Vi consiglio di leggere questo articolo di Francesca Borri pubblicato, poco fa, su Internazionale.
Al Sisi è uno statista, is a great leader, ha detto Matteo Renzi ad Al Jazeera a proposito del generale egiziano arrivato al potere il 3 luglio del 2013 con un colpo di stato che ha rovesciato il presidente democraticamente eletto Mohamed Morsi, e lasciato sull’asfalto quasi mille morti.
Da allora, Abdel Fattah al Sisi è protagonista non solo delle strade del Cairo, tappezzate di sue gigantografie, ma anche dei rapporti di Amnesty international. Dal colpo di stato alla fine del 2014, gli attivisti uccisi sono stati oltre 1.400. Quasi duemila gli arrestati, innumerevoli e imprecisati quelli spariti nel nulla. Centinaia i torturati. […]
Nel nuovo mondo, quello che ci circonda, tutto pare essersi spostato sul web. Lo scossone più grande l’ha dato Obama durante la sua campagna elettorale del 2008 e ho serie certezze che, ancora una volta, lo rifarà durante la campagna del 2012.
Il commercio è diventato “e”, cioè “elettronico”, il cosiddetto “e-commerce”, ormai tutto si vende online, la spesa? Scegli, compri e ti arriva a casa. Tutto il mondo ormai è web, tra poco i principali giornali scompariranno per dar vita a siti, già esistenti per diversi quotidiani, aggiornato e pieno di contenuti extra, interessanti e pronti all’uso.
La politica ha fatto la sua parte e continua a farla. Oggi non c’è partito che non abbia un sito internet. Anche il candidato a consigliere di un paese di provincia ha un proprio spazio web su cui scrivere, condividere idee e progetti.
L’uso sproporzionato di questo metodo non può che far bene. Non c’è altro modo se non quello di scrivere sempre di più, non saremmo in grado di comunicare, altrimenti. In Egitto internet è stato bendato. Non durerà abbastanza a lungo. L’esplosione c’è stata e ci sarà anche sul web. In Cina prima o poi accadrà lo stesso, me lo sento. Google è ormai una potenza, non esiste altro motore di ricerca più grande al mondo. E’ strano come, in poco tempo, una semplice idea possa concretizzarsi in qualcosa di astratto, come un sito web e diventare fonte di una ricchezza assoluta, non solo dal punto di vista pecuniario, ma dal lato dell’informazione, del modo di comunicare.
A Davos c’erano anche i rappresentanti delle potenze del web, come negare loro la presenza e un ruolo da protagonisti all’interno della comunità economica mondiale. Google ha comprato tutto, prima YouTube, poi Facebook, ha immensi servizi di qualsiasi genere, insomma, è il padrone del web.
Il web è padrone del mondo, noi siamo i padroni del mondo, noi siamo il web.
Il PdL ha deciso di lasciare un esposto per far passare il “RubyGate” dal Tribunale di Milano, al Tribunale dei Ministri. La battuta finale dello stato maggiore del partito di B. è stata questa. La motivazione del passaggio è molto semplice: Berlusconi ha fatto quella telefonata alla questura in qualità di Presidente del Consiglio. A dirlo è stato proprio il suo partito. Ma che linea difensiva è questa? In un paese normale, a quest’ora se la maggioranza ponesse come giustificazione, di un intervento giudiziario, quanto detto sopra, scatterebbero subito le dimissioni. In Giappone, nel Novembre 2010 il ministro delle giustizia si dimise per aver fatto una battuta. Stessa cosa in Portogallo, dove il ministro delle finanze, dopo aver fatto le corna in parlamento, si dimise immediatamente. Berlusconi oltre alle corna, fatte in tutti i sensi, ha fatto molto altro. Ma nulla si muove. Cosa accadrà ora? E se passa al Tribunale dei Ministri? Anche se è contestabile tale decisione, perchè di ricollegabile all’incarico di Premier, non c’è nulla. Non ha di certo inviato una truppa della Protezione Civile a prelevare Ruby. Ma allora? Cosa tiene ancora in piedi questa situazione?
In Italia ci sono tanti problemi, forse anche troppi, anzi senza forse, ci sono. Il rincoglionometro del Paese parla chiaro: tutto è rivolto verso le escort, ma nessuno si sta occupando dello sciopero generale che ci sarà domani, da parte della FIOM e della CGIL. Nessuno parla di ciò che sta accadendo in alcune parti del mondo, molto vicine peraltro, al nostro Paese, come l’Egitto e l’Albania.
Mubarak, classe ’28, presidente dell’Egitto da 30 anni, ha praticamente preso il controllo del paese delle piramidi. Ora lì, in quel posto così tanto amato dal turismo internazionale, in quella città dove Obama pronunciò, il 4 giugno 2009, quel grandissimo discorso, oggi c’è una rivolta frenetica, un’onda di democrazia pura. In Albania, primo paese di scambio commerciale per l’Italia, il palazzo del governo è stato attaccato, ci sono stati feriti, i socialisti hanno alzato la testa. La sinistra, in alcune parti del mondo, ha deciso di fare piazza pulita di alcune situazioni scomode, anti-democratiche.
L’Italia ha fatto il vaccino anti-democrazia, da quasi 20 anni, ormai.