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  • Qualcuno dia lezioni di Diritto Costituzionale e di Diritto Parlamentare a Beppe Grillo. Dalle sue recenti dichiarazioni pare che il leader del M5S voglia proporre a Napolitano un Governo a 5 Stelle, pur non avendo maggioranza alla Camera e al Senato. Mi chiedo con quanta sincerità dica una cosa del genere. Vorrà forse rinfacciare al Presidente della Repubblica il suo rifiuto a tale proposta e poi farci una campagna elettorale ad hoc su questo? Io non avrei tanti dubbi, ma non vorrei che qualcuno pensasse che io sia malizioso. Certo è che non si può andare avanti così e agli attivisti e sostenitori del Movimento 5 Stelle dico che non devono prendersela se si parla del loro movimento e soprattutto ho una concezione dello stesso non tanto positiva. Non gridate al complotto o alla “tendenza della politica ad essere contro la rivoluzione”, perchè io di rivoluzione non ne vedo ombra, ma come ho già detto ieri, solo tanta disperazione nel Paese. Sarò pure superficiale, ma credo che non sia una dimostrazione di alto profilo quella di Grillo e Casaleggio. Mettere alle strette gli stessi neo-parlamentari a 5 stelle, minacciando il loro allontanamento dal M5S è l’esatta traduzione di un modo di far politica vecchio, becero, dove le persone vengono prima delle idee e dei progetti  comuni. Mi dispiace, ma non è così che si fa la rivoluzione. Le giubbe stellate devono riporre nel cassetto l’antipolitica e ricordarsi che ora non sono più nelle piazze, ma nelle Istituzioni e come tale, c’è bisogno di un comportamento degno di tale posizione.

  • Sappiamo che l’Europa è stata quasi sempre in crisi. La differenza fra una consapevolezza permanente della crisi così com’era vissuta nel passato e la situazione attuale è che prima l’Europa conservava una capacità di riflessione e autocritica che le permetteva di superare le crisi successive. Oggi questa facoltà non è più alla sua portata. L’Europa di un tempo non esiste più.

    Ci è difficile immaginare il futuro del mondo senza Europa, probabilmente non un’Europa leader, ma quel continente portatore di norme di base e di principi per noi e per le generazioni future. L’Europa è la nostra forma di esistenza, l’unica che abbiamo. E quando l’Europa fugge, scompare e si indebolisce, la guardiamo senza sapere che fare.

    Di solito vengono dati tre tipi di risposte a questa situazione. Il primo fa appello a un ritorno a soluzioni già sperimentate, sotto le diverse forme dello stato assistenziale o socialdemocratico. Il secondo tipo di risposta consiste nel dire che la crisi non è solo ed esclusivamente di natura economica, ma richiede anche un cambiamento politico. Fra le visioni politiche più significative vi è quella di un’Europa federale, basata su forti legami interni.

    Tuttavia questa visione è vecchia quanto l’Europa e si è sempre rivelata sbagliata. Il suo principale difetto è che non c’è una società europea che desidera un’Europa federale, per la semplice ragione che questa nuova Europa – anche se si riuscisse a crearla – sarebbe completamente diversa da quella che consideriamo la nostra forma di esistenza. Infine il terzo tipo di risposta è basato sulla convinzione che la ripresa economica migliorerà automaticamente tutti i settori della vita europea.

    Tutte queste risposte hanno un punto in comune: cercano la soluzione nel presente. Vogliamo risolvere i problemi qui e ora, utilizzando possibilmente mezzi già noti. Facciamo appello alle solite misure, non per mancanza di immaginazione o di coraggio, ma perché non sappiamo come fare altrimenti. Quello che caratterizza oggi l’Europa è soprattutto la paura. Non il timore di un possibile crollo della moneta, ma soprattutto una paura intellettuale e spirituale.

    L’attuale stato di impotenza dell’Europa è stato provocato dalle quattro grandi divisioni della spiritualità dei tempi moderni. La prima contrapposizione è quella fra la religione e il mistero come chiave di comprensione del mondo e l’affermazione che la religione è una superstizione.

    La seconda è il nazionalismo e lo stato nazione contro i valori e le pratiche dell’universalismo. Il confronto fra l’utilitarismo o l’edonismo e la propensione degli individui a limitarsi a degli obiettivi misurati e circoscritti è la terza contrapposizione. Seguita da quella che divide la democrazia, cioè la comunità, dal liberismo come motore della libertà individuale.

    Sulla crisi attuale sapevamo già quasi tutto. Molti brillanti economisti sapevano perfettamente che era impossibile sopportare debiti pubblici così elevati, che la Grecia aveva da tempo oltrepassato i limiti, e che lasciare la speculazione finanziaria al di fuori di ogni controllo dei governi avrebbe portato alla catastrofe.

    Non si ignorava il declino demografico e i disastri imminenti nei settori delle pensioni, della sanità e dell’istruzione […]. Tutto questo era noto da tempo, ma i politici non volevano vederlo, o non erano in grado di cogliere intellettualmente questi problemi.

    Qualunque reazione seria richiede decisioni impopolari, temute dai responsabili politici delle democrazie attuali. La riforma delle pensioni, per esempio, introdotta di recente in quasi tutti i paesi europei, avrebbe dovuto essere adottata dieci anni prima per sperare di ottenere dei risultati. Gli specialisti dell’istruzione dell’Ue vogliono sostituire le università con delle scuole professionali, ma questo dimostra la mancata comprensione del fatto che le scienze umane si basano sulla filosofia e le materie scientifiche sulla matematica. Due discipline che oggi sono tra le meno sovvenzionate.

    Spiegare l’interesse comune

    Tutto questo lo sapevamo. Il nostro problema non deriva quindi dalla nostra incapacità ad anticipare, ma dalla nostra reticenza ad agire. Inoltre i metodi per uscire dalla crisi raccomandati da numerosi economisti si sono tutti dimostrati inefficaci economicamente e del tutto inadatti a eliminare le ragioni spirituali e intellettuali di questa crisi.

    La democrazia in quanto idea di comunità deve naturalmente riferirsi a tutti i cittadini. Una società democratica deve escludere qualsiasi carattere elitario e allo stesso tempo deve tenere conto dell’irrazionalità, tanto individuale che collettiva. Per unire questi due elementi bisogna spiegare alla comunità democratica che cosa è esattamente il suo interesse comune o produrre uno stato di emozione collettiva quando questo interesse è chiaramente visibile (quello che in passato si chiamava patriottismo). Più del bene comune è l’interesse comune a tenere insieme i cittadini, nonostante le divergenze di convinzione su numerose questioni.

    Ma per determinare qual è l’interesse comune abbiamo bisogno di comprendere quali sono i nostri interessi particolari o di gruppo. Abbiamo anche bisogno di individuare delle priorità e di dare un carattere gerarchico ai nostri interessi. Solo un consenso su questa gerarchia permetterà di fare progressi, ben oltre la semplice correzione della situazione attuale. Ma per ora sembra impossibile.

  • Ho avuto il piacere di ricevere questa lettera, da un ragazzo spagnolo che, per tre mesi, ha vissuto nel nostro Paese. Credo che siano parole chiare, nette e penso anche di sconforto, per un giovane che vede il proprio Paese deriso e additato da tutta l’Europa. Ecco la lettera.

    10 miliardi di euro. Questo è ciò che hanno tagliato dall’istruzione pubblica e dalla sanità. E questo é anche ciò che è stato fatto per evitare che Bankia (la più importante banca spagnola) fallisse. I cittadini spagnoli vivono una menzogna. I nostri politici si sono arresi, non sanno cosa fare, loro guardano il loro paese andare a picco, cercando di nasconderlo.
    Mi sto rendendo conto che la Spagna è il peggior paese dell’Unione Europea. Infatti, molti politici stanno pensando di uscire (come nazione, ndr) dall’UE. Verremo cancellati dal mondo. Mi si diceva che su Facebook siamo liberi di esprimere quello che vogliamo, non dovrebbero dirmi niente se insulto i capi politici, il “cacciatore di elefanti” (Re Juan Carlos, ndr), il nuovo traditore (Rajoi, ndr) o tutti i corrotti di questo paese dove ci hanno cacato (senza farsi vedere) e del quale portano con orgoglio la bandiera. Non ce la faccio più. Mi dichiaro apertamente ANTI-SPAGNA, perchè non mi identifico con un paese di ladroni, corrotti, magnati, bugiardi e traditori al potere, e disoccupati e affamati nella strada dove si privatizza il pubblico (o direttamente si chiude).
    Dove gli uffici sono tutte menzogne e metà della gente non paga le tasse.
    Ritorniamo ai carri con cavalli, alla peseta, alle pecore, alle strade di terra, a piantare meloni per non morire di fame e sete cazzo!
    È questo il paese dove vengono gli immigrati? Bella merda gli abbiamo preparato. Se io fossi un immigrante, in Spagna non andrei manco morto. Però di questa merda non frega niente a nessuno, nessuno la leggerà anche se lo traduco in inglese, perchè l’interesse è rivolto solo a vecchi e politici. No, non lo scrivo per te, Davide, ma può essere utile se lo traducessi in italiano e lo pubblicassi sul tuo blog. Io non farò parte della fuga dei cervelli. Farò parte della loro espulsione. E ora traduco questa merda in inglese così che gli stranieri vedano come stiamo. Sempre che qualcuno lo legga.

    Un grande abbraccio,
    Alberto.

  • C’era d’aspettarselo, il Governo Monti non ha spento gli animi turbolenti dei cittadini scontenti, anzi, ha acceso ulteriormente la catastrofe sociale.
    Questo post, oggi, ha proprio il compito di accendere una piccola discussione: Berlusconi non andava bene, Monti non va bene, allora chi potrà veramente fare qualcosa per l’Italia?
    Preparando giorni migliori, vi auguro una buona fine Domenica delle Palme.

  • Se qualcuno cerca di giustificare quel gesto ignobile, fatto a Palermo, di aver bruciato il Tricolore, vuol dire che è dalla parte della divisione e da manforte alla Lega.
    Proteste o no, legittime o non legittime, quelle richieste, non possono essere affiancate da un gesto simile. Mentre la bandiera bruciava, qualcuno diceva: “è simbolo dello Stato italiano, che con le sue manovre finanziarie fatte di lacrime e sangue con aumenti esponenziali delle tasse e del caro vita, sta riducendo in miseria la popolazione, facendo arricchire sempre i soliti ‘noti’, casta politica in primis, già ricca di privilegi”. Populismo, populismo, populismo. W il populismo. La pancia brontola e i cuochi cucinano, per gli amanti del “vago e dell’indefinito”, questo è il momento di festeggiare! Bruciare il Tricolore d’Italia, significa dar fuoco alla dignità e all’identità di un popolo che, a denti stretti e sofferente, cerca di riprendere il cammino, in un mondo attanagliato dalla crisi economica.