Tag: Giovani Democratici

  • Ce la raccontano i ragazzi di #VolevoilRigore, qui.

  • Per il resto abbiamo tutto. Non ci manca niente.

    Lo dicevo ieri, lo dico oggi: sono d’accordo con Andrea Baldini, coordinatore nazionale dei Giovani Democratici. Certo, andrebbe argomentata l’ultima affermazione sulle “critiche strumentali”, ma per il resto non fa una piega.

  • Con quello che dice Andrea Baldini, coordinatore nazionale dei Giovani Democratici.

  • Ho usato parole molto dure contro i FutureDem, contro la loro organizzazione, e quello che pensavo, continuo a farlo – perché credo che di giovanile ce ne sia solo una e che questa abbia tutti gli strumenti per incrementare la partecipazione e il coinvolgimento di nuovi ragazzi – ma una cosa è certa: mi sarei fatto in quattro per dare loro la possibilità di discutere, di fare proposte, di organizzare la scuola che in queste ore si sta tenendo a Canosa.

    Questa è la mia cultura politica. Rispetto, pluralità, comunità.

  • Ieri i Giovani Democratici della Puglia, in risposta a Michele Emiliano (vedi tweet), hanno annunciato la loro massima disponibilità a partecipare alla stesura del programma elettorale del Partito Democratico, in vista delle prossime Elezioni regionali.

    Fin qui, niente di strano, se non fosse per le polemiche nate a seguito dell’annuncio. Polemiche che, devo dirvi la verità, mi hanno lasciato un po’ perplesso e adesso vi spiego perché.

    Essenzialmente l’accusa verte sul presunto tatticismo utilizzato dai GD per “tenersi buoni entrambi i candidati” e per ottenere “qualche posto”.

    Cosa c’è di strano nel vedere l’organizzazione giovanile del Partito Democratico che collabora, con i dirigenti e la base del PD, alla stesura del programma elettorale del partito a cui appartiene? Veramente non capisco!

    L’organizzazione giovanile non può schierarsi con nessun candidato, non lo fa per rispetto delle persone che la compongono, per lo spirito democratico che tutti noi custodiamo. Come può qualcuno imporre ad un altro chi votare?

    Abbiamo risposto all’appello di Emiliano perché vogliamo metterci al servizio del nostro partito, del nostro territorio. Nessun tornaconto, nessun doppio gioco, nessuna poltrona da preservare. Sui territori, lì dove abbiamo eletto giovani amministratori, l’abbiamo fatto senza chiedere il permesso a nessuno, l’abbiamo fatto con le nostre forze, con le nostre capacità.

    Durante lo scorso congresso nazionale, i Giovani Democratici, in quanto organizzazione, si sono dimostrati neutrali, pur avendo, al loro interno, sostenitori di Renzi, Cuperlo e Civati. Noi utilizziamo una teoria molto semplice: ognuno pensa con la propria testa, si lavora insieme per il partito e la Puglia, ma scelte che riguardano il voto personale e l’individuazione della linea politica generale, non implicano “voti militari”, come è, purtroppo, solito fare in politica. Noi non siamo convinti di quel modo di operare.

    Anche per le Regionali del 2015, alcuni GD sono schierati con Emiliano, altri con Minervini. Ed è bello così, perché c’è discussione interna, perché c’è una visione a 360° della politica.

    Finite le primarie, il 30 novembre, il PD deve rimanere PD, cioè un partito plurale. Faccio un annuncio shock per chi crede di essere in un sistema politico bipolare: il Partito Democratico italiano, dalla sua ala destra a quella sinistra, dimostra avere diverse sfumature, ma una base ideologico-politica uguale. Non siamo mica come i Democrats americani. Per questo parlare di candidati con programmi “alternativi” mi fa sorridere, perché si può avere una visione differente sulle politiche ambientali, ma non penso a tal punto da non avere nulla in comune. Per questo, si discute e il programma va fatto tutti insieme, perché è di un partito che stiamo parlando, non di un movimento o comitato elettorale di un singolo candidato. Ciò che nascerà dalle primarie, da ogni aspirante candidato presidente, mi auguro possa essere l’uno complementare all’altro. Non dobbiamo disperdere la ricchezza politica che noi custodiamo.
    Potremo vincere solo se dopo le consultazioni di fine novembre, avremo la forza di ricompattarci e di lavorare su una linea politica comune, una visione della nostra Regione che ci consenta di far crescere, più di quanto già non sia stato fatto, la Puglia. Chi sarà il candidato guiderà tale linea, ma sarà il vero candidato presidente, solo se avrà la forza di non abbandonare le minoranze. Per questo, PD, SEL e liste civiche avranno la possibilità di dire la loro sul programma e di poterlo costruire insieme.

    E noi, insieme a loro. Perché siamo parte di loro.

  • Non pubblico da molto tempo su questo blog e spiegherò le ragioni. Lo farò raccontandovi cosa stiamo facendo in questo periodo e cosa, in particolare, mi porta ad essere lontano da questo spazio di condivisione di idee al mio e, soprattutto, vostro servizio.

    Ho iniziato a militare nel Partito Democratico, entrando nella sua giovanile, i Giovani Democratici, nel 2010. Sono passati ormai 4 anni da quel giorno e devo ammettere che tanto è stato il lavoro svolto finora, diverse vittorie collettive ci hanno segnato, anche diverse sconfitte. Ad oggi contiamo una vittoria di non poco conto, un prosecuzione di quello che abbiamo iniziato con Liliana Ventricelli, nostra rappresentante alla Camera dei Deputati, una ragazza di 28 anni, da più di un anno Deputata della Repubblica, eletta grazie alle Parlamentarie del PD di dicembre 2012, risultando la prima degli eletti in Puglia.

    Oggi questo progetto di rappresentanza si allarga, grazie all’impegno di moltissimi, tra ragazze e ragazzi, grazie alla testardaggine che ci contraddistingue e che ha portato la giovanile ad ottenere dei propri candidati all’interno delle liste del Partito Democratico, in tutta Italia, alle Elezioni europee.

    Alle elezioni del 25 maggio prossimo, ci sono ragazzi, come noi, candidati. Per il collegio Nord-occidentale (Liguria, Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta) c’è Brando Benifei, per il collegio Sud (Puglia, Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria) ci sono Roberta Capone e Stefano Minerva.

    Stefano, 28 anni, di Gallipoli, è balzato agli onori della cronaca per la vicenda che l’ha visto protagonista, nata dall’ultima Direzione nazionale del PD, quando si è visto aggettivare come “errore di battitura” e cancellato con un colpo di spugna dalla lista.
    Abbiamo messo in moto una campagna virale che ha prodotto i suoi risultati, più di 900 firme raccolte nell’arco di 48 ore, la base del partito, elettori e dirigenti ed eletti del PD si sono schierati senza se e senza ma a difesa della democrazia e della rappresentanza, oggi insita nella figura di Stefano Minerva, come espressione del territorio ma anche come simbolo di meritocrazia, di un ragazzo che ha girato in lungo e in largo l’Italia, specialmente il Mezzogiorno, come dirigente della giovanile, mettendosi al servizio della Comunità, sempre e comunque.

    A breve sarà online il sito di Stefano, incomincerà la campagna virale sui social e per le strade sentirete parlare di questo giovane Minerva, dall’accento salentino ma con la testa proiettata in Europa, per il Mezzogiorno e la sua gente.

    #voglioMinerva deve entrare nella TT di Twitter, perché non possiamo perdere l’occasione di farci rappresentare da un ragazzo senza interessi personali, con la passione che gli scorre nelle vene e che è fortemente percettibile dalle sue parole.

    Questa occasione non possiamo lasciarcela fuggire, dobbiamo impegnarci a fondo per rompere gli argini e invadere con le idee un’Europa che deve cambiare, senza populismi, personalismi ed euroscettici, ma con la forza dei progetti collettivi e delle rappresentanze vere.

    Come potete immaginare, in quanto responsabile della Comunicazione dei Giovani Democratici pugliesi, le mie forze sono tutte dirette verso la campagna elettorale di Stefano, in primis, e verso quella dei tantissimi ragazzi che quest’anno si candideranno nei propri comuni, come consiglieri comunali. Per questo pubblicherò in modo sporadico, fino al 25 maggio. Seguiteci, tuttavia, sui social, sulla fan page di Stefano e quella dei Giovani Democratici. Sul sito dei GD Puglia e su quello di Stefano (che pubblicheremo a breve).

    Nessuno di noi è solo. Possiamo isolarci, ma un progetto ambizioso e forte come il nostro si incrocerà sempre con la vita degli altri.

    Benedetto Croce, durante il discorso inaugurale del 1° Congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale, tenutosi a Bari il 28 e 29 gennaio 1944, diceva:

    Signori,
    Questo nostro è un convegno politico; e nessuno meno di me, che ne ho tenacemente difeso nel campo dottrinale l’autonomia e l’originalità, può pensare di prendere la parola per negare l’ufficio e l’importanza della politica nella vita dei popoli come degli individui.
    Senza politica, nessun proposito, per nobile che sia, giunge alla sua pratica attuazione.

    Queste parole mi hanno emozionato, hanno lasciato un solco profondo dentro di me. Con questo spirito ci mettiamo al servizio dei cittadini e dei nostri territori.

    Possiamo farcela, forza!

  • Molti la definiscono la “nuova giovanile” del Partito Democratico, con le sue incoerenze e particolari modalità di democrazia interna. Ecco chi sono i FutureDem, ai raggi X, semplicemente partendo dal loro Statuto nazionale.

    Oggi, Giulio Del Balzo, vice-presidente dei FutureDem (organizzazione politico-culturale, nata sulla spinta dell’ascesa nazionale di Matteo Renzi) cerca di dare consigli (sette, per la precisione) ai Giovani Democratici. Nel mio piccolo, voglio rispondergli, ma lo farò non come semplice “botta e risposta” ma analizzando l’organizzazione da cui provengono queste, legittime, sia chiaro, proposte.

    Ho dato uno sguardo allo Statuto e al Regolamento elettorale dei FD, che trovate qui, direttamente collegato con il loro sito FutureDem.it. Nelle citazioni, dove, tra parentesi c'è "ndr" trovate commenti miei ai singoli casi in esame.

    Il post di Del Balzo, precisa:

    È un’associazione politico-culturale autonoma e indipendente dal Partito Democratico, che, però, non evita affatto di dialogare con tutte le realtà che ritiene importanti per lo sviluppo e la promozione del Paese. […] Chi di noi è iscritto al PD o ai GD si sta già impegnando per portare avanti le nostre idee in questi organismi, ma la scelta appartiene a loro (quindi ognuno si assume le proprie responsabilità, ndr).

    Coerentemente con quanto detto, i FutureDem hanno provveduto a scrivere, nella bio del loro profilo Twitter, diversamente.

    fd-twitter-bio
    Siamo giovani, Democratici, con la passione per la buona politica. Lavoriamo per rinnovare il #PD e promuoviamo un progetto liberale per il futuro dell’Italia.

    Tralasciando questo piccolo particolare e tornando alla questione di fondo, la prima proposta parla dell’abolizione delle tessere GD.

    1- abolizione delle tessere GD. Manteniamo invece i circoli locali e rendiamoli luoghi di aggregazione tematici, affinché i giovani che intendono partecipare possano iscriversi e finanziare direttamente il circolo. Organizziamo assemblee regionali tra i responsabili di circolo e selezioniamo i rappresentanti nazionali con primarie aperte.

    Abolire, di fatto, le tessere dei Giovani Democratici, comporterebbe, la scomparsa dei GD, in quanto soggetto interno al PD e che, secondo la Carta di Cittadinanza dell’organizzazione, essere tesserati, significa essere tesserati al PD, salvo diverse indicazioni da parte dell’iscritto sul modulo del tesseramento.
    La presenza di una tessera non è da considerare come una chiusura da parte della giovanile, poiché, anzi, è uno strumento utile, necessario, per avvicinare le giovani generazioni alla vita di partito, non solo per questioni prettamente economiche – la tessera dei GD costa solo 5€, mentre quella del PD, ha un costo minimo di 15€ – ma per una questione di appartenenza, come del resto funziona per ogni organizzazione, compresa quella dei FutureDem, come specificato nell’art.5 del Regolamento elettorale.

    2- cambiamo la terminologia, basta usare la parola “segretario”, sostituiamola con “coordinatore” o “responsabile”. La parola circolo deve prevalere sulla più tradizionale “sezione”, eredità del retaggio verticistico comunista. Vorrei una piattaforma giovanile aperta e orizzontale, un soggetto politico nuovo e attrattivo.

    All’art.2 dello Statuto, i FD si ritengono liberali di sinistra. Nulla in contrario a tutto ciò, ognuno è libero di descriversi come vuole, ma viene facile pensare che la richiesta n.2 di Del Balzo sia dovuta ad una tendenza lontana dall’essere di sinistra, nell’aver paura a chiamare le cose con il proprio nome e mettendosi il fazzoletto sul naso quando si parla di certi argomenti.
    I FutureDem su questo ci hanno lavorato giorno e notte e, da quanto risulta dall’art.10 Statuto, il “vecchio” segretario con annessa segreteria, direzione, ecc. lasciano il posto a: presidente, vicepresidente, direttore, tesoriere, coordinatori territoriali e…rullo di tamburi…soci fondatori.

    L’elezione del presidente e del suo vice, avviene un po’ all’american style: con un ticket “candidato presidente e candidato vicepresidente” e chi raggiunge più voti come coppia, vince. Ma un aspetto interessante si cela dietro l’art.1 comma 2 Regolamento elettorale:

    […] In caso di parità di voti, risulta eletto il ticket con il candidato Presidente più grande di età.

    Un aspetto, questo, in controtendenza rispetto alla stessa proposta fatta dal vicepresidente Del Balzo, esattamente la n.5

    5- Abbassiamo l’età per i ruoli di responsabilità nella giovanile a 25 anni. I più giovani devono essere subito messi alla prova e responsabilizzati. È impensabile che anche nella giovanile i piccoli debbano “attendere il loro turno” perché alcuni trentenni non riescono a trovare spazio nel partito dei grandi.

    Sull’argomento “soci”, vorrei soffermarmi un attimo. All’art.4 Statuto, si parla di una divisione “classista” (chiedo scusa per il termine troppo comunista) degli associati: socio ordinario è colui che ha “dai 14 ai 35 anni di età che si impegnano a pagare, per tutta la permanenza del vincolo associativo, la quota annuale[…]”, poi c’è il socio fondatore, cioè colui che è stato presente durante l’atto fondativo dell’associazione e conserva, nel suo “piccolo”, privilegi, quasi da Ka$ta. Infatti, all’art.24 Statuto, i soci fondatori hanno una carica “a vita“, cioè fino a quando l’organizzazione esiste, essi sono e rimangono soci fondatori e, secondo lo stesso articolo, al 2° comma, “decidono insindacabilmente (sic), entro trenta giorni dalla presentazione del ricorso, sulle decisioni di espulsione e sui dinieghi di ammissione” (in termini tecnici, hanno la funzione di collegio dei garanti, ma quello è elettivo, con cadenza biennale). Cosa succede in caso di eccessivo sforamento di età dei soci fondatori non è dato sapere. I FutureDem, da quanto riportato dallo Statuto, se avranno vita lunga, potranno trovarsi dei soci fondatori di sessant’anni.

    Ma cosa sono questi “dinieghi di ammissione”? Lo Statuto, all’art.5 dice

    L’ammissione dei soci ordinari è deliberata, su domanda scritta del richiedente e controfirmata dal Coordinatore Territoriale, dal Consiglio direttivo, nella persona del Direttore (una sorta di coordinatore di segreteria, con delega al radicamento, ndr).
    Contro il rifiuto di ammissione è ammesso appello, entro 30 giorni, al collegio dei soci fondatori.

    Quindi, accedere ai FD non è facile, c’è un iter burocratico più complesso di quello che ti trovi in banca quando vai ad aprire un conto corrente. Per non parlare dell’attestazione da parte dei genitori per i minorenni (su quest’ultimo io ci vedo una difficoltà di fondo: ma sapete quanti ragazzi fanno politica contro la volontà dei genitori? Io ne conosco parecchi e sono tutti in gamba, ma una domanda mi affligge: può la partecipazione ad un’associazione politico-culturale di un ragazzo, essere sottoposta ad approvazione genitoriale? Dov’è la libertà? Dov’è l’art.18 della Costituzione Italiana?).

    L’ordinaria e straordinaria amministrazione dell’organizzazione, la svolge il Consiglio Direttivo (negli ambienti comunisti verrebbe chiamato  “segreteria” o “esecutivo”, ma è un’altra storia). Composto da soli 7 membri che, stando all’art.1 comma 5 Regolamento elettorale, sono ripartiti tra i trombati alle elezioni presidenziali (è come una municipalizzata, in un certo senso) e i candidati a tale organo, su basi proporzionali ai voti presi come liste.

    Detto questo, come può Del Balzo, proporre, dalla sua posizione, le primarie aperte per le elezioni dei responsabili nazionali, quando la sua organizzazione ha un verticismo da capogiro?

    Alla terza proposta

    3- investiamo su un network giovanile online, dove possano essere consultate le best-practices e iformat utilizzati in altri circoli, dove vengano caricati percorsi di formazione online, sull’esempio degli Young Democrats of America. Apriamo contemporaneamente una piattaforma di crowdfunding, affinché tutta la giovanile e privati cittadini possano finanziare i progetti più interessanti proposti dai giovani del PD. Troveremmo i soldi per far partire delle vere campagne nazionali, che raggiungano direttamente gli 8 milioni di giovani italiani, anziché limitarci a condividere delle grafiche carine sulla pagina Facebook nazionale, raggiunta oggi solo da cinquemila persone.

    non ho intenzione di dare nessuna risposta, semplicemente perché Tania Ruffa, sempre su Ateniesi, ha spiegato per filo e per segno quali sono state le iniziative dei GD a livello nazionale, che portano le “grafiche carine sulla pagina Facebook nazionale” ad un passo verso lo zero assoluto, in termini di importanza, anche se la comunicazione è importante.

    Alla quarta proposta, il numero 2 dei FutureDem dice:

    4- Valorizziamo progetti formativi a lungo termine. Consentiamo ai nostri giovani di fare stage a fianco dei sindaci e degli assessori. Elaboriamo un nuovo modello di politica che consenta di portare a termine gli studi e di apprendere l’inglese ai nostri ragazzi, perché è diffusa la tendenza a premiare chi, al posto di studiare, preferisce trascorrere tutto il giorno al circolo.

    Non è questo lo spirito giusto. Noi non dobbiamo essere degli “aspiranti politici”, che fanno “stage” come se la politica fosse un lavoro e ci fosse bisogno di un’assunzione e del praticantato, ma noi siamo già tra i sindaci e gli assessori, perché molti di noi sono sindaci o assessori o consiglieri comunali. Un modello di politica che consente di portare a termine gli studi c’è già ed è la buona volontà e un minimo di organizzazione personale degli impegni, aprendo al concetto di delegazione degli incarichi e delle responsabilità, già presente nel DNA dei Giovani Democratici. Se poi uno preferisce passare il tempo al circolo o da qualche altra parte, sono fatti suoi, ma di certo è sul campo che si vede la capacità di saper amministrare. Lo dico da ragazzo impegnato al 100% in politica e nel partito, che è un democratico 24h/24 e, soprattutto, in regola con gli studi.

    Sulla quinta proposta mi sono soffermato più sopra.

    6- Facciamo più iniziative che coinvolgano i giovani esterni al partito, e che li rendano interessati alla politica. L’obiettivo non dev’essere quello di tesserare le persone, bensì di farle partecipare.

    Da questa proposta si evince la scarsa conoscenza della giovanile da parte di Del Balzo. Come ho già detto nello scorso post, la giovanile va analizzata nel suo complesso prima di affermare che certe cose funzionano in un determinato modo. È un po’ come leggere un libro: non puoi dire che un libro fa schifo solo dalla copertina. Del Balzo si faccia un tour tra i circoli del Paese e veda come le iniziative ci sono e il tesseramento non è per niente contemplato.

    7- Guardiamo all’Europa. Andiamo a costituire una federazione insieme alle altre giovanili progressiste europee. Se non ci mostriamo all’avanguardia, se non abbiamo il coraggio di innovare e se non anticipiamo le mosse del Partito Democratico, non abbiamo senso di esistere.

    I Giovani Democratici fanno parte di una federazione europea ed hanno anticipato di gran lunga il Partito Democratico, visto che quella federazione è la Young European Socialists, la federazione europea dei giovani socialisti. Dieci passi in avanti rispetto al PD che ancora controbatte sul suo posizionamento in Europa, che ha visto Fioroni minacciare il partito di andar via, se quest’ultimo dovesse entrare nel PSE (mi auguro avvenga subito, così prendiamo due piccioni con una fava,). L’adesione ai Socialisti Europei è un passaggio dovuto per il Partito Democratico e deve essere fatto senza riserve e senza condizionali.

    Perciò, sempre nel mio piccolo, dico grazie per le proposte, ma non sono cose che non avevamo preso già in considerazione o già messe in pratica. Come ho avuto modo di dire più volte, ci sono, in diverse parti d’Italia, situazioni difficili all’interno dei GD, ma in una grande organizzazione questi problemi sono all’ordine del giorno e vanno affrontati, di petto, però, da un’organizzazione così in contrasto con i principi del partito e della sua giovanile, soprattutto per le cariche di responsabilità, io farei attenzione, se permettete, caro Del Balzo, soprattutto quando le tue proposte sono in netta incoerenza con quanto i FutureDem, di cui sei vicepresidente, attuano quotidianamente.

    Guardiamo dentro casa nostra, prima di criticare quella degli altri. La coerenza prima di ogni altra cosa.

  • Stamattina ho letto un articolo fresco di giornata, comparso su Ateniesi.it (la community-blog dei sostenitori di Matteo Renzi), a cura di Dario Ballini. Parla dei Giovani Democratici e di come siano ormai il fallimento, ennesimo, del Partito Democratico pre-Renzi, un fallimento, dice Dario, “tecnico” e “politico”. Proverò a confutare questa tesi con la mia esperienza e ciò che ho potuto vedere e tastare con mano in questi anni di militanza, all’interno del PD e della sua giovanile.

    I Giovani Democratici hanno uno scopo ben preciso all’interno del Partito Democratico, uno scopo che molte volte si è allontanato dalla visione collettiva, ma che rimane viva in molti, ogniqualvolta qualcuno tenta di dissuadere la giovanile per soddisfare proprie ambizioni e/o interessi personali.

    Caro Dario, mi rendo conto che ormai, avendo preso la fortezza, si vuole dettar legge in ogni dove e soprattutto lasciare il segno profondo all’interno dell’organizzazione del partito. È cosa buona e giusta, alla fine Renzi ha vinto per questo, ma guai a porre fine alla giovanile. Sai perché? Perché essa è strumento fondamentale delle giovani generazioni per amplificare le idee e i progetti, nei confronti di un partito che per molto tempo è stato sordo.

    Ti dirò di più: quando fai riferimento ai progetti presentati dai Giovani Democratici, li consideri “pochi” rispetto a non so quale confronto, ma è necessario, se si vuole fare un esame completo del fenomeno e chiederne la fine, studiare attentamente i GD soprattutto sul territorio. Non farmi credere che un’organizzazione politica come il PD (o i GD) debbano essere classificati solo per quello che fanno a livello nazionale. Se così fosse, il PD avrebbe dovuto chiudere i battenti molto tempo fa, ma non l’ha fatto, perché sul territorio il PD funziona e dove amministriamo noi c’è la differenza. Stessa cosa vale per la giovanile: in questi anni abbiamo ottenuto grandi risultati anche noi, non solo i FutureDem (su cui tornerò tra pochissimo).
    In Provincia di Bari (giusto perché parlo di casa mia, ma potrei fare esempi su Napoli, Roma, sulla scuola di formazione nazionale “Alta Partecipazione”, molto seguita e partecipata, e sulle organizzazioni studentesche legate, politicamente, alla giovanile) abbiamo ottenuto straordinari risultati, partendo dal gruppo stesso, folto, dinamico, raggiungendo mete ambite come collettivo, come passo successivo all’impegno “interno” al partito. Parlo dei risultati ottenuti alle elezioni amministrative, dove molti dei Giovani Democratici sono stati eletti, dai cittadini, nei consigli comunali, contrastando la politica del malaffare presente, come di consueto, in molte elezioni locali. Abbiamo ottenuto grandi risultati con la nostra scuola di formazione a Santeramo in Colle, ormai un appuntamento cadenzato e parte integrante del nostro DNA.
    Come se non bastasse, ci siamo impegnati e, con grande senso collettivo, abbiamo eletto la nostra rappresentante alla Camera dei Deputati, risultata prima eletta in assoluto in Puglia, per numero di preferenze alle parlamentarie del PD di Dicembre 2012. Abbiamo ottenuto questo risultato perché la giovanile si è mossa con grande senso di squadra e con un progetto politico ben preciso. La nostra forza sta nella nostra coesione e quando siamo divisi non valiamo nulla, soprattutto come giovani impegnati in politica.

    Se parlo di divisione, non posso non far riferimento al nuovo soggetto politico, partorito dai giovani sostenitori di Renzi (dire “renziani” mi sembra un’offesa, come lo è essere chiamati “bersaniani”, “franceschiniani”, “cuperliani” e “civatiani”. Non riusciamo ad essere qualcuno senza accollarci il nome di una corrente al petto?), i FutureDem.

    Caro Dario, parli dei FutureDem con una notevolissima presa di posizione. Nessun problema, in tal senso, anzi, è giusto che sia così, come io lo sono per i Giovani Democratici, ma la questione di fondo è: se ci si lamenta dei GD, come possono i FutureDem essere da meno? Mi sarei aspettato una soluzione al problema più radicale, più coerente rispetto alla tesi iniziale, un po’ come quella esposta, a suo tempo, da OccupyPD: niente più giovanili e tutti impegnati all’interno del Partito Democratico, senza ulteriori recinti, simboli e nomi.

    Dire che la soluzione ad un’organizzazione giovanile è un’altra organizzazione giovanile, mi è difficile da comprendere, visto e considerato che è ancora presto per dire cosa sono e saranno i FutureDem. Facciamo passare un po’ di tempo e il tutto si assesterà e rivelerà la vera natura del progetto.

    Tempo fa, dissi, dal mio umile ruolo di “militante” della giovanile e del partito, che la sfida più grande per tutti quanti noi era quella di vedere i FD entrare a pieno titolo nei (o non scappare dai) Giovani Democratici e lavorare per un progetto condiviso, per una visione complementare a quella del Partito, non alternativa, come molti credono.

    Se parli di fallimento “politico”, in riferimento al fatto di non aver avuto grande attenzione da parte del Partito Democratico, su tematiche importanti portate avanti dalla giovanile, per poi essere considerate solo in caso di dichiarazioni di qualche avversario politico, come puoi credere che un’altra organizzazione giovanile possa ottenere questo risultato? Corsia preferenziale per chi ha supportato Renzi e che considera l’attuale segretario il proprio mentore politico? Se così fosse, cadremmo non nel “fallimento” politico, ma nello “scandalo” politico.

    Siccome abbiamo cambiato verso e il congresso è ormai finito da tempo, spero che questo mio post non venga bollato come rancoroso per il risultato delle primarie. Ho sostenuto Civati, con fierezza e umiltà ed è tempo di riporre negli annali la battaglia congressuale e di impegnarci per comprendere cosa è giusto per il partito. Tralasciando il metodo della tabula rasa.

    Saluti.