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  • Guardando quello che sta succedendo alle Ferrovie Sud Est, ai commenti da parte della classe politica nazionale e locale, mi viene in mente una sola frase: meglio tardi che mai.
    Spero che ora, che si sono puntati i riflettori sul caso, si possa trovare una soluzione adatta alle esigenze dei pendolari.
    Il diritto alla mobilità non può avere differenziazioni a seconda di dove si trovi il tuo comune di residenza.
    Lo sviluppo di un territorio parte da quanto sia ben strutturato il sistema dei trasporti.
    Le Ferrovie Sud Est sono elemento di disagio per una grande parte, non solo dell’Area metropolitana di Bari, ma dell’intera Regione Puglia.
    Non si faccia più l’errore del passato: si rendano le FSE una compagnia che sia strettamente legata alle necessità del territorio in cui esse operano, dove privati ed ente regionale svolgano la loro funzione.
    Ma una cosa deve essere fondamentale: chi ha sbagliato deve pagare. Non mi interessa, in questo momento, se debba pagare con la libertà personale o con il denaro. Ma è importante che chi si sia reso responsabile di tale scempio venga punito, a dimostrazione che il nostro Paese non rimane indifferente dinanzi ad uno scandalo preannunciato come questo, dove si è scoperto che fondi pubblici venivano gettati in un calderone di sprechi e ruberie.
    Impegniamoci tutti per garantire la dignità ad un territorio che non è secondo a nessuno.

  • Queste sono le notizie che ci giungono dai giornali. Una situazione incresciosa che chiamarla “accanimento terapeutico” mi sembra poco. Una società travolta da scandali, inefficienze e incapacità gestionali non possono che portare ad un’unica soluzione: la dissoluzione e il fallimento. Si dice che l’unico modo per rialzarsi, certe volte, sia quello di toccare il fondo. Spero soltanto che i cittadini possano avere un servizio di trasporto locale adeguato alle loro esigenze, perché, per quanto mi riguarda, il “diritto al trasporto pubblico” potrebbe benissimo essere inserito nella Costituzione.