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  • StartWeek n.1

    StartWeek n.1

    C’è chi complotta e chi sfrutta. In questo caso, i pesci abboccano nella rete velenosa dell’informazione “senza se e senza ma”.

    Inauguro lo “StartWeek”, una raccolta di commenti e pensieri sulla settimana che è finita e su quella che comincerà domani all’alba.

    Sto male, compro 3 quotidiani al giorno, mi flasho davanti ai siti di informazione e di approfondimento, ma questa settimana, lasciatemelo dire, è stata una noia mortale. Avevo atteso con un certo interesse l’inizio di Servizio Pubblico su la7, peccato per il passaggio dell’intervista a Ruby, sinceramente mi sono rotto le palle di sentir parlare di ragazze serve del potere travestite da Bocassini e infermiere e magari qualcuna pure da Merkel.

    Basta così poco nel nostro Paese per vedere l’informazione sconvolta e dirottata verso i lussuosi arazzi delle ville da cui Berlusconi lancia il suo editto? Mi vergogno per la stampa di sinistra, mi vergogno per quei giornalisti che non vedevano l’ora di un trapasso dell’ex-premier dal mondo politico, eppure anche loro gli garantiscono vigore ed energia. Oggi tutti i giornali sbattevano in prima pagina il suo nome, come se ormai un uomo dalle mille pompette potesse avere ancora la forza e l’audacia di poter sconvolgere l’assetto politico del nostro Paese, più di quanto lo abbia già fatto nei 20 anni precedenti.

    La rivoluzione berlusconiana del 1994 ha delle somiglianze con l’attraversata a nuoto dello Stretto da parte di Grillo. Forza dirompente, tutti contro tutti, come se la politica la si potesse travolgere a suon di bracciate.

    La politica degli slogan riprende fiato, dopo un tuffo e un galleggiare pietoso, di chi la politica la prende come uno spettacolo e di chi la considera una lima con cui tagliare le sbarre di una prigione più che meritata ma sempre più lontana. Uno Stato non è Stato se non riesce ad imporsi anche e soprattutto nei confronti di chi è detentore di un potere forte.

    Il mondo cambia ma noi abbiamo l’affanno da nuoto. Nuotare in un mare di guai è sempre difficile, ma c’è chi ci sguazza e chi usa la barca. Noi non siamo plancton.


  • Il golpe della democrazia

    Il golpe in Italia è in atto da tanto tempo. Non si tratta di un golpe militare, ma forse neanche politico. Il colpo di stato è in atto e a dargli consistenza è il cambiamento morale e psicologico dei sottomessi, gli italiani.

    Siamo a gennaio 2011 e, purtroppo, avvenimenti che non vorremmo più vedere come ribellioni di stampo politico e militare, sono all’ordine del giorno e non si stancano mai di nascere. La questione è semplice: in Italia qualcosa (o qualcuno) ha dato in pasto alla nullità il cervello dei cittadini.

    Altri avvenimenti, non tanto meno dolorosi, collocati nel loro ambito e nella loro circostanza, sono su tutti i giornali. Mi chiedo cosa tenga sulla poltrona i milioni di cittadini italiani che, costantemente, vengono inondati di immondizia mediatica e politica: D’Addario e Berlusconi, Ruby e Berlusconi, insomma, zoccole e Berlusconi, inchieste, lodi, critiche alla magistratura, tagli alla cultura e alla scuola, teatri e cinema che chiudono, lavoro in continua diminuzione. Cosa altro deve accadere per arrivare ad un colpo di stato (psicologico) degli uomini e delle donne di tutta la penisola?

    Quando ci sarà il risveglio, ovviamente prima possibile, ad occhi aperti avremo la stessa situazione di chi è emigrato all’estero e torna nella sua vecchia patria, trovando tutto diverso, tutto distrutto, tutto cambiato, tutta un’altra “favola” (per modo di dire).

    La società odierna è frastornata da un ingaggio prismatico dei sistemi informativi, di giornalisti che, spogli del loro umile ruolo di reporter, diventano dei veri e propri soldati armati di penna e registratori. A volte sanno fare il loro dovere, altre volte diventano servi del potere.

    Se ci fosse un golpe in Italia, da parte dei cittadini, i primi ad essere eliminati (lascio a voi immaginare la modalità di sgombero) sarebbero Berlusconi e tutti i suoi lecchini, Bossi e Lega al seguito, Emilio Fede e il TG4, Lele Mora e Micio Macio Corona, Minzolini, Bruno Vespa, tutta la redazione di Studio Aperto e i loro cani parlanti, tutta quanta l’attuale classe dirigente di questo Paese, insomma, riprendendo una citazione di Garibaldi, “fatta l’Italia, ora facciamo gli italiani” direi che il verbo fare indichi snaturare gli italiani dal berlusconismo e dal menefreghismo, accaparrandoci il buon senso e la voglia di cambiamento.

    Arriverà questo cambiamento? Non arrendiamoci.


    Domani alle ore 15:30

    diretta radio “IL TIMBRO