Con che coraggio torniamo a chiamare le nostre feste, Feste dell’Unità?
Il Partito Democratico doveva metterci l’anima per salvare un simbolo della sinistra italiana. Tralasciando la retorica del rinnovamento e della rottamazione becera e finta, credo serva una linea politica alla costruzione e non alla distruzione. Lo dimostra lo sfascio totale di Sel e con Sel, la condanna a morte ricevuta dall’Unità e un partito che ha bisogno di ritornare partito e non di essere una semplice costola del Governo.
Certe volte bisogna proprio dirlo: è più facile comprendere cose più complesse che questa, ma probabilmente molti non si sforzano neanche.
Che Berlusconi sia stato assolto nel processo Ruby, non deve smuoverci sul piano politico. Può anche non essere reato aver fatto sesso con la nipote di Mubarak (minorenne a sua insaputa), ma un Presidente del Consiglio, per di più in carica, non può, non deve partecipare a bordelli, pagare le olgettine, chiamare la polizia di Milano, realizzare un abuso d’ufficio a 360°, e così via.
Massimo Gramellini, che più di me sa raccontare e spiegare le cose, ne parla nel suo Buongiorno di oggi, su La Stampa. Vi consiglio di leggerlo.
Per il resto, prepariamoci a sonore bastonate nei marroni, per almeno una settimana e forse più. Brunetta si sta già impegnando: chiede la grazia del Presidente della Repubblica – su un caso completamente differente rispetto a quello del Ruby-Gate, infatti Berlusconi è stato condannato in via definitiva per frode fiscale (gradirei spiegazioni in merito al nesso logico di tale richiesta) – e una commissione d’inchiesta sul “colpo di stato del 2011”.
Camomilla in endovena e avanti per la nostra strada.
Ps. leggete questa chicca, proveniente dallo Statuto del PCI. Erano altri tempi.
Avrebbe dovuto compiere 96 anni, oggi, 18 luglio 2014. Google celebra con un doodle la nascita del leader sudafricano. Un doodle speciale, animato, che ripercorre la vita del Presidente Nelson Mandela attraverso le sue citazioni più famose.
Vorrei capire diverse cose. Prima di tutto dove si voglia arrivare con questa situazione di disagio che io sto provando (e credo molti altri) su una situazione politica difficile – che va risolta quanto prima per non trasformare ogni volta il dibattito interno come uno strappo – e, anche, per la battuta infelice di Mineo. Seconda cosa, per quale assurda ragione tutte le volte che c’è un dissenso si sente nell’aria puzza di scissione. Io lo dico chiaro e tondo: il PD è il mio partito e lavoro per cambiarlo in meglio. Sarà difficile, sarà un sogno, sarà, forse, ingenuo credere di poterci riuscire? Io da quando faccio politica non ho mai preso posizioni strumentali, che mi abbiano reso più facile la vita nel partito.
Vivo la mia vita da membro di una comunità politica con la consapevolezza che ci sono persone mature, per bene, disponibili al dialogo e alla condivisione. Nei Giovani Democratici così come nel PD. Per questo credo che serva il rispetto di un principio fondamentale: il rispetto della dignità delle persone. Questo rispetto non lo hanno portato ne Mineo, ne Renzi. Da qui ripartiamo, dai nostri errori, per migliorarci. Deve essere questa la nostra forza. Non un cognome.
L’ho fatto perché credo che sia importante, nel nostro Paese, aprire una seria discussione sui diritti civili e che questa porti ad un ampliamento degli stessi in Italia.
Fatelo anche voi. Spingiamo l’Italia ad avere un sussulto di dignità, di coerenza e di rispetto.
Ho deciso di dedicare, la domenica, uno spazio ad un articolo interessante, su cui dovremmo soffermarci a riflettere e trarre le dovute considerazioni.
Oggi vi consiglio di leggere l’editoriale di Paolo Berdini su Left, riguardo il nostro territorio, i nostri beni primari e tutto ciò che può chiamarsi patrimonio.
Finalmente i 31 bambini congolesi sono arrivati in Italia, per poter abbracciare le loro famiglie adottive.
In prima fila, nell’accompagnare i bambini dal Congo in Italia, c’era il Ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi. Tanto di cappello per l’impegno del Governo, un segnale forte per l’intero Paese e per l’intera Comunità Internazionale, ma credo che spettacolarizzare le sofferenze di quei genitori, quel sospiro di sollievo e di felicità, è stata una caduta di stile. A mio avviso.
Massimo D’Alema, su questo può dare una lezione, lo racconta lui stesso in questo video, al minuto 1:17:40.