• Caro Matteo hai sbagliato visita

    Apprezzo il fatto che Renzi stia affrontando un tour europeo, anche se a mio avviso dovremmo prima occuparci di questioni inerenti la politica interna, più che quella estera, ma mi lascia perplesso il fatto che Renzi abbia fatto visita alla Merkel e non invece all’SPD, a Schröder, per esempio.

    Ora volerà per Parigi e Londra, spero che, oltre ad incontrare Hollande  magari provi ad immaginare un sistema di collaborazione più forte e articolato, come lo stesso Presidente della Repubblica ha ribadito in queste ore.

    Su Londra, mi auguro che ci sia lucidità e che ad un modello anti-europeista come quello portato avanti da David Cameron, si preferisca il progetto labour di Ed Miliband. Così, giusto per avere le idee chiare.


  • Dopo tutto quello che sta succedendo

    spero vivamente che il PD possa finalmente lasciarsi alle spalle le logiche di appartenenza (l’ho già detto più volte).

    Quello che mi fa più rabbia è che a prendersi gli schiaffoni, sul territorio, siamo noi che lo viviamo e quindi più vicini ai cittadini e agli elettori (presi in giro, ricordiamocelo).

    Il prossimo Congresso non può strutturarsi come un tutti contro tutti, perchè altrimenti il partito ne esce fasciato e non con un senso maturato della politica e dell’azione politica.

    Ho sempre pensato che ci fosse una differenza tra “fare politica” e il “fare politico“:
    – Fare politica significa crearsi una scaletta di priorità e mettere in cima a questa il senso comune e, ovviamente, la risoluzione dei problemi (in parole povere, la descrizione aulica che oggi tutti fanno della politica ma che nessuno o pochi mettono in pratica);

    – Fare politico, invece, è un po’ lo stile principalmente presente nel nostro sistema politico rappresentativo, mi spiego meglio: lo slogan inventato per la mattina, con cui tenere occupata l’opinione pubblica e smentire il giorno dopo con un nuovo slogan. Essere lì non perchè si hanno delle competenze, ma perchè si è frutto di un compromesso politico, di un listino bloccato, perchè si è amici di quello e di quelli, di un segretario regionale, di un pezzo grosso del partito, arrivando a rimandare di tutto e di più, lasciando che il Paese si autogoverni, o meglio, che a autogovernarsi siano i cittadini con i loro sacrifici. Ma possiamo ancora averne per molto?

    Io seguo con attenzione le dinamiche interne al PD e mi chiedo quale possa essere il futuro del mio partito e di tutto coloro che credono nel progetto del Partito Democratico. Spero vivamente in una presa di coscienza che vada ben oltre le persone e che sappia assimilare concetti e prerogative provenienti dal tessuto sociale, da vero partito di sinitra, un po’ quello che Enrico Berlinguer cercava di costruire. Altro che partito popolare, quello che Bersani (inconsciamente) ha portato alle elezioni era un partito oligarchico.

    Io non mi diverto a parlare male del mio partito, infatti non è un chiacchiericcio convulso il mio, ma vorrei semplicemente che, a fronte di quanto sta accadendo, si avvii un dinamismo indispensabile, portatore di nuovi orizzonti e utile per rigenerare la muta del PD. Magari cambiandola del tutto.


  • Piccole verità

    e-due-alle-fiji


  • Il PD in lungodegenza

    Il Partito Democratico ne sbaglia una al giorno, ormai ho dimenticato l’ultima mossa azzeccata da parte dei dirigenti.
    Prima lo stop delle Camere, oggi il ddl che trasforma l’ineleggibilità in incompatibilità (chiaro riferimento a B.) presentato da Zanda (capogruppo dei democratici al Senato) e Mucchetti (presidente commissione Industria del Senato), la quale permette un margine di scelta, nell’arco di un anno, tra le due cariche incompatibili, in questo caso, riferito a Berlusconi, si tratta di scegliere tra fare l’imprenditore televisivo o fare il parlamentare.

    Questa è una chiara traslazione di quanto già accade per gli Enti Locali (basti pensare all’incompatibilità tra carica parlamentare e di sindaco di un comune di +20.ooo abitanti), ma come leggere tali atti parlamentari?

    Mi chiedo se i dirigenti del PD abbiano capito che, a dirla tutta, in questo momento, nella merda non c’è solo il Paese – che andrebbe aiutato nel migliore dei modi, soprattutto da chi siede in Parlamento – ma anche il PD che, dopo tutti i modi possibili per essere autoscreditato (riuscendoci alla grande), sta perdendo pezzi importanti, proprio quei pezzi che non dovrebbe assolutamente dimenticare: la base e i militanti, oltre che gli elettori.

    Mi chiedo cosa pensi il famosissimo e più volte citato “Popolo delle Primarie” ma mi chiedo, cosa più importante, se il “Popolo delle Primarie” ci sia ancora, dopo che tutto quello che era stato deciso e detto durante la campagna elettorale, oggi, è stato completamente ribaltato.

    Io aspetto la svolta al congresso, in autunno. E non è tutto scontato.


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  • È nato!

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    Finalmente è online PostMeridiani.it, il blog collettivo che abbiamo messo su assieme ad un folto gruppo di ragazze e ragazzi che nei prossimi giorni si sveleranno in toto sul portale, sia attraverso la sezione “Autori” sia nei vari articoli che troverete sul blog.

    Un progetto che nasce per essere collettivo e immediatamente fruibile dalle giovani generazioni. Ce ne sono tanti in giro, direte voi, certo, ma questo qui è diverso. Non perchè ci scriva anche io, ma perchè è stato ideato, pensato, progettato e reso concreto (e aggiornato) da una generazione che non ha intenzione di starsene con le mani in mano.

    Non ci sono gerarchie. Questo è il primo aspetto fondamentale. Non c’è un direttore o un caporedattore, siamo ragazze e ragazzi che mettono al servizio della comunità il loro impegno, giorno dopo giorno, sul territorio e che hanno deciso di voler trasmettere qualcosa e di cercare il dialogo con tutti, sul futuro, sulla nostra generazione, sul mondo che ci circonda.

    PostMeridiani è un blog collettivo, siamo tanti autori e cresceremo sempre più, perchè vogliamo creare qualcosa di utile per gli altri e per tutti quanti noi. Post sta per “post del blog”, ma anche “dopo”, “oltre”. Oltre cosa? Oltre il Mezzogiorno, raccontando e sognando il Mezzogiorno. Perchè oltre il Mezzogiorno? Perchè noi facciamo del nostro senso di appartenenza un punto di forza e ovunque andiamo o qualsiasi cosa facciamo, la nostra Terra ci accompagna, nel nostro percorso.

    Quello che il Sud dovrà essere, lo dovrà guadagnare con fatica, ma solo se il Sud smetterà di rincorrere il Nord, come dice il prof. Franco Cassano in “Il pensiero meridiano” (Ed. Laterza).

    Il nostro obiettivo è quello di raccontare il Sud, le sue sfaccettature, l’amore per la nostra terra, per il nostro Paese. Lo faremo partendo dalle idee, per poi raccontarle con le parole di una generazione che non smette di lottare. Vi racconteremo storie di persone che hanno fatto molto per il Sud e per l’Italia, per il loro futuro.

    Buona lettura a tutti!


  • Il dialogo che serve

    e da cui bisognerebbe prendere spunto, oggi, lo palesa Fabrizio Barca, in vista di [w] la libertà a Reggio Emilia, questo weekend, nel quale saranno sviscerate le idee che in questi ultimi mesi, contro i 101 franchi tiratori e per un paese vivibile e a prova di politica, sono state elaborate per affidarle ad un nuovo PD.

    Apprezzo quanto dice Barca ma anche io, se posso permettermelo, ritengo che una partecipazione alle decisioni interne (segretario, ecc) al PD, riservata solo ai tesserati, possa avere degli effetti collaterali (vi ricordo che in Italia vige la legge dei pacchetti di tessere). Facciamo attenzione.


  • #102ideepercambiare

    Ecco il risultato (primo) di #OccupyPD. Molte delle cose sono state dette volte e più volte su questo blog, per il resto, vi consiglio di leggervi la loro presentazione.