Tag: Bari

  • [Comunicato Stampa]

    La scuola ha bisogno di rinascere e di vivere!

    Ormai non cʼè nulla di nuovo, le scuole italiane vivono, ancora una volta, una insopportabile situazione di degenerazione sociale e civile, frutto della Riforma Gelmini e di un piano di Governo inesistente e privo di soluzioni, irrilevante nella salvaguardia del Diritto allo Studio e della difesa dellʼumiltà dei soggetti in formazione.
    Noi Giovani Democratici di Terra di Bari condanniamo quanto accade in tutte le scuole dʼItalia, ma soprattutto, in tutte le scuole della Provincia di Bari. Testimonianze allucinanti, informazioni scomode a chi vede questʼazione di riformulazione dellʼIstruzione, come un passo in avanti: ci sono scuole dove il numero degli studenti per classe, impedisce il regolare svolgimento delle lezioni, togliendo spazio ad un aspetto fondamentale dellʼinsegnamento produttivo, ovvero il monitoraggio dellʼapprendimento, per ogni singolo studente, garantendogli il necessario supporto in caso di bisogno.
    Se gli studenti sono portati a dover fare dei turni per sedersi ai banchi di scuola, a causa del sovraffollamento delle classi (ci sono classi di 32 alunni, in spazi piccolissimi), crediamo sia giunto il momento di dire, con estrema chiarezza, che la Scuola Pubblica Italiana merita un progetto nuovo, basato sul principio della libertà del formarsi e di poter accedere ad ogni grado di studi, con qualità e determinazione, non tralasciando la sicurezza degli studenti e di tutto il personale scolastico.
    Le ragazze e i ragazzi sono i primi a vivere questo dramma. In un momento storico come il nostro, dove la crisi economica attanaglia ogni giorno di più il nostro Paese, in una situazione di forte sbandamento sociale, economico e politico, la base della società dovrebbe ritrovarsi nel vero cemento che unifica il Paese: la cultura e la formazione personale. Un soggetto formato è in grado di scegliere il proprio futuro, ma la scarsa propensione allʼinnovazione non garantisce, a nessun sistema dʼistruzione, di poter offrire unʼadeguata preparazione agli studenti. Il Governo prenda atto della degenerazione: il Ministro dellʼIstruzione, dellʼUniversità e della Ricerca lasci, per una volta, il palazzo e si diriga verso le scuole pubbliche, sommerse dai problemi e aggravate da situazioni ingestibili e a dir poco umilianti. Non si possono negare fondi alla scuola, quando essa li utilizza per garantire servizi, da quelli di prima necessità, fino alla formazione extracurriculare, molto importante per una preparazione mirata delle nuove generazioni. I finanziamenti PON stanno per terminare, la scadenza è il 2013: cosa accadrà alla scuola fino ad allora? E soprattutto come si gestiranno gli impegni scolastici, non appena la UE concluderà lo stanziamento del denaro? Questo autunno sarà importante: tutti gli studenti prendano atto del loro stato di essere soggetti in formazione e della gravità in cui vive la scuola italiana. Ora basta, è arrivata lʼora di darci da fare e di costruire il nostro futuro! Lo pretenderemo!

    Davide Montanaro
    Responsabile Scuola
    Giovani Democratici “Terra di Bari”

  • Il trasporto pubblico è di rilevante importanza nel panorama sociale del nostro Paese e di ogni singola città della Penisola. Uno dei primi ambiti di lavoro, per un’amministrazione comunale, è senza dubbio la gestione dei trasporti pubblici. I collegamenti sono di vitale importanza e c’è da chiedersi cosa spinga i cittadini, ancora una volta, a diffidare, in alcune città, del trasporto pubblico.

    Il trasporto pubblico è qualcosa di assolutamente positivo se, come punto di riferimento, prendiamo in considerazione la capacità di risparmio sui singoli soggetti per il carburante – per esempio a Bari c’è un risparmio di ben 700€ a persona, 4500 auto in meno in centro, 4819500g di Co2 di risparmio in emissioni, e tanta salute guadagnata dai cittadini.
    Un servizio efficiente attira sempre di più il singolo individuo, alle strette con i diversi problemi finanziari che toccano le famiglie italiane, considerando anche che con 1€, a Milano, puoi girare per tutto il centro, e con un solo biglietto, poter usufruire dei servizi tram, bus e metropolitana, fino a raggiungere la meta.
    Con la nuova Giunta Pisapia, il ruolo cardine della gestione dei trasporti pubblici è toccato a Pierfrancesco Marangiovanissimo, 31 anni, ma con una precedente esperienza da consigliere d’opposizione nell’Era Morattianabreve ma devastante periodo amministrativo.
    Se Milano punta ai giovani per il trasporto, vuol dire che Milano ha compreso quanto serva il pensiero e il modo di vedere e di attuare provvedimenti di un giovane, l’innovazione è nel sangue delle nuove generazioni e sicuramente la Capitale del Nord tornerà ad avere un servizio pubblico ancora più efficiente di quello precedente.
    Ma tornando al settore dei trasporti e alla filosofia di vita che porta con se, non c’è altro da dire, se non che il bus, il tram o la metropolitana, favoriscono una vita migliore per i cittadini, dal punto di vista economico, sociale e salutare.
    Economico, perchè c’è un netto risparmio nel carburante, oltre che nelle spese di spostamento – ricordando l’esempio di Milano.
    Sociale, perchè integra il cittadino nella vita quotidiana della città, mescolandolo alle altre persone, alle altre realtà della sua stessa località, innescando, di certo, un interesse verso le sorti del pubblico e dello sviluppo del bene comune.
    Salutare, perchè con meno smog, meno stress a causa del traffico incessante, una bella passeggiata dalla fermata del bus all’ufficio fa bene alla circolazione e al corpo.
    Cosa gira intorno ai trasporti? Il mondo, e di certo non si fermerà mai.

     

  • Nasciamo per percorrere un corridoio immenso. Ogni 100 metri ci sono delle scale e lì, cadiamo, ci rialziamo, ad uno ad uno saliamo quei maledettissimi gradini, colpevoli di averci distrutto ma che necessariamente dobbiamo oltrepassare.
    La situazione politica nel nostro Paese è a dir poco fantastica, mi spiego meglio: il berlusconismo sta crollando, dopo ben 20 anni di questa tremenda malattia, il vaccino della “rottur de ball” sta dando i suoi primi frutti. Ieri ho pubblicato un post sul Movimento 5 Stelle di Bolzano, inerente al Consiglio Comunale, e con molto piacere ho visto gente interessata commentare, lasciare delle proprie dichiarazioni in merito, aprendo un dibattito molto interessante.
    Non parlo mai di me, direttamente, sul mio blog; quando pubblico un articolo, inserisco sempre mie riflessioni personali ma, alla fine, devo farlo perchè questo è il mio spazio personale e sono libero di dire tutto quello che voglio, nel rispetto del giusto e delle persone.
    Ho preso delle decisioni molto importanti, perchè sono frutto di una sincera meditazione su ciò che è bene fare, senza tralasciare nulla e nessuno. Il mio compito parte da Noci, il mio paese, in cui vivo e svolgo la mia attività politica, come segretario dei Giovani Democratici e dalla Provincia di Bari, come responsabile scuola dei GD “Terra di Bari”. Se ho aperto questo blog è perchè ho il forte desiderio di creare una rete di dibattiti e di scambio di informazioni, pensieri e progetti sul futuro che tanto sogniamo, ma che credo sia giusto contribuire a sviluppare.
    Ho sempre ribadito e ancora lo faccio, la mia disponibilità ad ascoltare tutti i consigli e critiche costruttive, a patto che lo stesso facciano gli altri con me. Mi pare una cosa sacrosanta. Il mio progetto politico si delinea in semplici passaggi, perchè semplice è l’idea di futuro, un futuro pulito, senza ostacoli per lo sviluppo del Paese.
    Da quando ho iniziato la mia attività politica, sono molto interessato ai dibattiti politici su tutti i livelli, da quelli nazionali a quelli locali, questi ultimi con un interesse maggiore, perchè si è partecipi di vicende, situazioni che ti toccano da vicino.
    Ed è qui che ribadisco il mio impegno per Noci. Dobbiamo avviare il cantiere dell’alternativa, in un momento in cui l’Amministrazione Comunale è incapace di gestire e di garantire una situazione politica dinamica, ma allo stesso tempo stabile. I capricci per delle poltrone da assessori sono l’esempio di come la politica viene vista, da questi signori, come una fonte di arricchimento e di soddisfazione, per i propri interessi, alla faccia degli obiettivi comuni.
    Si riparte dal basso e guai a criticare chi dice questo. Bisogna ridare la voce ai cittadini, senza se e senza ma. Bisogna essere in grado di porsi come ponte, tra la gente e le istituzioni. Cosa ne sarà del mio impegno politico? Tutto dipende da voi. Perchè il vero motore della politica sono i cittadini e se loro riterranno che io sia degno di rappresentarli nelle istituzioni, di poter operare sul territorio con convinzione e soprattutto con risposte vere da parte del mittente di esse, bene, allora sarà il momento di dire “sono aperte le danze”.

  • Ricevo e pubblico una lettera di sfogo di Oriana De Palma, studentessa della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bari.

    “Sogno la laurea non tanto per raggiungere un obiettivo, quanto per uscire dall’inferno.”

     

    Sono iscritta alla facoltà di giurisprudenza di Bari da cinque anni e i miei ricordi positivi sono ben pochi, salvo quelle eccezioni che di solito confermano la regola.

     

    La mia denuncia è forte, la mia delusione ancora più forte: credo nella mia facoltà, l’ho scelta perché sono una ragazza che ama la giustizia e la legalità. Penso che se frequentata per bene possa dare tutti gli strumenti non solo per conoscere il mondo in cui viviamo, ma anche per migliorarlo. Ecco perché ogni giorno, da cinque anni, da pendolare, frequento assiduamente tutte le lezioni, sono in regola con gli esami e ho una media alta.  Ed ecco perché la mia rabbia tocca livelli altissimi quando proprio nella facoltà in cui questi valori dovrebbero trionfare, essi vengono del tutto affossati.

     

    Tanti, troppi sono gli episodi che ho vissuto in questi cinque anni, tante le ingiustizie che ho dovuto subire, tanta la maleducazione ed arroganza che ho dovuto sopportare.

     

    Citando solo alcuni di questi episodi, potrei raccontare dei professori che fumano in aula durante le lezioni, degli studenti derubati delle loro cose mentre sostengono gli esami senza che ci sia nessuno ad evitarlo, della prenotazione degli esami ancora in modo cartaceo, dei docenti fantasma che delegano interi corsi ad assistenti molto spesso incompetenti ma con cognomi rinomati. Per non parlare delle volte in cui bisogna sostenere esami avendo davanti esaminatori troppo concentrati a parlare al telefono per ascoltare il candidato, le volte in cui sbagliano a trascrivere il voto d’esame sul verbale (e alle volte dimenticando proprio di farlo, così da essere costretti a ripeterlo)e le volte in cui si è costretti ad andare nello studio legale del professore a cui si è chiesta la tesi per avere informazioni sulla stessa perché quest’ultimo non è mai presente agli orari di ricevimento.

     

    Il culmine poi quando, dopo estenuanti attese per sostenere un esame (che arrivano anche a 10 ore rigorosamente senza pausa pranzo) nell’attesa della professoressa esaminatrice, in un’aula senza aria condizionata in piena estate, ci si ritrova a sostenere l’esame con un altro docente, di cattedra diversa ma padre della professoressa fantasma, che esamina i candidati sfogliando i nostri stessi appunti perché ovviamente ignaro del programma del corso.

     

    Ma si può chiamare questa “università”? Solo meno della metà dei professori che ho avuto in questi cinque anni posso davvero reputarli tali, la maggior parte non hanno mai mostrato (quando si degnavano di presentarsi a lezione) un minimo di interesse nell’insegnamento; alle volte ho sentito il peso del sacrificio cui erano sottoposti nel venire a farci lezione, come se ci facessero un favore.

     

    Per non parlare poi dei dipendenti di dipartimento, delle segreterie e della presidenza: al di là di quei pochi che lavorano con grandissima serietà e competenza, non ho quasi mai trovato impiegati disponibili, che sapessero darmi le informazioni che cercavo, per non parlare della loro arroganza e assoluta maleducazione.

     

    Insomma, a parte le piacevolissime eccezioni, che come già detto prima, purtroppo non fanno altro che confermare la regola, nella facoltà della dea della giustizia, di “giusto” c’è ben poco.

     

    La mia indignazione e la mia rabbia poi crescono in maniera esponenziale vivendo questi episodi, quando ricordo a me stessa che ero tra quei tantissimi studenti che fortemente difendevano e difendono tutt’ora a spada tratta l’istruzione pubblica da quelle riforme che togliendo ossigeno pian piano alla scuola pubblica non fanno altro che incentivare le iscrizioni a quelle private.

     

    Quasi mi son pentita di essermi schierata per la scuola pubblica. Mi chiedo cosa ne sarebbe di tutte quelle persone che in quella facoltà non sanno/non vogliono lavorare se fossero state dipendenti di un’azienda privata. Mi chiedo se non sarebbero già state licenziate, o almeno se avrebbero ricevuto una sanzione disciplinare dal capo.

     

    Mi chiedo se tutte queste persone, professori e impiegati, si rendano conto che con il loro comportamento non fanno altro che prestare il fianco a chi vuole distruggere l’istruzione pubblica. Con i tagli a quest’ultima ovviamente i servizi che le scuole pubbliche potranno offrire saranno più scadenti di quelli delle private: chi ci lavora dovrebbe far di tutto, con le risorse a propria disposizione, per garantire servizi di livello il più possibile pari rispetto a quelli delle private, almeno dal punto di vista dell’efficienza e responsabilità, della serietà e dell’onestà e perché no, alle volte anche semplicemente lavorando con il sorriso sulle labbra e con la massima disponibilità, se le finanze non offrono di più.

     

    Io credo fortemente nell’istruzione pubblica, voglio credere fortemente nel diritto di tutti a vedersi garantita un’istruzione pubblica. Mi domando però, se la lotta che molti studenti e ricercatori, me compresa, stanno facendo da un anno a questa parte la condividono anche coloro che in quelle strutture ci lavorano. Mi domando se c’è troppo garantismo e se ci sono troppe poche sanzioni nel servizio pubblico. Mi chiedo anche però, se sia giusto che tutto debba ridursi alla paura della sanzione, o se si può ancora far appello al buon senso dei lavoratori. La mia è una speranza.

     

    Nel frattempo non vedo l’ora di laurearmi. Per lo meno per scappare dall’inferno dell’università, prima di cadere in quello del mondo del lavoro.

     

  • Se in sole tre settimane di vita, siamo riusciti a portare 250 ragazzi circa in Piazza Umberto I a Bari, vuol dire che qualcosa di buono la stiamo facendo. Abbiamo partecipato con convinzione e con la speranza di essere intesi come forza rinnovatrice di un mondo immerso dalla disdicevole mancanza di fiducia, tra i ragazzi e soprattutto tra le diverse organizzazioni giovanili e studentesche. Nei giorni scorsi, abbiamo discusso su come improntare il nostro impegno all’interno della manifestazione. Abbiamo cercato di mediare e di trovarci faccia a faccia con le altre organizzazioni, perchè prima di tutto, per noi è importante il dialogo. Un dialogo ormai simbolo di una generazione passata e strumento ormai accantonato, mai più rispolverato, dalle nuove generazioni. La manifestazione di oggi ha riguardato anche i trasporti,  l’edilizia scolastica e la legge regionale sul diritto allo studio, argomenti importanti che dovrebbero interessare tutte le parti presenti al corteo. Arrivati alla Regione Puglia non abbiamo ricevuto notizie, come organizzazione, se Introna, Vendola o chi per loro hanno ricevuto degli studenti per discutere di SCUOLA e di DIRITTO ALLO STUDIO, fatto sta, che siamo stati tagliati fuori da qualsiasi cosa.

    Il concetto di democrazia è ormai distorto tra i giovani studenti. Organizzazioni politiche, oggi, hanno strumentalizzato la manifestazione, hanno reso un avvenimento che riguardava gli studenti, come un palco di bandiere, simboli e prevaricazioni. Riusciremo ad essere liberi e privi di strumentalizzazioni politiche e sindacali? La scuola è fatta da studenti e non da organizzazioni. Non confondiamo il numero con l’importanza, ricordiamoci che le ragazze e i ragazzi partecipano all’evento di protesta senza un simbolo, ma con la speranza di una scuola diversa e soprattutto migliore.

    Il portavoce generale

    Davide Montanaro