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  • Il Governo ha fatto dietro front sulle quote rosa: dal 2015 nei CdA delle aziende quotata in Borsa, sarà obbligatorio avere il 30% di consiglieri con la gonna. Un profondo senso di smarrimento civile, purtroppo, è nascosto in questo provvedimento.

    L’ipocrisia dei legislatori e questa onda rosa, molto positiva ed indispensabile per il nostro Paese, ha dato vita ad un figlio malsano, ad un melmoso modo di mettere a tacere chi, giustamente, pretende rispetto e parità: le donne.

    Credo che la risoluzione alla sottomissione di genere, sia un’altra. Penso che non è con una leggina che, finalmente, il sesso femminile potrà ricevere il giusto merito e il sudato rispetto nella società. Non credo sia un “obbligo” a dare soddisfazione, non credo sia un necessario 30% di quota rosa nei CdA a ridare dignità alle donne.

    Per me, questo provvedimento legislativo lesiona ancora di più un pezzo di società già allo sbaraglio. L’intendere le donne dei panda, una specie in via d’estinzione, significa solo arrivare a decisioni come queste.

    Evitare il disfacimento della parità, del sentirsi uguale a chi, per ragioni naturali, di nascita, si è ritrovato ad aver a che fare con l’andropausa, anzichè con la menopausa, non significa trascinare una sorta di commozione e di solidarietà nei confronti del sesso gentile, ma cambiare.

    Il cambiamento porta ad un voltar pagina, a scrivere nuove righe di rispetto reciproco e di giustizia sociale. Il cambiamento, comporterebbe a definire i principi sociali del nostro Paese, con una marcia in più. La più grande delle sfide che credo dobbiamo porci è una soltanto: far capire alla società, ma soprattutto alle nuove generazioni, che il rispetto della donna non deve essere un’imposizione, ma una necessità e una sensazione interiore, figlia di un’educazione laica ma aperta ai principi umani.

    Io rispetto la donna perchè sento la necessità e la voglia di rispettarla e non per un’imposizione della società. Se fossi un dirigente d’azienda, sceglierei le donne per il loro carattere, determinazione e soprattutto per le loro capacità, pur comportando ad avere una presenza del 20%, 10% oppure del 70% di donne all’interno del CdA. Questa è giustizia sociale. Questa è la vera parità di genere. Secondo me.