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  • Come non poteva essere più chiaro, Sergio Staino, su l’Unità di oggi? Vi consiglio vivamente di leggere questa lettera indirizzata a Gianni Cuperlo. Davvero, è una lettera illuminante sotto molti aspetti.

  • Di Maio tenta di difendere l’indifendibile. Di Battista da del mafioso a Pippo Civati e a Gianni Cuperlo. Ma perché questa politica si allontana sempre più da ciò che vorrei?

  • Mi stupisco di affermazioni che leggo sui social network, in queste ore. Ora ci si appiglia al fatto che i militanti di SEL, nei territori, voteranno Civati. Gridano allo scandalo.

    Io dico, invece, che il vero scandalo è leggere come la Confederazione dei Pensionati della CGIL mandi una comunicazione ai suoi aderenti per sostenere Cuperlo, oppure vedere gente con la tessera del PDL (FI) in tasca e votare per Renzi.

    Se i militanti ed elettori di Sinistra Ecologia Libertà voteranno per Civati (a differenza di Vendola che si disse favorevole a Renzi), non va lanciato l’allarme, visto che Civati nel suo programma ha in progetto di un unico soggetto di sinistra di governo con SEL (e gli elettori di questo apprezzano, a questo punto).

  • Ho avuto un flash, un desiderio. È stato come se avessi visto in una sfera di cristallo e ho conferma: l’8 dicembre vinciamo. Come me lo immagino? Prima di tutto con Repubblica che titola così:

    pippo-civati-repubblica-edizione-8dic2013-h23-40-dmit

    Poi si riparte per ricostruire il PD, senza discriminazioni, ma con una grande partecipazione di tutti. Il contributo più grande lo daranno i delusi, tesserati con la tessera Deluxe.

     

  • I ragazzi di “Terzo Segreto di Satira”. Ho detto tutto.

  • Un augurio particolare lo voglio fare anche al mio amico Pierpaolo Treglia, capolista a Bari città per Gianni Cuperlo. Pur non sostenendo la mozione di Cuperlo, sono felice che Pierpaolo potrà rappresentare una nuova generazione al servizio dei cittadini e del partito. Niente è scontato.
    Il congresso è bello anche per questo.

  • Il PD perde più facilmente i feudi elettorali che il sistema feudale del potere, quello che lo caratterizza e che lo sta portando al fallimento.

    Vorrei dedicare il post di oggi ad una riflessione nata da quanto mi è stato riferito da Michele Emiliano, ieri, fermandomi e dicendo di aver letto la mia lettera agli adulti del PD:

    “ti sei dimenticato di dire che a Bari abbiamo fatto 1/3 delle tessere dell’anno scorso”.

    Riflettendo sulle parole del Sindaco di Bari, ho pensato a quanto stia davvero male il Partito Democratico se si arriva a ritenere positiva e degna di nota la drastica diminuzione di tesserati ai circoli di una città (peraltro governata da 10 anni dal centrosinistra, da un sindaco, per l’appunto, del PD).

    Scandalo o non scandalo, bolla mediatica o realtà, il tesseramento di massa è un dato di fatto e tocca ogni parte d’Italia e  il detto “da che mondo è mondo” si trasforma in “da che il PD è il PD”. Il problema è capire di che 1/3 dei tesserati stiamo parlando e soprattutto come giustificare le ingerenze da parte dei “capibastoncino” locali nei vari congressi di circolo.

    Diceva bene, in un suo articolo, il prof. Angelo Panebianco, nel lontano 2007:

    Ciò che si sta delineando è un partito con una struttura «feudale» (altro che federale), un partito che nello stesso momento in cui incoronerà Veltroni darà anche vita a un sistema strutturato di correnti, ciascuna facente capo a un notabile. Ne verrebbe fuori qualcosa di simile alla Polonia settecentesca. Tra l’altro, un partito così fatto toglierebbe in partenza al pur plebiscitato Veltroni lo spazio di manovra necessario per un vero esercizio della leadership.

    Di notabili ne conosco molti e tutti hanno dei loro sottonotabili, sparsi per i vari circoli, tutti impegnati a soddisfare le esigenze di corrente, tutti impegnati a votare i candidati di riferimento, senza un briciolo di critica, senza un minimo di dibattito: “si vota così e basta”. Un po’ troppo simile al sistema feudale del potere, diviso tra sovrano, vassalli, valvassori e valvassini.piramide-del-feudo

    È sempre un colpo al cuore arrivare in federazione provinciale, durante il periodo di qualsiasi tipo di elezioni (comunali, provinciali, regionali o, come in questo caso, congressi di circolo ed elezione dei delegati provinciali), perchè vedi gente mai vista prima, che non ha mai frequentato le sezioni se non in tempo di raccolta di “oboli” elettorali di voti e appoggi.

    Ma è questo il partito che contribuisco a portare avanti?

    Me lo sono chiesto molte volte e molte volte mi sono dato risposte simili, differenziate da leggere sfumature che l’attualità mi suggeriva, ma tutte convergenti su un unico punto: il PD non sa chi è e non l’ha mai saputo, perché i suoi dirigenti non sanno chi sono, perché la maggior parte di loro è lì perché uno tra i notabili di cui abbiamo parlato ha voluto che occupasse quel posto. Sia chiaro, la regola della natura vale sempre: chi ce l’ha più grosso comanda.

    Chi si propone alla guida del partito si lamenta e grida allo scandalo per il tesseramento furibondo (chiedendone il blocco), un tesseramento basato su regole decise a tavolino da se stesso e Renzi: uno è contro ciò che lui stesso ha deciso e l’altro sa di aver già vinto e quindi poco importano le regole e gli scandali. Meglio pensare alla lavagna ed al vespino.

    Se fino ad ora ci siamo lamentati, abbiamo gridato allo scandalo e in modo annebbiato stiamo procedendo verso i congressi di circolo e quelli provinciali, tra un po’ tireremo le somme e ci renderemo conto di cosa sia realmente la perdita della dignità e della credibilità nei confronti degli elettori e degli stessi militanti, quelli veri, non quelli dell’ultim’ora (come ormai va di moda).