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  • Che l’Italia fosse 100 passi indietro rispetto ad altri paesi europei era più che scontato, ma che si debba temporeggiare su aspetti vitali come l’Agenda Digitale, non è solo una questione di lungimiranza politica, ma di civiltà e di perdita di risorse per lo sviluppo. Di cosa parlo:

    L’Italia, rispetto alle ultime graduatorie europee, si attesta sotto la media europea rispetto agli obiettivi fissati dall’UE nell’Agenda Digitale europea che, nel biennio 20132014, prevede 7 punti da sviluppare:

    1) Creare un nuovo e stabile contesto normativo alla banda larga

    Sono necessari maggiori investimenti privati nelle reti a banda larga ad alta velocità fisse e mobili.Ma si deve lavorare a un nuovo e stabile quadro normativo. Un pacchetto di dieci azioni nel 2013 conterrà raccomandazioni per un accesso alla Rete più fortemente non discriminatorio, una nuova metodologia di determinazione dei costi per l’accesso all’ingrosso alle reti a banda larga, net nutrality e riduzione dei costi per il roll-out della banda larga. Questo programma si baserà su nuove linee guida su aiuti statali e prestiti europei tramite Connecting Europe Facility.

    2) Nuove infrastrutture pubbliche di servizi digitali

    Con il supporto del Consiglio, la Commissione accelererà la diffusione di servizi digitali (in particolare l’interoperabilità transfrontaliera) relativi a identità elettroniche e firme elettroniche, mobilità aziendale, giustizia elettronica, cartelle cliniche elettroniche e piattaforme culturali come Europeana. L’eProcurement potrebbe far risparmiare da solo 100 miliardi di euro l’anno, mentre l’eGovernment sarebbe in grado di ridurre i costi di amministrazione del 15-20%.

    3) Avviare una coalizione per le competenze digitali e per l’occupazione

    C’è bisogno di una coalizione per adottare misure concrete ed evitare milioni di posti di lavoro vacanti in ambito Ict entro il 2015 a causa della mancanza di personale qualificato. La Commissione coordinerà le azioni del settore pubblico e privato per: incrementare i tirocini di formazione, creare collegamenti più diretti tra università e mondo del lavoro, definire accordo profili professionali standard e promuovere la certificazione delle competenze per la mobilità lavorativa. La Commissione, inoltre, fornirà un piano d’azione a sostegno degli imprenditori Web e renderà l’Europa più startup friendly.

    4) Proporre una cyber-strategia di sicurezza

    Sicurezza e libertà online vanno di pari passo. L’Ue dovrebbe offrire gli ambienti online più sicuri del mondo, valorizzando la libertà e la privacy dell’utente. La Commissione fornirà una strategia e una proposta di direttiva per stabilire un livello minimo comune di preparazione a livello nazionale, tra cui una piattaforma online per prevenire e contrastare incidenti informatici, e l’obbligo di segnalazione degli incidenti. Questo stimolerà un più ampio mercato europeo per la sicurezza e la privacy-by-design dei prodotti.

    5) Aggiornare il copyright

    Modernizzare il diritto d’autore è la chiave per raggiungere il mercato unico digitale. La Commissione cercherà una soluzione dei problemi del diritto d’autore attraverso un dialogo con gli stakeholder nel 2013. Parallelamente, la Commissione rivederà e modernizzerà il quadro legislativo dell’Ue diritto d’autore, in vista di una decisione nel 2014 sulle proposte giunte finora.

    6) Accelerare il cloud computing attraverso il potere d’acquisto del settore pubblico

    La Commissione avvierà azioni pilota nel partenariato cloud europeo, che sfrutta il potere pubblico di acquisto per contribuire a creare il più grande mercato cloud del mondo, smantellando attuali barriere nazionali e percezioni negative dei consumatori.

    7) Lancio di una nuova strategia industriale elettronica

    La Commissione proporrà una strategia industriale per la micro-e nano-elettronica, per aumentare l’attrattiva dell’Europa per gli investimenti nella progettazione e produzione, nonché la sua crescente quota di mercato globale.

    Il punto cruciale che non tutti hanno ben compreso è esattamente il valore economico, oltre che sociale, dello sviluppo tecnologico e del proseguimento dell’Agenda Digitale.

    Un piano strategico nazionale che sviluppi i sette punti di cui sopra, aprirebbe a nuovi orizzonti nel panorama italiano: la mancanza di una copertura nazionale di fibra ottica azzoppa e fa scomparire quel punto e mezzo di PIL che garantirebbe, invece, se dalle parole e le programmazioni, si passasse ad agire e a ridurre il digital divide.

    Ma la questione non si conclude con una mera necessità di nuove infrastrutture e nuovi piani di sviluppo ed installazione, c’è di mezzo lo stile di vita e la cultura dei cittadini, una e-culture, se vogliamo essere pignoli: con una copertura della banda larga che raggiunge circa il 95% della popolazione italiana ci si dovrebbe aspettare un utilizzo di massa di questo strumento oramai fondamentale, invece, la popolazione che si connette sul web è pari al 55%. Un divario esorbitante.

    È ovvio che la divergenza si allenterà col passare del tempo (salvo casi difficili da immaginare), ma se tutti utilizzassimo e ponessimo al centro del sistema-paese l’Agenda Digitale e l’utilizzo delle nuove tecnologie, riusciremmo a creare nuovi posti di lavoro (qualcuno ne stima addirittura 700.000).

    Il Governo Letta sull’A.D. ha speso dei provvedimenti (nel pacchetto del Decreto del Fare) – dove, per l’appunto, si liberalizzava il wi-fi libero e gratuito, sconfinando totalmente nel libero accesso ad internet, superando di gran lunga varie ingerenze e possibili emendamenti che prevedevano sistemi di controllo simili al Decreto Pisanu, abolito dall’allora Ministro dell’Interno Maroni nel 2011.

    Il concetto dell’Agenda Digitale si espande anche nel concetto stesso di città e di come debba essere intesa oggi: abbiamo sentito tutti parlare, almeno una volta, di Smart City. Ecco il concetto è proprio questo e va sostenuto in ogni singolo aspetto, perchè vantaggio ne trarremmo tutti, non solo qualcuno.

    Tornando al problema di prima ed a quanto ribadito sul concetto di e-culture, mi pare ovvio che la cultura la si forma nel suo luogo per eccellenza: la scuola. Immaginate se cominciassimo a ridurre sempre di più i libri di carta, a fare spazio negli zaini (salvandoli, magari, da millemila kg di peso). L’e-book deve essere la frontiera della scuola del III Millennio – un passaggio mai ben percepito, mai ben strutturato – simbolo di una civiltà che avanza.
    Sono a conoscenza dei rischi che prendo dicendo questa cosa, ma credo che ai nostalgici e difensori del cartaceo non bisogna obiettare nulla, perchè loro ci sono cresciuti con la carta ed è proprio questo il concetto: far crescere una nuova generazione che interagisca in modo sano e strutturato con le nuove tecnologie.

    Sognare la California non ci aiuta a crescere. Sognando un’Italia con meno analogico e più digitale è la chiave per rendere il nostro Paese protagonista, ancora una volta, dell’Europa e competitiva con il mondo intero.

  • Ieri sono stato ospite di una conferenza pubblica, organizzata dal PD di Gravina in Puglia, sulle politiche giovanili e sullo sport. Ho parlato di Wi-Fi e di come le nuove tecnologie potrebbero dar vita ad un nuovo modello di sviluppo per i comuni. Il Wi-Fi è sinonimo di un cambiamento involontario, dovuto alla presenza massiccia di persone e di informazioni nel Web. I cavi sono ormai un optional ma non per questo bisogna arrendersi all’idea di vedere l’Italia cambiare le infrastrutture, a partire dalle connessioni. Internet, oggi, necessita di accessibilità universale e soprattutto di efficienza: basti pensare alla grande capacità che la fibra ottica ha di introdurre, nelle case degli italiani, una connessione veloce, efficiente e senza problemi di collegamento. Peccato, però, che nel nostro Paese, il Governo abbia deciso di dirottare 30 milioni di euro dallo sviluppo della banda larga (dei 100 destinati inizialmente) al digitale terrestre, attraverso un maxiemendamento al Decreto Milleproroghe. Sarebbe interessante scoprire le giustificazioni che gli autori di un gesto ignobile, contro lo sviluppo tecnologico in Italia, darebbero a tal proposito. Ma sull’internet “senza fili” c’è chi ci campa e fa propaganda, come il ministro su misura, Brunetta, il quale dichiara di voler inserire il Wi-Fi nelle scuole entro il 2012: ora, mettere il wi-fi nelle scuole è forse una delle priorità nello sviluppo di queste tecnologie, perchè è giusto avviare un nuovo modo di insegnamento e di apprendimento attraverso le nuove tecnologie, ma è anche vero che le scuole sono in pessime condizioni, dal punto di vista tecnologico e quindi è improbabile al 99% che ci possa essere un minimo passo in avanti in questo campo, ma del resto, la scuola non sfrutterebbe il Wi-Fi, perchè incapace di gestire la situazione con gli studenti, non concedendo ai ragazzi la possibilità di usufruire della rete (anche perchè nei compiti in classe accadrebbe di tutto), anche per una insufficienza di strumenti necessari per poter collegarsi al web tramite i nuovi router.
    I comuni devono essere i primi a sviluppare tecnologie di questo tipo, dando una possibilità in più allo sviluppo economico-sociale dei propri cittadini, perchè installare una rete Wi-Fi pubblica, significa gestire il settore dell’advertising e della comunicazione, garantire un servizio efficiente di informazione a livello comunale, mettere in diretto contatto istituzioni e cittadini in giro per le strade della città. Volete degli esempi? Internet gratis per delle vie piene di negozi significherebbe, da parte di questi, poter fare pubblicità e inserire offerte in tempo reale, così da attirare gente e far girare l’economia. Wi-Fi pubblico nelle strade e nelle piazze di una città? Se c’è un problema, il comune potrebbe inserire sul sito del comune un settore reclami o uno sportello informativo online diretto, dove il cittadino che è per strada può inviare informazioni dettagliate sul problema. Oltre questi piccolissimi suggerimenti c’è il crescente numero di utenti di internet e soprattutto l’aumento di lettori di e-newspaper, ovvero i quotidiani “stampati” su file e acquistabili ad una cifra dimezzata, rispetto al costo tradizionale.
    Lo sviluppo è importante, le politiche giovanili parlano per natura di questo argomento, ecco perchè è importante comporre, quanto prima possibile, un’agenda digitale per l’Italia, da sviscerare e mettere in atto in ogni singolo pezzo di questa Penisola.