Categoria: Politica


  • I 2 € delle primarie alla Sardegna

    I 2 € delle primarie alla Sardegna

    Si parla tanto di soccorso alle popolazioni della Sardegna colpite dalla calamità naturale delle ultime ore. Bene. Rilanciamo.

    Valentina Spata, come leggo dal blog di Pippo Civati, ha proposto che i 2€ delle primarie vengano devoluti in beneficenza, a sostegno delle famiglie colpite dal cataclisma.

    Sottoscrivo e sono pronto a sostenere in ogni sede questa proposta. Così magari la gente comincia anche a spenderli più volentieri quei soldi, visto che sapendo dove vanno, di solito, si rifiutano di partecipare a questo importante appuntamento democratico.


  • Perché mi incazzo

    Perché mi incazzo

    Questa mattina ho presentato la mozione “Civati per L’Italia“, con emozione e soprattutto un risentimento forte, dentro di me, dovuto a questa battaglia congressuale, che poteva e può essere svolta sui temi cari al PD e al Paese, ma che invece si sta dimostrando una battaglia a suon di legnate interne. Ed io mi incazzo, perché sogno un partito diverso. Lo sogniamo in molti.

    Cosa voglio dire è molto semplice: la situazione nei circoli pare incresciosa, una falsa competizione pre-primarie, dove gli interessi di corrente vengono prima di qualsiasi altro tipo di obiettivo comune. Queste convenzioni sono una pagliacciata. Sapete perché? Perché è l’occasione per i notabili locali di procedere ad una conta e ad una strumentalizzazione del voto.

    Ho forse esagerato nell’enfasi, oggi, ma credo e spero di aver spiegato per filo e per segno quale sia il progetto di partito che con Pippo stiamo portando in giro nei circoli. Non possiamo accettare che il partito rimanga nelle mani dei soliti noti, gente che dovrebbe andare a lavorare e lasciare che il partito sia gestito da persone che credono fino in fondo in quel simbolo, così tanto schernito da chi è fuori i nostri circoli e che invece dovrebbe conoscere il vero valore di un progetto riformista come quello che dovrebbe oggi raffigurare il Partito Democratico.

    Quanti possono permettersi di dire che i 101 devono essere presi e cacciati dal partito? Quanti? Nessuno può permettersi di dirlo, perché tutti hanno qualche 101 come sponsor. Tutti tranne uno. Colui che può permettersi di fare una battaglia aperta contro l’inciviltà politica che ha investito il nostro partito, a difesa delle persone per bene che, mi dispiace per tutti i commentatori da salotto o da tastiera, ci sono nel PD, ci sono e ci saranno sempre fino a quando qualcuno avrà il coraggio di pensarla diversamente dagli strateghi che ci hanno portato al governo delle larghe intese.

    La battaglia contro i 101 è una questione di civiltà. Aumento il tiro e dico che i 101 sono ovunque, che in realtà non sono solo 101 ma sono più di mille e anche più. Sono presenti ovunque ed ogni giorno pongono interessi di potere a quelli collettivi. Ci sono e sono ovunque e non possiamo arrenderci all’idea di dover abbandonare la nave. Chi abbandona o volta le spalle al PD è come un capitano che lascia la propria nave mentre affonda.

    Ipocrisia allo stato puro. Ecco cosa sento nell’aria dei congressi locali, nelle votazioni per le varie convenzioni. Come si possono permettere queste persone di ritenere il partito un oggetto di loro proprietà? Come? È vergognoso. Luridamente presente e individuabile.

    Chiedetevi cosa state facendo e perché appoggiate l’uno anziché l’altro candidato. E se tra le prime 3 motivazioni vi balza alla mente il “perché è giovane”, sappiate che non siete niente di nuovo e il rinnovamento non arriverà da lì, non arriverà da quella scelta, perché è la base di quella scelta che è sbagliata.

    Se Matteo Renzi è giovane, io cosa sono? A 38 anni si è adulti e si deve essere responsabili delle proprie azioni e di cominciare a capire che la coerenza delle proprie idee viene prima di qualsiasi tipo di marketing politico e di camicie con maniche arrotolate e jeans all’ultimo grido. A 38 anni si deve comprendere che non si può far politica facendo giravolte ogni giorno, sui temi più importanti: governo sì, governo no. Cancellieri sì, Cancellieri no.
    Se si è convinti che queste larghe intese debbano finire quanto prima, non si annuncia la propria disponibilità a ricandidarsi a Sindaco. Non abbiamo mica scritto in fronte “giocondo”. Eddai su!

    Ha fatto bene Pippo ad annunciare la presentazione, nell’assemblea dei parlamentari PD di martedì prossimo, del documento per la mozione di sfiducia a carico del Ministro Cancellieri. Così testeremo fino in fondo e con chiarezza la coerenza dei nostri parlamentari, visto che si rifiutano di votare la mozione presentata dal Movimento 5 Stelle, non perché c’è una motivazione politica a riguardo, ma perché è stata presentata dal M5S. Un fatto di principio. Diciamo che è una replica della votazione del Presidente della Repubblica: Rodotà no, non perché non è di sinistra, ma perché è stato presentato e supportato dal movimento di Grillo e quindi non possiamo piegarci e seguire, una volta tanto, con umiltà. Poi no anche a Prodi, perché non avrebbe mai permesso un governo PD-PDL e sarebbe svanito il sogno feticista di molti leaderini e vice-leaderini di poter compiere il gemellaggio a spese degli elettori (presi per il culo, alla stragrande). Quindi in barba ad una prassi assodata dalla nascita della Repubblica Italiana, abbiamo rieletto l’arbitro delle crisi di governo che più di tutti giustifica questo valzer di coppia tra democratici e berlusconiani (oggi anche con i nuovi alfaniani). Diciamo che era giusto farlo riposare, ha la sua età e il Paese e le Istituzioni devono avere un ricambio di personalità, con diversi modi con cui approcciarsi ai problemi.

    Continuiamo la nostra battaglia e non fermiamoci davanti a nulla. Chi ha paura degli ostacoli prima o poi si bloccherà. Noi dobbiamo cambiare le cose, cambiandole, non con il sorriso, ma con la serietà e la coerenza che deve contraddistinguerci.


  • Ed ora!? Stiamoci!

    Ed ora!? Stiamoci!

    Scenari di vita quotidiana, in un Paese fuori da ogni rigor di logica, con un PD alle prese con se stesso e l’orgasmo da larghe intese con un partner in piena crisi personale.

    Alfano annuncia la non adesione a Forza Italia e la nascita dei gruppi autonomi a Camera e Senato. E noi? Il centrodestra si è frantumato e ha perso credibilità e il PD? Rimaniamo a guardare, impietositi e magari con occhi da chi queste vicende le ha vissute e le vive ancora. Barzellette, per noi.

    Se avessimo intelligenza, oltre che tattica politica, un minuto dopo avremmo dovuto staccare la spina alle larghe intese e andare alle elezioni, vincerle e governare con un chiaro programma elettorale e con una maggioranza chiara, precisa e soprattutto di centrosinistra.
    Ops! Ma questo non è possibile, attualmente, perché siamo in pieno Congresso e non possiamo avere altre distrazioni. Sarà dopo. Ops! Di nuovo. Il Congresso pare lo vincerà colui che, tra i suoi supporters, ha l’attuale Presidente del Consiglio e buona parte dei killer di Prodi (i restanti sono con Cuperlo). Per scongiurare ogni tipo di dubbio, pare abbia dichiarato di essere pronto a ricandidarsi a Sindaco di Firenze, giusto per capire quale sia l’orizzonte per il PD nei prossimi due anni.

    Diciamo che i 101 continuano ad avere il controllo del partito ed a non ridarlo in mano agli elettori. Ops! Per la terza volta! Pare che il Congresso lo vincerà quello “giovane”, voluto dagli elettori, nuovi o vecchi che siano. Ops! Per la quarta volta! Mi dispiace dirvelo, ma a 38 anni non si è più giovani, si è adulti. Perché se lui è giovane io che cosa sono?

    Ops! Pare che questo Congresso abbia già dei vinti: gli elettori, i militanti, tutti coloro che andranno a votare. Perché? Semplice: così come il fallimento di Bersani con il M5S era tutto architettato per “giustificare” le larghe intese, così il PD, con il prossimo congresso, non otterrà la tanto voluta rivoluzione generazionale (meglio nota come “rinnovamento”), perché la nave partita da Firenze si è trasformata in una scialuppa di salvataggio per i tanti Schettino del PD e sarà solo un tentativo (riuscito) di sopravvivenza.

    Io preferisco nuotare con le mie braccia. Almeno sai che puoi contare solo sulle tue forze e non sull’ipocrisia.


  • Il M5S fuori dalla Storia

    Il M5S fuori dalla Storia

    Cambiano come il vento, secondo gli umori dei due leader, le posizioni del Movimento 5 Stelle, proiettandolo fuori da ogni processo riformista e quindi fuori dalla Storia del Paese.

    Uno scempio bello e buono. Non tollero chi tentenna, soprattutto se lo fa per i suoi sporchi interessi, sguazzando nella, ormai tanti qui citata, ipocrisia.

    Beppe Grillo torna a farmi ridere, solo che non lo fa in veste di comico, ma di leader di una forza politica.

    Il Movimento 5 Stelle ha votato a favore della mozione Giachetti, tanto sbandierata contro il Partito Democratico, giustamente, che aveva votato a sfavore della sua approvazione, di fatto, lasciando il porcellum dov’era.

    Ora i 5 Stelle tentano di porre i freni ad un ennesimo tentativo di modificare questa legge elettorale, in maniera ipocrita rispetto alle tante dichiarazioni dei “cittadini a 5 stelle” in Parlamento.

    C’è la possibilità di un ritorno al Mattarellum e il movimento di Grillo frena. Le motivazioni sono date dall’esigenza di attendere il feedback degli attivisti che devono visionare la proposta ed emendarla.

    Due cose ribadisco e giro agli attivisti e sostenitori del Movimento 5 Stelle, oltre che a Grillo e Casaleggio:

    a. se i partiti sono fuori dalla Storia, voi siete fuori dai tempi, perché non può essere, per nessuna ragione al mondo, un meccanismo interno di decisione a rallentare il cambio della legge elettorale. Tutto è meglio del Porcellum, potremmo dire in extremis. Tutto. Il Parlamento Italiano deve ritornare ad essere un luogo di eletti e non di nominati dalle segreterie di partito, altrimenti hanno ragione i Simpson quando dicono che il Parlamento italiano è corrotto.

    b. Grillo e Casaleggio sanno con certezza assoluta che l’attuale legge elettorale garantisce la possibilità al M5S di poter contare solo ed esclusivamente sull’immagine che da Roma (o meglio, da Genova) verrà data al movimento, senza dover fare i conti con il territorio e quindi con ogni singolo candidato che, in molte occasioni, si ritroverebbe a doversi confrontare con altri candidati molto più preparati e magari più validi (dirlo non deve essere oggetto di vergogna o un eresia, perché è così!). In parole povere, addio al populismo.

    Ma tolto il porcellum e il populismo, quale peso avrebbe in Parlamento il Movimento 5 Stelle?

    Le parole di Grillo, ora, gli si ritorcono contro:

    1. Rifiutata la possibilità di essere parte di un governo del cambiamento proposto da Bersani, rifiuto che ha portato alla giustificazione politica (come è scritto nello scandaloso libro di Geloni/Di Traglia) del governo delle larghe intese;
    2. Aver bruciato, di fatto (a causa del troppo orgoglio e della poca propensione al dialogo), la candidatura a Presidente della Repubblica del Prof. Stefano Rodotà;
    3. Impantanati in un sistema decisionale interno fittizio, dove su tematiche delicata gli unici a prendere una decisione sono Grillo e Casaleggio, per di più causa di perdita di tempo (vedi la questione sulla legge elettorale);
    4. Soggetti a virus mutante, secondo gli umori del guru, su temi cardine e di estrema attualità (vedi sempre questione legge elettorale).

    Ne ho elencati 4, ma una cosa è certa, a causa di questi enormi problemi, il Movimento 5 Stelle sta uscendo dalla Storia del nostro Paese e forse, non è mai entrato, sul serio.


  • Nella fossa dei gattopardi

    Nella fossa dei gattopardi

    Avvitato su se stesso, lontano dai problemi della gente. Il dibattito interno nel PD, in queste ore, è focalizzato su regole, tesseramenti e vittorie locali a suon di tessere e colpi di coda. “Sono più bello io. No, sono più bello io.” in sintesi, il congresso del PD. Ovviamente non vale per tutti.

    Anche  se con ritardo, vorrei lasciare il mio commento al dibattito di ieri pomeriggio su SkyTG24, sul congresso del PD. Di quello che si è detto, ma soprattutto di quello che non si è detto.

    Mezz’ora di diatribe. In quella mezz’ora il PD si stava dimostrando di essere quello che è sempre stato, suo malgrado, nostro malgrado: l’esasperazione di se stesso.

    Mezz’ora di trasmissione, mezz’ora di battibecchi, neanche una discussione su tematiche importanti, come quella sul PSE (per altro oggi ho cercato di chiederlo a Renzi tramite il #matteorisponde, senza risultato). Tema centrale quello Europeo che, secondo Gad Lerner (sostenitore di Cuperlo), è surreale per come si sta ponendo nel dibattito interno. Importante, sarebbe stato, parlare, oltre che dell’Europa, anche di lavoro, ambiente, istruzione e nuove tecnologie. Sembrava di vedere una fossa di gattopardi, anziché di leoni inferociti e pronti a tutto pur di difendere le proprie idee.

    Mi meraviglio di questo, mi meraviglio di meravigliarmi. Forse sono io che sbaglio, forse sono io che intendo questo congresso non un semplice momento di passaggio di consegne (fasullo, dove subito dopo continuerà la fitta rete di interessi e di giochi del potere), ma un momento di rifondazione culturale e politica del partito. Come puoi rifondare il partito se l’unico argomento, nel 98% dei casi, è solo “regole, tesseramento, siamo più belli noi di voi, ecc”.

    Mi dispiace per Nico Stumpo, Chiara Geloni e Simona Bonafé, ma hanno messo in scena un siparietto da capogiro. L’unica, e dico l’unica, che ha dimostrato di essere concentrata sulle tematiche politiche è stata Elly Schlein. Sia chiaro che non lo dico perchè appoggia Pippo Civati.

    Tornando sull’adesione o meno del PD al Partito Socialista Europeo, mi permetto di fare questa piccolissima comparazione di intenti dello stesso PD in due ambiti: uno nazionale e l’altro europeo.

    Sul piano nazionale, il PD ha sempre definito la sua posizione come garante del bipolarismo e Renzi ne ha ripetuto più volte il concetto.

    Sul piano europeo, lo stesso partito ha aderito al gruppo dei Socialisti & Democratici (un progetto pressappoco fine a se stesso), una via di mezzo, diciamo che non è ne carne e ne pesce.

    All’interno del Parlamento Europeo, il bipolarismo è minato da gravi risultati in altri Paesi europei, dove gli estremismi dilagano: il PD deve essere difensore del bipolarismo (PSE-PPE) ed essere coerente (fra le tante cose) con il suo progetto politico naturale, sin dalle Europee del 2014.


  • Fuori Fioroni, dentro il PSE

    Fuori Fioroni, dentro il PSE

    Il PD annuncia l’impegno ad organizzare il Congresso del PSE di Febbraio 2014 a Roma, Fioroni minaccia di andarsene se il PD dovesse aderire ai Socialisti Europei. Qualcosa di buono accade. Prendiamo due piccioni con una fava.

    Fioroni è allarmato, preoccupato dalla sempre più vicina posizione del PD al Partito Socialista Europeo. Si ritiene offeso, oltraggiato dalla possibile organizzazione del prossimo Congresso del PSE a Roma, ad opera del Partito Democratico.

    Fioroni è allarmato, pronto a riesumare la Margherita, ormai appassita, con vecchie glorie sparse tra UDC, API, Scelta Civica e PD. Tutti quanti per un partito ormai del 3%.

    Fioroni è allarmato. Evviva!

    Il Partito Democratico non può tentennare minimamente sulla sua adesione al PSE. Uno dei danni peggiori di questo partito è stato quello di non aver avuto mai una posizione chiara, precisa, in Europa, come in molte altre cose.

    L’adesione al Partito Socialista Europeo non è una possibilità, ma l’unica via per dare una forte credibilità al partito nelle sedi europee. Le vie di mezzo non sono più ammissibili: ad oggi il PD risulta aderente all’Alleanza tra Socialisti & Democratici (S&D).

    Le elezioni al Parlamento Europeo si avvicinano, si terranno il prossimo Maggio, non possiamo più aspettare, dobbiamo necessariamente compiere questo passo importante, decisivo.

    Se Fioroni vuole riesumare la Margherita lo faccia, è giunta l’ora che il PD non sia più ostaggio di gente da percentuali da prefissi telefonici e soprattutto che non pongono la laicità al primo posto nelle loro scelte politiche.

    La non adesione del PD al PSE era una clausola risolutiva al momento della fondazione

    dice, sempre lui, Fioroni.

    Pronti a pagare il “prezzo” di questo mancato rispetto della clausola: di certo il PD non si scioglierà per la scissione con i tanti Fioroni, anzi, a mio modesto parere, si rafforzerà, perché finalmente raggiungeremo un obiettivo sperato: la chiarezza nelle nostre posizioni, non solo sul piano europeo. Vista la figuraccia sul testamento biologico (giusto per citarne uno).

    Ora o mai più. Il PD nel Partito Socialista Europeo. Subito.

    hashtag-PSE-PD


  • Soldati mandati al fronte

    Soldati mandati al fronte

    Tanti sono i sindaci schierati contro la mafia, in Sicilia, in Calabria, in Campania e non solo. Tutti lasciati soli, come soldati mandati al fronte. La maggior parte di loro sono donne. Grandi donne. In un Paese piccolo, culturalmente.

    Leggo con profondo rammarico l’intervista, di oggi, su Repubblica, a Maria Carmela Lanzetta, per sette anni sindaco di Monasterace, nella Locride calabrese.

    Maria Carmela è stata un amministratore perseguitato dalla ‘ndrangheta, lasciata sola a combattere per la propria terra.

    Dice che neanche il PD è stato in grado di dare un giusto apporto alla causa, nobilissima e importantissima, per un territorio che cerca il riscatto e di liberarsi dalla morsa letale della malavita.

    Le istituzioni sono assenti su quei territori e questo è più che assodato, la Lanzetta è una dei tanti amministratori locali che ha denunciato questo enorme problema, ma la logica del “mal comune mezzo gaudio” non è assolutamente applicabile, tantomeno non si può accettare che gli organi centrali lascino le periferie a morire dei loro problemi, senza un dovuto interessamento e concretizzazione degli slogan contro la criminalità organizzata che si sentono dire da destra e sinistra. Nessuno escluso, forse, qualcuno più di qualcun altro.

    Denuncia la nomina della Bindi a presidente della Commissione Antimafia e fa bene. Fa bene perché una personalità senza un briciolo di conoscenza e esperienza nel campo della lotta alla criminalità organizzata è qualcosa di assolutamente dannoso per il nostro Paese e per la credibilità delle Istituzioni Repubblicane.

    Critica il PD per essere impreparato sulla mafia e sulla lotta alla criminalità organizzata. Questo mi duole molto. Il Partito Democratico ha, al fronte, schierati amministratori locali pronti a difendere la propria terra, mettendo a repentaglio la propria vita, come la Lanzetta (che gira con la scorta).

    I cittadini di quei territori vogliono il proprio riscatto, elegge delle sentinelle contro la mafia, ma le sentinelle da sole non possono fare nulla, perché la criminalità organizzata è più grande di quanto si possa immaginare.

    Il prossimo PD, quello che nascerà da dopo le primarie dell’8 dicembre, dovrà mettere in cima alle proprie priorità la questione della lotta alla malavita. Almeno parliamo di questi problemi di grande rilevanza, visto che il rinnovamento pare essere ormai solo un miraggio a suon di slogan. Almeno per ora, almeno con determinate persone.


  • Un mafioso in Tv. Tutto normalmente italiano

    Un mafioso in Tv. Tutto normalmente italiano

    A Virus, su Rai 2, il programma condotto da Nicola Porro, è stato ospite in studio Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Tutto normale. Ancora più normale che i giornali riportino sue citazioni sulla grazia presentata per Berlusconi al Quirinale.

    Quando in un titolo di giornale c’è Quirinale e un nome di un mafioso che compongono una frase di senso compiuto, il problema è più che grave. Ma, in fondo, siamo in Italia e per il 60% delle volte discutiamo e ci tiriamo i capelli sulla cacciata di un condannato dal Senato, anziché parlare di lavoro ed economia.