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  • Sul Corriere della Sera di oggi, a pagina 3, c’è un focus sulla nuova app “Immuni”, licenziata dalla Task Force del Ministero dell’Innovazione e ufficialmente scelta tramite ordinanza del Commissario straordinario Arcuri.

    Cominciano ad emergere le particolarità dell’applicazione e, tra queste, fa sobbalzare dalla sedia la scelta di rendere l’utilizzo dell’app (quasi) obbligatorio, impedendo a chi non ne faccia uso di poter circolare nel rispetto delle modalità che saranno applicate dal 4 maggio in via generale.

    Tale obbligo si scontra con l’indirizzo fortemente sostenuto da parte dell’Autorità Garante per la Protezione dei dati personali che – voglio ricordarlo – sin da subito si era resa favorevole al contact tracing solo, però, se nel rispetto del principio di proporzionalità dei trattamenti. Dello stesso avviso è stato il comitato europeo dei garanti privacy, lo European Data Protection Board (EDPB) che, nell’individuazione di una base giuridica adeguata sulla quale fondare il tracciamento, aveva sostenuto la necessità di rendere volontario l’uso dell’app e di non prevedere alcuna conseguenza per coloro che non intenderanno installarla. Alla lettera, ecco quanto dichiarato:

    The enactment of national laws, promoting the voluntary use of the app without any negative consequence for the individuals not using it, could be a legal basis for the use of the apps

    Dall’altra parte, il Governo sostiene che l’uso di quest’app avrà l’effetto di contenere il contagio solo se almeno il 60% dei cittadini ne farà uso. Il bilanciamento tra privacy e diritto alla salute è un tema caldissimo nelle ultime settimane, eppure spingere i cittadini ad installare un’app pur di non cadere in restrizioni ulteriori lede la libertà di scelta che è l’effetto applicativo di quella proporzionalità sostenuta dal Garante (in primis) e meglio esplicitata dall’EDPB (in secundis).

    Se il Governo vuole incentivare i cittadini all’uso di Immuni lo faccia pure, ma non a colpi di “sanzioni sociali”, perché è bene ribadirlo: qui non si sta sindacando sull’utilizzo di questa tecnologia per frenare il contagio e permetterci di tornare per le strade delle nostre città, ma sulla relazione tra uso dell’app e restrizioni sociali. Un tema delicato quanto di non facile ed immediata comprensione.

    Il futuro ci attende e tornare indietro sarà molto difficile.