Categoria: Politica


  • Che ci fai nel PD?

    Che ci fai nel PD?

    Molte persone, ormai, mi chiedono spesso cosa ci faccia io nel PD, perché continui a difendere il mio partito da attacchi e luoghi comuni che avvolgono il Partito Democratico, lasciatemelo dire, molte volte indegnamente e sbagliando alla grande.

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    Io sono del e nel PD perché credo che il Partito Democratico sia l’unico e vero partito con un sistema di decisione democratica al suo interno, capace di essere vero strumento di rinnovamento, cambiamento e soprattutto di buon governo. Non come qualche 101 vuole far credere, soprattutto sulle slabbrate intese (più che larghe).

    Il buon governo lo vediamo soprattutto nei territori, dove nelle amministrazioni locali, nelle province e nelle regioni, il PD riesce a dare un suo forte contributo alla cittadinanza, trasformandosi in sentinelle verso i cittadini. Certo, non mancano i disguidi e i problemi, ma non sono nel PD perché è un partito perfetto, anzi, proprio perché lo si può sempre migliorare, cercando soluzioni ai problemi che si presentano di giorno in giorno, senza dover chinare la testa davanti a nessuno.

    “Non chinare la testa davanti a nessuno”: solo chi è veramente libero può dire una cosa del genere. Lo dicevo qualche giorno fa: il PD ha un sistema interno feudale, fatto di leader nazionali, vassalli regionali, valvassori provinciali e valvassini cittadini. Non sono pochi coloro che pur di tenere ben salda la propria posizione predominante nel gruppo, si affiliano a capibastone che possano intercedere per loro e per i loro interessi.

    Ma dov’è il punto? Da come descrivo questi particolari, sembra che sia più che stanco di queste logiche da politichetta da quattro soldi, da uomini falliti, ebbene, lo sono. Sono stanco di queste logiche, ma non sono stanco del PD, anzi, sono spronato ad andare avanti perché in quel simbolo vedo l’unica speranza per questo Paese.

    Mi dispiace per tutti coloro che sperano in uno sfascio totale del Partito Democratico. Chi augura il fallimento del PD, augura il fallimento della sinistra italiana e la condanna alla vittoria per il centrodestra, un centrodestra ormai più che perso.

    Qualcuno dirà: “ma perché il PD è di sinistra?”. Lo è, molto più di quanto possiate pensare, fino a quando ci saranno persone che combattono per la democrazia decisionale e sperano in un sistema di consultazione perenne con i tesserati, il PD sarà di sinistra. Fino a quando qualcuno combatterà per i diritti dei lavoratori, dei cassintegrati e dei disoccupati, il PD sarà di sinistra. Fino a quando qualcuno nel PD dirà che le larghe intese sono state l’errore più grande che si sia compiuto, il PD sarà di sinistra. Fino a quando ci saranno persone come Pippo Civati che vogliono aprire un dialogo con gli elettori del Movimento 5 Stelle e capire perché sono scappati dal centrosinistra, il PD sarà di sinistra.

    Finiamola con tutti questi luoghi comuni, ne va della nostra intelligenza. Cominciamo a discutere se e come il PD dovrà affrontare il discorso “coalizione” e se può esserci finalmente una grande casa comune dei partiti della sinistra italiana, riformisti e progressisti, per creare un progetto per il Paese che guardi al futuro, senza dimenticare per strada chi ha bisogno di aiuto (e ad oggi sono molti, anzi, moltissimi).

    Ve lo ricordo: sono del PD perché credo in questo partito come unico strumento per ridare vigore all’Italia, alla politica, alla democrazia e alla dignità delle persone.

    Sono del PD perché credo che non ci sia altro partito che mi possa garantire la possibilità di dire la mia e di poter contribuire alle decisioni politiche di maggiore rilevanza.

    Sono del PD perché credo fermamente che additare dall’esterno e giudicare senza vivere in prima persona i fatti, sia il peggior modo di vivere e di prendere una posizione.

    Sono del PD perché più di molti altri commentatori sono stanco dell’attuale classe dirigente del mio partito e molto più di altri ho intenzione di combattere contro questa e di far valere le mie ragioni, ragioni che accomunano molti giovani e meno giovani militanti, come me.

    Un invito ad Epifani: più che chiedere ai militanti (e non solo) le ragioni che portano a votare PD, con #iovotoperché, dobbiamo chiedere #sonodelPDperché


  • Welcome to the United States of Europe

    Welcome to the United States of Europe

    Gli Stati Uniti d’Europa sono il prossimo e necessario step che l’Unione Europea e le sue istituzioni dovranno affrontare se non vogliono soccombere agli estremismi che dilagano in tutto il Continente.

    Assistendo, oggi, ad un convegno sulle cariche professionali europee, mi è subito balzata in mente la sensazione che ci stiamo perdendo qualcosa, o meglio dire, in qualcosa.

    Non c’è mai tempo di annoiarsi, questo è anche vero, le vicende politiche ci insegnano che ad intrattenere la gente, si è bravi in molti, peccato che a governarla sono Pollice, Indice, Medio, Anulare e Mignolo (essenzialmente, si possono contare sulla punta delle dita di una mano).

    L’intrattenimento, però, è scarno di contenuti, o pieno di tessere vaganti, fate voi, certo è che di Europa ne stiamo parlando poco o niente.

    Non parlo solo del PD, sia ben chiaro, ma è la politica in generale che è ancora ferma ai bisticci interni: tra un congresso a colpi di tessere e falchi, colombe, pitonesse, lealisti, alfaniani, biancaneve e i sette nani si scontrano tra loro per difendere un giaguaro ormai agonizzante e minacciano il governo se dovessero sparargli il colpo di grazia tra qualche giorno.

    L’Europa, in tutto questo, continua a correre, senza o con l’Italia, le Elezioni Europee si avvicinano (Maggio 2014) e ancora tutto tace.
    Europeisti della prima ed ultim’ora affrancano il fenomeno estermistico che potrebbe presentarsi alle porte di Strasburgo come “folkloristico” e “normale”, ma soprattutto “fenomeno di cui non preoccuparsi” perché tutto sommato “è chiaro che i partiti che contano sono il PPE e il PSE”. È un po’ lo stesso discorso dell’indifferenza che portò il Fascismo, in Italia, a diffondersi a macchia d’olio, a suon di violenza, ma anche a suon di persuasione.

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    L’indifferenza delle Istituzioni Europee, dinanzi al dilagare degli estermismi nei principali paesi europei è allarmante, oltre che disarmante per chi nel progetto europeo ci crede e immagina un futuro più concreto per l’Unione Europea, arrivando finalmente agli Stati Uniti d’Europa, dove vengono assegnate a Bruxelles determinate funzioni di controllo e gestione di politiche vitali per lo sviluppo equo di ogni parte d’Europa, come ad esempio l’istruzione, l’università, l’economia e il commercio. Tutto, senza perdere governabilità, ma coadiuvando azioni di governo centrali (nelle sedi europee) con quelle periferiche (nelle sedi statali).

    Potrebbe esserci un cambio di rotta per la Commissione Europea: Martin Schulz, attuale Presidente del Parlamento Europeo, tedesco dell’SPD e figura di maggiore spicco nel Partito Socialista Europeo, ha annunciato la sua corsa alla Presidenza della Commissione Europea, lo scorso 3 novembre. Una commissione politica, diversa da quella che in questi anni ha padroneggiato la scena europea, potrà essere un fattore di miglioramento e di cambiamento delle politiche europee e di sviluppo dello stesso progetto europeo, in quanto istituzione?

    Non perdiamo la bussola e continuiamo a parlarne, io inizio da oggi.


  • Con la Gran Bretagna o con la Germania?

    Con la Gran Bretagna o con la Germania?

    Da che parte sta l’Italia? Il nostro Paese non ha un piano energetico ben definito e non lo si può biasimare, visto che neanche l’UE conosce una linea comune sulla produzione e consumo di energia. Il Regno Unito si accinge a ritornare al nucleare, per combattere il surriscaldamento globale (perchè lo ritengono il modo meno costoso per ridurre le emissioni) e dall’altro la svolta della Merkel che, tempo fa, annunciò l’abbandono definitivo del nucleare da parte della Germania.

    L’Italia ha preso una decisione chiara, dovuta all’ultimo referendum abrogativo che ha sancito il no degli italiani al nucleare, ma, come sempre, la classe politica non ha contatto con i cittadini ed è una mina vagante, anche sul piano energetico.


  • de Blasio figlio dello Ius soli

    de Blasio figlio dello Ius soli

    L’ipocrisia italiana dilaga oltre oceano e gli italiani festeggiano un cittadino americano figlio di un principio che rinnegano.

    Sono momenti importanti questi per New York: è stato scelto il nuovo sindaco della città che, dal 1° gennaio 2014, dovrà sostituire Bloomberg (prima repubblicano, poi indipendente).

    Su de Blasio tutti scrivono ed io non voglio inserirmi tra questi, non credo serva, ancora. C’è un piccolo particolare che nessuno ha notato, forse, quando con un sorriso a 42 denti, dice di essere felice della vittoria di un italo-americano per la guida di una delle città più popolose e più importanti del mondo.

    Italo-americano: tutti ne sono più che contenti (di certo i primi sono i New Yorkers, giusto per sottolinearlo) ma tutti si lasciano trascinare da quell’italo che fa sprofondare gli italiani in una voragine di ipocrisia mista ad arretratezza culturale.

    Bill de Blasio, nuovo sindaco di New York è figlio dello Ius Soli. Forse molti questo non vogliono sentirlo, ma è così. I suoi nonni, genitori di Maria De Blasio (mamma di Bill) erano italiani, meglio ancora, italiani del Sud.
    Nel 1905, Giovanni De Blasio, di origine campana, e Anna Briganti, di origina lucana, sbarcano ad Ellis Island e l’agente addetto alla registrazione dei nuovi immigrati, alla voce “razza” scrive: italiani del Sud. Ho detto tutto.

    Il padre di Bill de Blasio è di origine tedesca, morto suicida a causa di una forte depressione dovuta all’alcolismo, tiene stretto il cognome della madre ufficialmente dal 2002.

    Conoscere la storia di una persona ti permette di entrare in una visione delle cose diversa, più attenta ai particolari, lasciando da parte gli aggettivi e guardando all’umanità, al senso stesso di essere umano, nato nel territorio di un Paese e cittadino per nascita dello stesso.

    Noi italiani siamo molto bravi a porre due pesi e due misure, tralasciando le nostre arretratezze e le nostre ipocrisie: festeggiamo la vittoria di un americano di origini italiane, americano perchè il principio dello Ius soli ha garantito un senso di civiltà a quella famiglia proveniente dal Mezzogiorno.
    Se solo affrontassimo per una volta gli accadimenti con un pizzico di coerenza, avremmo dovuto dire che de Blasio non può essere americano, perchè figlio di immigrati, anche se nato negli Stati Uniti.

    Oppure, cominciamo seriamente a riflettere sul caso e apriamo definitivamente e finalmente al principio dello Ius soli. Altrimenti tacciamo. Tutti.


  • La piramide feudale

    La piramide feudale

    Il PD perde più facilmente i feudi elettorali che il sistema feudale del potere, quello che lo caratterizza e che lo sta portando al fallimento.

    Vorrei dedicare il post di oggi ad una riflessione nata da quanto mi è stato riferito da Michele Emiliano, ieri, fermandomi e dicendo di aver letto la mia lettera agli adulti del PD:

    “ti sei dimenticato di dire che a Bari abbiamo fatto 1/3 delle tessere dell’anno scorso”.

    Riflettendo sulle parole del Sindaco di Bari, ho pensato a quanto stia davvero male il Partito Democratico se si arriva a ritenere positiva e degna di nota la drastica diminuzione di tesserati ai circoli di una città (peraltro governata da 10 anni dal centrosinistra, da un sindaco, per l’appunto, del PD).

    Scandalo o non scandalo, bolla mediatica o realtà, il tesseramento di massa è un dato di fatto e tocca ogni parte d’Italia e  il detto “da che mondo è mondo” si trasforma in “da che il PD è il PD”. Il problema è capire di che 1/3 dei tesserati stiamo parlando e soprattutto come giustificare le ingerenze da parte dei “capibastoncino” locali nei vari congressi di circolo.

    Diceva bene, in un suo articolo, il prof. Angelo Panebianco, nel lontano 2007:

    Ciò che si sta delineando è un partito con una struttura «feudale» (altro che federale), un partito che nello stesso momento in cui incoronerà Veltroni darà anche vita a un sistema strutturato di correnti, ciascuna facente capo a un notabile. Ne verrebbe fuori qualcosa di simile alla Polonia settecentesca. Tra l’altro, un partito così fatto toglierebbe in partenza al pur plebiscitato Veltroni lo spazio di manovra necessario per un vero esercizio della leadership.

    Di notabili ne conosco molti e tutti hanno dei loro sottonotabili, sparsi per i vari circoli, tutti impegnati a soddisfare le esigenze di corrente, tutti impegnati a votare i candidati di riferimento, senza un briciolo di critica, senza un minimo di dibattito: “si vota così e basta”. Un po’ troppo simile al sistema feudale del potere, diviso tra sovrano, vassalli, valvassori e valvassini.piramide-del-feudo

    È sempre un colpo al cuore arrivare in federazione provinciale, durante il periodo di qualsiasi tipo di elezioni (comunali, provinciali, regionali o, come in questo caso, congressi di circolo ed elezione dei delegati provinciali), perchè vedi gente mai vista prima, che non ha mai frequentato le sezioni se non in tempo di raccolta di “oboli” elettorali di voti e appoggi.

    Ma è questo il partito che contribuisco a portare avanti?

    Me lo sono chiesto molte volte e molte volte mi sono dato risposte simili, differenziate da leggere sfumature che l’attualità mi suggeriva, ma tutte convergenti su un unico punto: il PD non sa chi è e non l’ha mai saputo, perché i suoi dirigenti non sanno chi sono, perché la maggior parte di loro è lì perché uno tra i notabili di cui abbiamo parlato ha voluto che occupasse quel posto. Sia chiaro, la regola della natura vale sempre: chi ce l’ha più grosso comanda.

    Chi si propone alla guida del partito si lamenta e grida allo scandalo per il tesseramento furibondo (chiedendone il blocco), un tesseramento basato su regole decise a tavolino da se stesso e Renzi: uno è contro ciò che lui stesso ha deciso e l’altro sa di aver già vinto e quindi poco importano le regole e gli scandali. Meglio pensare alla lavagna ed al vespino.

    Se fino ad ora ci siamo lamentati, abbiamo gridato allo scandalo e in modo annebbiato stiamo procedendo verso i congressi di circolo e quelli provinciali, tra un po’ tireremo le somme e ci renderemo conto di cosa sia realmente la perdita della dignità e della credibilità nei confronti degli elettori e degli stessi militanti, quelli veri, non quelli dell’ultim’ora (come ormai va di moda).


  • Breve lettera agli adulti del PD.

    Breve lettera agli adulti del PD.

    Indirizzata a tutti i responsabili dello schifo di questi giorni.

    Egregi adulti del PD,

    sia ben chiaro, adulti per una questione di età, più che di saggezza. Non offendetevi, ma ora capirete il perché di questa mia posizione.

    Sono ormai più di tre anni che combatto quotidianamente per questo partito e non pensavo di dover combattere, un giorno, contro lo stesso. Combatto perché non posso accettare in nessun modo quanto sta accadendo in tutta Italia, nei circoli, nelle federazioni provinciali. Combatto perché ho una dignità che mi spinge a calpestare violentemente l’uso improprio che molti di voi stanno facendo del tesseramento, per una lotta interna tra correnti, tra vecchi ex, tra capibastone. Che vergogna.

    Mi dispiace per voi, cari adulti del PD, ma non è questo l’esempio che avreste dovuto dare ai giovani militanti, a chi è rimasto fuori ad osservare prima di prendere una decisione sul tesserarsi o meno (allontanandolo spaventato, inesorabilmente).

    Avete fallito. Fallito nella vostra vita politica, siete i primi responsabili del tracollo del nostro Paese, perché non siete riusciti a creare un soggetto politico capace di sanare il vuoto che il berlusconismo ha creato nel Paese. Avete fallito perché non siete moralmente superiori a nessuno, ma credete l’esatto contrario. Con che faccia criticate un elettore di Berlusconi, se voi siete la fotocopia di un modo di intendere la politica e il partito?

    La differenza tra il partito di Berlusconi e il vostro, che voi avete plasmato (e che noi demoliremo per ricostruirlo da zero), sta nel fatto che per uno c’è solo un leader, per l’altro, ogni circolo ne ha 3 o 4. La sostanza non cambia, anzi, peggiora.

    Cari adulti del PD, io sono un giovane del PD. Non lo dico per vantarmi, perché io e, come me, tanti altri ragazzi abbiamo un fardello molto più grosso e pesante del vostro: noi dobbiamo combattere, non solo, contro vecchie logiche politiche ma anche e soprattutto contro i nostri coetanei che ci credono vecchi perché impegnati in un partito.

    Cari adulti del PD, abbiate un minimo sussulto di dignità: dimettetevi da qualsiasi carica politica e chiedete scusa alle vittime dei vostri interessi, chiedete scusa a chi crede veramente nel PD e nei congressi, come momento cardine per il rinnovamento del partito e quindi dell’Italia. Così non sarà e questo mi dispiace.

    Cari adulti del PD, abbiate fede, qualcuno darà vita al vero PD. Una cosa è certa: non saranno coloro che giocano con il tesseramento.

    Saluti.


  • Il “genio” del regolamento

    Il “genio” del regolamento

    Vorrei semplicemente sottolineare un piccolo concetto che ho in mente da un po’ e che mi fa saltare alla mente una proposta che feci (più che altro una provocazione), la quale ha ricevuto, a suo tempo, non poche critiche, che rispetto tutte. Ma a quelle persone, che erano così scettiche di quel modus operandi per i congressi di circolo, vorrei far notare quanto sta accadendo in Italia, nel Partito Democratico “in carne ed ossa” o, proprio per tutto questo trambusto, dovrei dire “in pacchetti di tessere e accordi sottobanco”.

    Si vuole far credere che il modo con cui si stanno celebrando i congressi nei territori sia il modo più naturale possibile per un partito al passo con i tempi. Che sciocchezza inaudita. Credevo che fosse una provocazione bella e buona la mia, ma non mi aspettavo di vedere quanto da me ipotizzato, mostruosamente elaborato dal tanto mostruoso “genio” di coloro che hanno varato il regolamento per i congressi di diverso livello.

    Volete farmi credere che far tesserare le persone che vengono a votare, anche lo stesso giorno delle votazioni, sia il parametro di garanzia per questi congressi? Semplicemente sono congressi a 15€. Ma questa è roba da gomblottisti, da bambini che giocano alla politica e che non sono pronti o non capiscono cosa significa realmente il “pacchetto di tessere”.

    Io pacche sulla spalla da chi giustifica i pacchetti di tessere non ne accetto, forse dovrei dire che pacche sulla spalle non le accetto comunque, ma provate a farlo (intendo a tutti coloro che si stanno ribellando per lo schifo che sta succedendo in ogni parte della Penisola) e sono sicuro che non vi funzionerà un arto (metaforicamente parlando, anzi, politicamente parlando).

    Saluti.

    Ps: con ciò non volevo manifestare il mio stupore, anzi, volevo semplicemente mettere nero su bianco quello che mi frulla nella testa su questo maledettissimo gioco di tessere e di poltrone. Ri-saluti.


  • Chi ce l’ha più grosso

    Chi ce l’ha più grosso

    Stamattina vengo a conoscenza di un episodio vergognoso a discapito dei Giovani Democratici di un circolo di Taranto, il “Primo Maggio”: è stata loro impedita la possibilità di votare al congresso di circolo perché hanno cercato di presentare una loro candidatura a segretario di circolo. A Stefania Caracciolo ed a Paolantonio Palumbo va la mia vicinanza per quanto stanno facendo sul territorio. Una battaglia di civiltà è la priorità massima per salvare il Partito Democratico dal baratro e va sostenuta fino alla fine.

    Come se non bastasse leggo che Marco Sarracino, segretario dei GD della Provincia di Napoli, è stato schiaffeggiato da un consigliere del PdL intento a fare tessere del PD per il Congresso. Come dice un mio caro amico, ormai oltre al Governo, si parla anche di tesseramento di larghe intese. Apostrofare l’accaduto come un caso isolato e folkloristico è l’errore più grande che possiamo fare. Non è affatto folkloristico, ma ignobile, indicibile e non è un caso isolato, perchè in tutta Italia gli appuntamenti congressuali si stanno trasformando in una farsa, in una resa dei conti tra correnti locali, in una gara a chi ce l’ha più grosso (il pacchetto di tessere, sia chiaro).

    Cosa vogliamo trarre da quanto sta accadendo nel partito? Che sia tutto normale? Possiamo continuare a tollerare questa immondizia? Possiamo pretendere, sì o no, che questa gente vada presa a calci nel culo e cacciata dal partito? Possiamo? È nostro diritto chiederlo? Capisco il dover essere moderati, ma l’immondizia o la butti o te la mangi ed io sono indigesto e come me moltissimi giovani impegnati, ogni giorno, nel partito, per dare un volto pulito e sincero ad un PD perso e mangiucchiato dai vermi del potere degli interessi personali. Che sia la volta buona che molti di noi aprano gli occhi e che si ponga fine a questa farsa. In Italia quello che serve è un CIE, non per gli immigrati (che di sofferenze ne vedono troppa) ma per gente come questa, un sistema che identifichi ed espelli dal partito chi, di questo partito, ha sempre avuto una idea strumentale, al servizio dei propri interessi.

    Saluti.