Trentasei anni fa, il 16 marzo 1978, Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana, veniva rapito in via Fani, a Roma. Una tragica vicenda, sporca di sangue e di un mistero pressoché irrisolto.
Quel giorno, morirono 5 uomini della scorta dell’On. Moro: due carabinieri, Oreste Leonardi e Domenico Ricci e tre politiziotti, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Scortavano il Presidente DC dalla sua abitazione romana alla Camera dei Deputati.
Quel giorno, iniziò una lenta agonia, in cui venne fuori l’impotenza dello Stato nei confronti del terrorismo armato delle Brigate Rosse. Cinquantacinque giorni di un’orribile vicenda, conclusasi nel peggiore dei modi, con il ritrovamento, il 9 maggio, del corpo di Aldo Moro, in una Renault 4, in via Caetani, all’angolo tra via delle Botteghe Oscure (sede nazionale del PCI) e Piazza del Gesù (sede nazionale della DC), un tragico segnale di dissenso delle BR al progetto politico disegnato da Moro, quello del Centrosinistra.
Trentasei anni dopo, il nostro Paese non può dimenticare quello che è stato.
Aldo Moro rappresenta l’uomo politico con la P maiuscola, capace di saper tradurre le necessità dell’Italia di quegli anni, di avere a cuore i bisogni degli italiani. Una cultura politica mostruosa al servizio della Comunità.
Lo spirito che portava l’On. Moro ad impegnarsi in politica per il bene della gente, è lo stesso che vogliamo valorizzare oggi, con il nostro impegno, traendo da persone come lui, Enrico Berlinguer e Sandro Pertini, l’alto valore dato alla politica, ai bisogni dei cittadini.
Oggi, 16 marzo 2014, per molti può essere una domenica tranquilla, ma per la nostra Democrazia, invece, è una data tragicamente importante. Per chi fa politica, come noi, è un giorno in cui riflettere, comprendere, assimilare, per poter compiere, quotidianamente, il nostro dovere verso la nostra terra, verso l’intero Paese, nel migliore dei modi.
35 anni fa due persone scomparvero per mano della violenza mafiosa e brigatista. Peppino Impastato e Aldo Moro sono state e sempre saranno due icone importanti, due simboli della violenza subita per la verità e per la giustizia.
Spendere parole per loro sarebbe doveroso, ma credo che non siano le parole a fare la differenza in questo momento così tragico per la nostra Nazione. Servono gesti, modi di fare e di essere che ci facciano diventare quello che loro hanno dimostrato di essere fino alla fine: Peppino, un Uomo con la U maiuscola, con coraggio e amore verso la propria terra e Moro, uno statista, una figura politica che mai più ritroveremo sulla scena nazionale. Mai più.
Ricordiamo per non dimenticare, ma agiamo per cambiare.
Se volete, questa sera alle 19:30 saremo in Piazza, nei pressi del fuoco di Santa Lucia per commemorare questa giornata.
35 anni fa, il 16 marzo 1978, in via Fani, a Roma, veniva rapito Aldo Moro, dopo che le Brigate Rosse avevano ucciso, uno dopo l’altro, gli agenti della sua scorta, mentre si dirigeva in Parlamento.
Un uomo dal grande senso dello Stato che mai come oggi è così lontano dallo standard odierno di “politico”, colluso con la corruzione, la mafia, la criminalità e peggio ancora con l’indifferenza verso i problemi della gente.
Oggi, inoltre, è un giorno particolare: a Firenze si celebra la “Giornata contro tutte le mafie”, organizzata da Libera, di Don Ciotti, ed in concomitanza, l’elezione dei due presidenti di Camera e Senato, ottenendo, per il momento, solo l’elezione di Laura Boldrini alla Camera dei Deputati, risultando la terza donna nella Storia Repubblicana ad aver ricoperto quel ruolo, oltre che personalità impegnata nelle campagne umanitarie internazionali dell’ONU. Simbolo della giornata è la sfida tra Pietro Grasso e Renato Schifani, il primo, ex-Procuratore Anti-Mafia, appena entrato in politica ed eletto senatore con il PD, il secondo Presidente uscente del Senato. Entrambi corrono per la Presidenza del Senato della Repubblica, un faccia a faccia pieno di simbologie.
Sarà una giornata ricca di soddisfazioni, all’ombra del ricordo di Aldo Moro? Oppure finirà tutto con le tattiche doppiogiochiste di chi predica bene e razzola male?
“L’impegno politico, a quasi 20 anni, è uno spreco di energie e di tempo, ti rovini solo la gioventù e la vita. Lascia fare ai grandi.“, dicono i grandi “luminari”, sbagliando amaramente.
Sarò noioso con questo post? Me ne scuso, non andate oltre queste parole, se volete, ma sentivo la necessità di esternare quelle motivazioni che mi hanno spinto, tempo fa, a non essere più uno spettatore, ma a rimboccarmi le maniche per dare il mio contributo, sbagliando o facendo la cosa giusta.