forti disagi alla viabilità, portando così ad una sistemazione (si spera provvisoria), con cemento non uniformemente adattato allʼasfalto, con bellissime decorazioni moderne, a base di buche e di irregolarità, stile vintage, come le vecchie strade di una volta. Cosʼè meglio per il nostro paese? Lo chiediamo a voi. Pensiamo che la politica a Noci debba lasciare gli interessi personali e, invece, occuparsi dei problemi reali che colpiscono gli agricoltori, gli artigiani, i negozianti e tutti i lavoratori, passando dagli interessi importantissimi delle giovani generazioni, dei “cittadini in fase di sviluppo” e di ogni singolo cittadino contribuente. Noi ci sentiamo parte integrante della nostra cittadina, la politica la intendiamo come un forte senso di appartenenza e di messa al servizio della stessa. Abbiamo in mente bei progetti per la comunità che, durante il 2011, porteremo a galla e svilupperemo con tutta la cittadinanza. Il nostro senso del dovere ci porta ad una conclusione negativa di questo anno passato: noi pensiamo che la maggioranza debba prendersi la responsabilità di tutti i fallimenti che a Noci, durante il corso del tempo, si sono aggiunti ai lavori di questa Amministrazione, fallimenti politici ma soprattutto pragmatici, come le piste ciclabili. Cosa potrebbero essere le piste ciclabili, se non un modo attivo da parte dellʼAmministrazione Comunale di incentivare lʼuso delle biciclette e quindi lʼabbattimento di quella forte presenza di autovetture che, ogni giorno, circolano in centro? Peccato però che le piste ciclabili devono avere un progetto ben definito, soprattutto partendo dal presupposto che le barriere di protezione non devono essere muri alti 50 cm, ma gestire la sicurezza dei ciclisti attraverso un semplice sistema di controllo della velocità delle auto e di sistemi di rilevazione del margine, in caso di nebbia (guardare via Castrignano e le sue barriere omicida), ma anche saper collocare le piste ciclabili in punti strategici, senza creare problemi seri alla circolazione stradale. Se è vero che a Noci cʼè un forte problema di viabilità, tanto da arrivare a progettare una demolizione di un trullo e a “mangiare” parte di un parco giochi, come mai si è deciso di “inghiottire” parte delle strade di Noci, per dare spazio a piste ciclabili, con la conseguenza di aver tolto spazio alla circolazione di autovetture e ai parcheggi?Cosa accadrà nel prossimo 2011? Dio solo lo sa, ma non è difficile da indovinare. Il nostro augurio per il nuovo anno è quello di un cambiamento politico e di un rimodernamento sociale di tutta la nostra cittadina, con la speranza che la maggioranza si assuma le proprie responsabilità, che la minoranza faccia vera opposizione, che i cittadini capiscano ciò che è giusto per loro, e che tutto quello che accadrà nel panorama nocese, sia solo causa dellʼamore verso la nostra comunità.

    Davide Montanaro segretario cittadino GD

    e tutti i Giovani Democratici di Noci.


  • L’Italia e il suo Futuro non si conoscono

    Cosa ne sarà del Nostro Paese tra 20 anni? Io, qualche volta, me lo chiedo e mi interrogo su quali saranno le differenze da quello attuale. La società come si muoverà? Come si svilupperà il nostro sistema scolastico? Come saranno le televisioni? E soprattutto, esisteranno ancora? O verranno rimpiazzate da altro? Come saranno le giovani generazioni tra 20 anni? Precarie e sofferenti come quelle attuali? Ma la domanda più grande, su cui ruotano tutte le altre domande prima esposte, è: come sarà la politica tra 20 anni?

    20 anni fa, pressapoco risalente tra il 1992/1994, secondo alcuni commentatori, nacque la Seconda Repubblica: un cambiamento repentino, improvviso della vita politica del Nostro Paese, fomentato da continui terremoti giudiziari da parte di Tangentopoli.

    Conosciamo tutti la storia della S.R. e soprattutto conosciamo cosa la distingue dalla prima: i nomi dei partiti. Basta, direte voi? Secondo me, per il mio modesto parere, ritengo che la seconda dalla prima si differenzia solamente da un concetto: ora è il leader a scegliersi il partito, oppure esistono partiti ad immagine e somiglianza dei loro leader, come si suol dire, non è il partito ad essere l’apice della persona, ma è la persona l’apice del partito.

    Il Popolo delle Libertà è l’esempio concreto di un partito destinato a scomparire, non appena Berlusconi uscirà di scena. Ecco perchè si sta tentando di portare la figlia-manager in politica, ciò che conta è il cognome, ciò che conta è personalizzare una politica ormai morta. Saremo in grado di cambiare noi, prima di cambiare il resto? La classe politica attuale, in sincronia con la psicologia generale del nostro modo di essere, si riempie di parole, di ottime citazioni: “…cambieremo il Paese”, “…con noi per la novità della politica e per una vera speranza di cambiamento”. Casini afferma che è il più corteggiato della politica, bene, prima cosa vorrei capire dov’è la novità del terzo polo, poi vorrei sapere come e quando sarà deciso colui che porterà avanti la “carretta” [cit. Bersani], o meglio, la terza carretta. In natura tutto è diviso in due caratteristiche, tutto è in coppia, gli opposti sono due: buio e luminoso, cattivo e buono, nero e bianco e così via. Se la destra è una merda, la sinistra non di certo da meno (allo stato attuale), mi chiedo cosa sia il centro. Se il “centro” è tra la destra e la sinistra, vuol dire che ha un po’ di uno e un po’ dell’altro, quindi è una totale merda, una merda a due colori, la peggiore.

    Come pensano i ragazzi di oggi, ma soprattutto, come guardano tutto questo le giovani generazioni? I prossimi dirigenti, i prossimi politici, i prossimi protagonisti di questo Paese ormai allo scatafascio? Ritengo sia necessario fare una cosa, prima di qualsiasi altra, convincere noi stessi che siamo importanti, siamo gli unici che possono cambiare le cose, che possono ridare credibilità a questa politica marcia e maleodorante. Crediamo in noi stessi, altrimenti nessun’altro lo farà veramente.


  • La scuola di nome Vita

    A cosa serve la scuola? Molti questa domanda, almeno una volta nella vita se la saranno fatta. Beh, anche io mi sono posto questo quesito e devo dire che la prima risposta la ritrovo ancora oggi, come la più adatta: è il luogo delle esperienze di vita, racchiuse in un libro e nascoste dietro un banco.

    La vita è un voto? Siamo forse numeri? Credo proprio di no. Quando a scuola prendiamo un voto, se positivo ci rallegra la giornata, se è negativo ci disperiamo, come se ci fosse capitata una sciagura terribile. E cosa sono a confronto le vere sciagure? Una sacrilega sorte che ci fa arrestare al primo passo della nostra vita?

    Cos’è la vita? Un percorso ad ostacoli o un sentiero con tanti incroci? Penso tutti e due. Credo che la vita sia come un’autostrada piena di buche, per la gran velocità con cui si divora l’asfalto, non riusciamo a scansarle tutte. Stessa cosa accade nella vita, troppo veloce, troppo movimentata, pensiamo che tutto sia liscio ma alla prima buca sono pochi quelli che riescono a riprendere il volante e continuare a guidare.

    C’è chi pensa che poter arrivare a destinazione, per poter arrivare per primi in una corsa a tempo tra i tuoi coetanei, tra tutti gli uomini, bisogna sapere solo guidare. Molte volte quello che serve è l’ingegno, ma soprattutto la personalità.

    Cos’è la personalità? E’ il modo con cui guidi e non il sapere meglio degli altri come guidare. E’ il modo con cui giri il volante. E’ il modo con cui spingi il pedale della tua vita. Se a scuola prendi un brutto voto, non deve fermarti, devi correre, sterzare e passare l’ostacolo. Se credi in te stesso nulla potrà fermarti.

    Quando facciamo una cosa, non facciamola mai perchè l’abbiamo vista da un altro. Pensiamo sempre con la nostra testa e torniamo a credere che a fare la differenza è il nostro essere e non il nostro apparire. Prendere 110 e lode all’università, molte volte corrisponde con l’apparire, con l’essere bravi solo a studiare sui libri. Ma all’esterno? Come ci comportiamo con il mondo? Pensate che i dirigenti di tutte le aziende siano laureati con 110 e lode? Pensate che per diventare dirigente serva avere nel curriculum una laurea con 110 e lode? O pensate serva l’esperienza? La modalità di approccio con gli altri? E l’intelligenza emotiva? Fondamentale per un leader, per un dirigente, per un manager di tutto rispetto? Pensate la si possa imparare dai libri? I libri sono fogli, pezzi di alberi trattati, con sopra delle lettere che unite danno un senso alla morte di migliaia di alberi. I libri sono solo lo specchio di ciò che siamo. Ma l’essere è dentro di noi.

    Pensiamo a noi. Pensiamo alla nostra vita. Pensiamo alla nostra vita con gli altri. Pensiamo agli altri. Pensiamo a tutto, senza mai perderci per strada. Pensiamo alla vita come una vita piena da ostacoli. Cadrai al primo ostacolo, al secondo, al terzo, al quarto e forse anche al trentesimo, ma l’esperienza ti darà la forza e le capacità per scansare il pericolo. La vita è un gioco, giocaci. La vita è un libro, leggila. La vita è vita, vivila.

    Non abbattiamoci. Non soffermiamoci all’apparenza. Siamo noi stessi, sempre!


  • Il vecchio pallino del nuovo

    Quando il politico chiede il rinnovamento va apprezzato. Matteo Renzi, classe ’75, sindaco di Firenze, Partito Democratico, rottamatore. Nel primo partito del centro-sinistra, di correnti ce ne sono a buttare: una più brutta delle altre. Ce n’è una in particolare che non rientra nella categoria delle correnti, è quella dei cosiddetti “rottamatori”. Il giovane sindaco, sin da quando era presidente della Provincia di Firenze, parlava di cambio generazionale e sinceramente vederlo eletto presidente della provincia a soli 28 anni è qualcosa di strabiliante, non solo per lui e per la politica, ma soprattutto per i cittadini che hanno capito quanto fosse grande il bisogno di rinnovamento e di aria nuova. E nel resto del Paese? Renzi sta diffondendo il desiderio di cambio generazionale, ogni giorno, quando parla di limite massimo di 3 mandati parlamentari e poi a casa, parla di qualcosa che dovrebbe essere nella natura delle cose, nel modo di fare semplice e coerente della politica, una politica che ormai non esiste più e che col passare del tempo sparisce e lascia spazio alla demagogia e al populismo. Il sogno di un vero italiano? Riavere la politica. Ritornare alla Prima Repubblica? Mai! Rimanere nella Seconda? Manco per sogno! Entrare in una nuova fase? Si, è questo quello che vogliamo. Entrare in una nuova fase della Repubblica Italiana, avviare una Terza Repubblica che parli non di grandi partiti o di leader carismatici, ma di programmi sostanziosi e soprattutto concreti. Il programma elettorale non è un semplice documento da presentare alle elezioni, per essere votati e magari eletti, ma un vero e proprio biglietto da visita della politica. Un candidato sindaco, non può fare affidamento solo ed esclusivamente al suo carisma o al suo modo di essere presente tra la gente, ed a volte non corrisponde con il vero essere di una persona, ma deve necessariamente affrontare un discorso programmatico. Il candidato ad una poltrona non può pretendere di prendere in mano la situazione che si troverà davanti, in caso di vittoria, e dire: “bene, ora vediamo, pensiamo e poi andiamo avanti. I problemi verranno fuori e quando usciranno allo scoperto penseremo a come risolverli”. No, non è assolutamente così. Chi si candida ha il dovere di presentare un progetto ai cittadini e quest’ultimi devono scegliere in base ad esso. Dopo la campagna elettorale e le elezioni, il politico eletto ha il dovere di mantenere le promesse e di rispondere ai cittadini. W i giovani! Abbasso le menzogne!

    PS: Andate a votare alle primarie del centro-sinistra a Milano.


  • Speranza. Ultimo arrivo.

    Ma noi, abbiamo bisogno di ritrovare la speranza o un leader coi fiocchi? Secondo me uno e l’altro. Il primo, perchè è necessario ritrovare la credibilità e la sincerità con cui ognuno di noi dovrebbe affrontare la sua vita in società. La speranza è sinonimo di cambiamento, di sincero augurio di rinnovamento. Senza la speranza un popolo non vive, ma allo stesso tempo non riesce a progredire. La politica si fonda sulla speranza. C’è poco da fare. Attenti però a chi di sola speranza vive o fa politica, è meglio lasciarli sull’uscio della porta, potrebbero solo far danni. “Chi di speranza vive, disperato muore” diceva il vecchio saggio. Il nostro Paese? Disperato campa. La speranza gli italiani l’hanno persa da un po’. Ma fanno bene. Con questa classe dirigente c’è poco da sperare. Quando cambieremo? Io lo so: quando arriverà una persona che riuscirà ad unire disperati e speranzosi ed a portarli davanti alla realtà. Il leader? Parola forte? Non credo. Sapete, per me il leader deve fungere da collante. Senza un leader la politica non cammina, ci sarà sempre qualcuno che porterà l’acqua al suo mulino e si andrà a ruota libera. Abbiamo bisogno di un leader, e ne avremo bisogno sempre. Forse potremo farne a meno tra 500 anni, quando la mentalità sarà cambiata (si spera) e la politica verrà fatta da gente controllata dai cittadini e soprattutto altamente qualificati. L’Intelligenza Emotiva? Utile. Anzi, utilissima. La ragione di questo malessere targato Italia? Di intelligenza emotiva ne vedo ben poca. Vedo solo “intelligenza furtiva”, repertorio di come rubare meglio al pubblico a beneficio del privato. Non meravigliamoci se qualcuno evade le tasse, lo fanno chi oggi dovrebbe dare l’esempio. E purtroppo l’esempio dato viene seguito alla perfezione. Non c’è che dire. Non fa una piega. Cambieremo? Io spero di si. Quando? Io spero prima possibile. Grazie a chi? Io spero arrivi prima possibile, chiunque sia. Spero troppo? Dite che morirò disperato? Spero proprio di no. Ah! A proposito! La speranza risiede nei giovani? Spero di si.


  • Quando qualcuno si dimentica di qualcosa

    Da quanto tempo non sento parlare di giovani da parte dei politici, da parte del Governo, da parte delle classi dirigenti. I “cittadini del futuro” sono solo un pretesto, pretestoso, per cambiamenti repentini, volti alla trasformazione della società, ma tutto questo senza vedere e pensare agli interessi degli stessi. Uno spiraglio di luce arriva dagli Stati Uniti: Obama ha commentato con parole commosse e tristi i casi di suicidio di ragazzi omosessuali – vittime dei bulli, a causa della loro scelta sessuale. Il messaggio di Obama, a mio parere, indica due aspetti principali, 1 – guarda ai giovani con forte interesse e soprattutto con grande democrazia, 2 – non discrimina gli omosessuali, anzi li aiuta e li spinge a non aver paura. La lotta al diverso, in Italia, è oggetto di propaganda politica, basti vedere la Lega con le sue idee anti-islamiche e anti-meridionali. In Italia la situazione tra i giovani non è tanto distinguibile da quella citata prima: la discriminazione molte volte è motivo di superbia e di snobbaggine, particolarità delle nuove generazioni e soprattutto delle nuovissime. Considerando le vecchie tradizioni, Obama ha ormai infranto il tabù del potere, un potere che si era presentato distante dalle necessità dei cittadini, che non riusciva a captare i problemi della società, non solo dal punto di vista economico e sociale, ma anche dal punto di vista interpersonale che, senza ombra di dubbio, deve essere sempre al centro dell’attenzione della politica. Impariamo da questo grande uomo cosa sia, veramente, fare politica dal basso puntando in alto.