Quello che si è detto, in questi giorni, ha raggiunto quantità infinite. Sul Partito Democratico, su Matteo Renzi, su Silvio Berlusconi, soprattutto su Beppe Grillo e sul Movimento 5 Stelle. “È stato un flop”, “si deve dimettere”, “ma da cosa? Non ricopre nessun ruolo!”, “forse si dimetterà dall’anagrafe”. Ecco perché, invece, Grillo può dimettersi e da cosa.
Risale ad un po’ di tempo fa, il video in cui Grillo dichiarava che, in caso di fallimento, si sarebbe ritirato dal Movimento. Alcuni giornali lo riportano in relazione alle Europee, alcuni lo collegano alle scorse elezioni politiche. Ma il punto non è questo, o meglio, non del tutto, perché, tralasciando le sue dichiarazioni, molti si aspettavano una reazione da parte di Grillo, coerentemente con quanto dovrebbe fare un vero leader, il quale, dopo aver fallito elettoralmente, prendendone atto, si dimette dall’incarico ricoperto. Un possibile scenario, immaginato non solo dagli esterni.
Subito dopo la batosta elettorale, per il M5S, si è aperta una fase nuova, sintetizzata magistralmente da Marco Travaglio, che la definisce, al momento, disastrosa (il che stupisce, vista la tendenza di Travaglio verso il M5S, anche da parte del suo giornale), per il suo altalenarsi tra negazione e disperazione, oltre al documento dell’ufficio comunicazione del movimento, che indica il cappotto nero e i capelli alla cocker spaniel di Casaleggio, come possibile fattore di perdita di voti (sarà pure vero, chi lo sa!), certo è che il guru che citava Guerre Stellari dal palco di Roma, pare essersi rinchiuso nel suo armadio in difesa del suo guardaroba.
Tralasciando una nota ironica dovuta, navigando per la rete, mi sono imbattuto in due documenti ufficiali riguardanti il Movimento 5 Stelle. Non sono documenti qualsiasi, ma atti notarili, riportanti uno lo statuto (quello vero, che non c’entra nulla dal non-statuto dove, per esempio, si indica la sede del M5S coincidente con il blog di Grillo, ma in realtà, c’è una via e un numero civico – Via Roccatagliata Ceccardi, n. 1/14, Genova) e l’atto costitutivo, un documento molto interessante, al centro del mio post di oggi (troverete i documenti originali alla fine della pagina).
Tralasciando il fatto che, nello Statuto, Grillo ha inserito un principio fondante per la sua “associazione non riconosciuta”, quale il M5S: gli eletti eserciteranno le loro funzioni senza vincolo di mandato. “Alla faccia del senza vincolo di mandato“, direbbe qualcuno. Come dargli torto.
Nell’atto costitutivo, il notaio Dott. Filippo D’Amore ha trascritto gli incarichi ufficiali del Movimento 5 Stelle, legalmente validi: Giuseppe Piero Grillo detto Beppe ricopre l’incarico di Presidente del Movimento 5 Stelle, Enrico Grillo, invece, riveste il ruolo di vice Presidente, mentre il commercialista di Grillo, Enrico Maria Nadasi, il ruolo di Segretario.
Oltre al ruolo di Presidente, Grillo è il proprietario esclusivo del logo ufficiale del Movimento 5 Stelle (nell’allegato “A” dell’atto) e del blog, in quanto canale ufficiale del movimento.
Peccato per l’On. Luigi Di Maio, il quale oltre ad essere quasi entusiasta di un Farage futuro Primo Ministro britannico, descrivendolo come un “leader lungimirante” (su Farage consiglio di leggere qui o qui), dichiara “Riguardo la leadership, Beppe Grillo al massimo può dimettersi dall’anagrafe come Beppe Grillo, non so da cosa si dovrebbe dimettere”.
Documenti alla mano, “pare” che Grillo un posticino all’interno del M5S lo occupi, lo dice un atto notarile, siglato da Grillo e registrato il 18/12/2012, sempre a Genova.
Per il povero Casaleggio nessun ruolo, probabilmente mentre i tre di cui sopra erano al notaio, lui era intento a giocare ad Age of Empires o a comprare un nuovo cappellino, possibilmente nero con visiera. Chi lo sa.