Tag: contratti di lavoro

  • Sono tornato. Vi chiedo scusa per la mia assenza, ma questo è un periodo intenso, pieno di studio e impegno nelle attività che svolgo, la politica e la radio riempiono le mie giornate in una maniera spropositata e in questo c’è solo da compiacersi. Punti di vista, alla fine. Certo è che, se leggeste tutto ciò che ho scritto e commentaste sotto, per me può essere solo motivo di orgoglio verso il blog e verso voi.


    Il Governo Renzi ha annunciato l’aumento di 80€ in busta paga per i lavoratori dipendenti, a partire dal 1° maggio.
    C’è chi dice che questa è una manovra di sinistra e non c’è motivo per dire che non lo sia, ma il punto è un altro.

    Durante la mia formazione politica, tutt’ora in fase di sviluppo, ho capito che nella propria azione bisogna darsi delle priorità e costruire tutto in base a queste.

    Il Governo attuale, sorretto da una maggioranza politicamente eterogenea, ha una natura “emergenziale”, sulla falsa riga dello spirito che portò Monti a sedere a Palazzo Chigi e così via. Ennesimo governo delle larghe intese che ha degli obiettivi precisi: mettere mano al sistema istituzionale, economico e sociale, rivedere quanto non va e rimettere in carreggiata il Paese, con riforme di alto profilo e lungimiranti. Ecco, appunto.

    Che gli italiani, lavoratori dipendenti, riceveranno 80€ in più e un fatto positivo, ma cosa può essere in confronto a quello che realmente vive il tessuto sociale italiano? Direte: “da niente a questo è comunque un risultatone”, proprio di ciò vorrei riflettere con voi di un aspetto, a mio avviso importante, che ho già accennato poc’anzi: la lungimiranza, il lungo termine.

    Sono pochissimi ed è difficile trovarli, quei provvedimenti che avevano un fine lungimirante, con un obiettivo che andasse oltre il presente e si ponesse verso un graduale riassetto dell’economia, dei processi produttivi e tutto quello ad essi collegato.

    Il Governo Renzi, questo, non credo lo abbia preso in considerazione, almeno finora, almeno fino ai provvedimenti presentati. Sottolineando, nuovamente, che su 80€ in più non si sputa, mi viene da pensare che questo non sarà d’aiuto all’economia, per ovvie e diverse ragioni.

    Dal 1° marzo, è aumentata l’accise sulla benzina (+0,5 cent/litro) con relativi rincari nei costi di trasporto e, indirettamente, sul mercato dei beni di prima necessità, tutte cose, queste, che sappiamo e che non andremo a discutere.

    80€ che vanno nelle tasche di chi un lavoro già ce l’ha, ma che, di fatto, non aiuta le imprese ad assumere e ad incrementare i posti di lavoro.

    Sono dell’opinione che un governo di quella natura doveva incidere maggiormente su due aspetti fondamentali: Per prima cosa, un recupero dei fondi dalla spending review e da un riassetto delle spese con connessi investimenti, del ricavato, nella formazione e negli incentivi alle imprese per le nuove assunzioni, puntando ad un incremento delle offerte di lavoro, invertendo la rotta e cercando di diminuire la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, ai massimi storici (42,4% secondo l’OCSE).

    Tabella-Disocc.
    Grafico disoccupazione giovanile in Italia

    Secondo aspetto, non può non essere la lotta all’evasione fiscale, fatta con meno annunci e con più coerenza e concretezza. L’Agenzia delle Entrate è in possesso di un potentissimo sistema informatico, capace di processare 24.200 informazioni al secondo, un grande cervello che sa tutto di tutti, informazioni su tutti i contribuenti, anche sui furbi del fisco, quelli che per magia vivono, mangiano, hanno una casa ma dichiarano zero o poco più. Il suo nome è Serpico (Servizi per i Contribuenti), mal utilizzato, soprattutto perché c’è una politica fiscale da paesi incivili, senza un minimo coraggio di imporsi e scoperchiare la fossa in cui il grande sommerso si nasconde, dove 270 miliardi di € vengono sottratti al PIL italiano, più di 10 manovre e 300 preghiere. Ma il sistema politico è marcio, non per le persone, perché quelle cambiano (si spera) ma per il sistema, forse dovuto anche alla struttura costituzionale, a cui lì, sì, darei una rivisatina.

    10 milioni sono le persone fisiche che evadono il fisco, 10 milioni di voti che solo Dio sa quanta bava fanno per i partiti (movimenti inclusi). 10 milioni di elettori che, storicamente, hanno rappresentato una fetta della popolazione intoccabile, vuoi per il gigantesco numero, vuoi per il settore che questi rappresentano. Lavoratori autonomi, liberi professionisti, commercianti, artigiani, del primo, secondo e soprattutto del terzo settore, tutti impegnati ad inventare sistemi per non pagare le tasse, molte altre volte senza impegno alcuno, visto che tanti sono stati i provvedimenti a favore di questi ladri. È offensivo dire ladri? È gente che lo fa per sopravvivere? Chi lo pensa è egli stesso un evasore o vorrebbe esserlo, ma non può (vedi i lavoratori dipendenti). Ricordate sempre una cosa: fino a quando ci saranno questi 10 milioni di italiani che non pagheranno un centesimo al fisco, la pressione fiscale su chi, invece, le tasse le paga sarà altissima, innescando, di fatto, un circolo vizioso di portata negativa, distruttiva, perché, diciamocelo chiaramente: lo Stato i soldi li deve prendere comunque, perciò lo fa da chi le tasse le paga.
    Quello per cui Monti era stato chiamato, si è fatto poco o nulla, perché, come sempre, ci vanno di mezzo interessi elettorali, se non di chi in quel momento era al governo (o come doveva essere, visto che, alla fine, Monti si è candidato, contravvenendo ai patti con Napolitano), quanto meno della “maggioranza” che quei provvedimenti doveva votarli in Parlamento.

    Dulcis in fundo, un decreto uscito mercoledì scorso dal Consiglio dei Ministri, leggermente corretto in seconda battuta, ma che ha una connotazione abbastanza deprecabile, soprattutto se coniugata con tutto il progetto disegnato dal famoso “Job Act”, o quanto meno da quello che Renzi va raccontando. Articolo 18? Ormai è un vecchio ricordo, questo decreto consentiva infinite deroghe ai contratti a tempo determinato, con la possibilità di trovarsi per strada da un giorno all’altro perché, paradossalmente, un contratto può durare anche un giorno oppure è facilmente non rinnovabile da parte del datore di lavoro. Immaginiamo una donna incinta che deve chiedere la maternità, potrà essere mandata a casa senza problemi, con un contratto non rinnovato, perché con scadenza a breve termine. Ora, in seconda battuta, quel decreto è stato un po’ modificato, arrivando al massimo di otto rinnovi nell’arco di tre anni, un contratto, in media, di quattro mesi e mezzo ciascuno. Un inno al precariato, insomma.

    Un sistema ingarbugliato, che da quei 80€ mi porta a ragionare in tali termini, immaginando un sistema costituzionale diverso da quello che si va prospettando dalle tante riforme che girano nel Transatlantico. Serve una garanzia per chi va al governo o, quantomeno, per gli italiani onesti: un limite di mandato. La persona che ricopre l’incarico di Presidente del Consiglio, può svolgere il suo ruolo per un massimo di due mandati, consecutivi o meno, così da garantire alternanza, ricambio, ma soprattutto il distacco da interessi elettorali che portano l’azione di governo a ponderare le scelte così tanto, da arrivare ad un nulla di fatto o ad un banalissimo provvedimento che cambierebbe poco o nulla.

    Ognuno ha le sue priorità, finora del Governo Renzi si è parlato per la legge elettorale, poco diversa dal tanto odiato Porcellum – che più che Italicum, andava chiamato Pastrocchium, come dice lo stesso Giovanni Sartori che, tempo addietro, diede il nome alla legge elettorale partorita da Calderoli – agli ultimi provvedimenti presentati nell’ultima conferenza stampa. Sul piano complessivo, è ancora presto per dare un giudizio sull’operato di Renzi e della sua squadra, ma se il buongiorno si vede dal mattino, mi auguro che non si sia svegliato ancora nessuno.