Tag: crisi economica

  • In Umbria è successa l’ennesima, straziante, tragedia per colpa della crisi. Solidarietà da ogni dove, dalla società e, soprattutto, dalla politica, quella stessa politica che si stupisce per ogni gesto del genere. Un gesto sconsiderato, da condannare fermamente, non si uccide per nessuna ragione al mondo, ma quando nei messaggi di solidarietà si parla di “vittime”, spero solo che tra queste ci sia anche il piccolo imprenditore e non solo le povere impiegate della Regione Umbria.

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    Prendetemi per terrorista, violento, estremista, fate pure, ma non mi interessa. Ciò che il Popolo della Libertà sta compiendo in questi giorni è logorante, vergognoso, da reato penale, da veri esemplari di pochezza intellettuale e politica.

    La foto parla chiaro, il PdL gioca con la disperazione della gente, con la disinformazione che contribuisce ogni giorno a creare.

    Umiliante, da vomito, non so più che parole usare per descrivere questo ennesimo attentato alla dignità degli italiani e del loro voto. Poveri anziani presi in giro, povere famiglie in difficoltà che si ritrovano a combattere tra la ragione e la tentazione.

    Il Partito Democratico esporrà una denuncia alla Procura della Repubblica contro questo colpo basso agli italiani.

    Ecco la lettera in questione (clicca sulla miniatura):

    Parte A della lettera
    Parte A della lettera
    Parte B della lettera
    Parte B della lettera

     

  • Il convegno tenuto al Teatro Regio di Torino dall’Alleanza dei Progressisti Europei. I più importanti leader europei del panorama progressista si sono riunioni nella città del Lingotto per delineare il futuro dell’Europa e per supportare Pierluigi Bersani al governo del Paese.

  • Spot elettorale del Partito Democratico per le Elezioni Politiche del 24 e 25 febbraio, a cura dei Giovani Democratici di Padova.

  • Il Vicepresidente dell’Europarlamento risponde alle domande della Rete Universitaria Nazionale sulle sorti dell’Erasmus e delle prospettive europee alla luce delle politiche di austerità volute da alcuni paesi.

    Con il Vicepresidente del Parlamento Europeo, l’On. Gianni Pittella, abbiamo parlato della questione dei fondi per il progetto Erasmus, di rischi e prospettive per l’integrazione europea.

    1.Quando il capo della commissione bilancio del Parlamento europeo Alain Lamassoure dichiara “L’European Social Fund è in bancarotta e non è in grado di rimborsare gli stati; la prossima settimana toccherà al programma studentesco Erasmus” fa all’allarmismo o dice il vero? Quali sono i motivi di questa “bancarotta”?

    Il rischio c’e’, anche se va inquadrato dentro una più generale difficoltà di bilancio dell’Unione. Tra l’altro il Programma Erasmus non e’ direttamente finanziato dal FSE, e il 23 ottobre la Commissione dovrebbe presentare al Parlamento una proposta di parziale “assestamento” che dovrebbe consentire di rinvenire le coperture sia per Erasmus sia per le azioni legate alla Ricerca e all’Innovazione. Ovviamente poi la palla passera al Consiglio e ai Governi.

    2.Quali sono i reali rischi per gli studenti che hanno già vinto il bando di concorso Erasmus per l’anno accademico appena iniziato? Quali le prospettive per il prossimo?

    Chi ha gia’ un contratto dovrebbe poter partire tranquillo. Almeno questo e’ ciò che ci comunicano gli uffici che coordinano e gestiscono il Programma Erasmus. Tra l’altro, se cosi’ non fosse, occorrerebbe una qualche comunicazione ufficiale da parte della Commissione, ad oggi ancora non pervenuta. Certo non possiamo, con tutto il rispetto, dare risposte tecniche di merito sulla scorta di una intervista o di una dichiarazione, come quella resa da Lamassure.

    3.Soffoca, tra austerity, fiscal compact e ritrosie degli Stati nazionali, lo spirito di cittadinanza europea. Noi vediamo una volontà politica alla base di queste scelte, non un destino di declino inevitabile. Dov’è vive oggi l’alternativa, dov’è finito lo spirito dell’Europa di Delors e del Processo di Bologna?

    Il momento non e’ affatto semplice per gli europeisti e i federalisti. Già da tempo, in verità’, il processo di integrazione sta vivendo una fase di grande difficoltà anzitutto a causa dell’assenza di una leadership forte ed europeista nei principali Stati membri. Certo, oggi con Monti e Hollande va molto meglio, da questo punto di vista. Tuttavia, come conferma la gestione del dossier Grecia o le intempestive e deboli risposte alla crisi economico – finanziaria mondiale, siamo assai lontani da una Unione vero soggetto politico, incisivo ed efficace. Questo e’ un momento in cui occorre in modo particolare la spinta dei cittadini per una ripresa vigorosa del processo di integrazione. Oltre ogni miope e bieco piccolo interesse nazionale di corto respiro.

    [Fonte: Runonline.it]
  • Dal suo blog, il Vice Presidente dell’Europarlamento, Gianni Pittella, commenta così il salvataggio dell’Erasmus da parte della Commissione UE.

    ”Dopo le reazioni durissime contro la riduzione dei fondi per il programma Erasmus nel 2012 la Commissione europea ha annunciato che presentera’ un bilancio di rettifica con cui saranno integrate le disponibilita’ in modo da evitare danni agli studenti che rischiavano di perdere il contributo per le ultime mensilita’ dell’anno”. Lo rende noto il vicepresidente vicario del Parlamento europeo, Gianni Pittella. ”L’attacco e’ sventato ma questa e’ una nuova lezione da imparare – commenta l’europarlamentare del Pd – la linea dell’austerita’ cieca e indiscriminata di alcuni governi rischia di travolgere anche conquiste fondamentali e ormai consolidate dell’Unione europea come l’Erasmus per i giovani, e’ una politica che va profondamente corretta’

    [Fonte: GianniPittella.it]
  • Arriva la variazione di bilancio. Ma la frittata è fatta. Rischia di pagare l’Europa, non i governi nazionali che sono veri responsabili..

    La Commissione Ue corre ripari per chiudere il buco di Erasmus. Come prevedibile e previsto, il responsabile per il Bilancio Janusz Lewandoski ha confermato a Straneuropa che il 23 ottobre presenterà una bozza di variazione sul budget comunitario in modo da consentire al programma più amato dai giovani di proseguire come se niente fosse. La variazione dovrà essere approvata dal Consiglio, cioè dai governi, e si immagina che questo avverrà. Il conto maledetto sarà chiuso. I corsi di formazione andranno avanti senza problemi.

    Pericolo scampato, dunque, almeno per quest’anno. Ma la frittata è in qualche modo fatta lo stesso. E questo perché l’effetto dei titoli “L’Europa non paga Erasmus” resterà primario e dirompente. Come vuole la tradizione l’impatto della correzione avrà minor peso. L’Europa (e non i governi) resterà colpevole del misfatto non avvenuto. La polemica è stata montata, comprensibilmente, da alcuni parlamentari che hanno cercato di usarla per far leva contro gli stati che non vogliono aumentare il bilancio Ue. L’effetto è stato ottenuto solo in minima parte. Ed è assai inferiore al discredito generato nei confronti dell’Europa intesa come club di stati.

    Piccolo riassunto, per capire meglio.

    Qualche settimana fa, come suo dovere, la Commissione Ue ha informato Europarlamento e Consiglio che una dozzina di programmi comunitari aveva utilizzato il 95-100 per cento della dotazione annuale. Erano programmi per la Ricerca (spazio e tecnologie avanzate), per crescita e occupazione (Fondo sociale e fondo regionale), per l’istruzione (Erasmus), per la salute, gli aiuti umanitari e alimentari.

    Nel caso di Erasmus – che è grave ma forse non come l’assenza di denaro per dare da mangiare alle vittime di siccità e catastrofi -, Lewandoski precisa che il 70 per cento degli studenti ha ottenuto l’assegno europeo. E che la maggior parte del rimanente 30 per cento non sarebbe stato comunque penalizzato perché le agenzie nazionali, che amministrano le risorse, hanno ancora soldi in cassa. Solo una piccola fetta di ragazzi rischia veramente di rimanere con le tasche vuote. Per questi, sarà corretto il bilancio. “Non posso crede che i governi nazionali rifiutino di investire nei nostri giovani”, confessa il polacco.

    Il buco non doveva comunque cogliere di sorpresa. Nel 2011 è successa la stessa cosa. Quando le autorità competenti – il Parlamento europeo e il Consiglio (cioè i governi) – rifiutarono di riconoscere che i fondi annuali era insufficienti. In quella circostanza, la Commissione ha trasferito la competenza di 5 miliardi del 2011 all’anno in corso. Il bilancio, sottolinea Lewandoski, “era amputato sin dall’inizio”.

    Sempre a fine 2011, il bilancio 2012 è stato adottato da parlamentari europei e ministri nazionali ad un livello inferiore a quello ritenuto necessario dalla Commissione. Il buco si è ulteriormente allargato. Gli effetti li abbiamo visti. E potrebbero ripordursi per l’sercizio 2013 se non si metterà un poco di lungimiranza nel porgrammare spese e entrate. Le quali, essendo in percentuale di gettitto e pil, sono ulteriormente ridotte dalla congiuntura.

    La morale è che non si può fare l’Europa davvero senza metterci i soldi. E’ una ipocrisia priva di senso. E’ come voler restare con un piede sul treno e l’altro sotto la pensilina. L’anno prossimo succederà di nuovo, probabilmente. Arriveremo alla fine col buco nella pancia, se non ci sarà un po’ di illuminazione nelle teste dei governi. “Tanto sono solo soldi per migliorare la qualità dei nostri giovani, possiamo farlo in casa” , penserà qualche idiota nelle capitali. Come se non ce ne fosse bisogno per far crescere meglio questo continente della crisi. Sono gli investimenti che valgono doppio. E che, una volta bloccati, ammazzano due volte la crescita.

    Qualora andasse male – ma non ci credo, alla fine – potremmo lanciare un concorso per tradurre “Nozze coi fichi secchi” nelle 23 lingue ufficiali dell’Ue. Almeno qualche posto, per qualche settimana, lo salviamo.

    [Fonte: LaStampa.it]
  • “L’Ue ha finito i soldi per le borse di studio Erasmus”, scrive La Vanguardia. Secondo il quotidiano di Barcelona Bruxelles ha chiesto un contributo agli stati per salvare il famoso programma di interscambio studentesco, insieme ad altri progetti e programmi di ricerca i cui rimborsi sono previsti per gli ultimi mesi dell’anno. La Vanguardia sottolinea che Bruxelles

    ha difeso la causa simbolica dell’Erasmus nella sua battaglia con le capitali Ue e gli europarlamentari, evidenziando i problemi derivati dai tagli passati e futuri specialmente nei paesi in crisi come la Spagna, le cui università sono in cima alla lista per l’accoglienza di studenti da altri paesi Ue e per le borse di studio assegnate.

    Citato da EUbusiness.com, il capo della commissione bilancio del Parlamento europeo Alain Lamassoure ha avvertito che

    l’European Social Fund è in bancarotta e non è in grado di rimborsare gli stati. La prossima settimana toccherà al programma studentesco Erasmus, e alla fine del mese sarà il turno del Research and Innovation Fund.

    Secondo Lamassoure il deficit ammonta a 10 miliardi, e dunque nelle prossime settimane è probabile che il commissario al bilancio Janusz Lewandowski chiederà agli stati Ue di versare “diversi miliardi di euro” per appianare il buco, riferisce Dziennik Gazeta Prawna.

    Nonostante la Commissione europea non abbia confermato i dati forniti da Lamassoure, La Vanguardia annuncia che il 23 ottobre verrà approvata una “sostanziale” modifica del budget per evitare la “cessazione dei pagamenti”. Nel frattempo la Commissione ha già versato 420 milioni di euro per pagare i conti più urgenti. Secondo Dziennik Gazeta Prawna è altamente improbabile che gli stati assegnino fondi extra, perché i problemi sono dovuti al rigore adottato dai contribuenti netti al budget Ue, che per quest’anno ammontano a 4 miliardi di euro.

    [Fonte: PressEurop.eu]