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  • Roma, Teatro Piccolo Eliseo, 10 novembre 2018. © Ph. Michele Albiani

    Sabato scorso, al Teatro Piccolo Eliseo, a Roma, un’assemblea autoconvocata di under35 ha accesso i riflettori sul Partito Democratico. Cento Fiori. Qui il Manifesto.

    Eravamo diverse centinaia ad affollare la sala e sul palco si sono succeduti interventi di grande interesse e autenticità. La stessa autenticità che caratterizza l’impegno politico di chiunque sia intervenuto sul palco e non, di chiunque era lì a condividere quelle ore dal grande valore politico. Sabato, ho rivisto una comunità mettersi in discussione. E mi è piaciuto tantissimo.

    Cento Fiori non è una piattaforma congressuale con l’obiettivo di proporre un’alternativa al congresso del PD, ormai alle porte. È un progetto intergenerazionale ad opera di una generazione, perché guarda agli interessi di tutti e non solo di chi vuole impegnarsi. Volendo usare le parole di Jacopo Scandella – consigliere regionale PD della Lombardia, 29 anni – senza un futuro per le giovani generazioni, non c’è futuro per nessuno.

    Vogliamo che la nostra politica, quella del PD, sia incentrata sulle esigenze dei più deboli, riparta dagli iscritti e dia loro la dignità di chi milita con orgoglio nel partito, attraverso l’esercizio del voto per le scelte importanti con il referendum degli iscritti. Vogliamo che i territori siano il motore pulsante del PD, abbandonando ogni direzione centripeta dei processi decisionali. Vogliamo che si riparta da un concetto di Europa incentrato sulle persone, che sia giovane e che guardi al futuro, non basata esclusivamente sull’economia ma anche e soprattutto sulla politica.

    Prima di andare oltre, vi comunico che su Radio Radicale c’è il video di tutta l’assemblea, intervento per intervento. Tra questi c’è anche il mio.

    Nei miei 5 minuti, ho provato a lanciare un messaggio semplice, con l’obiettivo di porre un piccolo mattoncino ad una discussione che ero certo (e così è stato) avrebbe dato i suoi frutti, una volta tirate le somme.

    Identità e coraggio. Queste sono le due parole che ho scelto per sintetizzare il mio messaggio.

    Identità. A noi manca. Manca non solo come risultato di chiare posizioni assunte nel tempo, ma come processo. Non abbiamo chiaro il metodo per darcene una. Una che sia di sintesi ma che sia forte e abbia anche la forza di sbilanciarsi nelle scelte. Che sia capace di essere di parte e non nel mezzo.

    Un’identità che non sia frutto di una frettolosa imitazione di altri. Non bisogna rincorrere modelli politici provenienti da altre parti del mondo, come fossero il Sacro Graal. Lo dico non perché non si debba essere parte di un processo globale, anzi, credo nella globalità della politica, sono uno strenuo sostenitore della parola d’ordine “pensare globale, agire locale”. Serve, tuttavia, darsi un volto proprio anziché provare ad indossare la maschera di qualcun’altro. In Italia si è cercato, dapprima, l’”Obama italiano”, il “Macron italiano”, poi il “Corbyn italiano”, il “Pablo Iglesias del Bel Paese”, il “Sanders dall’accento romagnolo” ed ora i “Beto O’Rourke e Ocasio-Cortez nostrani”. Un problema che affligge non solo il PD ma tutto il centrosinistra. Da anni.

    Fermiamoci un attimo e ragioniamo. È davvero questo il modo con il quale vogliamo proseguire? Se così sarà, allora è giusto dirci che non andremo da nessuna parte. Sono i processi che vanno studiati, soprattutto le dinamiche che coinvolgono e sconvolgono gli altri Paesi del mondo. È questo che può aiutare il Partito Democratico a farsi attore protagonista della scena globale della politica progressista e socialista.

    Più che trovare la nostra Ocasio-Cortez, proviamo a comprendere se il PD sia ancora un partito in grado di portare in Parlamento una giovane donna di 29 anni che ha lavorato come barista per pagarsi gli studi universitari. Capiamo se il nostro partito abbia ancora il coraggio di dare rappresentanza vera a una generazione che si spacca la schiena dalla mattina alla sera per darsi un futuro e per non gravare sulle spalle dei propri genitori. Di giovani così ce ne sono tanti e molti svolgono anche un ruolo attivo nel PD.

    Se Beto O’Rourke fosse stato italiano e avesse avuto intenzione di candidarsi come senatore del PD, quante probabilità avrebbe avuto di essere ascoltato da chi compone le liste e di poter ricevere il sostegno del suo partito? Quanti avrebbero cercato di ostacolare la sua corsa perché troppo “fuori dagli schemi”? Sarà interessante scoprire quanta coerenza ci sarà con tale entusiasmo nella composizione delle liste per le Elezioni europee di maggio 2019.

    Serve una genuina forma di impegno politico che guardi alla comunità del PD come mezzo e non come fine. Prima dell’interesse personale c’è quello della comunità politica a cui si appartiene e ancor prima c’è quello del Paese. Se vogliamo strappare la guida dell’Italia a chi diffonde paura, violenza e genera divisione, dovremmo noi, prima di chiunque altro, non avere paura di schierarci, non generare violenza e divisione sociale con le nostre parole.

    Posso dire che schernire Di Maio per il suo passato da steward al San Paolo è uno schiaffo a quelle persone che lavorano nei bar (ecco che torna la Ocasio-Cortez) e nei call center, pur di difendere la propria dignità? Posso dire che le magliette dei senatori del PD con “DL Salvini. Meno sicurezza. Più clandestini.” sono state un pugno nello stomaco a chi lotta con ogni fibra del proprio essere contro il razzismo? Posso dirlo?

    Ecco perché il lavoro è lungo e faticoso. Ma bisogna pur iniziare. Ecco perché credo che gli unici a potersene fare carico sono proprio gli under35. Non perché siamo meglio degli altri, ma semplicemente perché quello che sarà ci appartiene più che agli altri e siamo stanchi di avere sempre la testa al futuro, dimenticandoci del presente.

    Cento Fiori sono sbocciati. Nessuno fermi la Primavera.

  • Siamo al record storico (scontato, a mio avviso): la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 40,1%, il livello più alto dall’inizio sia delle serie mensili (2004) sia trimestrali (1977).

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    fonte: ISTAT

    A dimostrarlo è l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) nelle tabelle della sua ultima ricerca, con base Agosto 2013, dove La disoccupazione ad agosto sale al 12,2%, in rialzo di 0,1 punti percentuali su luglio e di 1,5 punti su base annua.

    Tra i 15 e i 24 anni le persone in cerca di lavoro, ovvero disoccupate, sono 667 mila, pari all’11,1% dei ragazzi nella stessa fascia d’età. E’ quanto emerge dai dati Istat per il mese di agosto (stime provvisorie e destagionalizzate).

    Il numero di disoccupati ad agosto torna a crescere, dopo due mesi di stop, raggiungendo quota 3 milioni 127 mila, in aumento dell’1,4% rispetto al mese precedente (+42 mila) e del 14,5% su base annua (+395 mila).

    Quasi un ragazzo su due non ha lavoro e questo è il risultato di una guerra che, ancora oggi, non ha deciso di cessare e che potrebbe regalare nuove e ulteriori vittime da aggiungere alla quota di cui sopra.

    Mai, come ora, le istituzioni dovrebbero incentivare l’impresa giovanile e l’occupazione di ragazzi tra under25. Un segno di rafforzamento dello stato sociale della popolazione e soprattutto di scelte politiche decise a voltare pagina.

    Sino a quando la disoccupazione aumenterà e dividerà le giovani generazioni a metà tra occupati e disoccupati – considerando, per altro, che gli indici statistici sono basati sugli elenchi di ragazzi under25 iscritti agli uffici di collocamento, quindi senza considerare tutti coloro che o stanno studiando, o non sono ancora iscritti agli uffici di collocamento – l’Italia non avrà mai una ripresa solida e la politica non potrà tirarsi fuori dalle sue responsabilità.

    Le startup sono la nuova frontiera dell’occupazione e l’ingegno e l’impegno, di moltissimi giovani, sta dando la dimostrazione della possibilità di riscatto di una generazione che non ha prospettive certe per il futuro, come i loro genitori. Ma smettiamola di dire che le giovani generazioni non hanno una prospettiva, a prescindere. Credo che le giovani generazioni siano incaricate dalla Storia di rimettere in piedi (da zero) un “Sistema Paese” in frantumi, in cocci, e di sparigliare qualsiasi tipo agente patogeno che farebbe ricadere l’Italia in un vuoto politico-sociale.

    In tutto questo, proprio oggi, come se non bastasse, è aumentata l’IVA e la benzina. Aumenta il costo della vita, diminuisce il valore della vita, che senza lavoro perde di dignità.

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    Finalmente è online PostMeridiani.it, il blog collettivo che abbiamo messo su assieme ad un folto gruppo di ragazze e ragazzi che nei prossimi giorni si sveleranno in toto sul portale, sia attraverso la sezione “Autori” sia nei vari articoli che troverete sul blog.

    Un progetto che nasce per essere collettivo e immediatamente fruibile dalle giovani generazioni. Ce ne sono tanti in giro, direte voi, certo, ma questo qui è diverso. Non perchè ci scriva anche io, ma perchè è stato ideato, pensato, progettato e reso concreto (e aggiornato) da una generazione che non ha intenzione di starsene con le mani in mano.

    Non ci sono gerarchie. Questo è il primo aspetto fondamentale. Non c’è un direttore o un caporedattore, siamo ragazze e ragazzi che mettono al servizio della comunità il loro impegno, giorno dopo giorno, sul territorio e che hanno deciso di voler trasmettere qualcosa e di cercare il dialogo con tutti, sul futuro, sulla nostra generazione, sul mondo che ci circonda.

    PostMeridiani è un blog collettivo, siamo tanti autori e cresceremo sempre più, perchè vogliamo creare qualcosa di utile per gli altri e per tutti quanti noi. Post sta per “post del blog”, ma anche “dopo”, “oltre”. Oltre cosa? Oltre il Mezzogiorno, raccontando e sognando il Mezzogiorno. Perchè oltre il Mezzogiorno? Perchè noi facciamo del nostro senso di appartenenza un punto di forza e ovunque andiamo o qualsiasi cosa facciamo, la nostra Terra ci accompagna, nel nostro percorso.

    Quello che il Sud dovrà essere, lo dovrà guadagnare con fatica, ma solo se il Sud smetterà di rincorrere il Nord, come dice il prof. Franco Cassano in “Il pensiero meridiano” (Ed. Laterza).

    Il nostro obiettivo è quello di raccontare il Sud, le sue sfaccettature, l’amore per la nostra terra, per il nostro Paese. Lo faremo partendo dalle idee, per poi raccontarle con le parole di una generazione che non smette di lottare. Vi racconteremo storie di persone che hanno fatto molto per il Sud e per l’Italia, per il loro futuro.

    Buona lettura a tutti!

  • Mi sono imbattuto, questa mattina, in questo sondaggio curato da SWG: i cittadini vogliono più meritocrazia e più giovani al comando. Il problema è intrecciare il tutto e renderlo concreto. Accadrà anche a Noci? Lo scopriremo alle prossime elezioni, questo maggio.

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  • La campagna elettorale sta entrando nel vivo, lei è un candidato, come intende affrontarla?

    A viso aperto: ciò significa con sincerità, voglia di discutere e di comprendere le esigenze della gente. Noi abbiamo una concezione della politica che è distante da quella che fino ad oggi ha padroneggiato la scena nazionale e locale. La nostra candidatura – dico nostra perchè, come ripetuto più volte, la mia è una candidatura collettiva – non è di servizio o di rappresentanza, noi stiamo lavorando per vincere, per portare le nostre idee e quelle dei cittadini in Consiglio Comunale. Per le modalità con cui ci affacceremo nella quotidianità dei nocesi, credo che, come detto prima, la sincerità sia l’arma più potente.

    Alcuni suoi giovani colleghi pare stiano investendo molto sulla campagna elettorale, lei cosa ne pensa?

    Di ciò che fanno gli altri candidati, personalmente, interessa poco. Di una cosa sono più che certo: quando si spende molto denaro per una campagna elettorale, anche da semplice candidato consigliere, credo ci sia una sproporzione ingiustificabile. Mi auguro solamente che vinca chi saprà spiegare i propri progetti per Noci, con convinzione e coerenza e non chi saprà comprarseli.

    Qual’è il programma dei Giovani Democratici? quali gli obiettivi vicini ai giovani e per i giovani?

    Il programma dei Giovani Democratici è il programma della coalizione Noci Bene Comune, racchiuso in quelle tre parole che sono TESTA, CUORE e NOCI. Come gruppo, abbiamo posto l’accento su temi riguardanti le Start-Up di imprenditoria giovanile, abbattere la burocrazia, incrementare i servizi di informazione e supporto per tutti i cittadini che vogliono impegnarsi con la propria attività sul territorio. Questo per quanto riguarda il lavoro. Per l’ambiente abbiamo immaginato una Noci che sappia curarsi, senza bacchette magiche, ma con la buona volontà di tutti i cittadini. Per l’innovazione della nostra Città, non ci stancheremo mai di dirlo: il Wi-Fi Libero e Gratuito deve essere presente in tutti i principali luoghi di aggregazione di Noci. Nessuno si azzardi a dire che prima della campagna elettorale nessuno ne aveva parlato. Sono ormai passati tre anni da quando presentammo il progetto in Comune, risolto con un nulla di fatto.

    Altro tema fondamentale della nostra campagna elettorale è la trasparenza: non si può pensare minimamente che le modalità utilizzate dall’Amministrazione Liuzzi, per la trasparenza, siano nei limiti della legalità. Per l’associazionismo abbiamo immaginato un ruolo di estrema importanza all’interno della Comunità, con la creazione di una Consulta dei Giovani che sia in prima fila per l’organizzazione di attività rivolte ai giovani; un coordinamento permanente delle associazioni che diventi il braccio destro dell’Amministrazione Comunale nell’organizzazione di eventi strategici per il Comune.

    All’interno della coalizione ci sono molti gruppi giovanili ritiene che troverete la giusta importanza anche dopo l’eventuale vittoria? 

    La nostra coalizione è coesa e matura. Tra le forze giovanili presenti nella nostra squadra c’è sintonia e voglia di collaborazione. Se dovessi prendere in considerazione ogni singolo gruppo, direi che lavoriamo tutti nei nostri spazi, ad esempio, i Giovani Democratici sono parte integrante del Partito Democratico e perciò lavoriamo all’interno del PD, in modo analogo fanno gli altri gruppi. Perciò siamo già tutti protagonisti e lo saremo soprattutto dopo l’eventuale vittoria di Domenico Nisi.

    Qual’è la vostra forza?

    Di certo non lo è l’età, o meglio, non vogliamo che sia la nostra carta d’identità a darci una spinta in più. Se i cittadini decideranno di sostenere la nostra candidatura, lo dovranno fare sulla base di ciò che proponiamo loro e della capacità che avremo di diventare per tutti un punto di riferimento.

    Un altro principio basilare, che sento di dover sottolineare e che difendiamo ogni giorno, è quella del voto libero, incondizionato. Noi auguriamo a tutti un voto libero, sentito e ragionato. La nostra Città ha bisogno di cambiamento e questo è il momento giusto per concretizzarlo.

    L’originale sul n. 17 del Fax NOCI del 27 aprile 2013

  • Pensavo tra me e me, analizzando quello che sta accadendo in Italia e soprattutto in Parlamento.
    C’è la necessità di dare un governo al Paese, di dare delle risposte serie e concrete ai problemi che affliggono l’intera società.
    Si è parlato di pagamento dei debiti della PA alle imprese – cosa sacrosanta – e di modalità della politica – la cui mancanza ha segnato lo sfacelo dell’antipolitica.
    Il lavoro: sul lavoro c’è da lavorare, scusate il giro di parole, ma una cosa è certa, l’urgenza è, soprattutto, per le giovani generazioni. 38,7% dei giovani sono senza lavoro, una situazione drammatica che se tradotta in un partito politico, vincerebbe le elezioni ad occhi chiusi.
    Bisogna fare presto! Le lagne sono a zero!

  • Inserirei tra le citazioni da tenere sempre in tasca, questo messaggio di Nelson Mandela, in occasione di un dottorato onorario presso l’Università del Kwazulu-Natal (Sudafrica), il 30 maggio 1998.

    “Il futuro è dei giovani. Tocca a loro prendere il posto di alcuni di noi, ormai vicini alla fine della carriera politica. Devono cercare di ottenere e avere a cuore la condizione primaria per la pace, ovvero l’unità nella diversità, e concretizzare tale obiettivo in modo durevole.”

  • Questo discorso del 1978, di Sandro Pertini, Presidente della Repubblica, mi lascia riflettere parecchio. Penso e ripenso alla situazione attuale e mi chiado cosa sia cambiato, essenzialmente, da quel lontano periodo della nostra Italia.

    Crisi economica, sociale, politica: alla base di ogni singolo momento della nostra Storia e delle azioni che, quotidianamente, compiono chi è stato chiamato a risolvere i problemi comuni, la classe dirigente.

    Apro questa giornata sul blog con questo video, con la speranza che le parole di uno dei più grandi presidenti della Repubblica, possano far riflettere e comprendere la direzione giusta.

    La rivoluzione non è tale se non collettiva e fondata su principi comuni, su un comune orizzonte e soprattutto, un comune sentire sulla propria pelle le sofferenze che la catastrofe del sistema economico-sociale sta alimentando, travolgendo, per l’ennesima volta, le giovani generazioni, con una disoccupazione giovanile pari al 38,7%.

    Può essere una “rivoluzione” il risultato di parole travasate di bocca in bocca, senza neanche l’uso dei sinonimi? Può essere una “rivoluzione” simbolo di chiusura mentale? Risposte ce ne sono, ma ho deciso di non darvele, perchè le saprete già, se vedrete questo video.