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  • Lo spread dell’Università italiana

    Lo spread dell’Università italiana

    Sale lo spread a 520 punti e a sorbirne le conseguenze non sono solo i mercati. Ritornando su un tema già trattato in precedenza, il Governo Monti, governo di accademici, ha pensato “bene” di scuotere un pochettino le tasche delle università, ma ancora di più, quelle degli studenti.
    Il Professore (da non confondere con Prodi), europeista e reduce da incarichi di alto livello nell’UE, di internazionalizzare il sistema scolastico e universitario proprio non ne vuole sentir parlare. Per fare un esempio incisivo, mi viene da analizzare la situazione dei dottori di ricerca del nostro Paese: l’ex-ministro Gelmini, appena insediata, firmo un decreto che aumentò le borse per i ricercatori da 800€ a 1000€, non di certo per mano sua, ma grazie all’idea del precedente Ministro dell’Università e della ricerca Mussi, dell’ultimo Governo Prodi. Fu l’ultimo provvedimento positivo per la categoria, infatti subito dopo, con la Riforma Gelmini, una nube densa di tagli si abbattette su scuola, università e ricerca. L’Italia si allontanava sempre più dal resto d’Europa.
    Oggi, la Comunità Europea è sinonimo di spread, btp, bund e eurobond, ma nulla e nessuno dirige l’attenzione verso una equa trasformazione degli apparati dello Stato in dinamici e sempre più simili servizi alla cittadinanza.
    Non dobbiamo andare lontano, per avere esempi lungimiranti e molto attenti alle esigenze dei cittadini: la Francia è il paese dove si pagano tasse universitarie più basse – circa 300€ -, ma i dottorati di ricerca vengono salvaguardati con assegni che partono da 1600€ fino ad arrivare a 1900€ se accanto all’attività di ricercatore, vengono inserite attività didattiche comunque non superiori a 96 ore. MA ciò che rende effettivo questo sistema di distribuzione dei finanziamenti in base alle vere esigenze dei destinatari, sono i “comitè de pilotage“, veri e propri organi decisionali di dipartimento, con un rappresentante dei ricercatori con voce in capitolo per le spese inerenti il suo ambito, oltre che per la creazione di progetti. Isola irraggiungibile per l’Italia? Nulla è impossibile, pensando anche alla creazione di dipartimenti, grazie alla 240/2010, meglio nota come “Legge Gelmini”.
    Ma tornando sulle tasse universitarie, la liberalizzazione delle stesse ci viene insegnata dalla Germania che lascia ai Länder la possibilità di gestire tasse, ovviamente in cambio di servizi migliori.
    Qual’è la via migliore per internazionalizzare l’Università? Il post-laurea deve essere, ovviamente, il “cavillo” principale da sbrigare, ma la “formazione non tradizionale”, ovvero Erasmus, Progetti Leonardo, per citarne due, devono essere considerati come tasselli fondamentali per la nuova classe dirigente, con una maggiore visione del mondo e soprattutto capace di confrontarsi e di essere competitivi in Europa e nel resto del Pianeta.
    La sfida è dura, molto complesse, ma un’Università sempre più europea è necessaria, per il bene del nostro Paese, così come è necessaria una vera e ben strutturata cittadinanza studentesca, che garantisca diritti e servizi ai soggetti in formazione.


  • Lettera dalla Spagna

    Ho avuto il piacere di ricevere questa lettera, da un ragazzo spagnolo che, per tre mesi, ha vissuto nel nostro Paese. Credo che siano parole chiare, nette e penso anche di sconforto, per un giovane che vede il proprio Paese deriso e additato da tutta l’Europa. Ecco la lettera.

    10 miliardi di euro. Questo è ciò che hanno tagliato dall’istruzione pubblica e dalla sanità. E questo é anche ciò che è stato fatto per evitare che Bankia (la più importante banca spagnola) fallisse. I cittadini spagnoli vivono una menzogna. I nostri politici si sono arresi, non sanno cosa fare, loro guardano il loro paese andare a picco, cercando di nasconderlo.
    Mi sto rendendo conto che la Spagna è il peggior paese dell’Unione Europea. Infatti, molti politici stanno pensando di uscire (come nazione, ndr) dall’UE. Verremo cancellati dal mondo. Mi si diceva che su Facebook siamo liberi di esprimere quello che vogliamo, non dovrebbero dirmi niente se insulto i capi politici, il “cacciatore di elefanti” (Re Juan Carlos, ndr), il nuovo traditore (Rajoi, ndr) o tutti i corrotti di questo paese dove ci hanno cacato (senza farsi vedere) e del quale portano con orgoglio la bandiera. Non ce la faccio più. Mi dichiaro apertamente ANTI-SPAGNA, perchè non mi identifico con un paese di ladroni, corrotti, magnati, bugiardi e traditori al potere, e disoccupati e affamati nella strada dove si privatizza il pubblico (o direttamente si chiude).
    Dove gli uffici sono tutte menzogne e metà della gente non paga le tasse.
    Ritorniamo ai carri con cavalli, alla peseta, alle pecore, alle strade di terra, a piantare meloni per non morire di fame e sete cazzo!
    È questo il paese dove vengono gli immigrati? Bella merda gli abbiamo preparato. Se io fossi un immigrante, in Spagna non andrei manco morto. Però di questa merda non frega niente a nessuno, nessuno la leggerà anche se lo traduco in inglese, perchè l’interesse è rivolto solo a vecchi e politici. No, non lo scrivo per te, Davide, ma può essere utile se lo traducessi in italiano e lo pubblicassi sul tuo blog. Io non farò parte della fuga dei cervelli. Farò parte della loro espulsione. E ora traduco questa merda in inglese così che gli stranieri vedano come stiamo. Sempre che qualcuno lo legga.

    Un grande abbraccio,
    Alberto.


  • Festa del Lavoro (che non c’è)

    Festa del Lavoro (che non c’è)

    In tutto il mondo, oggi, si festeggia il lavoro e i lavoratori, come perno principale del sistema paese e di tutto quanto l’ordine socio-economico del mondo. Senza i lavoratori non ci sarebbe uno stato, senza i lavoratori non ci sarebbe sviluppo, senza lavoratori non ci sarebbe economia, ma senza lavoratori c’è politica, ma una politica poco attenta alle esigenze degli operai, dei dipendenti e di tutte le altre categorie di lavoratori, tra cui piccoli e medi imprenditori, messi alle strette da una crisi economica che non cessa di falciare speranze e impegno di moltissimi cittadini.
    In un Paese, quale il nostro, in cui il lavoro scarseggia e i dati di disoccupazione sono elevatissimi – un 10% totale sui lavoratori-, mentre la disoccupazione giovanile tocca ormai cifre umilianti – 32% di ragazzi fino ai 25 anni senza lavoro.
    Come starà passando il Ministro Fornero questa giornata? Sicuramente ascolterà i lavoratori, incominciando dal concertone di questo pomeriggio, a Roma.

    disoccupazione totale e giovanile in Italia (2012)
    disoccupazione giovanile in Europa (2012)

  • Marte sulla Terra

    Sono stato per una settimana in Cornovaglia. Non vi dirò tutto, perchè mi rendo conto che potrei solo far invidia a molti di voi (battutona), ma vi racconterò ciò che è successo e mi ha lasciato senza parole.

    Parte prima: sapete quando diventate una sorta di museo vivente? Quando tutti vi guardano, osservano e si domandano quali siano le origini dei reperti di quel museo, che voi siete? Ok, sono rimbambito, ma lasciatemi almeno dire a cosa mi stia riferendo.

    Tutto è incominciato quando, arrivato a destinazione, ho dovuto oltrepassare l’ingresso della Mounts Bay School, una scuola, a mio parere, che merita tutti gli onori, per la buona organizzazione didattica e disciplinare. Entrati a scuola, subito, come ovvio che sia, siamo stati raggiunti da molti studenti inglesi che, visti ragazzi di altre nazioni europee (Italia, Norvegia, Bulgaria, Turchia, Polonia e Germania) hanno subito chiesto nomi e altre cose. Ma dov’è la notizia? Aspettate un secondo e ve la dico: arrivati al gruppo italiano (3 membri: 1 ragazzo – io, 2 ragazze) hanno fatto domande sulla cultura, hanno espresso la loro ammirazione nei confronti del Paesaggio e della Storia che ci portiamo sulle spalle (indegnamente, al giorno d’oggi), ma arrivati all’ultima domanda, la punzecchiatina arriva al dunque: cosa ne pensi di Berlusconi? Ma come fate ad averlo ancora come Primo Ministro? A tal domanda, non sapete come il mio cuore si è aperto in una dirompente scia di emozioni patriottiche (quindi anti-berlusconiane) e lascio a voi immaginare cosa io abbia potuto dire.

    Il motivo per cui ero lì, in Cornovaglia, era per un progetto Comenius, scambi studenteschi finanziati dalla Comunità Europea, che hanno come primi obiettivi lo sviluppo della lingua inglese e della categoria disciplinare in questione (può essere sulle biotecnologie – il mio, sull’architettura e su altri argomenti, inerenti al percorso di studi). Beata Comunità Europea! Meno male che esisti!

    Riprendendo il discorso, mi sono sentito fuori dal mondo lì, ma di certo non per il degrado, anzi, il contrario. Strade pulite, leggi severe, cinture allacciate anche ai sedili posteriori, mai il cellulare durante la guida,  strade non invase da centauri o da macchine parcheggiate in tripla fila, insomma, mi sentivo in Europa.

    E a dire che siamo sempre il Paese numero uno per le leggi, da noi è nata la Storia Romana, il Diritto Romano, un faro del mondo e musa ispiratrice delle leggi e dei codici civili del mondo.

    Questa è l’Italia di Berlusconi. Questa è l’Italia del ritorno al nucleare. Questa è l’Italia senza fondi alla Cultura. Questa è l’Italia del 2011. E nel 2012? Staremo a vedere.


  • L’Italia e il bastone fra le ruote

    Testo del video:

    Ciao a tutti, credo che una domanda iniziale, vi possa aiutare a capire di cosa parlerò oggi: Cosa è lʼItalia allʼestero? Ma soprattuto, come viene visto il nostro Paese dagli altri stati europei? Ritengo siano domande importanti, perchè coprono il vero senso e la vera base dellʼeconomia mondiale del nuovo millennio, la fiducia e i buoni rapporti tra tutte le economie mondiali. A Davos, in Svizzera, si è celebrato oggi il World Economic Forum, un appuntamento annuale che chiama a raccolta i grandi dellʼeconomia mondiale e li mette in un piano di confronto e di progettazione del futuro. LʼItalia era presente. Per noi nella cittadina svizzera cʼera Tremonti, peccato però che non sia stato presente ad una conferenza proprio sullʼItalia. Siamo uno dei paesi più sviluppati economicamente, ma i problemi politici sono così grandi che siamo passati in zona retrocessione. La conferenza che, tanto per menzionarlo, aveva il nome di “Italia, un caso speciale”, è stata introdotta così: “Malgrado la sua storia, il suo patrimonio culturale, la forza di alcuni settori della sua economia, il paese ha difficoltà di governance e un’influenza sproporzionatamente piccola sulla scena globale. Le sue prospettive economiche e sociali appaiono negative”. A leggere questo passo, direi che il tutto si fa interessante, peccato però che il Ministro dell’Economia italiano sia impegnato ad un’altra conferenza stampa, da lui convocata, parallelamente al dibattito in corso, neanche a farlo apposta, sempre a Davos. Tante le critiche, le più pesanti sono state quelle di Michael Elliott, direttore del Time, che dice: “Contate molto meno di quel che dovreste nell’economia internazionale, i problemi del vostro governo vi precludono di svolgere il ruolo che vi spetta”. Tuttavia, il caso Ruby non è rimasto nascosto, infatti Nouriel Roubini spara colpi dicendo: “Di solito parlo solo di economia ma nel vostro caso il problema del governo è diventato grave, è una vera distrazione che v’impedisce di fare quello che dovreste. Siete di fronte ad accuse di una vera e propria prostituzione di Stato, orge con minorenni, ostruzione alla giustizia. Avete un serio problema di leadership che blocca le riforme necessarie”. Il caso è grave, sembra come se si trattasse di un convegno di medici e il caso da guarire si chiamasse Italia, un caso che potrebbe attaccare il sistema degli altri paesi europei. E come se non bastasse, si parla di un possibile destino italiano, simile a quello della Grecia, del Portogallo e dell’Irlanda, tamponato da Tremonti e Draghi ma non del tutto eliminato. Sempre nel campo economico-politico, c’è chi dice giustamente, a mio avviso, che le riforme di cui l’Italia ha bisogno non sono oggetto di continua ricerca, perchè si sa perfettamente di cosa il Paese ha bisogno, ma mai nessuno si è mai interessato veramente. Il capo della redazione americana dell’Economist, che fu analista della situazione italiana, nel 1997, quando al centro dell’attenzione c’era l’ingresso nel mondo della moneta unica, dice chiaramente: “Da allora il paese è rimasto troppo immobile. Le tendenze dell’economia globale rischiano di trasformarvi nell’anello debole dell’Unione europea. Se l’Italia non usa i prossimi cinque anni per un reale cambiamento, vi ritroverete dalla parte perdente dell’eurozona”, proprio perdente. Questo perchè, effettivamente, sono molti coloro che hanno tratto beneficio dall’Euro, crescendo ed espandendo i propri confini economici in tutto il continente. Basti pensare alla Romania, new entry della Comunità Europea, sta crescendo dal punto di vista infrastrutturale e sociale in maniera esorbitante, tanto da essere destinata a diventare un prossimo fattore di crescita dell’intera eurozona, forse riuscendo a superare persino l’Italia stessa. La domanda da un milione di dollari è stata: “I gravi reati di cui Silvio Berlusconi è accusato sono ben noti. Ma a voi sta bene lo stesso? E’ questo il governo che volete?”. E fatta la domanda ad un convinto elettore di Berlusconi, ha risposto così…L’italiano non riesce a comprendere quanto stia facendo Berlusconi per strumentalizzare il proprio ruolo istituzionale, al sol fine di scappare dai processi in cui è coinvolto. Come se non bastasse, continua a ribadire che la volontà del Governo è quella di mettere in cima all’agenda del Paese, la giustizia. E il lavoro? La scuola? La burocrazia? La mobilità sociale? Tutti aspetti poco seri, ciò che conta è che lui riesca ad abbattere il sistema giudiziario italiano, a lui scomodo.

    Ciao a tutti, alla prossima.


  • Il bilinguismo metamorfico dell’uomo conservatore

    Sforzi da gigante, dell’uomo progressista ed innovatore, vengono attaccati da messaggi di “allerta” dell’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries), associazione internazionale di tutti gli Stati esportatori di petrolio, tra cui ricordiamo l’Iran, Iraq, Indonesia, Ecquador, Emirati Arabi Uniti, Libia e altri Stati, prevalentemente africani e orientali. L’OPEC ha paura di vedere il proprio PIL (prodotto interno lordo) diminuire di gran lunga rispetto alle aspettative precedenti, che vedevano, addirittura, un aumento di esso entro il 2030. Il PIL scenderà dal 24% al 44% entro il 2050, in base a cosa? La risposta è molto semplice e per i paesi occidentali, segno di svolta epocale, frutto di battaglie e di trattati ecologici: l’utilizzo di combustibili naturali a basso tasso d’inquinamento, di altri prodotti chimici, insomma, tutto ciò che non sia petrolio (o carbone, si spera). Il prezzo del greggio, attualmente (datato a 12 ottobre 2010) è di 81,74 $/barile, ma, l’OPEC spera in un rialzo entro il 2020, dovuto ad un consistente sviluppo economico, tra gli 85 e i 110 dollari al barile, per poi passare ai 138$ al barile entro il 2030. Fin qui tutto bene ma, considerando le previsioni negative, il prezzo del petrolio non salirebbe oltre i 50-60$ al barile entro il 2020, per poi passare ai 70 dollari al barile entro il 2030. Il concetto di sviluppo, ormai radicato nei difficili rapporti con il territorio internazionale e soprattutto, considerando la forte dipendenza dei paesi arabi, africani e alcuni indo-europei all’estrazione del petrolio, presente nel proprio territorio, ci fa pensare a come l’economia sia incentrata sull’esportazione di greggio e soprattutto in base all’andamento del prezzo di esso. Dobbiamo sviluppare il concetto, difficile ma possibile, di una terza rivoluzione industriale, altrimenti precipiteremo assieme al petrolio e al declino di organizzazioni internazionali di controllo di export di greggio.